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Il cinema racconta ...

DENTRO E FUORI DAL CARCERE

 

 

* 1997: FUGA DA NEW YORK

di CARPENTER JOHN, USA 1981, 102'

Nel 1997 l'isola di Manhattan è diventata un ghetto di massima sicurezza per criminali. Ergastolano, pluridecorato

reduce di guerra, deve penetrarvi per recuperare il presidente USA, prigioniero di una banda. Anticipazione in

chiave di violenza avventurosa, il film si appoggia al suo fascino notturno, alla forza cupa del fantastico sociale

che ricorda il Brecht di L'opera da tre soldi.

* LE ALI DELLA LIBERTA'

di DARABONT FRANK, USA 1995,

Dal racconto Rita Hayworth and the Shawshank Redemption di Stephen King (nel volume Stagioni diverse). Alla

fine degli anni '40 bancario, condannato per l'uccisione della moglie e del suo amante, è inviato al carcere di

Shawshank. L'amicizia con un ergastolano nero e la competenza fiscale l'aiutano a sopravvivere fino alla rivalsa

finale. Dramma carcerario in linea con la migliore tradizione hollywoodiana (claustrofobico, violento, garantista,

liberale) con 2 novità: il tema della durata (il tempo che passa) e i connotati sociali del protagonista, direttore di

banca, vittima di un errore giudiziario.

* Brubaker

di Rosenberg Stuart, usa 1980, 132'

Camuffato da detenuto e confuso con i reclusi, nuovo direttore di un penitenziario dell'Arkansas scopre le

ignominie di un universo carcerario dominato dalla violenza e dalla corruzione. Nel filone del cinema carcerario il

film occupa un posto di decoro, ma per eccesso di effetti non riesce a essere convincente fino in fondo.

Redford assai bravo ma troppo calcolato. La storia è basata sulle vere esperienze di Thomas O. Murlan che nel

1968 diede le dimissioni da direttore del Penitenziario Statale dell'Arkansas perché le sue riforme carcerarie

avevano messo nell'imbarazzo il governatore dello Stato.

* LA CACCIA

di PENN ARTHUR, USA 1966, 120'

Da un romanzo di Horton Foote. Detenuto evaso raggiunge la cittadina natia. Sua moglie e lo sceriffo locale

cercano di convincerlo a costituirsi, ma i suoi concittadini gli danno una caccia feroce per linciarlo. Nonostante

una certa enfasi melodrammatica e le interferenze del produttore Spiegel sul lavoro di A. Penn (soprattutto nel

montaggio), il film, scritto da Lillian Hellman, è un dramma civile che taglia come un rasoio con un Brando

massiccio, opaco e masochista e un Redford ancora in bozzolo.

* DEAD MAN WALKING

di ROBBINS TIM, , 122'

Dall'omonimo libro autobiografico (Bompiani ed.) di suor Helen Prejean. Una suora cattolica accetta di visitare

Matthew Poncelet, condannato a morte per stupro e duplice omicidio, ne diviene l'assistente spirituale, s'impegna

per il suo riscatto etico-religioso (“Ogni persona vale più della sua peggiore azione.”). L'esecuzione avviene per

iniezione in un carcere della Louisiana. Più che un'arringa contro la pena di morte (applicata in 36 Stati su 50 che

compongono gli USA, con circa 300 esecuzioni all'anno), è un film che – come Decalogo 5 di Kieslowski –

mostra, suggerisce, dimostra che le esecuzioni legali tendono a essere barbare e orribili come gli omicidi

commessi dagli individui.

* DICIASSETTE ANNI

di Yuan, Zhang, CIN-IT 1999, 90'

In un impeto d'ira, una adolescente uccide la sorellastra. Dopo 17 anni di carcere le viene concesso un

permesso di 48 ore per passare il Capodanno in casa, scortata da una sorvegliante. Ma tutto è cambiato: città,

traffico, consumi, pubblicità. L'incontro con i genitori – che non sono mai andati a farle una visita – è fonte di

malessere, anche se la guardia carceraria che la guida si comporta come un angelo custode.

* FARGO

di COEN JOEL e ETHAN, 1995, 100 M:

Nel Minnesota un venditore d'auto fa rapire sua moglie da due balordi per chiedere un milione di dollari di riscatto

al ricco suocero, ma tutto va storto e finisce in un massacro. “Tutto questo per un po' di soldi, dov'è la logica?” si

domanda alla fine la poliziotta che è la chiave del film, e la sua novità: non s'era mai vista una donna incinta di

sette mesi svolgere un'inchiesta criminale. Uno dei migliori film dei fratelli Coen (scrivono i film insieme, Joel dirige,

Ethan produce), più misurato e realistico, il più classico almeno nella forma, pur essendo impregnato di

quell'umorismo macabro che è il loro marchio di fabbrica. Ha il merito di restituire alla violenza criminale tutto il suo

peso di orrenda imbecillità e a chi indaga nel nome della legge la normale dignità di chi cerca almeno di fare il

proprio dovere. A uno studioso che andava raccogliendo vecchie favole popolari, una vecchia siciliana disse: “Il

racconto niente è, tutto sta come si porta”. I fratelli Coen lo portano bene.

* FRATELLO, DOVE SEI?

di Coen, Joel, USA 2000, 106

Durante la Grande Depressione (probabilmente nel 1932, durante la campagna elettorale) tre delinquentelli

evadono, incatenati, dai lavori forzati nel Mississippi per recuperare un tesoro che non esiste. Attraversano

tragicomiche peripezie, scampano due volte alla forca finché, grazie al successo di una improvvisata incisione

del classico “I'm A Man of Constant Sorrow”, riescono a cavarsela. Buffonescamente ispirato all'Odissea

(Tiresia, le sirene, Polifemo e una Penelope prolifica e ringhiosa che si chiama Penny) è una “malincomica”,

mimetica e centrifuga commedia musicale di viaggio. Ha come sfondo una società – quella del Profondo Sud, ma

più in generale gli USA – in un momento di trasformazione e affonda le radici nel folclore musicale nordamericano

(il bluegrass, il country, gli spirituals, le marcette di parata, i gospel da chiesa) con divertiti omaggi filmici (I

dimenticati di P. Sturges, i baffetti e la brillantina alla Clark Gable di George Clooney, lo scatenato George “Baby

Face” Nelson).

* FUGA DA ALCATRAZ

di SIEGEL DON, USA 1979, 112'

Frank Morris, già fuggito più volte dalle carceri statunitensi, è rinchiuso ad Alcatraz. Con due detenuti, la notte

dell'11 giugno 1962 riesce a fuggire. Di loro non si è mai saputo più niente. D. Siegel riscatta gli stereotipi

prosciugandoli con lo stile. Fa economia di tutto, perfino della violenza, con una tensione che arriva alla

suspense ma senza cercarne gli effetti. È un film da scuola del cinema, una vetta del genere carcerario.

* FUGA DI MEZZANOTTE

di PARKER ALAN, GB 1977, 121'

Arrestato all'aeroporto di Istanbul con due chili di hashish, il giovane americano Billy Hayes viene condannato,

prima a quattro anni e poi all'ergastolo e rinchiuso in un terribile carcere dal quale riesce a evadere. Ispirato a un

fatto di cronaca (raccontato dallo stesso Hayes e William Hoffer nel libro Midnight Express), dopo un primo

tempo in cui la sobrietà è pari all'efficacia, il film si trasforma in uno spettacolo sensazionale all'insegna di un

effettistico sadomasochismo

* Galline in fuga

di LORD P., PARK N., USA 2000, 85'

La storia è semplice, a metà strada tra La grande fuga e Stalag 17: l'odiosa signora Tweedy è la tirannica

proprietaria di un pollaio, dove la vita delle povere galline è monotona e opprimente, fino a quando arriva Rocky ,

un gallo rivoluzionario, vitale e di irresistibile simpatia che sconvolge la vita di tutti. La signora Tweedy ha appena

scoperto che c'è un inspiegabile (per lei) calo di produzione di uova e sta organizzando la trasformazione delle

sue bestiole in chicken pies, ma l'astuta gallina Gaia lo scopre e decide di organizzare una grande fuga prima

della strage. Fantastico, divertente, di umorismo molto british

* Heat - La sfida

di Mann, Michael, usa 1995, 172'

È il confronto tra due professionisti, la storia di una caccia: McCauley (De Niro), professionista del crimine, è la

preda; Hanna (Pacino), professionista nella lotta contro il crimine, è il cacciatore. Per entrambi la professione è

una vocazione, quasi un'ossessione. McCauley decide di fare un'ultima, clamorosa rapina a un furgone blindato.

La prima parte – dove prevale la descrizione dei personaggi e del loro ambiente familiare – è notevole, nella

seconda l'azione prende il sopravvento ma si complica, s'ingarbuglia, si ripete. La lunga durata diventa prolissità,

ma bisogna tenere conto che la sua materia narrativa potrebbe alimentare 3 o 4 thriller convenzionali. Rimane un

film assai personale e, nel suo genere, uno dei più intensi del decennio nel suo rischioso equilibrio tra azione e

scavo psicologico

* THE HURRICANE

di JEWISON NORMAN, 1999, 125'

Come e perché l'afroamericano Rubin Carter (1937) detto Uragano, grande promessa del pugilato (pesi medi), fu

arrestato nel 1966 per omicidio plurimo, condannato nel 1967 (con un amico) all'ergastolo e nel 1988 dichiarato

innocente e scarcerato grazie alle indagini di un giovane nero e di tre canadesi bianchi.

* MERY PER SEMPRE

di RISI MARCO, ITA 1989, 110'

Insegnante accetta l'ingrato compito di docente nel riformatorio Malaspina di Palermo dove sperimenta il suo

metodo antiautoritario e democratico, scoprendo nei ragazzi devianti e sbandati la dimensione della dignità

* IL MIGLIO VERDE

di Darabont, Frank, USA 1999, 188'

1935, nel carcere di Cold Mountain – dove l'itinerario dei condannati a morte dalla cella alla sedia elettrica è

coperto da linoleum verdino – John Coffey, gigantesco nero dotato di eccezionali poteri di guaritore, attende

quieto il giorno dell'esecuzione, pur sapendosi innocente, per l'omicidio di due bambine. La storia è raccontata più

di 60 anni dopo dal centenario ex secondino Paul Edgecomb. 2o film carcerario di F. Darabont, dopo Le ali della

libertà, anch'esso tratto da un romanzo di Stephen King

* MONSTER'S BALL

di FORSTER NARC, USA 2002, 115'

Agente carcerario in un penitenziario della Georgia e addetto al “braccio della morte”, Hank Grotowski, cresciuto

nell'odio razziale e nel disamore, s'innamora, senza sapere chi sia, di Leticia, vedova di un criminale nero che ha

da poco condotto alla sedia elettrica.

In immagini di intensa concisione una storia di silenzi interrotti dove le emozioni prevalgono sulle azioni e i

sentimenti sono espressi dai gesti e dai comportamenti più che dalle parole. Raro esempio di film in cui si

racconta il “dopo” di un'esecuzione capitale attraverso personaggi che tentano di liberarsi dalla prigione dell'odio

e della disperazione. Una volta tanto l'eros è legato alla vita e al bisogno di amore invece che alla morte. Accanto

a un B.B. Thornton ammirevolmente sotto le righe, H. Berry (madre bianca, padre nero) dà un'interpretazione

premiata con 1 Orso d'argento a Berlino e 1 Oscar, il primo assegnato a un'attrice protagonista afroamericana

* Monster's Ball. L'ombra della vita

di Forster, Marc, ,

Agente carcerario in un penitenziario della Georgia e addetto al “braccio della morte”, Hank Grotowski, cresciuto

nell'odio razziale e nel disamore, s'innamora, senza sapere chi sia, di Leticia, vedova di un criminale nero che ha

da poco condotto alla sedia elettrica

Raro esempio di film in cui si racconta il “dopo” di un'esecuzione capitale attraverso personaggi che tentano di

liberarsi dalla prigione dell'odio e della disperazione. Una volta tanto l'eros è legato alla vita e al bisogno di amore

invece che alla morte.

* PAPILLON

di SCHAFFER F.J., 1973,

Odissea di un francese, condannato ai lavori forzati nel bagno penale della Guyana, che – grinta bronzea,

coltello facile, fibra a prova di aguzzino – cerca più volte di evadere con un collega.

* RAGAZZI FUORI

di RISI MARCO, ITA 1990,

Che cosa succede ai ragazzi di Palermo quando escono dal riformatorio? Questo il tema di un film scomodo che

divise i critici, indispettì i politici, scandalizzò i benpensanti. Un film di scorrevole scrittura giornalistica e

televisiva, seguito di Mery per sempre (1989), anch'esso scritto dal siciliano Aurelio Grimaldi.

* SLEEPERS

di LEVINSON BARRY, USA 1996, 147'

Da un romanzo di Lorenzo Carcaterra, sceneggiato dal regista che l'ha anche prodotto, il film, scomponibile in tre

blocchi, racconta le peripezie di quattro ragazzi del quartiere di Hell's Kitchen nel West Side di New York che,

chiusi in riformatorio, subiscono un infame calvario di maltrattamenti e abusi sessuali. Una dozzina di anni dopo

due di loro uccidono il più sadico degli aguzzini (K. Bacon). Al processo sono assolti grazie a uno degli altri due

(B. Pitt), divenuto procuratore distrettuale, aiutati dal quarto (J. Patric) che fa il giornalista (e il narratore della

storia), da un sacerdote (R. De Niro) e da un avvocaticchio alcolizzato (D. Hoffman) che li difende. Il prete

contribuisce all'assoluzione offrendo un falso alibi ai due imputati, dopo aver giurato sulla Bibbia. Polemiche e

dibattiti. Il fine giustifica i mezzi?

* Sleepers

di Levinson, Barry, USA 1996, 147

racconta le peripezie di quattro ragazzi del quartiere di Hell's Kitchen nel West Side di New York che, chiusi in

riformatorio, subiscono un infame calvario di maltrattamenti e abusi sessuali. Una dozzina di anni dopo due di

loro uccidono il più sadico degli aguzzini (K. Bacon). Al processo sono assolti grazie a uno degli altri due (B.

Pitt), divenuto procuratore distrettuale, aiutati dal quarto (J. Patric) che fa il giornalista (e il narratore della storia),

da un sacerdote (R. De Niro) e da un avvocaticchio alcolizzato (D. Hoffman) che li difende. Il prete contribuisce

all'assoluzione offrendo un falso alibi ai due imputati, dopo aver giurato sulla Bibbia. Polemiche e dibattiti. Il fine

giustifica i mezzi?

* L' UOMO DI ALCATRAZ

di FRANKENHEIMER JOHN, USA 1961, 143'

Vera storia di Robert Stroud, condannato nel 1909 all'ergastolo per omicidio, che in carcere, per molti anni chiuso

in isolamento, divenne un esperto di fama mondiale sulla vita degli uccelli. Ottenne il permesso di sposare la sua

assistente. Tratto da un libro di Thomas E. Gaddis (interpretato da E. O'Brien) e sceneggiato da Guy Trosper, è

un solido efficiente, monocorde film con il piombo nelle ali. Vola basso, senza cadute ma nemmeno impennate,

trattenuto da un rigido moralismo che esalta la dignità dell'uomo e denuncia, con massiccia oratoria, il sistema

carcerario americano. Memorabile interpretazione, un vero tour de force, di B. Lancaster