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CONFERENZA NAZIONALE DEI PICCOLI COMUNI

Torino, 20 settembre 2002
Relazione del Presidente dell’A.N.C.I., Leonardo Domenici

Non è una scelta casuale che l’ANCI abbia voluto riavviare le proprie iniziative dopo la pausa estiva con questa Conferenza Nazionale dei piccoli Comuni e proprio nella città di Torino, in una Regione, il Piemonte, che vede la presenza più numerosa di Comuni di minore dimensione demografica. I 5.828 piccoli Comuni d’Italia sono la vera grande forza della nostra Associazione con la loro rappresentanza diffusa su tutto il territorio nazionale. E’ una presenza significativa, importante, troppo spesso sottovalutata e rappresenta l’ossatura democratica del Paese e l’intelaiatura essenziale del suo sviluppo economico e civile. Le istituzioni e la politica stentano a riconoscere questa grande funzione e a valorizzare le caratteristiche e le peculiarità dei piccoli Comuni nel quadro della necessaria razionalizzazione e dell’ammodernamento del sistema-paese. L’ANCI si è trovata spesso a dover contrastare linee politiche trasversali, che avrebbero preteso di risolvere i problemi dei piccoli Comuni, ora attraverso una loro cancellazione di fatto, ora con l’accorpamento forzoso. Ci siamo opposti a queste scelte politico-istituzionali, perché avrebbero recato un grave danno al sistema delle autonomie locali. La strada da percorrere infatti, era tutt’altra: quella dell’associazionismo su base volontaria tra Comuni per dare vita alle Unioni Comunali o per realizzare forme di esercizio associato di funzioni. Su questa strada siamo stati ascoltati e i risultati oggi ci danno ragione confermandoci che questo percorso va potenziato, soprattutto dopo la riforma del Titolo V della Costituzione, che ha delineato un nuovo assetto dell’ordinamento statale, che vede i Comuni, tutti i Comuni piccoli, medi e grandi equiordinati agli altri soggetti costitutivi della Repubblica. Siamo quindi oggi pienamente titolari delle funzioni amministrative alla luce del principio della sussidiarietà che indica e impone quale sede decisionale quella più prossima alla collettività. I Comuni di minore dimensione demografica, essendo anch’essi, destinatari della generalità delle funzioni e competenze amministrative, devono favorire un esercizio adeguato sotto il profilo organizzativo e funzionale, trovando strumenti idonei per i processi aggregativi e di gestione associata, per l’esercizio congiunto di funzioni. Questa è una delle più importanti sfide che dobbiamo saper cogliere assumendo un ruolo da protagonisti e promotori nello sviluppo delle politiche dell’associazionismo intercomunale. Per rispondere in modo adeguato a questa esigenza, è necessario però dare piena attuazione al federalismo fiscale attraverso una ripartizione, una redistribuzione ed un riequilibrio del gettito tributario complessivo e la giusta previsione di politiche di sostegno e perequative nelle aree più deboli e meno ricche del Paese. Sull’attuazione del Titolo V c’è ancora molto da fare sul federalismo fiscale: anzi sul versante finanziario abbiamo posizioni del Governo basate su vincoli e sanzioni del sistema dei Comuni che ci riguardano tutti al di là delle dimensioni demografiche e che non sono nel patto di stabilità europeo. I Comuni hanno partecipato, più di ogni altro comparto della Pubblica Amministrazione al risanamento della finanza pubblica attraverso una grande azione di recupero di efficienza e trasparenza, operando, scelte sul territorio che hanno fatto crescere la quota di risorse proprie nei bilanci portandoci in pochi a livello degli altri paesi europei. Malgrado questo sforzo i bilanci dei nostri Comuni permangono in una situazione di grave sofferenza dovuta soprattutto a due questioni fondamentali. Da un lato sono aumentati la domanda sociale e di conseguenza i servizi ai cittadini; lo stesso impegno sul fronte del welfare ha raggiunto livelli pari al 70% del sistema complessivo; si aggiunga che ai Comuni sono state trasferite nuove funzioni e compiti senza copertura alcuna, né finanziaria, tantomeno di trasferimento di personale. Sempre sul versante dei costi e proprio con riferimento al personale, i costi complessivi del contratto, tutti a carico del bilancio dei Comuni, sono lievitati fino a superare, nell’ultimo triennio i 1000 miliardi, non per scelte fatte dai Comuni ma per accordi siglati tra il Governo ed i sindacati a livello nazionale. A questo aumento di costi ha coinciso sul fronte dei trasferimenti una operazione di riduzione e a tagli sempre più consistenti sia dei trasferimenti ordinari che degli investimenti. La realtà quindi è che in questi anni sono stati apportati tagli ai trasferimenti pari a circa 2000 miliardi e che lo Stato dal 1997 ha eliminato i finanziamenti per gli investimenti dei Comuni e non interviene neanche più a garantirne i mutui, traducendosi tutto ciò in un risparmio per lo stato di 5000 miliardi, pari all’8% circa della spesa complessiva dei Comuni con riferimento allo scorso anno. Tanto per fare un esempio, solo lo scorso anno sui piccoli Comuni si è operato un taglio di 200 miliardi a valere sugli investimenti ed un taglio triennale di 600 miliardi sulla parte corrente. Ecco perchè, consapevoli dei gravi disagi, proprio per i Comuni minori abbiamo chiesto al Governo di garantire il fondo ordinario degli investimenti dove mancano 140 milioni di euro. Abbiamo poi chiesto di garantire, per i Comuni fino a 3.000 abitanti, a partire dall’anno 2003, il contributo destinato agli investimenti pari complessivamente ad 87 milioni di euro. Non ultima la richiesta di aumentare adeguatamente le risorse per favorire l’associazionismo dei piccoli Comuni dove a fronte di uno scoperto di 30 milioni di euro del 2002, sul 2003 abbiamo disponibili solo 18 milioni di euro. Questi non sono i nostri sogni nel cassetto, ma le reali esigenze dei nostri Comuni più piccoli per poter svolgere i loro compiti istituzionali e vedere sviluppata la loro azione a favore dei propri cittadini e del proprio territorio. Anche sul fronte del rinnovo contrattuale, che graverà pesantemente su tutti noi, abbiamo inteso elaborare una strategia che vede maggiormente tutelati i piccoli Comuni. In tal senso l’ANCI ritiene non più ipotizzatile che in un unico testo contrattuale possono rientrare gli Enti metropolitani ed i piccolissimi Comuni, per cui occorrerà individuare differenziazioni nell’applicazione dei singoli istituti normativi rispetto alla complessità organizzativa del singolo Ente, prevedendo, se necessario, un’apposita sezione per i piccoli Comuni e comunque studiando ipotesi differenziate per i Comuni privi del personale dirigenziale o con dotazioni di personale esigue. L’ANCI ritiene di dare indicazioni al Comitato di settore affinché si individui all’interno del contratto collettivo nazionale una serie di normative "ad hoc" per i Comuni che intendano associarsi per gestire servizi ed in particolare per le Unioni di Comuni, favorendo ed individuando possibili deroghe per consentire al personale delle Unioni maggiori garanzie e un più elastico sistema di utilizzo del personale che transita dai singoli Comuni aderenti all’Unione. Su un altro importante fronte siamo impegnati perché il Parlamento e le Regioni procedano ad una revisione delle normative fissate dalla Merloni ter, in modo da giungere ad una chiara semplificazione delle procedure di gara e renderle quindi più attuabili da parte dei piccoli Comuni (anche ricorrendo alla gestione associata del servizio) e salvaguardando, comunque, le necessità di trasparenza nelle procedure di appalto. È, quindi, una costante nell’azione dell’ANCI fare in modo che i piccoli Comuni, siano i veri protagonisti del processo di sviluppo ed ammodernamento del nostro Paese. Mi riferisco in particolare all’introduzione delle nuove tecnologie, per cui abbiamo chiesto al Governo attenzione ed impegno per i Comuni minori da tradursi nella previsione di risorse aggiuntive nel DPEF ed in uno specifico piano di azione. Occorre evitare di creare "due Italie". Una efficiente e moderna e l’altra in difficoltà e in retroguardia. Sviluppo locale, attivazione di sistemi economici locali, promozione del prodotto tipico e del prodotto culturale, occupazione, riduzione della mobilità verso i centri urbani, telelavoro, recupero dell’ambiente e del territorio sono tutti benefici che possono seguire solo all’attivazione di una rete di servizi moderna ed efficiente che renda interessante vivere, lavorare, investire nel piccolo centro con un’elevata qualità della vita, perché è questo il valore aggiunto dei piccoli Comuni. Solo in tal modo crediamo possono essere superate le sperequazioni presenti tra le diverse aree del territorio e giungere alla condivisione di alcune proposte concrete e mirate, anche attraverso la creazione di una sinergia tra soggetti pubblici e privati. Abbiamo pensato quindi di elaborare una serie di norme che rispondano complessivamente alle problematiche dei piccoli Comuni e le abbiamo raccolte - anche con il contributo ed i suggerimenti fattici pervenire dai colleghi amministratori locali - in un disegno organico che porteremo all’attenzione del Parlamento, delle Regioni e del Governo. Viviamo una situazione difficile che rischia di portare sui Comuni, tutti i Comuni, le difficoltà e i disagi maggiori. Tagliare risorse al sistema dei Comuni significa di fatto intervenire pesantemente sui servizi resi ai cittadini; significa costringere le amministrazioni locali - cosa che non vogliamo essere costretti a fare - ad aumentare la pressione fiscale per mantenere questi servizi, significa in ultima analisi colpire anche le fasce più deboli della popolazione attraverso la riduzione del welfare di cui i Comuni sono i più importanti titolari. Signor Presidente, Signor Presidente del Senato, è per noi motivo di grande soddisfazione averLa qui presente oggi con noi, in un contesto così particolare. Seimila punti sulla carta geografica, baluardo per la difesa e la tutela della democrazia e un collante essenziale per l’unità del nostro Paese. A loro nome Signor Presidente, a nome di tutti i Comuni italiani Le rivolgo i sensi della nostra gratitudine per l’alta attenzione che Ella ha sempre voluto riservarci e per l’impegno con il quale ci ha sempre seguiti.