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L´INTERVISTA
"Non voglio dire come mi esprimerò, i referendum servono a far parlare i cittadini "
Amato: "Io andrò a votare
ma poi la legge va riscritta"

"I leader dell´Unione e della Cdl dicano che faranno dopo"
la scelta di fini In fondo ha fatto solo una parte del percorso, preferirei che si esprimesse su quello che avverrà dopo la consultazione
la lista unica Sono per la lista unica dell´Ulivo, ma ci sono delle difficoltà. Non vedo malafede, ma vanno affrontate con chiarezza
l´astensione A chi propone l´astensione chiedo: se vincete, davvero volete lasciare le donne nella situazione i cui si trovano oggi?
deporre le armi Quel che serve non è il risultato sportivo, ma la disponibilità dei contendenti a ragionare insieme sui problemi che resteranno aperti
GOFFREDO DE MARCHIS 

 

  da Repubblica - 14 maggio 2005


ROMA - Cosa facciamo dopo il referendum? Per Giuliano Amato questa è la vera domanda in vista del 12 giugno. Non se e come votano i leader politici. «Se una cosa serve all´Italia e agli italiani che si sentono toccati dal tema delle fecondazione assistita, non è il risultato sportivo sui quesiti ma è la disponibilità dei contendenti a deporre le armi e a ragionare insieme sui delicati problemi che comunque rimarranno aperti». Cioè, a tornare subito in Parlamento.
Lei ha già detto che andrà alle urne. Ha deciso come votare?
«Vedo che sono stato incluso anch´io nell´elenco di chi dice quattro Sì. Ma non ho mai detto come voterò, ho solo detto che voterò. Tra l´altro, potrei notare che sull´eterologa c´è da tempo un mio disegno di legge che la prevede esclusivamente sulle coppie sterili...».
Vuole dire che l´orientamento è per tre Sì e un No?
«Voglio dire che sono personalmente perplesso davanti a ciò che sta attirando di più l´attenzione, cioè la caccia a chi dice sì, chi dice no e chi si astiene. Una caccia che si spinge fino al punto della spasmodica attesa che chiariscano le loro intenzioni sia Valeria Marini sia Romano Prodi... Data la diversità dei due personaggi, questo "gioco" dà il senso che forse si sta creando una vetrina, una vetrina che rischia di diventare fine a se stessa. Capisco bene che la richiesta ai leader di dire come votano è intesa da molti, e giustamente, come la richiesta di un´assunzione di responsabilità. Ma evitiamo che questa prova finisca poi per generare una sollecitazione di voti, come dire, imitativi, per cui ciascuno segue la figura pubblica per la quale ha più simpatia. Sarebbe un rovesciamento del senso del referendum e della proclamata libertà di coscienza. Il Parlamento esiste perché i rappresentanti convincano i cittadini della bontà delle soluzioni che adottano, il referendum esiste perché i cittadini, di testa loro, valutano ciò che i loro rappresentanti hanno fatto in Parlamento».
Spostando equilibri politici consolidati, come è avvenuto in passato...
«E sorprendendo gli stessi sollecitatori di voti. Per questo a Prodi, a Rutelli, a Berlusconi e nel mio piccolo a me stesso chiedo non tanto di dire come voteranno, ma che cosa intenderanno fare dopo il voto in materia di fecondazione assistita, tanto più davanti a un referendum come questo nel quale realisticamente ci troviamo davanti a due ipotesi sole: o che non si raggiunga il quorum, perché prevalgono le astensioni, o che vinca il Sì. Considerare l´ipotesi del successo del No mi sembra onestamente una perdita di tempo. Un referendum nel quale non si raggiunge il quorum è istituzionalmente e inesorabilmente un referendum attraverso il quale i cittadini dicono: tocca a te Parlamento affrontare la questione. Facciamo bene attenzione. Non gli dicono: non toccare più la legge oggetto del referendum. Questo sarebbe, semmai, l´effetto della vittoria dei No. Senza quorum il significato del voto è che il Parlamento deve riaffrontare la questione. Allora, a coloro che oggi propongono di astenersi io voglio chiedere: se vincerete, vorrete davvero che la legge resti com´è? Gli autorevoli colleghi che mi hanno detto in privato "mi asterrò perché voglio che della questione si occupi in Parlamento", sono pronti a dirlo sin d´ora pubblicamente che questo è il loro scopo? Sono pronti a dire che c´è una questione donna nel lasciare la legge com´è perché non si possono fare stimolazioni ovariche a ripetizione senza provocare gravi traumi? Sono pronti a non voltare più la testa dall´altra parte, come la legge induce a fare, davanti agli embrioni che periscono dimenticati nei frigoriferi? E se vincono i Sì, i fautori di questa scelta intendono lasciare i vuoti delle norme abrogate o intendono tenere conto delle ragioni di chi vuole evitare che si producano e si congelino embrioni che non è necessario produrre o congelare? E come pensano che gli embrioni rimasti possano essere utilizzati ad altri fini? E l´eterologa va bene oltre che per la coppia anche per la donna single?»
Messa così, il referendum non rischia di apparire solo come un incidente di percorso?
«Su questo tema non c´è un Sì o un No, se non sui grandi principi. Qui contano le soluzioni specifiche che poi vanno trovate. Io non sono tra i promotori del referendum, però non sono nemico del referendum. Siamo entrati nella vera e propria campagna referendaria e il fatto che tanto se ne parli concorre comunque a creare un clima che dà centralità al referendum e siccome un referendum è una prova di democrazia più è all´attenzione dell´opinione pubblica meglio Quello che sta accadendo alla Costituzione europea mi insegna che bisogna dare ai cittadini molte occasioni di esprimersi. Altrimenti ogni opportunità che hanno diventa l´esplosione di una pentola a pressione. Ma su temi così delicati ci sono soluzioni specifiche su cui è importante formare un consenso in Parlamento e ritrovare comunque le ragioni comuni».
Su quali basi di discussione?
«Io le trovo nel mio disegno di legge».
Anche se in mezzo c´è un voto referendario?
«Non penso che diventerà una minestra riscaldata. Anzi, considerò quel disegno di legge una minestra che va al suo appuntamento. Quando partì la campagna referendaria, diversi mi dissero: "Non importa, lo hai depositato per l´autunno. Oppure per la prossima legislatura". Resto convinto che quell´appuntamento sia ineludibile».
Il non voto è legittimo?
«Secondo me è bene affrontare nel merito la questione e non usare quello che poi è un espediente tattico come il non voto. Ma sicuramente astenersi è legittimo. È uno strumento che hanno usato i commercianti e i cacciatori, non vedo perché non debbano usarlo i vescovi. Se viene usato da loro, non diventa meno legittimo».
Non dirà come vota nemmeno alla stretta finale?
«Chi vuole esprimersi si esprima. Ma, ripeto, da un lato trovo pericolosa questa attenzione perché può rovesciare il senso del referendum, dall´altro trovo più importare che cosa si dirà dopo».
Quindi Fini ha fatto solo una parte del percorso?
«In fondo sì. Preferirei che anche lui dicesse cosa avviene dopo».
Cambiando argomento, davanti al Paese in recessione è giusto abbandonare Berlusconi al suo destino o sarebbe meglio offrire una qualche forma di collaborazione nell´interesse generale?
«Sono un convinto sostenitore della logica bipolare. Questa logica non esclude affatto che ci siano dei momenti di collaborazione. Però la responsabilità del governo deve toccare alla maggioranza che ha vinto le elezioni. Quindi, se le difficoltà del governo sono tali da suggerire lo sbocco di un governo istituzionale, è giusto che invece si vada a votare. Su questo non ho dubbi. Il governo istituzionale è più nelle cose del sistema proporzionale che combinava a incastro variamente i partiti in Parlamento e uno degli incastri possibili era anche l´esecutivo istituzionale. Qui invece il corpo elettorale ha votato per una maggioranza e se questa maggioranza non è in grado di governare la parola torna agli elettori. Non a caso, in Inghilterra, il governo istituzionale non viene in mente a nessuno».
Quando si voterà per le politiche ci sarà l´Ulivo sulla scheda?
«Che io sia un fautore della lista unica, è noto. Ma ci sono delle difficoltà. Per intenderci, non vedo in nessuno della malafede, capisco i problemi, però ha ragione chi dice: affrontiamoli con chiarezza, questi problemi, e usciamo da una situazione di rinnovata incertezza, da questa discussione a corrente alternata».