TORNA A POLITICHE DEI SERVIZI: SAGGI ED ARTICOLI


Perché dobbiamo dire grazie agli immigrati
RALF DAHRENDORF

 

da Repubblica - 27 settembre 2002


STRANAMENTE quest'anno in campagna elettorale uno dei temi più sentiti, l´immigrazione, è stato o ignorato o esasperato, questo sia in Francia che in Germania, in Olanda come in Svezia. Sembra quasi che i partiti tradizionali rispettino un patto silenzioso a minimizzare la portata del fenomeno. A quanto pare è prevalsa la tendenza ad escludere dal dibattito questo tema così delicato, come se fosse meglio non usare il clima di esaltazione della consapevolezza politica creato dalle elezioni per discutere i problemi seri. Di conseguenza i partiti minori si sono gettati nella mischia con slogan che vogliono il paese "invaso" dagli immigrati e proclamano la necessità di mantenere "pure" le nazioni. Come rimproverare agli elettori di guardare con sospetto al silenzio dei partiti di maggioranza oppure di farsi ingannare dalla furia degli estremisti?
È ora – anzi, è già tardi – che coloro che credono in un discorso politico liberale e illuminato facciano valere le proprie ragioni. È il caso di ricordare alcune semplici verità sulle migrazioni e trarne le dovute conseguenze. Ecco cinque di queste verità, o almeno cinque spunti di discussione.
Primo, emigrare non è un gioco. Di norma la gente non lascia la sua casa per capriccio o per smania di avventura. In genere emigra per sfuggire a condizioni disperate, come fecero molti europei partiti nel XIX e XX secolo di solito alla volta dell´America. Sia che la scelta di emigrare risponda a motivi di oppressione politica o di indigenza, è importante rendersi conto che il prezzo che questa gente è pronta a pagare è alto e la spinta a partire forte.
Secondo, l´immigrazione è un grande complimento ai paesi scelti dai migranti come destinazione finale. Dove andare dovendo partire? La risposta non è di solito la Cina o qualche paese africano, né lo è ormai più gran parte dell´America Latina. I paesi che attirano i migranti come calamite in genere sono ricchi e liberi. Il Canada è stato il sogno di molti, ma anche i paesi europei, che dovrebbero andar fieri di questo magnetismo, come per molto tempo hanno fatto gli Usa.

Grazie agli immigrati

Terzo, è fuorviante pensare ad un´immigrazione contingentata, mirata a coprire posti vacanti nell´high-tech o altri settori. Accaparrarsi un paio di informatici indiani non è un motivo valido per concedere permessi di soggiorno permanenti, se non altro perché questo tipo di immigrati è probabilmente destinato a restare un´esigua minoranza. I paesi ricchi al giorno d´oggi hanno bisogno di immigrati per occupare posti di lavoro che Adair Turner, nel suo saggio Just Capital, definisce "ad alto contatto". La gente nei paesi ricchi non ne vuole più sapere di sporcarsi le mani. Dal lavoro nelle cucine dei ristoranti all´assistenza agli anziani, dalla raccolta del cotone al lavoro nei cantieri, gli individui dei paesi ricchi vogliono consumare servizi che non intendono più fornire in prima persona. Forse non sarà un atteggiamento nobile aspettarsi che siano gli immigrati a fare questi "lavori sporchi", ma per loro rappresentano l´opportunità di salire di un gradino sulla scala della speranza contribuendo al funzionamento delle economie e delle società avanzate.
Quarto, nessuno ha finora analizzato fino in fondo le implicazioni dei cambiamenti sociali e demografici in corso, ma è un dato di fatto che senza gli immigrati i paesi sviluppati non potranno affrontare i costi del Welfare State. Non è una cosa gradevole da dire. Usare i migranti per soddisfare i bisogni della popolazione locale, senza però permettere loro di aver parte dei benefici è un discorso che non alletta moralmente. Deve esserci il modo di mitigare il risultato, ma senza l´immigrazione le prestazioni sociali in tutta Europa sono destinate a subire tagli pesanti nell´arco di una generazione.
Quinto, l´immigrazione può essere considerata sia alla stregua di un passo verso la piena integrazione dei migranti, sia come una fase di transizione nelle vite di questi individui. Bisogna aprire ai migranti entrambe le possibilità, ma la seconda merita molta attenzione. Gli italiani (e in seguito i turchi) emigrati nel nord Europa e poi tornati in patria con un capitale sufficiente ad avviare una piccola attività sono stati portatori di un doppio contributo, a sostegno dei paesi ospiti e di quelli di origine. Il fatto che si possano verificare delle inversioni di tendenza nei flussi migratori fa ben sperare. Il Portogallo e soprattutto l´Irlanda ne sono ottimi esempi. Per più di un secolo l´Irlanda è stata paese di emigrazione per eccellenza, oggi è talmente prospera da attrarre a sua volta immigrati, persino dalla Gran Bretagna. Non è l´unica via d´uscita, l´integrazione degli immigrati nel paese ospite ha più senso, ma è auspicabile contribuire a creare condizioni sostenibili nei paesi problematici con l´aiuto di una generazione di emigrati che inizialmente trasferisca risorse per poi rientrare. Sono molte le conseguenze che derivano da queste cinque semplici verità sull´immigrazione, non da ultimo un dibattito più razionale. Visto dalla prospettiva di queste verità l´allargamento ad est dell´Ue ad esempio è altamente auspicabile non "benché", ma "perché" forse porterà ad una migrazione dai nuovi Stati membri ai vecchi. Così sarà possibile creare altri "portogalli" e "irlande" e insieme mantenere il benessere di regioni già prospere.
Traduzione di Emilia Benghi
Copyright Project Syndicate and Institute for Human Sciences