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Ue, l'Italia fa saltare l'accordo sulle norme antirazzismo

 

Il ministro alla giustizia Castelli impedisce l'approvazione del dossier sulle norme contro la violenza xenofoba. "Un attentato alla libertà di pensiero e d'opinione".

 

ROMA - Una battaglia solitaria. L'Italia blocca a Bruxelles l'adozione in seno al Consiglio dei ministri dell'Ue del pacchetto di misure per armonizzare a livello europeo le norme e le sanzioni in materia di lotta al razzismo e alla xenofobia. L'opposizione del ministro della giustizia, Roberto Castelli, non ha lasciato margine di manovra, sbarrando di fatto la strada all'approvazione del dossier, che la Grecia è comunque intenzionata a riproporre. "Nessun paese a parte l'Italia - ha affermato il ministro della giustizia greco e presidente di turno del Consiglio dell'Ue, Philippos Petsalnikos - ha ritenuto che ci fossero motivi per esprimere riserve sul testo.  

Ancor più critico sul blocco della decisione-quadro si è detto il commissario Ue alla giustizia e agli affari interni Antonio Vitorino, che ha espresso la propria insoddisfazione per il fatto che il Consiglio non sia riuscito ad adottare un testo considerato già di per sè un piccolo passo indietro sul cammino della protezione dei cittadini europei dagli attacchi e dalla violenza razzista. "Non siamo soddisfatti dalla tendenza che è emersa - ha detto Vitorino - e da una proposta di decisione-quadro che è addirittura al di sotto dei livelli di protezione e di sanzioni raggiunti già nel 1996". Castelli ha reagito solo più tardi, quando ha precisato "di avere reiterato le proprie perplessità in merito ad un testo che minaccia di limitare la libertà di pensiero e di opinione".

L'obiettivo principale della decisione-quadro bloccata oggi, è ''definire un approccio europeo comune basato sul principio legale della criminalizzazione al fenomeno della razzismo e della xenofobia, per far sì che gli stessi atteggiamenti costituiscano un crimine in tutti gli Stati membri". Il testo prevede di stabilire "pene e sanzioni efficaci, dissuasive e proporzionate nei confronti delle persone fisiche e giuridiche che siano responsabili di tali crimini". L'agenda del Consiglio prevedeva che oggi i ministri discutessero "la definizione
della condotta intenzionale punible e delle possibili deroghe in materia di comportamenti penalmente perseguibili".

(28 FEBBRAIO 2003; ORE 20:45)