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Theo Van Gogh,

un omicidio multiculturale


Il nuovo Pim Fortuyn Geert Wilders ci dice che tolleranza e multiculturalismo sono stati la causa di tutti i mali d’Olanda

in Il Foglio, 24/12/2004


L’Aia. E’ tornato in Parlamento da una settimana. Era scomparso dopo l’assassinio di Theo van Gogh. Come Ayaan Hirsi Ali, la deputata d’origine somala sceneggiatrice di Submission, il film costato la vita al suo regista, aveva abbandonato la vita pubblica e accettato la protezione dei servizi di sicurezza. Il 41enne ex liberale Geert Wilders è stato sospettato di avere approfittato della situazione per rilanciare se stesso e il nuovo gruppo che intende formare: un partito popolar-conservatore, modellato su idee che hanno valso a Wilders la definizione di nuovo Pim Fortuyn. Questo nuovo gruppo oggi fa paura a molti. Soprattutto a quel partito liberale in cui Wilder ha iniziato la sua carriera, troppo moderato per questo personaggio, critico feroce dell’islam, della tolleranza multietnica. Questa ferocia polemica, dopo l’assassinio di Van Gogh, trova sempre più ascolto. Secondo i sondaggi, se si votasse oggi, Wilders si porterebbe dietro più di 20 deputati su 150.
Impossibile non chiedergli se la sua scomparsa non sia stata un’abile sceneggiata politica. Lui risponde accendendo il computer. “Guardate qua e ditemi se vi sembra uno scherzo”, dice al Foglio. L’invocazione ad Allah invade il piccolo studio all’interno del Parlamento, riecheggia nell’atrio presidiato dagli agenti dei servizi di sicurezza. Sullo schermo sale un mappamondo coperto da un Corano su cui si ergono un kalashnikov e un braccio teso. “Colpevoli perché nemici dell’islam – recita una scritta in olandese – Condannati alla decapitazione. Chi eseguirà la pena salirà in paradiso”. Poi compaiono i volti di Geert Wilders e Ayaan Hirsi Ali. “Questa l’ho ricevuta prima della morte di Theo van Gogh. Per molti fondamentalisti sono il nemico con la maiuscola. Dal ’98, quando sono entrato in Parlamento, ho ribadito il pericolo dell’islam per l’Olanda e l’Europa. Dopo l’11 settembre e dopo l’omicidio di Van Gogh i miei avvertimenti dovrebbero essere diventati chiari, ma il governo continua a non fare nulla”. In realtà ieri la corte olandese ha dato due anni di carcere a un uomo olandese per aver minacciato il ministro dell’Immigrazione, Rita Verdonk, per la sua politica sugli stranieri.
Sull’islam Wilders parla senza freni: “Islam e democrazia sono assolutamente incompatibili, ma bisogna fare una differenza tra l’islam e i suoi fedeli. I musulmani possono vivere tra noi, ma devono ricordarsi che la Costituzione olandese è preminente rispetto ai libri religiosi. Se non accettano questa regola non ci sarà posto per loro”. Wilders è anche nemico di quel modello politico-sociale che ha fatto dell’Olanda un’icona di tolleranza e convivenza multiculturale. “La tolleranza, l’idea che qui fosse possibile liberalizzare tutto e vivere felici, è un’illusione ignorante e naïf. I terroristi colpivano New York e Madrid e noi c’illudevamo che non arrivassero da noi. Sapevamo che i radicali erano legati ai terroristi e non facevamo nulla. Siamo stati tolleranti con gli intolleranti e ne paghiamo il prezzo”.

Colpire gli estremisti per aiutare i moderati
Wilders giura di sapere come rimettere a posto le cose: “I servizi segreti olandesi sorvegliano 150 fondamentalisti. Non perderei tempo, li farei arrestare o estradare e nel caso di doppia nazionalità li priverei di quella olandese. La nostra sicurezza è più importante dei diritti di chi vuole distruggere lo stato di diritto. Poi chiuderei le moschee radicali, manderei a casa gli imam e fermerei per cinque anni l’immigrazione da paesi non occidentali. E’ impossibile risolvere contemporaneamente i nostri problemi e quelli creati da 35-40 mila immigrati in arrivo ogni anno. Poi ascolterei di più studiosi come Gilles Kepel. Se, come dicono loro, un dieci per cento dei musulmani è attratto dalle tesi radicali, qui in Olanda si nascondono centomila fondamentalisti. Bene, devono sapere che se non rispetteranno la legge perderanno il diritto di stare qui”. Secondo il “nuovo” Pim Fortuyn l’eccesso di tolleranza è l’origine di tutti i mali. “La televisione una volta riprese in segreto l’imam della moschea di al Taweed, ad Amsterdam. Lui definiva ‘figli di satana’ gli amici della democrazia, spiegava che le donne devono essere bastonate e gli omosessuali buttati giù dai tetti. In risposta il sindaco di Amsterdam è andato a prendere un thé con lui. Dopo l’assassinio di Theo van Gogh, il primo ministro ha incontrato i musulmani moderati spiegando che bisogna restare uniti. Questi atteggiamenti mi fanno vomitare. Parlare con i moderati è inutile. Bisogna essere più duri possibile con i radicali, perché loro sono il vero pericolo”. Per Wilders la linea della fermezza è il modo migliore per aiutare i musulmani moderati. “Dopo l’omicidio Van Gogh, gruppi d’idioti hanno bruciato moschee e scuole islamiche. Se non si distingue chiaramente tra moderati ed estremisti gli olandesi non percepiranno la differenza. Se agiremo con determinazione contro i radicali, i moderati ne trarranno vantaggio, perché eviteremo che qualcuno insorga anche contro di loro. Il governo non lo ha fatto ed è responsabile degli atti d’intolleranza avvenuti dopo l’omicidio di Van Gogh”.
 
 
L'inchiesta
«Troppe libertà, in Olanda integrazione fallita»
 
Nel Paese delle 187 etnie: la tolleranza? E’ stata solo indifferenza. L’islam è qui per restare
 
DAL NOSTRO INVIATO
 
 
 
AMSTERDAM
- Multiculturalismo, addio. L’idea che fosse sufficiente concedere la libertà a tutte le etnie e a tutte le religioni, nel nome del relativismo culturale, affinché la libertà diventasse patrimonio comune, si è rivelata una mera chimera, l’inesorabile suicidio di una civiltà. Proprio l’Olanda, la patria delle libertà, il laboratorio più avanzato del multiculturalismo, è in profonda crisi. Tutti, a sinistra, al centro e a destra concordano che il multiculturalismo è una scatola vuota di valori, incapace di cementare una identità condivisa. Che l’indifferenza camuffata da tolleranza ha riprodotto il sistema coloniale dell’ apartheid , la segregazione razziale, all’interno stesso della madrepatria. Che accordare la cittadinanza senza garanzie non solo non porta all’integrazione ma accelera la conflittualità e la disgregazione sociale. Che il passaporto non è affatto sinonimo di identità nazionale. Crolla così il mito della pillarization , una struttura sociale che si immaginava potersi reggere sui pilastri dell’autonomia etnico-confessionale. Che ha invece partorito un mostro policefalo segmentato in compartimenti stagni, con i quartieri-ghetto e quelli off- limits per i non olandesi, con le scuole bianche e quelle nere. Dove la discriminazione è ufficialmente sancita dalla distinzione tra cittadini autoctoni, alloctoni occidentali, alloctoni non occidentali e, al gradino più basso, immigrati privi di cittadinanza.
Il trauma che ha segnato l’Olanda all’indomani dell’assassinio di Theo van Gogh lo scorso 2 novembre, sgozzato nel centro di Amsterdam da un terrorista islamico olandese di origine marocchina, in teoria un cittadino integrato, ha costretto l’opinione pubblica e l’intera classe politica ad ammettere che non è più possibile andare avanti nell’inganno del multiculturalismo. C’è consenso sul fatto che si sia trattato di un’esperienza fallimentare, un capitolo della storia contemporanea che deve essere archiviato. La divergenza fra destra e sinistra riguarda la modalità con cui superare l’errore del passato senza far esplodere lo scontro sociale, un obiettivo tutt’altro che semplice dal momento che non è chiaro quale potrebbe essere il modello di integrazione alternativo da perseguire.
«La politica multiculturale è oggi totalmente sorpassata nei Paesi Bassi. E’ stata una maniera pigra di pensare della società olandese. Possiamo dire che si trattava di una scatola vuota - afferma Jozias van Aartsen ricevendomi nella sede del Parlamento dove presiede il Partito popolare per la libertà e la democrazia (Vvd, membro del governo) -. Non abbiamo trasmesso i nostri valori agli immigrati. Non siamo stati in grado di dare loro lavoro: il 60% dei giovani della seconda generazione è disoccupato. Se non ti sai esprimere nella lingua del luogo non puoi trovare lavoro».
Jaffe Vink, editorialista del quotidiano Trouw , espone un caso concreto. Dalla sua confortevole residenza ad Amsterdam spiega: «Nel nostro quartiere c’è una scuola dove il 95% degli studenti sono stranieri, di seconda e terza generazione. Ebbene, dall’interno della scuola opera una banda di giovani delinquenti marocchini che terrorizzano il quartiere. Negli scorsi mesi una famiglia olandese si è trovata costretta ad abbandonare la propria casa. Eppure il sindaco non è stato capace di affrontare la situazione. Per noi è difficile fare fronte alla violenza. Credevamo di vivere in una città, in una nazione di pace. Invece la criminalità è aumentata del 100% negli ultimi 40 anni. E’ molto difficile parlare di questo. Non vedevamo il problema, il tutto è reso ancora più difficile perché la maggior parte della criminalità è alloctona. E il 50% delle vittime degli assassini è alloctono. Secondo una previsione nel 2050 le quattro principali città olandesi saranno al 50% alloctone. Ma non c’è mai stato un dibattito democratico al riguardo». Vink affronta la questione cruciale: «E’ l’indifferenza dello Stato la causa dello sviluppo dell’estremismo islamico. Qui i marocchini non possono continuare a vivere come vivevano nel Rif. Devono cambiare le loro abitudini. Eppure noi non vedevamo l’enorme gap culturale. Credevamo che acquisendo la nostra cultura avrebbero perso parte della loro. In più non siamo stati chiari sulla nostra cultura, sui loro doveri. Non siamo stati severi. Abbiamo avuto troppa fiducia in noi stessi». Questa la sua conclusione: «Il multiculturalismo è, come diciamo in Olanda, Madurodam (l’equivalente della Minitalia), è cosa finita. La società multiculturale non esiste. E’ un’idea sbagliata. E’ piuttosto una società multietnica, ci sono molti gruppi etnici, circa 187 nazionalità ad Amsterdam. Se si pensa a una società multiculturale si pensa a un melting pot , a un crogiolo, ma non è il nostro caso. Da noi non c’è fusione, non c’è compenetrazione».
Il ministro dell’Integrazione Rita Verdonk, liberale del Vvd, dopo l’assassinio di Theo van Gogh ha sostenuto: «In questo Paese nessuno può essere ucciso per avere espresso la propria opinione. Siamo a un crocevia. Solo noi possiamo decidere quel che vogliamo, che strada scegliere. Vogliamo forse cadere nella spirale dell’alienazione e della polarizzazione, della paura e dell’odio?». La Verdonk ha presentato una proposta di legge per rendere obbligatorio un «corso di integrazione» ( inburgeringcursus ) per chiunque non abbia avuto almeno otto anni di istruzione obbligatoria in Olanda. Si tratta di circa 775 mila alloctoni a cui si richiederà di rinunciare alla cittadinanza d’origine, di imparare la lingua olandese, di conoscere la cultura e d’interagire con la società olandese.
Se si va ad ascoltare l’altra campana, ad esempio il sindaco laburista di Amsterdam Job Cohen, si scopre che la sostanza non cambia anche se i toni sono diversi. Dall’assassinio di van Gogh, il tema della sicurezza domina la sua agenda, come si deduce dall’appuntamento successivo al mio con il ministro dell’Interno. Lo stesso Cohen, che è ebreo, insieme al suo assessore per l’Istruzione Ahmed Abutaleb, che è invece musulmano di origine marocchina, è stato minacciato dai terroristi islamici. «La posizione dei musulmani, soprattutto dei marocchini, è diventata più difficile - esordisce Cohen -, il capo del partito laburista Wouter Bos ha detto: "L’islam è qui per rimanere". Quindi la domanda se sarà possibile o no vivere insieme è importante. E’ un processo che richiederà tempo. Dobbiamo vivere insieme. La domanda è come». Lo stesso Cohen si dà una risposta: «Le persone si dovranno confrontare più di prima. Forse c’è stata troppa tolleranza, che forse non era vera tolleranza, ma una sorta di indifferenza. Non possiamo andare avanti con questa indifferenza. Si dovranno confrontare di più le persone, i modi di pensare. Solo così si potranno conoscere a vicenda». Anche Cohen concorda sul fatto che non si possa prescindere da un sistema di valori condiviso: «Nell’ultimo mese si è discusso molto dei diritti costituzionali: libertà di espressione, libertà di religione. Ora la costituzione è molto più importante di quanto non credessimo prima. Questi diritti sono i Paesi Bassi stessi. Siamo una terra di minoranze e le minoranze devono andare d’accordo, discutendo, negoziando».
Perfino un deputato di origine marocchina, Ali Lazrak, dimessosi dal Partito socialista, pur interpretando un sentimento diffuso tra i musulmani, denuncia il sostanziale fallimento del multiculturalismo: «Sono pessimista. Ho paura del futuro. Tutti sono contro gli immigrati. Tutti considerano i musulmani dei potenziali terroristi». Sorseggiando un cappuccino fa la sua analisi: «La causa principale è che gli olandesi hanno una differente concezione della tolleranza. In realtà loro sono indifferenti. Dopo 40 anni di emigrazione scopriamo che non c’è integrazione. Gli olandesi non hanno mai chiesto agli immigrati di parlare la loro lingua, hanno considerato il hijab un fatto che non li riguarda, ci sono scuole islamiche finanziate dallo Stato che insegnano alle ragazze che non devono stringere la mano agli uomini». E aggiunge: «I Paesi di origine hanno ostacolato l’integrazione legando a sé gli immigrati. I marocchini acquistano la casa in Marocco ma non ne possiedono una in Olanda. Sono sorti ghetti etnici, quartieri popolati da soli turchi o da soli marocchini».
Questa crisi di identità è probabilmente sintetizzata da Hafid Bouazza. che nel suo libro autobiografico «Een beer en bontjas» (Un orso con la pelliccia) scrive: «Lo scrittore olandese marocchino cammina con una ciabatta in un piede e uno zoccolo di legno nell’altro... e non è facile». Se l’assassinio di van Gogh è stato il colpo di grazia al multiculturalismo, è altrettanto evidente che questa crisi ha messo a nudo la fragilità dell’identità nazionale di un Paese simbolo dell’Occidente, percepita come una somma di culture diverse senza radici comuni e priva di un modello di società condiviso. E in cui l’integralismo e l’estremismo islamico fanno proseliti tra i giovani in crisi di identità e alla ricerca di valori forti. Sono tante le domande disattese che generano paura e disorientamento. La sola certezza è che si è infranto un mito che per oltre mezzo secolo ha affascinato e illuso, è crollato un altro muro ideologico dietro cui si celavano l’ingenuità dell’Occidente e la malizia di quanti in un modo o nell’altro mirano a distruggere la civiltà dell’Occidente.

www.corriere.it/allam
(1 - continua)
Magdi Allam
 
19 dicembre 2004

 


16 novembre 2004 16.51

 
Olanda: assassinio van Gogh; detenzione marocchino in Spagna
 
MADRID - Il giudice spagnolo Baltasar Garzon ha emesso oggi un provvedimento di detenzione nei confronti di un marocchino, Abdeladim Akoudad, per la sua presunta appartenenza al gruppo terrorista islamico di base nei Paesi Bassi implicato nell'assassinio del cineasta olandese Theo Van Gogh. Lo si è appreso da fonte giudiziaria.

Akoudad è già in carcere in Spagna in attesa di estradizione dall'ottobre del 2003 per la sua presunta partecipazione negli attentati di Casablanca (Marocco) del 16 maggio 2003, a seguito dei quali 45 persone, tra i quali quattro spagnoli, sono morte.

Secondo il provvedimento di detenzione firmato da Garzon, Akoudad ha giocato un ruolo di "livello dirigenziale" nel gruppo islamico smantellato nei giorni scorsi in Olanda e del quale faceva ugualmente parte il presunto assassino di Theo Van Gogh, il marocchino Mohammed Bouyeri.

AMSTERDAM - «Leggendo questo messaggio, lei ha contribuito ad uccidere un musulmano. A giudicare dal suo sorriso ne ha gioito. Aiuti l’umanità, e inoltri l’sms». La catena di sant’Antonio va forte in questi giorni ad Amsterdam. Sta diventando un passatempo, accettato senza troppo scandalizzarsi, come un segno dei tempi.

L’Olanda si guarda allo specchio e vede una faccia diversa da quella che pensava di avere. Un delitto atroce, seguito da otto attacchi ad altrettante moschee in pochi giorni e dalla scoperta di avere in casa il terrorismo islamico (che voleva colpire anche il presidente Ue Barroso), come negli altri Paesi d’Europa. «Lo scontro di civiltà ha fatto il suo debutto nella società dell’armonia», dice ironico Paul Dekker, cattedra di educazione civile all’università di Tillburg e consulente del governo. «Le politiche di controllo dell’immigrazione sono più restrittive - dice il professore -, ma fino ad ora i principi di base erano rimasti immutati». «Erano», perché dopo la morte di Theo Van Gogh, nulla viene più dato per scontato. Il discendente del pittore è stato ucciso per gli 11 minuti di Submission , un cortometraggio nel quale viene data voce a cinque donne musulmane che denunciano la loro condizione, costrette in nome della religione islamica a ossequiare uomini che le violentano e le maltrattano. E’ stato ucciso da Mohammed Bouyeri, un ragazzo cresciuto nella capitale che da sempre è il simbolo della libertà di espressione.

«Perché porti il velo?». «E’ vero che i musulmani possono picchiare le donne?». Domande che arrivano da ragazzi di 14 anni. Gli alunni dell’istituto professionale di Zaandam, a nord di Amsterdam, hanno davanti una giovane marocchina e 20 minuti per sentire le sue risposte. Il tema della giornata è la tolleranza, dopo toccherà a un omosessuale e a un senzatetto. L’insegnante Paul Lassoj spiega che si tratta di un’iniziativa autorizzata dal ministero dell’Istruzione, non è una novità legata all’ondata di intolleranza che ha seguito il delitto Van Gogh. «Abbiamo gli anticorpi per gestire i nostri estremismi - dice Meindert Fennema, direttore dell’Istituto di ricerca sull’immigrazione dell’università di Amsterdam -. La morte di Van Gogh rinforzerà la voce di chi vuole reprimere il fondamentalismo islamico. Ma non ci cambierà. Quello che manca è la capacità di intervenire sull’estremismo degli altri ».

Amsterdam Ovest è un postaccio. Il quartiere in cui è cresciuto Mohammed dista 2 chilometri dal centro turistico della città. Ma sembra lontano anni luce. I negozi hanno le insegne in arabo, ai muri sono appesi manifesti in lingua araba. Davanti ai portoni delle case, gruppi di ragazzi che fumano. Ci stanno per ore. Aspettano che passi il tempo. In primavera il Centro stranieri di Amsterdam commissionò una ricerca sui quartieri musulmani della città. I risultati furono sconcertanti. I numeri di telefono delle case erano sbagliati. Nessuna collaborazione, nessuna risposta. Da anni nessuno si preoccupava di questi ghetti. «I ragazzi qui non hanno amici olandesi, parlano male l’olandese. Vedono i genitori vivere da perdenti. E si fanno trascinare dai messaggi più radicali», racconta Abdel Najif, uno dei pochi egiziani di Amsterdam Ovest, «colonia» di marocchini e turchi.

E’ il frutto di un sistema dove ogni gruppo confessionale ha diritto alla sua scuola, alle sue istituzioni, ma dove lo spirito di integrazione è lasciato alla buona volontà degli interessati. Risultato: il giorno del funerale di Van Gogh, nella strada dove abitava il suo assassino, c’erano marocchini che sputavano sul ritratto del regista. Dice Dekker: «I giovani immigrati vivono con il nostro sussidio di disoccupazione. Maturano un risentimento antioccidentale, alimentato dai loro "cattivi maestri"». Quelli che popolano la più grande moschea di Rotterdam, dove un giovane imam in abiti occidentali spiega così quel delitto: «Non possiamo dire di approvarlo, è una reazione esagerata da parte di un estremista. Ma sicuramente, c’è stata una mancanza di rispetto verso l’Islam». Se l’è cercata, insomma.

Era già tutto scritto. Un rapporto governativo del giugno 2004 si chiudeva con una frase desolante: «I musulmani di prima e seconda generazione che vivono in Olanda non sono disposti ad accettare le moderne concezioni sull’emancipazione della donna e sul ruolo della religione nella società». Secondo Dekker è improprio parlare di rifiuto del multiculturalismo. E’ un fallimento che riguarda tutti. «Noi olandesi siamo indifferenti. Il cambio di attitudine degli ultimi due anni, la paura del diverso, è dovuta al peggioramento delle nostre condizioni economiche».

I quartieri a ridosso del porto di Rotterdam non hanno nome. Li chiamano «città parabolica», per la miriade di antenne satellitari che spuntano dai balconi. Sintonizzate su canali in lingua araba. Nel 2015 non si parlerà più di enclaves . Per quella data la maggioranza della popolazione nel Randstad (l’Ovest dei Paesi Bassi, che comprende Amsterdam, L’Aja, Rotterdam e Utrecht) sarà formata da immigrati musulmani di prima generazione. Già oggi, ad Amsterdam il 56% dei minorenni non è olandese, a Rotterdam il 54%, all’Aja il 48%.

«La radicalizzazione dei musulmani è una realtà nel mondo. Ci stupiamo che sia così anche in Olanda, dove i giovani immigrati si sentono cittadini di seconda classe?». Naima Azugh è una di loro. E’ nata 32 anni fa in Marocco, è arrivata ad Amsterdam che ne aveva quattro. E’ una parlamentare verde. Vive in una casa galleggiante, che da 6 mesi è sorvegliata dalla polizia. Sotto scorta, per aver denunciato il fondamentalismo islamico «che cresceva nei quartieri della mia città». Adesso cosa succederà? Naima Azugh sostiene che ci vorranno anni. «Bisogna offrire possibilità. L’estremismo si batte spiegando che è possibile una vita diversa». I tre principali quotidiani in questi giorni hanno pubblicato analisi sulla società olandese. Titoli simili: «Paradiso perduto», «perdita dell’innocenza», «fine del nostro sogno?». Una seduta di autocoscienza collettiva nel Paese più avanzato d’Europa in tema di politiche migratorie e di tolleranza, che merita di essere seguita. Perché in fondo è una autocoscienza che racconta anche del nostro futuro.

Marco Imarisio

fonte: http://www.gaynews.it/index.php


Olanda : incendio moschea ad Helden dopo omicidio Van Gogh
di Carla Amato

Un incendio ha devastato una piccola moschea in legno a Helden, nel sud dell'Olanda, senza provocare danni alle persone. I pompieri hanno contenuto l'incendio, ma il bilancio dei danni e' ancora incerto.

Un portavoce ha detto che la polizia ritiene "si tratti di un incendio doloso", ed ha precisato che le fiamme sono divampate intorno alle 6 di questa mattina. Il rettore della moschea ritiene che il fatto sia conseguente ad un disegno criminale correlato con le tensioni esistenti fra i giovani del luogo sulle questioni di immigrazione.

Dopo l'assassinio, il 2 novembre, del regista Theo van Gogh da parte di un estremista islamico marocchino-olandese, numerosi luoghi di culto o scuole musulmane olandesi sono stati oggetto di attacchi e profanazioni.

Il piu' serio ha riguardato fino ad oggi una scuola islamica di Eindhoven, nel sud est dei Paesi Bassi, dove una bomba e' esplosa lunedi' all'alba distruggendo l'atrio dell'edificio.

L'incendio di oggi colpisce il periodo di tre giorni che chiude il mese del Ramadan.

Lo speciale immigrazione


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CON ALTRI SEI MEMBRI DI GRUPPI FONDAMENTALISTI
Olanda: accusato di terrorismo il killer islamico del regista
L’omicidio di Theo van Gogh, il controverso regista olandese noto per le sue posizioni contro l’integralismo islamico, sarebbe stato ideato e messo a segno da un gruppo terroristico. Sette persone arrestate, tra cui l’autore materiale del delitto, legate all’islam più radicale, ha detto il magistrato Leo de Wit che si occupa delle indagini, sono accusate di far parte di un’organizzazione terroristica che, oltre all’assassinio di Theo van Gogh, aveva già progettato di uccidere anche la parlamentare liberale di origine somala Ayaan Hirsi Ali, da tempo impegnata nella difesa delle donne contro la violenza dell’Islam.
 

 

[Data pubblicazione: 06/11/2004]

 


6 novembre 2004 18.11
 
Olanda: caso Van Gogh, vicepremier Zalm parla di guerra
 
BRUXELLES - Il viceprimo ministro olandese Gerrit Zalm ha parlato oggi di "guerra" nell'evocare misure contro il terrorismo islamico dopo l'uccisione del regista Theo van Gogh e minacce morte a due esponenti politici. Nel riferirsi all'uccisione del documentarista e alle minacce, Zalm ha notato che "questo non è solo estremismo teorico, è concreto, e ciò è una cosa nuova per l'Olanda".

Un sondaggio condotto fra 400 persone per conto del quotidiano 'Algemeen Dagblad' ha evidenziato che l'81% degli intervistati sostiene la necessità di misure aggiuntive per combattere l'estremismo islamico. Il 79% inoltre ritiene che l'uccisione di van Gogh abbia dimostrato come la società olandese sia cambiata per sempre.

 

sabato 6 novembre 2004 22.31
 Esteri  
Nono arresto per l'omicidio Van Gogh

16.16: Ci sarebbe una fatwa, una condanna a morte per chi viola le leggi islamiche, simile a quella che fui lanciata contro Salman Rushie, all'origine dell'uccisione del regista olandese Theo Van Gogh. Lo sospetta la polizia che stamane ha compiuto un nono arresto, un cittadino marocchino. Tutti finora sono stati accusati di terrorismo. Van Gogh aveva firmato un film contro le violenze alle donne nell'Islam.

 

Omicidio Van Gogh, fermati sette uomini

14.50: Nuovi sviluppi nelle indagini sull'omicidio del regista olandese Theo Van Gogh, ucciso martedì scorso nel centro di Amsterdam. Sette uomini, tra cui il presunto assassino, appartenenti a movimenti islamici, sono stati fermati con l'accusa di terrorismo. Sarebbero tutti di origine maghrebina. Van Gogh era stato autore di un film sulle violenze subite dalle donne islamiche.

BRUXELLES - Sette persone appartenenti a movimenti islamici, tra cui il presunto assassino del regista olandese Theo Van Gogh, sono accusate di terrorismo. Lo ha reso noto oggi il procuratore Leo de Wit che si occupa delle indagini sull'omicidio avvenuto martedì scorso nel centro di Amsterdam.

Il giovane accusato di aver ucciso Van Gogh, Mohammed B., di 26 anni, con nazionalità olandese e marocchina, così come altre sei persone, di nazionalità algerina e marocchina, sono accusati di "organizzazione criminale a scopo di terrorismo", ha precisato il magistrato.

Oltre che per l'omicidio del regista, Mohamed B. è anche accusato di tentativo di omicidio per aver ferito un agente intervenuto sul luogo del delitto, nonchè di aver violato la legge olandese sul porto di armi. Il magistrato non ha escluso che i sette fermati possano far parte di una rete più vasta.