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Piano di zona di Rovigo: documentazione

ULSS 18 di Rovigo

Assistenza tecnica alla Conferenza dei sindaci per il Piano di zona dei servizi sociali

1997-1998

 

 

 

DATA

ORE

ATTIVITA’ DI COLLABORAZIONE

da parte di PAOLO FERRARIO

per la FONDAZIONE ZANCAN

22/7/97

16-19

INCONTRO CON RAPPRESENTANZA CONFERENZA DEI SINDACI, DIRETTORE GENERALE ASL, DIRETTORE SOCIALE ASL, ASSESSORE PROVINCIALE

23/7/97

9-13

GRUPPO GUIDA PER IL PIANO DI ZONA

30/7/97

9-17

GRUPPO GUIDA PER IL PIANO DI ZONA

20/8/97

9-17

GRUPPO GUIDA PER IL PIANO DI ZONA

10/9/97

9-18

MATTINA: INCONTRO CON PRESIDENTE CONFERENZA E FUNZIONARIA DELLA PROVINCIA PER FARE IL PUNTO SUI LAVORI

GRUPPO GUIDA PER IL PIANO DI ZONA

24/9/97

9-18,30

MATTINA: INCONTRO CON PRESIDENTE CONFERENZA, DIRETTORE SOCIALE, PSICHIATRA PER CONTRIBUTO TECNICO AL PIANO

POMERIGGIO: GRUPPO GUIDA PER IL PIANO DI ZONA

15/10/97

9-17

GRUPPO GUIDA PER IL PIANO DI ZONA

date varie

STESURA DEI RAPPORTI DI LAVORO RELATIVI AL GRUPPO GUIDA

22/10/97

14,30-23,30

POMERIGGIO: GRUPPO GUIDA PER IL PIANO DI ZONA

SERA: INCONTRO CON RAPPRESENTANZA CONFERENZA DEI SINDACI

23/10/97

9-13

GRUPPO GUIDA PER IL PIANO DI ZONA

29/11/97

14,30-18,30

INCONTRO CON PRESIDENTE CDS E DIRETTORE SOCIALE PER BOZZA DELL’ INDICE DI PIANO, DA SOTTOPORRE AL GRUPPO

5/11/97

9-17

GRUPPO GUIDA PER IL PIANO DI ZONA

24/11/97

GRUPPO GUIDA PER IL PIANO DI ZONA (PIU’ TEMPO ELABORAZIONE E SCRITTURA DEGLI ORIENTAMENTI PER LA VALUTAZIONE DEL PIANO DI ZONA)

10/12/97

9-17

GRUPPO GUIDA PER IL PIANO DI ZONA

29/12/1997

9-17

GRUPPO GUIDA PER IL PIANO DI ZONA

22/1/1998

9-17

GRUPPO GUIDA PER IL PIANO DI ZONA

26/2/1998

9-17

GRUPPO GUIDA PER IL PIANO DI ZONA

 

 

 

 

SCHEDA DI SINTESI PER GLI INTERVENTI DI ASSISTENZA TECNICA

 

Data 22/7/1997; 23/7/1997

una giornata: ore 16-19 e 9-13

 

 

 

 

 

ROVIGO: REDAZIONE DEL PIANO DI ZONA DEI SERVIZI SOCIALI

PERCORSO DI LAVORO DEL "GRUPPO GUIDA"

a cura di Paolo Ferrario per la Fondazione Zancan

 

INCONTRO DEL 23 LUGLIO 1997

 

PREMESSA

La presente nota non costituisce un verbale ed è finalizzata a indicare sinteticamente i punti principali della discussione ed elaborazione emersi durante gli incontri del gruppo guida.

 

ASSETTO ISTITUZIONALE E GRUPPO DI LAVORO

la conferenza dei sindaci ha individuato un percorso di lavoro in base al quale si dovrà giungere alla preparazione di una bozza di piano da verificare con i sindaci e approvare in sede di conferenza

una fase molto importante sarà quella delle consultazioni da effettuare in riferimento alla bozza stessa

un possibile ruolo dei sindaci presenti nel gruppo sarà quello di raccordarsi con le altre amministrazioni comunali del territorio

il gruppo dovrà tenere conto dei tempi tecnici di sviluppo del piano, ma anche dei "tempi politico-amministrativi" necessari alla sua approvazione. Pur essendo cruciali le procedure di approvazione, in questa fase iniziale del lavoro non si è ancora entrati nel merito delle sue modalità. Nel gruppo è avvertita la preoccupazione di mantenere uno stretto collegamento con le amministrazioni comunali, affinché l’approvazione possa avvenire nel modo più soddisfacente

al fine di elaborare la bozza di piano è stato identificato un gruppo tecnico di lavoro composto da sindaci, tecnici e soggetti sociali (volontariato e sindacati)

all’interno di questo gruppo l’Azienda ULSS n. 18, attraverso il direttore dei servizi sociali, si rende disponibile a fornire tutti i dati, le informazioni e le elaborazioni che costituiscono il patrimonio conoscitivo ed operativo nel settore dei servizi socio-sanitari

vengono concordate le date per i primi incontri del gruppo: mercoledì 30 luglio; mercoledì 20 agosto; mercoledì 10 settembre

 

DATI, INFORMAZIONI, ELABORAZIONI

poiché l’Azienda ULSS n. 18 ha già redatto un "Documento propedeutico per la formulazione dei piani di zona" si è convenuto di assumere tale rapporto quale base per la discussione e per lo sviluppo del lavoro

in via preliminare si assume l’obiettivo di elaborare un piano di zona dinamico e fortemente connesso alle risorse professionali e sociali effettivamente esistenti nel territorio

il direttore sociale dell’Azienda ULSS n. 18 relaziona sui criteri di elaborazione e sui contenuti complessivi del suddetto documento propedeutico:

l’ULSS non ha l’autorità per accreditare l’analisi dei bisogni, pertanto il documento non contiene la mappa dei bisogni, ma una descrizione analitica delle aree a forte integrazione socio-sanitaria

il grado di priorità assegnato alle aree problematiche è indicato nella seguente sequenza, già rappresentata nell’indice stesso:

area handicap: si riscontrano vuoti gravi di offerta, tanto che non vi è nel territorio una risposta alla domanda socio-sanitaria indicata dalle norme vigenti (Legge 104/1992); un altro problema rilevante è quello delle risposte per gli handicap in età adulta

area disagio mentale: sono da presidiare gli effetti della chiusura dell’ospedale psichiatrico; si individua come problema rilevante quello delle famiglie con malati psichici

area materno-infantile: anche in questo settore il problema prioritario è quello di intervenire sulle casistiche determinate dalle leggi in vigore che vanno a costituire un obbligo di legge

area anziani: in quest’area si riscontra l’esistenza di molte risorse e un impegno rilevante dell’Azienda ULSS per quanto riguarda l’assistenza domiciliare integrata e le dimissioni protette

area tossicodipendenza: si rileva la presenza di un gruppo consolidato di utenti in situazioni di dipendenza non caratterizzato da forti incrementi; gli interventi dovrebbero quindi andare nella direzione della prevenzione e del disagio giovanile; un’area bisognosa di interventi è quella delle alcooldipendenze

osservazioni dei rappresentanti sindacali e del volontariato: esistenza nel territorio di volontariato che offre rilevanti funzioni di informazione agli utenti e anche di assistenza; importanza dei lavori socialmente utili per gli anziani e del ruolo delle cooperative sociali

vengono indicati alcuni criteri informatori del piano di zona: l’accrescimento culturale dei soggetti in campo, il riuscire a fare emergere le situazioni di bisogno nascoste nelle famiglie, l’esigenza di costruire un piano di zona fortemente rapportato alle disponibilità finanziarie

si apre una discussione sui costi: attualmente i comuni spendono 15.000 lire pro-capite. Un eventuale accrescimento di tale livello di spesa obbligherebbe ad un incremento dell’imposta comunale sugli immobili

in prospettiva si riconosce un ruolo significativo dei soggetti sociali (volontariato, associazioni, cooperative) consistente nell’individuare e monitorare i bisogni socio-assistenziali del territorio. In tale direzione si ravvisa l’opportunità di valorizzare le attività già svolte dalla Provincia di Rovigo (osservatori sociali, consulta provinciale del volontariato)

si concorda sull’utilità di effettuare una veloce ricognizione sugli impegni di spesa dei comuni che hanno connessioni con l’erogazione di servizi sociali al fine di conoscere gli obiettivi e le aree di intervento selezionate dai comuni stessi. Forse attraverso questo lavoro si potrebbero anche trarre indicazioni per razionalizzare gli interventi.

SCHEDA DI SINTESI PER GLI INTERVENTI DI ASSISTENZA TECNICA

 

Data 30/7/1997

una giornata: ore 9-17

 

 

 

 

 

ROVIGO: REDAZIONE DEL PIANO DI ZONA DEI SERVIZI SOCIALI

PERCORSO DI LAVORO DEL "GRUPPO GUIDA"

a cura di Paolo Ferrario per la Fondazione Zancan

INCONTRO DEL 30 LUGLIO 1997 - h 9.00 / 17.00

PUNTI CHIAVE TRATTATI:

viene integrato il promemoria del 23 luglio 1997, con la precisazione che "il gruppo guida è presieduto dal presidente della Conferenza dei Sindaci Dr. Forti e, in sua sostituzione dal sindaco Tosini"

viene ribadita l’opportunità di procedere anche a incontri paralleli al gruppo di lavoro per acquisire contributi ed osservazioni di associazioni e organizzazioni sociali e di effettuare colloqui con i responsabili dei servizi della ULSS (esempio area materno-infantile, area tossicodipendenze)

si apre un primo confronto sull’analisi degli impegni di spesa in materia di servizi sociali assunti dai singoli Comuni ed emerge quanto segue:

opportunità di verificare l’ordine di grandezza delle spese, distinte per aree e tipologie di intervento

opportunità di individuare una griglia di lettura (a tale proposito si rileva che può essere adottato come riferimento l’art. 6 della legge regionale 55/82, che tuttavia non cita la voce dei trasporti a fini di sostegno sociale)

in fase di prima rilevazione emerge il fatto che le suddette spese si indirizzano prevalentemente verso le rette delle case di riposo per gli indigenti, o verso le rette per istituti per minori, o, ancora, verso i contributi economici per famiglie in difficoltà

in rapporto a ciò ne consegue che il sostegno ai piani di zona ha margini ristretti sotto il profilo finanziario

viene suggerito di inserire nei piani di zona l’orientamento di adottare criteri omogenei per quanto riguarda la valutazione della situazione economica (esempio: reddito minimo vitale); andrebbe esplorata l’opportunità di acquisire ulteriori pareri nel merito, consultando il giudici e pretori

ancora in riferimento a quanto sopra occorre tenere conto che il piano di zona dovrebbe definire nuovi orientamenti finalizzati a modificare le vecchie logiche assistenziali, tuttavia in presenza dei vincoli di bilancio enunciati è più difficile modificare le politiche sociali

sempre nel quadro del confronto che si è aperto attorno agli impegni di spesa si osserva che, ad esempio, la scelta tecnica di effettuare il ricovero o l’affido viene effettuata da un ente diverso dal Comune. Modificare la politica per i minori renderebbe necessario allargare la rete dei servizi ed aumentare l’informazione alle famiglie, ricercando la disponibilità sommersa

un modo per intervenire sul dato economico potrebbe consistere nel nominare un "responsabile di spesa" con il compito di controllarla e ripartirla

al termine della suddetta discussione viene tuttavia sottolineato che non spetta a questo gruppo tecnico trattare le politiche di bilancio dei singoli Comuni, bensì individuare le aree prioritarie di intervento sulla base dell’analisi dei bisogni e della domanda

sotto il profilo metodologico vengono rese disponibili al gruppo una serie di schede centrate sui rapporti fra bisogni, domanda sociale ed offerta di servizi,che potrebbero aiutare tale processo di individuazione

vengono presentati alcuni studi e ricerche promossi dall’Amministrazione Provinciale di Rovigo che possono rendersi utili per fornire dati di contesto sul sistema di servizi:

minori nel Polesine, 1990

popolazione polesana, 1996

indagine conoscitiva sui servizi per gli anziani, 1993

terza età: tempo per gli altri (disponibilità alle attività sociali nella popolazione anziana di Rovigo)

il mondo del volontariato (schede sulle associazioni presenti nella provincia)

il dibattito prosegue sul documento propedeutico per i piani di zona curato dalla ULSS n. 18 e si inizia ad approfondire la problematica dell’handicap.

Dalla lunga ed analitica discussione ed elaborazione effettuate in riferimento al citato documento si enucleano i seguenti punti chiave:

vengono ricordate esperienze già in atto: la consulta volontariato handicap e l’accordo di programma Provveditorato agli Studi/Comune/ULSS

sotto il profilo metodologico sarà opportuno precisare compiti e sfere di competenza di ciascun ente o soggetto sociale in riferimento alle aree problematiche (Comuni, ULSS, Provincia, volontariato)

per quanto riguarda l’inserimento scolastico viene acquisito l’accordo di programma di cui sopra quale progettazione da inserire nel piano di zona

per quanto riguarda l’attività parascolastica viene suggerito che la politica di intervento può configurarsi o "a chiamata", o portando alla luce specifici punti di offerta

viene ribadita l’importanza della domanda di servizi residenziali. In tale ambito una domanda sociale significativa è quella relativa alla residenzialità di urgenza

un altro grosso vuoto di offerta è rappresentato dalla mancanza di strutture per l’handicap grave

PRO-MEMORIA SULLA ELABORAZIONE DEL PIANO DI ZONA

a cura di Paolo Ferrario per la Fondazione Zancan

PROBLEMI DA PRESIDIARE da parte del Gruppo - guida

insistere sulla FUNZIONE DEL PIANO DI ZONA:

rimettere in gioco la funzione dei Comuni nella individuazione delle politiche di servizio

funzione amministrativa del Piano

ma anche funzione culturale del Piano: la sua capacità di riflettere sulle situazioni di bisogno e di coinvolgere una pluralità di soggetti nella sua elaborazione ed approvazione

RAPPORTI CON I COMUNI

attenzione ai Comuni di maggiori dimensioni demografiche

stabilire rapporti preliminari in modo da preparare le fasi successive (consultazioni, approvazioni)

pensare ad una carta geografica con la distribuzione dei servizi e risorse, per visualizzare eventuali squilibri nella distribuzione delle risorse

cominciare ad articolare

RAPPORTI CON I SOGGETTI SOCIALI (volontariato, associazioni)

importante per sviluppare un atteggiamento di ascolto e per suscitare consenso

in questa fase possono essere importanti per capire le situazioni di bisogno

pensare ai CRITERI in base ai quali si selezionano gli obiettivi del Piano di zona

i diritti previsti dalle leggi (es. legge 104/1992) ?

i vincoli di bilancio ?

la situazione di bisogno/domanda ?

ricordare che il piano di zona ha una durata triennale: quindi ci possono essere prospettive proiettate oltre l’anno

pensare al momento della SCRITTURA DEL PIANO. Poiché sarà una fase complessa conviene orientarsi nella direzione di un arricchimento (dati socio-demografici, ricognizione sui progetti in atto nei comuni; individuazione dei nuovi progetti o alternativi o complementari a quelli individuati dalla Azienda Ulss)

può essere utile, per le successive fasi di lavoro, avere un PROSPETTO DI PERCORSO che visualizzi soggetti e azioni da compiere durante il lavoro programmatorio. Per la precedente riunione ho preparato un diagramma di percorso riferito alla costruzione del Piano di Vicenza e uno provvisorio riferito alla situazione di Rovigo (schemi 15 e 16)

SCHEDA DI SINTESI PER GLI INTERVENTI DI ASSISTENZA TECNICA

 

Data 20/8/1997

una giornata: ore 9-17

 

 

 

 

ROVIGO: REDAZIONE DEL PIANO DI ZONA DEI SERVIZI SOCIALI

PERCORSO DI LAVORO DEL "GRUPPO GUIDA"

a cura di Paolo Ferrario per la Fondazione Zancan

INCONTRO DEL 20 AGOSTO 1997 - h 9.00 / 17.00

PUNTI CHIAVE TRATTATI:

allo scopo di riprendere il percorso di lavoro finora effettuato viene sintetizzato il promemoria del 23 luglio 1997 e viene letto e commentato quello del 30 luglio 1997

sotto il profilo metodologico viene resa disponibile al gruppo una serie di schede centrate sui processi di lavoro sociale nei servizi alle persone, sulla classificazione della rete dei servizi , sui criteri di funzionamento delle strutture di servizio e sulle fasi di lavoro necessarie ad approvare il piano di zona

viene posto il tema della rappresentatività del territorio della U.L.S.S. 18 nel gruppo guida. In tal senso viene vista come problematica l’assenza della rappresentanza del Comune di Rovigo, che è quello con maggiore popolazione

si conviene sull’opportunità di non modificare in itinere la composizione del gruppo guida che è stato nominato dalla conferenza dei sindaci e che ha iniziato il percorso programmatorio dandosi una propria metodologia di lavoro

la specificità dei problemi del Comune di Rovigo verrà attentamente presa in considerazione quando verranno approfondite le situazioni dei due distretti

il dibattito prosegue sul documento propedeutico per i piani di zona curato dalla U.L.S.S. 18, continuando ad approfondire la problematica dell’handicap

la direzione sociale dell’U.L.S.S. presenta un indice aggiornato dell’area in esame (cui si rimanda per l’analisi di dettaglio), con la precisazione che le previsioni sono effettuate sulla base dei fondi che la Regione ha attribuito alla U.L.S.S. nel 1996

la bozza di programma è articolata sulla base degli interventi per l’handicap in età evolutiva (inserimento scolastico; integrazione parascolastica; animazione permanente; animazione estiva; regolamento per la compartecipazione; nuoto; Villa Boggian) e per l’handicap in età adulta (CEOD Rovigo e Ceneselli; SILD; Morini Pedrina; laboratorio protetto di Bressane; progetto di appartamento protetto)

viene presentato un rilevante problema che si è posto nel settore degli handicaps sensoriali: le riduzioni di bilancio eseguite dalla Provincia hanno quale conseguenza la diminuzione di servizi forniti a 14 soggetti che precedentemente avevano un grado di prestazioni che oggi non è più possibile sostenere. La soluzione amministrativa dovrà necessariamente orientarsi su apposite convenzioni fra la Provincia ed i singoli Comuni nei quali risiedono le famiglie

per quanto riguarda il regolamento sulla compartecipazione occorre elaborare un criterio per la definizione delle fasce e configurare l’ente amministrativo cui competerà la funzione di "recupero crediti". In sede di conferenza dei sindaci occorrerà decidere sull’orientamento in base al quale ai cittadini viene richiesto di contribuire al costo del servizio. Si conviene sull’opportunità di sottoporre la bozza di regolamento all’attenzione di qualche segretario comunale per valutarne gli aspetti giuridico-amministrativi

centri educativi occupazionali diurni: si individua la necessità di un altro centro localizzato verso il ferrarese. Attualmente su questi servizi incide fortemente la spesa di trasporto. Con una nuova struttura si potrebbero ridurre a 12-13 utenti il numero dei frequentanti, migliorando la qualità dell’offerta e contemporaneamente riducendo il costo dei trasporti. Viene osservato che queste strutture sarebbero completamente integrabili con gli spazi scolastici. E’ da verificare l’opportunità di ottenere contributi regionali

servizio di integrazione lavorativa disabili: si propone di acquisire il "patto territoriale" che potrebbe essere raccordato al piano di zona. Nel territorio operano quattro cooperative sociali di tipo B (di lavoro): è importante sviluppare una strategia di sostegno alle imprese sociali che dimostrano una effettiva capacità di integrazione e di sostegno dei soggetti svantaggiati

appartamento protetto: si tratta di creare una risposta residenziale in situazioni di emergenza sociale. Date le caratteristiche di questa unità di offerta occorrerebbe definire un impegno di spesa di almeno 15 milioni allo scopo di avviare l’iniziativa, nella prospettiva comunque di verificarne il funzionamento

alcuni punti saranno oggetto di trattazione nel prossimo incontro del 10 settembre 1997

il dibattito prosegue con il tema del disagio mentale:

viene premesso che in campo psichiatrico il rilievo dei servizi sanitari è grandissimo: in relazione alle politiche di superamento dell’ospedale psichiatrico, il dipartimento di salute mentale sviluppa le sue reti di servizi

occorre invece ricercare quale è il ruolo dei servizi sociali in rapporto alle persone con problemi psichiatrici. Gli obiettivi possono essere quelli di offrire risposte strutturali alle famiglie fra cui il laboratorio protetto, il gruppo di appartamento protetto, l’assistenza domiciliare. L’attenzione si sofferma sul gruppo appartamento protetto. Occorre un gruppo professionale (educatore professionale/educatore; assistente sociale) capace di aiutare le famiglie per esempio nella gestione dei momenti di crisi. Attorno a questo polo strutturale la stessa famiglia, in tal modo aiutata, potrebbe ridiventare risorsa, facendola uscire dal sentimento di abbandono

viene posto il problema dell’opportunità di non far gravare una spesa di carattere psichiatrico sui fondi sociali. Si concorda tuttavia che sarebbe molto qualificante per il piano di zona inserire obiettivi programmatici che vadano verso la costituzione di nuovi poli di servizio come quelli sopra indicati

 

SCHEDA DI SINTESI PER GLI INTERVENTI DI ASSISTENZA TECNICA

 

Data 10/9/1997

una giornata: 9-18

 

 

 

 

 

 

ROVIGO: REDAZIONE DEL PIANO DI ZONA DEI SERVIZI SOCIALI

PERCORSO DI LAVORO DEL "GRUPPO GUIDA"

a cura di Paolo Ferrario per la Fondazione Zancan

 

INCONTRO DEL 10 SETTEMBRE 1997 - h 9.00 / 18.00

 

PUNTI CHIAVE TRATTATI:

l’amministrazione provinciale rende disponibile al gruppo la fotocopia delle seguenti ricerche utili per costruire il piano di zona:

popolazione polesana 1996

minori nel Polesine:

aspetti demografici

indicatori e comportamento scolastico

statistiche giudiziarie

condizioni di salute

servizi ai minori ‘92-’94

scolarità

il Presidente della conferenza dei sindaci informa che varie associazioni chiedono incontri per poter fornire i loro contributi all’elaborazione del piano. E’ prevedibile che vengano presentati nuovi progetti e proposte. Si conviene che i membri del gruppo guida raccolgano in modo formale ed informale questi contributi, che poi verranno vagliati sia in fase di istruttoria, sia in fase decisionale

la rappresentante del volontariato sottopone all’attenzione del gruppo alcuni bisogni espressi dalla comunità locale:

la Croce Rossa sarebbe disponibile ad organizzare un ambulatorio per l’assistenza agli extra-comunitari

sono problematici e difficili nella situazione locale i rapporti con i medici di base. Le associazioni entrano in contatto con varie problematiche socio-sanitarie che renderebbero invece indispensabile una collaborazione da parte della medicina di base

in alcuni Comuni della zona (fra cui Trecenta) è molto impegnativo il problema delle popolazioni migranti. Vi sono quattro comunità di nomadi che producono varie sollecitazioni al sistema dei servizi. Viene indicata la eventuale possibilità di istituire un fondo di solidarietà per le emergenze sociali che coinvolga tutti i Comuni

il direttore sociale e gli operatori della ULSS presentano l’aggiornamento del piano di zona relativamente all’area handicap (distinto per handicap in età evolutiva e handicap in età adulta), con le aggiunte e le precisazioni che il gruppo guida ha richiesto in questa fase di lavoro. Per la lettura circostanziata si rimanda al fascicolo presentato, per quanto riguarda invece il profilo metodologico, si sottolinea come ogni progetto è inquadrato nel modo seguente:

descrizione del progetto

eventuale legislazione di riferimento

sue finalità ed obiettivi

operatori coinvolti

azioni organizzative di servizio per realizzarli

costi

viene ripresa la discussione sui progetti relativi all’area del disagio mentale:

viene confermata la valutazione per la quale nell’area psichiatrica è forte la competenza ULSS sul versante sanitario, mentre i Comuni vi sono coinvolti sul versante del domicilio di soccorso

per questi motivi è condiviso l’orientamento per cui in tale area il piano di zona assume la valenza di "piano regolatore dei servizi", nel senso di elaborare osservazioni e suggerimenti finalizzati a indirizzare le scelte politico-sanitarie dell’azienda ULSS

una preoccupazione è costituita dagli effetti che si creano a seguito degli inserimenti di pazienti psichiatrici nelle case di riposo. Si determina una spesa che grava sui Comuni e tensioni organizzative all’interno delle strutture residenziali

viene osservato che occorre distinguere le fasce di bisogno: il paziente psicogeriatrico non crea sempre disagi. Il carico assistenziale che determina è più orientato al trattamento della non-autosufficienza, piuttosto che della patologia psichiatrica

viene anche osservato che la politica psichiatrica successiva alle leggi di riforma ha contribuito a creare un circuito per il trattamento della malattia in fase acuta (servizi psichiatrici di diagnosi e cura, centri di igiene mentale ambulatoriali), mentre è carente la rete di offerta per quanto riguarda comunità alloggio e gruppi appartamento. Tale osservazione va introdotta nel piano di zona, allo scopo di indirizzare le azioni di servizio in tale direzione

viene riproposto l’obiettivo di offrire risposte strutturali alle famiglie (es. laboratorio protetto, gruppo appartamento protetto, assistenza domiciliare), allo scopo di aiutare concretamente le famiglie nell’assistenza dei malati

viene definita una nuova fase di lavoro consistente in incontri con i Comuni e con le associazioni di volontariato. Si ribadisce che l’obiettivo di questi incontri è quello di documentare il lavoro condotto dal gruppo guida e, contemporaneamente, di acquisire informazioni e proposte da elaborare nel quadro del piano

viene posto il problema di poter disporre di uno strumento per effettuare tale consultazione. Viene convenuto che, nel pomeriggio, lavoreranno su tale griglia il presidente della conferenza dei sindaci e il docente della Fondazione Zancan. Quest’ultimo ha redatto una scheda metodologica per le consultazioni presso i Comuni e i distretti, che è stata inoltrata al presidente e che verrà anche estesa ai membri del gruppo

ELABORAZIONE DEL PIANO DI ZONA DEI SERVIZI SOCIALI:

PERCORSO DI LAVORO DEL "GRUPPO GUIDA"

a cura di Paolo Ferrario per la Fondazione Zancan

 

SCHEDA METODOLOGICA PER LE CONSULTAZIONI PRESSO

I COMUNI DEI DISTRETTI Settembre 1997

 

PREMESSA

La presente scheda è redatta sulla base dei primi incontri effettuati dal gruppo-guida nel periodo luglio-settembre 1997 ed ha l’obiettivo di fissare alcuni elementi informativi necessari alla prima fase di consultazione presso i Comuni appartenenti alla ULSS n. 18.

 

IL PIANO DI ZONA DEI SERVIZI SOCIALI: ELEMENTI SIGNIFICATIVI

Il piano di zona dei servizi sociali è individuato nella Regione Veneto quale strumento programmatorio locale che svolge una pluralità di funzioni:

lettura condivisa dell’evoluzione qualitativa e quantitativa dei bisogni e della domanda di servizi sociali nelle comunità locali

raccordo fra il ruolo programmatorio dei Comuni in materia di servizi sociali e quello delle Aziende ULSS

ricognizione sulle forme amministrative di gestione dei servizi sociali realizzate nel territorio

occasione per individuare le forme di cooperazione amministrativa fra risorse pubbliche e private

opportunità per elaborare una comunicazione efficace fra le istituzioni pubbliche e private attorno ai problemi socio-sanitari dei territori

Sulla base dei precedenti presupposti normativi e culturali, il gruppo-guida individua e suggerisce una strategia dei piani di zona consistente in:

funzione amministrativa, tendente a connettere le risorse dei Comuni, della ULSS e del privato sociale (vedasi l’allegato schema "Regione Veneto: sistema locale dei servizi")

funzione culturale, consistente nella crescita delle competenze politiche degli amministratori comunali in rapporto alla lettura ed interpretazione dei bisogni sociali presenti nei territori ed in rapporto alla loro capacità di interagire con i soggetti sociali (cittadini, utenti, associazioni, volontariato, cooperative sociali)

funzione di stimolo alle politiche sanitarie di competenza della ULSS attraverso la comunicazione di problematiche sociali individuate nel corso della elaborazione del piano

 

 

 

 

 

PERCORSO TECNICO ED ISTITUZIONALE PER L’APPROVAZIONE DEL PIANO

Nel percorso di elaborazione il gruppo-guida assume i seguenti ruoli:

approfondimento dei problemi in chiave istruttoria da sottoporre ai soggetti decisori

acquisizione di dati ed informazioni per la loro migliore presentazione al fine del documento di piano

sviluppo di consultazioni per i contenuti progettuali del piano

La prima fase di lavoro, si è fondata sul "Documento propedeutico per la formulazione dei piani di zona" redatto dall’Azienda ULSS n. 18. Si è convenuto di assumere tale rapporto quale base informativa per una prima lettura dell’offerta.

Trattandosi di un documento molto strutturato e contenente utili ed indispensabili informazioni tecniche sugli interventi e sui servizi esistenti, si è ritenuto di procedere ad un suo progressivo arricchimento da ottenersi sia attraverso le prime osservazioni e valutazioni all’interno del gruppo-guida, sia attraverso ulteriori ampliamenti da raggiungere mediante ravvicinate consultazioni con le amministrazioni comunali, con la rappresentanza della conferenza dei sindaci e con gli altri soggetti istituzionali pubblici e privati presenti nel territorio.

In proposito si veda l’allegato grafico che visualizza i soggetti implicati nell’elaborazione del piano e le azioni da svolgere secondo una prospettiva cronologica.

Sotto il profilo strettamente metodologico ed informativo, viene redatto per ogni incontro del gruppo-guida una sintetica scaletta dei punti chiave trattati ed elaborati negli incontri.

La prima fase di consultazione è pertanto finalizzata a riflettere sulle considerazioni finora emerse nel gruppo-guida e a svilupparle sulla base di ulteriori indicazioni e suggerimenti.

 

RICOGNIZIONE SUGLI IMPEGNI DI SPESA DEI COMUNI IN MATERIA DI SERVIZI SOCIALI

In aggiunta alle informazioni contenute nel documento propedeutico, il gruppo-guida ha avviato una ricognizione sugli impegni di spesa dei Comuni.

Sul piano tecnico tale rilevazione è stata effettuata individuando:

tipologia di spesa

entità della spesa

area di intervento

Sul piano metodologico tale rilevazione consentirà di verificare:

aree di azione dei Comuni in materia di servizi sociali

spesa pro-capite

avvio di una eventuale riflessione su possibili riconversioni di tali spese all’interno del piano di zona

In allegato è proposta una griglia di rilevazione degli impegni di spesa sociale dei Comuni.

In fase di consultazione sarà opportuno, dunque, ricavare osservazioni in ordine a tale opportunità.

 

 

IL DOCUMENTO PROPEDEUTICO DELL’ULSS N. 18

Trattandosi di un contributo preliminare alla programmazione locale, il documento non contiene una sistematica rilevazione dei bisogni e della domanda sociale, essendo tale compito assegnato ai Comuni.

Tuttavia esso offre una descrizione accurata delle aree a forte integrazione socio-sanitaria e presenta una serie di progetti da realizzarsi mediante lo strumento della delega di funzioni e interconnesso dimensionamento finanziario.

I progetti obiettivo sono aggregati all’interno delle seguenti aree problematiche:

handicap

disagio mentale

materno-infantile

anziani

tossicodipendenze

Il gruppo-guida ha iniziato una analisi circostanziata delle problematiche relative alle aree handicap e disagio mentale. In proposito la direzione sociale dell’ ULSS 18 ha integrato il documento base relativo all’area handicap. Ciascun progetto viene illustrato sulla base dei seguenti parametri:

descrizione

obiettivi

legislazione di riferimento

operatori coinvolti

utenza destinataria dell’intervento

spesa

Successivamente verrà presa in considerazione la problematica minorile e quella degli anziani.

 

I PROGETTI DEL PIANO: CRITERI DI SELEZIONE

In termini di politica dei servizi l’operazione più complessa sarà quella di raccogliere progetti significativi nelle aree di competenza del piano e di stabilire i criteri di priorità per selezionarli.

Nella prima fase del lavoro si è riflettuto sui seguenti criteri, che il gruppo-guida ritiene di offrire e che tuttavia andranno confrontati con gli orientamenti dei Comuni:

assegnazione di una priorità all’area handicap, in considerazione dell’esistenza dei seguenti atti normativi e decisionali:

una precisa legge dello Stato che individua diritti esigibili da parte degli utenti e responsabilità dei soggetti istituzionali (L. 104/1992)

"Accordo di programma per l’integrazione degli alunni in situazione di handicap nella provincia di Rovigo", sottoscritto da amministrazione provinciale, Aziende ULSS n. 18 e n. 19, conferenze dei sindaci del Polesine, provveditorato agli studi di Rovigo

Protocollo d’intesa "Patto territoriale progetto impresa Rovigo-Europa", per i suoi riflessi in rapporto all’inserimento lavorativo dei portatori di handicap

ricercare un aumento quantitativo di offerta in aree problematiche ritenute carenti. In proposito, per quanto riguarda l’area handicap, si è valutata la necessità di nuovi poli di offerta relativamente a:

centri educativi occupazionali diurni

appartamenti protetti per una risposta residenziale in situazioni di emergenza sociale

per quanto riguarda l’area del disagio mentale, si è ribadita che la competenza prevalente in tale area è affidata all’ULSS. Tuttavia, in sede di discussione si è individuata l’esigenza di orientare la politica dei servizi nella direzione dello sviluppo di centri diurni, comunità alloggio, o, comunque, di interventi a supporto delle famiglie con malati psichici

in prima approssimazione, salvo successive verifiche ed approfondimenti, nel gruppo-guida è emersa una esigenza di sviluppo di servizi sociali per i minori, in relazione alle particolari e crescenti esigenze di aiuto ai gruppi a rischio

aggregare i progetti, oltre che in relazione alle fasce di bisogno, anche in relazione ai loro obiettivi. Nel merito si propone di articolarli in questi gruppi:

obiettivi di mantenimento nell’ambiente (servizi di socializzazione, promozione, sostegno)

obiettivi di supporto alla famiglia e alle reti sociali (servizi domiciliari)

obiettivi di sostituzioni alla famiglia e alle reti sociali (servizi residenziali)

definire meglio le forme di gestione dei servizi sociali, distinguendo fra quelle da gestire in forma associata mediante delega all’ULSS o nelle altre forme amministrative previste dalla legislazione veneta (convenzioni intercomunali, accordi di programma)

valutazione positiva relativamente a prendere in considerazione l’opportunità di definire un regolamento per la compartecipazione alla spesa da parte degli utenti che fruiscano di servizi sociali, purché tale contributo venga richiesto per un miglioramento qualitativo dei servizi offerti

 

CONTRIBUTI DA ACQUISIRE IN FASE DI CONSULTAZIONE

Al fine di meglio articolare la bozza di piano che dovrà essere sottoposta all’attenzione dei consigli comunali e della conferenza dei sindaci, si rendono disponibili, quali strumenti di lavoro, una griglia di rilevazione di eventuali progetti territoriali ritenuti significativi dai comuni ed una bozza per tavole riassuntive degli interventi distinti per aree problematiche.

 

SCHEDA DI SINTESI PER GLI INTERVENTI DI ASSISTENZA TECNICA

 

Data 24/9/1997

una giornata: 9-18,30

 

 

 

 

 

ROVIGO: REDAZIONE DEL PIANO DI ZONA DEI SERVIZI SOCIALI

PERCORSO DI LAVORO DEL "GRUPPO GUIDA"

a cura di Paolo Ferrario per la Fondazione Zancan

 

INCONTRO DEL 24 SETTEMBRE 1997 - h 14,30 / 18.30

 

PUNTI CHIAVE TRATTATI:

viene distribuito il fascicolo "Scheda metodologica per le consultazioni presso i Comuni dei distretti" elaborata dalla Fondazione Zancan, quale contributo tecnico e metodologico alla prosecuzione del processo programmatorio

viene data informazione sul contributo tecnico elaborato dai servizi psichiatrici in rapporto al piano di zona. In particolare si tratta di cercare di coordinare l’azione di servizio svolta dal dipartimento di Psichiatria della Azienda sanitaria (presa in carico medica, infermieristica, diagnostica delle problematiche connesse alla sofferenza psichica) con quella dei Comuni (presa in carico delle interconnesse problematiche di tipo sociale: reddito, vitto, casa, alloggio). Viene anche proposto un modello di intervento consistente nella realizzazione di un processo di aiuto consistente nei seguenti momenti:

informazione fra Comuni e Unità operativa psichiatrica attorno ai bisogni ed alle risorse delle persone che presentano problematiche psichiatriche

elaborazione di un progetto personalizzato (obiettivi; risorse attivabili)

Il suddetto contributo tecnico andrà ad integrare la parte già scritta nel Documento propedeutico al Piano di zona

il Presidente informa che nella settimana precedente vi è stata una prima fase di consultazione con i Comuni appartenenti al distretto. Questa prima fase aveva l’obiettivo di informare sulle procedure di lavoro adottate dal gruppo guida e di raccogliere osservazioni nel merito. Non si entra nel merito dell’esito delle consultazioni in quanto la riunione del gruppo era convocata per trattare la problematica dei minori. In fine incontro viene osservato che sarebbe stato opportuno discutere e socializzare quanto avvenuto in questa fase di elaborazione.

viene data informazione su un documento della regione Veneto sullo "Schema tipo del piano di zona" approvato il 5/8/1997. Il documento viene acquisito dal gruppo e potrà essere successivamente valutata la sua utilità al fin di pervenire al documento finale del Piano di zona

viene presentato un Progetto di Centro Handicap a cura del Comune S. Martino di Venezze. Si pone il problema di come valutare gli eventuali singoli progetti che potrebbero essere presentati nel corso della attività programmatoria. Il gruppo di progetto ha già da tempo definito alcuni criteri (esigenza di meglio distribuire le risorse sul territorio; migliorare la qualità dei servizi già offerti; creare dei nuovi poli di offerta in are problematiche carenti; soddisfare esigenze stabilite da leggi dello Stato, come nel caso dell’ handicap; tenere conto ed includere nel piano operazioni amministrative già effettuate, come gli accordi di programma, gli osservatori sul volontariato; ...)

viene affrontata la problematica "Minori", informando innanzitutto sulla importanza della recente Legge 28.8.1997 n. 285 Disposizioni per la promozione di diritti ed opportunità per l’infanzia e l’adolescenza, che potrebbe rivelarsi una opportunità per elaborare progetti specifici eventualmente finanziabili secondo le procedure indicate. Argomenti affrontati:

PROGETTO AFFIDI. Nel territorio vi sono 59 minori in istituto. Solo una rete di famiglie affidatarie potrebbe consentire il loro reinserimento in normali ambienti di vita. Da cui l’obiettivo di lavorare attorno alla crescita della sensibilità sociale su questo problema e per aggregare le famiglie per dare continuità nel corso del tempo al Progetto Affidi. In occasione di una massiccia campagna informativa, promossa dalla provincia in collaborazione con vari altri enti, nel 1995 ci sono stati effetti notevoli come la realizzazione di 25 casi di affido

FONDO DI SOLIDARIETA’ PER MINORI IN ISTITUTO. La sua utilità si rivelerebbe in tutti quei casi per i quali vi è un Provvedimento dell’ amministrazione giudiziaria. Per la sua gestione potrebbe essere individuato un responsabile che avrebbe anche il compito di contemperare le scelte tecniche degli operatori dell’ Azienda sanitaria con quelle dei Comuni. Anche in questo caso si rivela cruciale l’esistenza di un valido Servizio sociale presso i Comuni. Viene posto il problema del riparto di tali spese fra Comune singolo e Comuni associati. Si potrebbe distinguere una percentuale a carico del Comune di residenza ed una percentuale a carico del fondo.

per quanto riguarda l’imputazione delle spese viene posto il problema giuridico del DOMICILIO DI SOCCORSO. Trattandosi di tema strettamente amministrativo si tratterebbe di verificare eventuali orientamenti della regione e le prassi adottate dalle amministrazioni. Comunque la Fondazione Zancan si impegna a fornire ai partecipanti al gruppo materiali di documentazione tratti dalla letteratura giuridica esistente.

viene condivisa l’opportunità di ricercare/promuovere un progetto relativo ad una STRUTTURA DI ACCOGLIENZA anche finalizzata a riequilibrare le risorse di servizio sul territorio.

 

SCHEDA DI SINTESI PER GLI INTERVENTI DI ASSISTENZA TECNICA

 

Data 15/10/1997

mezza giornata: 9-17

 

 

 

 

 

ROVIGO: REDAZIONE DEL PIANO DI ZONA DEI SERVIZI SOCIALI

PERCORSO DI LAVORO DEL "GRUPPO GUIDA"

a cura di Paolo Ferrario per la Fondazione Zancan

 

INCONTRO DEL 15 Ottobre 1997 - h 9.00 - 17.00

 

PUNTI CHIAVE TRATTATI:

la giornata è dedicata ad esaminare le problematiche relative agli anziani. In tal modo verrebbe conclusa la ricognizione della proposta metodologia della ULSS n.

informazioni preliminari: sono disponibili le bozze di progetto del comune di Gavello; quella di una comunità alloggio, presentata dalle organizzazioni di volontariato e discussa nella Consulta provinciale handicap e i progetti formativi "scuola sicura" (promossi dal volontariato e dal Provveditorato degli studi in collaborazione con la uLSS). La lettura e l’analisi di questi viene rimandata al prossimo incontro. Inoltre si discute sulla opportunità di trattare nella parte iniziale del programma di zona la tematica connessa ai diritti ed alle carte dei servizi. Per realizzare ciò, verranno acquisiti gli statuti dei comuni, prendendo in considerazione i punti relativi alla partecipazione dei cittadini, ed inoltre la carta dei servizi della ULSS. Per quanto riguarda la redazione della bozza di programma, si potrebbe procedere nel modo seguente:

ampliamento e arricchimento sulla base delle indicazioni emerse nel gruppo guida e nelle consultazioni

acquisizione di documentazione significativa ( es. accordo di programma handicap; rassegna degli statuti; punti significativi della carta servizi; dati ricavati dalle ricerche sulla popolazione promosse dalla Provincia ...)

operazioni di "incollaggio intelligente" di tutte queste parti allo scopo di produrre un documento coerente

viene presentata una scheda relativa alle strutture residenziali private per minori ed adulti presenti nel territorio (vedasi). Durante la discussione emerge il fatto che, in alcuni casi, tale offerta di residenzialità potrebbe aumentare attraverso supporti organizzativi o risorse promossi dagli enti pubblici. Viene proposto di aggiungere alla scheda il "Centro solidarietà di Castelmassa" che presenta le seguenti caratteristiche: struttura nuova con spazi adeguati, realizzata anche attraverso l’accensione di un mutuo da parte del Comune. L’utenza è costituita da giovani che hanno avuto esperienza di tossicodipendenza; le sue potenzialità vanno viste nel quadro della prima accoglienza di soggetti tossicodipendenti, in interazione con il Ser.T.

si aprono una analisi e una discussione sull’uso di potenziali risorse rappresentate dagli obiettori di coscienza. Nel merito viene osservato che gli obiettori possono diventare effettivamente una risorsa importante, purché siano messi nella condizione di indirizzare il loro lavoro e questo può avvenire solo se esistono già risorse professionali negli enti locali, che possano fornire i supporti necessari. Per quanto riguarda il loro vitto e alloggio, possono essere ricercate opportune collaborazioni tra più enti locali confinanti

inizia la discussione sulla problematica anziani. Nel merito si concorda sull’utilità di mantenere all’interno del piano di zona la parte descrittiva già contenuta nel documento preliminare, relativa all’Assistenza Domiciliare Integrata: si tratta di una indispensabile descrizione informativa delle risorse già presenti, della loro organizzazione e dei processi di lavoro di servizio che vengono adottati. Inoltre, per quanto riguarda l’ADI, è operante nel territorio un accordo fra organizzazioni sindacali di pensionati e ULSS. Il direttore sociale della ULSS informa che, successivamente, verrà fornito un censimento sull’offerta privata di servizi rivolti agli anziani. Un aspetto cruciale è individuato nella assistenza domiciliare sociale, che richiede una funzione professionale di coordinamento costituita sostanzialmente da assistenti sociali, e una funzione di cura svolta da addetti all’assistenza. Si tratta di attività di servizio che possono essere attuate sia dalla ULSS, mediante l’istituto della delega volontaria, o, viceversa, dai comuni attraverso loro patti associativi (es. convenzioni intercomunali). Per quanto riguarda le forme di gestione, la situazione nel territorio della ULSS si presenta differenziata. Nel merito i problemi principali vengono indicati nel modo seguente:

formulazione dei capitolati di appalto e procedure di gara, in modo tale che venga garantita la qualità dell’offerta

l’attuale normativa veneta interviene con un concorso al costo nei confronti dei comuni che si associano o consorziano tra di loro

viene proposto di ricercare la fattibilità di una soluzione amministrativa, che consenta alla ULSS di definire il contenuto contrattuale della gara, mantenendo tuttavia l’applicazione del contratto in capo ai comuni: ciò potrebbe permettere di accedere ai finanziamenti regionali e, contemporanemaente, di valorizzare le competenze professionali presenti nella ULSS. Viene osservato che, comunque, il problema della reale capacità dei comuni di svolgere in modo efficace il servizio di assistenza domiciliare, è collegato alla esistenza di Uffici di Servizio Sociale (con la presenza di assistenti sociali), che possano sviluppare la necessaria attività di organizzazione, supporto ai processi di lavoro, coordinamento, valutazione dell’attività, rispetto dei contratti, collaborazione tra sistema pubblico e sistema del privato-sociale. Le soluzioni amministrative possono essere quelle della gestione diretta da parte dei comuni, oppure quello di un accordo (o mediante convenzione o di accordo di programma) fra comuni e ULSS. Pertanto fra i criteri che concorrono alla qualità dei servizi sociali vengono individuati: la presenza della professionalità dell’assistente sociale nel territorio e la continuità e il radicamento del servizio sociale nelle zone

resterebbero da definire i rapporti funzionali fra attività socio-sanitarie dell’ADI (prestazioni infermieristiche; prestazioni medico-specialistiche; supporto infermieristico sanitario ai dimessi dall’ospedale ...) e attività sociali (aiuto domiciliare; supporto alle reti famigliari e relazionali; segretariato sociale ...)

vengono espresse alcune considerazioni sulle strutture di ricovero:

alta percentuale di popolazione anziana nella provincia

contrarietà ad eventuali tagli di posti-letto nella zona

osservazioni al programmatore regionale, affinchè il dimensionamento di posti-letto venga effettuato valutando attentamente i tassi di invecchiamento e le opportunità sociali presenti nel contesto territoriale

la casa di riposo Ires (460 posti-letto) ha diversi progetti che potrebbero interessare i comuni. Occorrerà valutarli nel quadro del piano di zona

viene riproposta la problematica relativa alla presentazione di progetti ed iniziative da parte degli enti locali e del privato-sociale. Si ribadisce che il gruppo guida non ha un ruolo decisionale, bensì quello di istruire sul piano informativo il procedimento di approvazione del piano. In questa sede, tuttavia, è sicuramente necessario ed importante individuare e proporre i CRITERI DI VALUTAZIONE dei vari progetti. In proposito vengono elencati quelli che, fino ad ora, sono stati espressi all’interno di questo gruppo:

estensibilità a livello distrettuale dei singoli progetti, in modo tale che venga coinvolti il maggior numero dei comuni possibile

la realizzazione di diritti già stabiliti per legge ( es. handicap)

la realizzazione di accordi amministrativi già realizzati nel territorio (es. accordo di programma per l’inserimento scolastico handicap)

il miglioramento della qualità dei servizi offerti, soprattutto nel quadro di una richiesta di compartecipazione al costo da parte degli utenti

il riequilibrio della distribuzione delle risorse sociali sul territorio

l’individuazione di nuove risorse sociali per bisogni crescenti e sotto stimati (es. minori)

incremento di risorse potenziali (es. obiettori), purchè supportate da competenti servizi professionali

valorizzazione delle varie progettualità (del volontariato, dei comuni, della provincia), purché indirizzate allo sviluppo complessivo dei servizi sociali di zona

rafforzamento dei legami intercomunali e fra comuni e ULSS, sulla base di accordi politici e tecnico-professionali molto definiti nei contenuti, nei processi di lavoro, nelle fasi di realizzazione, nelle modalità di gestione, nella valutazione dei risultati

 

SCHEDA DI SINTESI PER GLI INTERVENTI DI ASSISTENZA TECNICA

 

Data 22 /10/1997; 23/10/1997

1 giornata e mezza: il 22/10 14,30 - 23,30; 23/10, 9-13

 

 

 

 

ROVIGO: REDAZIONE DEL PIANO DI ZONA DEI SERVIZI SOCIALI

PERCORSO DI LAVORO DEL "GRUPPO GUIDA"

a cura di Paolo Ferrario per la Fondazione Zancan

 

INCONTRI DEL 22 e 23 Ottobre

PUNTI CHIAVE TRATTATI:

viene distribuito dalla ULSS 18 un quadro analitico riguardante i posti letto in strutture protette

viene fatto un repertorio dei progetti a diverso livello di elaborazione finora acquisiti dal gruppo guida. Queste progettualità potranno, dopo una preliminare analisi, essere incluse nel piano di zona:

progetto di comunità alloggio, a cura delle associazioni di volontariato ANFFAS, Associazione Città Senza Barriere, San Vincenzo. UILDM, ANDOS, in collaborazione con la ULSS 18 e gli enti locali

"Senti chi parla": progetto di lingua italiana per stranieri, a cura dell’assessorato Pari Opportunità del comune di Castelmassa, della Direzione Didattica di Castelmassa e dell’Ufficio Studi EDA del Provveditorato

progetto formativo integrato di tempo lungo, a cura della Direzione Didattica di Castelmassa, in collaborazione col Comune e le società sportive. In questo progetto sono coinvolti anche portatori di handicap gravi

progetto Nomadi, a cura dell’Associazione Italiana Zingari Oggi

progetto Icaro, di prevenzione del disagio minorile, acura del Comune di Rovigo, provincia di Rovigo e altri comuni

progetto Insieme - CEOD e aboratorio occupazionale protetto, a cura della Cooperativa sociale Aliante, associazione Agorà, Comune di Gavello

ricerca Centro Accoglienza Stranieri, a cura del Centro francescano di ascolto, in collaborazione con l’assessorato alle Politiche Sociali dell’Amministrazione Provinciale di Rovigo

progetto Centro Handicap "San Martino di Venezze", a cura del Comune e dell’Azienda ULSS

progetti integrati per una cultura solidale, a cura della consulta provinciale volontariato: progetto A, Verso il mondo degli anziani; progetto B, Anziani in autoaiuto; progetto C, Anziani incontro agli altri, promossi dall’AUSER Polesine e da alcune associazioni di anziani della Provincia di Rovigo (si ricorda che in occasione della discussione sull’area problematica anziani è stato acquisito l’accordo "Progettualità servizi socio-sanitari territoriali" a cura della CGIL, CISL, UIL e della ULSS 18)

promemoria in merito all’affido/ricovero minori, a cura del Comune di Badia Polesine, assessorato ai Servizi Sociali

nel gruppo si apre il dibattito sulla ricaduta di questi progetti sulle politiche dei servizi nel territorio della ULSS 18. Si concorda che tali progettualità, sotto il profilo amministrativo, potranno essere avviate e sviluppate mediante accordi di programma fra i singoli Comuni, eventualmente anche associati fra loro, e la ULSS 18. Viene opportunamente detto che il processo interorganizzativo avviato dal piano di zona potrà promuovere, anche nel futuro, la produzione di altri progetti da parte dei soggetti sociali ed istituzionali della zona. Certamente il processo programmatorio dovrà anche prevedere alcuni momenti, nei quali verranno stabilite le priorità in base alle quali alcuni progetti rientreranno in un accordo generale fra conferenza dei sindaci e ULSS, mediante lo strumento amministrativo della delega di esercizio. Tuttavia per valorizzare obiettivi e progetti più particolari, lo strumento dell’accordo di programma fra Comuni singoli o associati e ULSS sembra particolarmente valido e congruente con l’attività avviata attraverso il piano di zona.

per includere i progetti sopra indicati, ed eventualmente quelli successivi, nella bozza del piano, verrà aggiornata e completata la tavola contenuta a pag. 36 del documento propedeutico curato dalla ULSS 18

un altro punto qualificante del piano dovrà essere costituito dall’attività di verifica, monitoraggio e valutazione dello sviluppo dei servizi. Occorrerà dunque elaborare un protocollo operativo nel merito, individuando anche semplici indicatori di realizzazione e di processo, fra cui il tempo di presenza degli operatori, il turn-over, eventuali indici di gradimento, le attività di formazione, la collaborazione interorganizzativa

viene data informazione al gruppo guida in ordine ad un incontro con la rappresentanza della conferenza dei sindaci (presenti 5) promossa dal Presidente, per la sera del 22 ottobre 1997. In quell’occasione è stata data informazione sul metodo di lavoro adottato dal gruppo guida e sul percorso finora effettuato. Nel merito la rappresentanza ha dato un sostanziale parere positivo sui lavori effettuati. In particolare vi è l’accordo sul considerare prioritario l’obiettivo handicap, e nell’avviare e sostenere iniziative per quanto riguarda l’area problematica minori in difficoltà. In quest’occasione è stato acquisito e valorizzato il già citato promemoria sull’affido/ricovero di minori, redatto dal Comune di Badia Polesine. Viene anche ricordata l’esistenza di una struttura presente nella zona: l’istituto per Sinti, che ha una potenzialità di 10/15 posti

viene discussa la problematica alcolismo. Si osserva che nella zona sono presenti vari gruppi di autoaiuto, che si occupano di tale questione. Si tratta di associazioni e gruppi informali, talvolta anche in conflitto tra loro, e che utilizzano metodologie diverse. Per tali iniziative i Comuni intervengono attraverso rimborsi spese per l’organizzazione di manifestazioni (feste o cene). L’ULSS invece interviene con il Ser.T. per attività di riabilitazione e trattamenti sanitari. Agli effetti del piano si tratta di censire queste iniziative, distinguerle per obiettivi e tipologie di intervento e coordinarle anche sotto il profilo economico e finanziario: infatti attualmente i Comuni e le Provincie intervengono attraverso l’attività di formazione e il supporto logistico (spazi e il contributo spese a sostegno del volontariato) e l’ULSS per quanto riguarda medici, educatori e psicologi. Anche in questo caso lo strumento amministrativo più idoneo ad intervenire è l’accordo di programma per le alcooldipendenze. Vi è comunque accordo sull’opportunità di includere anche questa problematica sociale, data la rilevanza e la diffusione sul territorio di queste forme di dipendenza

viene anche discussa una prima bozza dell’indice di piano:

percorso e procedure del piano di zona

linee guida del piano di zona

situazione demografico-territoriale

obiettivi e priorità

diritti dei cittadini sulla base degli statuti e della carta dei servizi

ruolo e funzione del terzo settore

legislazione e diritti

articolazione per aree progettuali: ciascuna indicherà normativa di riferimento, situazione esistente, priorità e progetti specifici

viene posto il problema delle procedure di approvazione. In particolare viene osservato che il piano potrebbe anche essere approvato per parti singole. Tale procedura consentirebbe di graduare nel tempo le varie funzioni amministrative. Infatti vi potrebbe essere una prima articolata discussione sul valore culturale e conoscitivo del piano e, successivamente, una più mirata attenzione ai risvolti amministrativi. Una più analitica redazione dell’indice di piano viene rimandata al prossimo incontro. Inoltre da questo momento il gruppo guida potrà anche suddividersi in sottogruppi che si dedicheranno in modo specifico alle parti assegnate

 

SCHEDA DI SINTESI PER GLI INTERVENTI DI ASSISTENZA TECNICA

 

Data 29 Ottobre 1997

mezza giornata: 14,30-18,30

 

 

 

 

SCHEDA DI SINTESI PER GLI INTERVENTI DI ASSISTENZA TECNICA

 

Data: 5 novembre 1997

ore: 9-17

 

 

 

 

ROVIGO: REDAZIONE DEL PIANO DI ZONA DEI SERVIZI SOCIALI

PERCORSO DI LAVORO DEL "GRUPPO GUIDA"

a cura di Paolo Ferrario per la Fondazione Zancan

INCONTRO DEL 5 Novembre 1997

PUNTI CHIAVE TRATTATI:

viene discussa la proposta di indice elaborata precedentemente. In particolare, il direttore sociale presenta una scheda grafica intitolata "Processo di attivazione del piano di zona e sviluppo" che tiene conto del percorso effettuato e dei risultati conoscitivi e programmatori realizzati nel corso di questi mesi

nel pomeriggio vengono formati tre gruppi di lavoro con l’obiettivo di effettuare una prima lettura dei materiali raccolti:

1° gruppo: analisi degli statuti comunali e del progetto "Città sane"

2° gruppo: analisi della carta dei servizi della ULSS n. 18

3° gruppo: soggetti istituzionali coinvolti nel piano di zona

accordi per la prosecuzione del lavoro consistente nella scrittura delle singole parti del piano di zona

SCHEDA DI SINTESI PER GLI INTERVENTI DI ASSISTENZA TECNICA

 

Data: 24 novembre 1997

ore: 14 -18

 

 

 

 

 

ROVIGO: REDAZIONE DEL PIANO DI ZONA DEI SERVIZI SOCIALI

PERCORSO DI LAVORO DEL "GRUPPO GUIDA"

a cura di Paolo Ferrario per la Fondazione Zancan

INCONTRO DEL 24 Novembre 1997

PUNTI CHIAVE TRATTATI:

viene presentata la scheda "Indicazioni metodologiche e tecniche per la valutazione del piano di zona" a cura di Paolo Ferrario per la Fondazione Zancan. Il testo presentato costituisce un contributo tecnico alla redazione del piano e non ha l’obiettivo di sostituire l’attività di produzione dell’atto finale, che è di competenza della Conferenza dei Sindaci

viene effettuata una ricognizione sui capitoli del progetto di piano, che sono a una buona fase di elaborazione.

La Provincia presenta la parte sull’ analisi demografica dei Comuni

Il direttore sociale della ULSS presenta:

capitolo 7 - La formalizzazione: accordi di programma, convenzioni, deleghe, regolamento di compartecipazione alla spesa

capitolo 6 - Il processo di attivazione del piano di zona e sua continuità

capitolo 4 - Le aree di intervento

 

ROVIGO: REDAZIONE DEL PIANO DI ZONA DEI SERVIZI SOCIALI

PERCORSO DI LAVORO DEL "GRUPPO GUIDA"

a cura di Paolo Ferrario per la Fondazione Zancan

 

INDICAZIONI METODOLOGICHE E TECNICHE PER LA VALUTAZIONE

DEL PIANO DI ZONA DEI SERVIZI SOCIALI

 

Il presente testo costituisce un contributo alla redazione del piano di zona e non ha l’obiettivo di sostituire l’attività di produzione dell’atto finale, che è di competenza della conferenza dei sindaci e dei propri rappresentanti istituzionali

 

LE CARATTERISTICHE DEI SERVIZI SOCIO-ASSISTENZIALI

La complessità dei problemi che si pongono nel procedere ad una valutazione degli interventi assistenziali è dovuta al fatto che il "prodotto socio-assistenziale" dipende da una multidimensionalità di fattori che lo determinano.

Infatti il sistema dei servizi alla persona è costituito da una pluralità di soggetti che si possono così sinteticamente identificare in:

servizi erogati direttamente dal sistema pubblico (gestione diretta)

servizi erogati indirettamente da soggetti privati o del privato sociale (gestione indiretta)

attività di sostegno, promozione, informazione autonomamente svolta dalle organizzazioni di volontariato

attività di produzione svolta con modalità imprenditoriali dalle cooperative sociali, che tuttavia si configurano come interlocutori significativi e privilegiati

Le organizzazioni che producono servizi hanno dunque a che fare con prodotti di difficile e complessa definizione. Infatti le loro caratteristiche fondamentali sono le seguenti:

immaterialità: i servizi sociali non hanno un alto grado di visibilità e riconoscimento sociale. Tuttavia essi sono percepiti dai cittadini e dagli utenti in situazioni di bisogno: il servizio esiste in quanto è percepito. Per tali motivi occorre sempre elaborare una rappresentazione di quanto è stato prodotto ed un forte investimento relazionale per affermare il significato delle politiche di servizio.

interattività: la produzione dei servizi è contestuale al loro consumo. Il servizio si produce solo nel momento in cui qualcuno lo utilizza. Pertanto se non c’è percezione del servizio è come se non ci fosse neppure stata la sua produzione. Più in particolare il servizio si produce nel quadro dell’interazione fra gli operatori (ed i contesti istituzionali entro i quali essi operano) ed i destinatari degli interventi

soggettività: nella produzione dei servizi giocano un ruolo rilevante le aspettative e l’immagine che di esse hanno i cittadini e gli utenti. Con la presenza sempre più significativa delle formazioni sociali intermedie (in particolare il volontariato) tale caratteristica si è rafforzata.

Le aspettative dell’utente e i parametri in base ai quali valuta le prestazioni sono difficili da identificare. Inoltre, anche quando vengono identificati, non dipendono solo dalle effettive prestazioni tecniche svolte, ma anche da problemi specifici, cultura, valori e altri condizionamenti ambientali spesso contingenti.

La qualità percepita deriva dalla comparazione tra le aspettative e le prestazioni effettivamente ottenute e riflette quindi il grado di soddisfazione dell’utenza. Di conseguenza, fornire un servizio di qualità significa soddisfare l’utente, conoscerne le aspettative individuando le esigenze prevalenti, monitorandole nel tempo e facendo in modo di rispondervi.

E’ possibile distinguere tre dimensioni che condizionano la percezione di qualità da parte dell’utenza:

validità tecnica delle prestazioni di servizio

tempo di intervento

orientamenti intersoggettivi

Una prestazione di servizio è percepita valida sotto il profilo tecnico se di fatto risponde al bisogno specifico per il quale è stata predisposta e per la cui erogazione l’organizzazione si è impegnata.

La percezione relativa al tempo di intervento consiste nel giudizio relativo alla capacità dell’erogatore di porre in atto un intervento tecnico in seguito a richieste specifiche o a bisogni cui l’organizzazione deve far fronte.

L’orientamento intersoggettivo si realizza instaurando relazioni significative tra organizzazione ed utente, ovvero stabilendo un corretto rapporto di comunicazione con i soggetti fruitori, nel cui ambito divenga possibile una piena comprensione delle relative esigenze. La relazione non si esaurisce nel solo momento di contatto, ma viene influenzata da altri elementi, come ad esempio l’organizzazione degli spazi, gli strumenti utilizzati, gli sforzi per rendere accessibile l’organizzazione e completamente fruibili i suoi servizi, la pubblicazione di opuscoli informativi, la razionalizzazione delle procedure amministrative, la predisposizione di efficaci servizi telefonici.

Quanto detto richiama l’importanza e la necessità di effettuare le seguenti operazioni organizzative:

a) realizzare un sistema informativo

b) documentare le attività di servizio

c) effettuare la valutazione dei servizi e coinvolgere i soggetti pubblici e sociali in tale attività.

L’attività valutativa non può essere considerata disgiuntamente da quella programmatoria. E correttamente anche il piano di zona deve includere orientamenti e procedure per la sua realizzazione.

 

GLI EFFETTI DELLA VALUTAZIONE

I processi valutativi possono incidere su numerosi aspetti fondamentali della vita di un servizio:

sulla programmazione, quale strumento per distribuire le risorse;

sulle singole funzioni critiche del servizio, quale strumento di affinamento e di correzione rispetto ai punti deboli quali l’accoglienza, l’orientamento, la dimissione:

sul processo di evoluzione del servizio nel suo complesso favorendo l’adeguamento delle risorse e delle prestazioni

sull’immagine pubblica del servizio stesso. Infatti l’esplicitazione dei risultati ottenuti possono, in caso di accertata efficacia, rappresentare un’operazione di immagine sociale da non sottovalutare, in presenza di utenti spesso non a conoscenza della qualità del servizio e talvolta neppure della sua esistenza, nonché di operatori non sempre consapevoli della completa potenzialità della rete territoriale dei servizi

sulla formazione degli operatori, quale fondamentale strumento di apprendimento capace di riorientare le risorse umane impiegate e modificare atteggiamenti e comportamenti

sulla qualità del lavoro degli operatori, quale incentivo della loro produttività, in termini di efficienza e di efficacia, grazie ai meccanismi di rinforzo dovuto alla valutazione dei risultati

 

DIMENSIONI DELLA VALUTAZIONE

L’ arco dei potenziali soggetti interessati alla valutazione di un servizio è piuttosto ampio e ciascuno di essi si muove con intenzionalità, strategie e criteri differenti. Si tratta infatti di:

il legislatore nazionale regionale che individua le scelte strategiche, deve farle applicare e cambiarle quando risultano inadeguate alla realtà

gli amministratori nazionali, regionali e locali che gestiscono le risorse e devono tendere alla loro ottimale utilizzazione

gli operatori, che detengono il sapere professionale e devono continuamente vagliarne l’efficacia alla luce dei segnali che ricevono dall’operatività

gli utenti, che sono i destinatari finali dell’intervento e sono il fulcro centrale della valutazione, nel senso che il loro punto di vista dovrebbe rappresentare il criterio orientativo prioritario al quale viene subordinato quello degli altri soggetti coinvolti.

Sotto il profilo organizzativo gli interventi assistenziali possono raggrupparsi in tre categorie:

interventi di promozione della comunità locale, di informazione diffusa, di accrescimento culturale della cittadinanza

servizi territoriali, nei quali le prestazioni vengono erogate o nelle sedi dei servizi o al domicilio dell’utente, con la funzione di sostenere le reti di riferimento degli utenti (famiglie, vicinato, gruppi, associazioni di volontariato)

servizi residenziali, che hanno la funzione di sostituire attraverso interventi professionali le reti di supporto alla vita quotidiana degli utenti

 

 

VALUTAZIONE DI EFFICIENZA E DI EFFICACIA

L’oggetto di un processo di valutazione cambia in relazione all’obiettivo che si propone, dando luogo a criteri di valutazione diversi.

Due sono i concetti fondamentali che si utilizzano in queste operazioni:

Efficacia: è un concetto di ordine qualitativo che serve a valutare in quale misura un sistema organizzativo raggiunge gli obiettivi che gli sono assegnati

Efficienza: è un concetto più quantitativo rispetto a quello di efficacia, poiché è un rapporto tra i risultati ottenuti da un sistema organizzativo e i mezzi necessari.

La valutazione di efficacia di un intervento misura la capacità dello stesso di determinare il raggiungimento dell’obiettivo. In riferimento ai servizi personali, è la capacità di rispondere ad una domanda potenziale e reale, oppure la capacità di modificare positivamente l’evoluzione naturale di uno stato di disabilità o di disagio.

Si può distinguere tra efficacia interna ed esterna. La valutazione di efficacia interna misura quale grado di realizzazione del prodotto si ottiene, facendo riferimento alle capacità dell’apparato tecnico-professionale di sviluppare la sua azione. Posto l’obiettivo di benessere, si valuta se è stato conseguito.

La valutazione di efficacia esterna prende in considerazione la validità della scelta tecnico-politica relativa al prodotto e all’alternativa d’azione seguita per incidere nel modo desiderato sul problema che è all’origine della scelta: si valuta cioè se l’obiettivo posto era pertinente ed adeguato rispetto al problema sociale o sanitario che si voleva affrontare.

La problematicità della valutazione dell’efficacia degli interventi assistenziali deriva dalla difficoltà di asserire se il cambiamento verificatosi in una determinata situazione sia imputabile all’intervento messo in atto.

La valutazione di efficienza riguarda la capacità del servizio di raggiungere gli obiettivi prefissati con il minimo di risorse materiali ed umane: nell’area dei servizi esprime il grado di utilizzazione delle risorse disponibili. Questo, per diventare un dato significativo, deve essere incrociato con le variabili costi da una parte e con la valutazione di efficacia dall’altra.

 

VALUTAZIONE DELLA POLITICA DEI SERVIZI E VALUTAZIONE DEGLI INTERVENTI

In fase di definizione della bozza di piano di zona e successivamente in fase di approvazione del piano di zona, è necessario distinguere fra:

valutazione della politica dei servizi, consistente nella predisposizione delle azioni amministrative interistituzionali che si rendono necessarie per lo sviluppo dei servizi sociali nel territorio

valutazione degli interventi, consistente in operazioni tecnico-professionali finalizzate a verificare il raggiungimento dei risultati di servizio

In questa sede non è possibile né corretto entrare nel merito delle modalità tecniche attraverso cui effettuare la valutazione degli interventi, tuttavia può essere indicata una provvisoria matrice che potrebbe essere in seguito precisata e perfezionata dagli operatori professionali stessi per definire un più analitico lavoro.

PROBLEMI

VARIABILI

 

 

 

Criteri di presa in carico

· per riduzione utenza

· per incremento standards assistenziali

· per incremento risorse assistenziali

· per modificazione progetti precedenti

· ....

 

 

Definizione domanda

· interpretazioni (degli operatori)

· deformazioni (degli utenti)

· trasformazioni (del servizio)

· ....

 

 

 

Progettazione interventi

· tipologie sociali

· tipologie assistenziali

· tipologie esistenziali

· tipologie affettive

· tipologie psicologiche

· tipologie economiche

· ....

 

 

 

Scelta obiettivi

· miglioramento qualità vita

· riduzione sofferenza e disabilità

· superamento difficoltà economiche

· reinserimento sociale

· aiuto domestico

· ....

 

 

 

Risorse e strumenti

· economie e finanziarie

· psicologiche, assistenziali, sociali

· famigliari, pubbliche, del volontariato

· specialistiche

· ....

 

 

 

Erogazione

· sistematica o non

· individuale o collettiva

· domiciliare o non

· esclusiva o non

· con appoggio extra servizio

· ....

 

 

 

Temporalità

· inizio e fine

· tempo necessario per produrre effetti

· interventi a breve e medio termine

· verifiche intermedie

· ....

 

Più congruente ai processi di approvazione del piano di zona è sicuramente la predisposizione di orientamenti e criteri per effettuare la valutazione della politica dei servizi.

L’orientamento alla qualità dei servizi pubblici è recentemente sostenuto e ribadito dalla legislazione. Nella direttiva del Presidente del Consiglio dei Ministri del 27.1.1994 "Principi sull’erogazione dei servizi pubblici" vengono fissati i principi generali cui deve uniformarsi l’azione gestionale delle organizzazioni che realizzano servizi pubblici.

I principi individuati sono: eguaglianza, imparzialità, continuità, diritto di scelta, partecipazione, efficienza ed efficacia.

Occorre sottolineare che i principi della direttiva sono tenuti ad uniformarsi non soltanto nelle pubbliche amministrazioni, ma anche in soggetti non pubblici che comunque erogano servizi pubblici, come è nei casi di servizi resi in regime di concessione o mediante convenzione.

Quanto sopra determina la necessità di definire:

i fattori da cui dipende la qualità del servizio

gli indicatori di qualità

gli standards di qualità e quantità per ciascuno degli indicatori individuati.

L’approntamento analitico di tali strumenti non può avvenire in modo completo nella fase programmatoria: il piano di zona richiederà in futuro un attento monitoraggio che consenta di valorizzare lo sforzo fatto e di consolidare i gruppi di lavoro tecnici e politico-amministrativi che si sono formati.

Tuttavia allo scopo di stabilire alcune linee di orientamento può essere utile riferirsi ad uno schema generale elaborato dal Ministero della Funzione Pubblica e rappresentato nella tabella seguente.

 

 

QUALITA’ DEI SERVIZI PUBBLICI

 

 

Obiettivi generali

Obiettivi specifici

Modalità di erogazione

 

 

 

Facilitare l’accesso ai servizi

· far conoscere i servizi

· accogliere e orientare l’utenza

· garantire la conoscenza dell’iter

INFORMAZIONE

ACCOGLIENZA

TRASPARENZA

 

Migliorare la fornitura del servizio

· rendere più rapidi i servizi

· agevolare l’utente negli adempimenti

· usare un linguaggio comprensibile

· rendere meno gravosa l’attesa

· adeguare il servizio alle esigenze delle persone

VELOCITA’

COMODITA’

CHIAREZZA

GESTIONE DELLE ATTESE

PERSONALIZZAZIONE

 

 

Controllare e correggere il servizio

· ridurre e prevenire gli errori

· assicurare la costanza qualitativa del servizio

· gestire i disservizi e gli imprevisti

· ascoltare l’utente e fargli valutare il servizio

AFFIDABILITA’

STANDARD

PRONTEZZA DI RISPOSTA

ASCOLTO

 

 

 

 

Innovare e far evolvere il servizio

· allargare l’utenza e arricchire il servizio

· potenziare il servizio per le fasce deboli

· far evolvere il ruolo del servizio pubblico

 

ARRICCHIMENTO

UTENZE PARTICOLARI

INNOVAZIONE

Fonte: Dipartimento Funzione Pubblica 1996

 

Sulla base di quanto esposto, si propongono alcune preliminari tabelle che distinguono i diversi fattori che sono in gioco nei processi istituzionali ed organizzativi della valutazione.

In rapporto alle scelte del piano di zona ed al suo contenuto, sarà possibile apportare precisazioni e miglioramenti a tale schema, che ha il principale scopo di offrire orientamenti metodologici alla implementazione delle politiche dei servizi sociali.

 

INDICATORI COMUNI A TUTTE LE AREE DI INTERVENTO

 

Obiettivi

Tipo di indicatori e informazioni necessarie

Modalità di rappresentazione

 

 

 

 

 

Conoscenza della comunità locale

INDICATORI DI DOMANDA

· caratteristiche della popolazione generale

· famiglie

· caratteristiche del territorio

 

Tabelle quantitative distinte per Comuni

 

 

Conoscenza delle organizzazioni di servizio

INDICATORI DI OFFERTA

· operatori distinti per professionalità

· volontari

· obiettori di coscienza

 

Tabelle quantitative distinte per Comuni

 

 

 

 

 

 

 

Sviluppo di relazioni fra sistema pubblico e sistema del privato sociale

INDICATORI DI PROCESSO

· coinvolgimento di soggetti pubblici o del privato sociale nel sistema delle responsabilità

· rilevazione periodica dei bisogni della popolazione

· definizione di standard di risposta ai bisogni

· rilevazione, analisi, valutazione di progetti di intervento proposti da soggetti pubblici o del privato sociale

 

 

 

 

 

Descrizione dei processi

 

AREA MINORI

 

Obiettivi

Tipo di indicatori e informazioni necessarie

Modalità di rappresentazione

 

 

 

· conoscenza della popolazione minorile

INDICATORI DI DOMANDA

· popolazione minorile per classi di età

· affidi a tempo pieno

· affidi a tempo parziale

· provvedimenti tribunale minorenni:

· stato di abbandono

· affido

· adozione:

· indagine idoneità

· affido preadottivo

· autorizzazione matrimonio

· segnalazione Procura

· segnalazione Pretura

· nuove prese in carico

· casi chiusi

 

Tabelle distinte per Comune

· assistenza educativa domiciliare

· potenziamento affidi

· attivazione servizi comunitari a gestione diretta o convenzionata

 

INDICATORI DI OFFERTA

· attività di socializzazione

· inserimenti lavorativi

· centri informagiovani

· interventi di sostegno alla famiglia

· affidi educativi a tempo parziale

· assistenza domiciliare

· affidi famigliari a tempo pieno

· comunità educativo-assistenziali/comunità alloggio

· istituti

 

 

ore di supporto alla famiglia

...........................................

popolazione 0-17

 

n. educatori per affido parziale

............................................

popolazione 0-17

 

 

n. domande presentate

...........................................

popolazione 0-17

 

 

n. domande accolte

............................................

popolazione 0-17

 

 

 

 

 

 

 

INDICATORI DI PROCESSO

· coinvolgimento di soggetti pubblici o del privato sociale nel sistema delle responsabilità

· rilevazione periodica dei bisogni della popolazione

· definizione di standard di risposta ai bisogni

· rilevazione, analisi, valutazione di progetti di intervento proposti da soggetti pubblici o del privato sociale

 

 

 

 

AREA HANDICAP

Obiettivi

Tipo di indicatori e informazioni necessarie

Modalità di rappresentazione

 

 

 

 

 

INDICATORI DI DOMANDA

· in ambito scolastico

· post obbligo scolastico

· domanda inserimenti lavorativi

 

 

 

 

 

 

INDICATORI DI OFFERTA

· attività di socializzazione ed integrazione sociale

· soggiorni di vacanza

· inserimenti lavorativi

· interventi di supporto alla famiglia

· assistenza domiciliare

· centri diurni di riabilitazione e socio-riabilitativi

· affidi a tempo parziale

· trasporto/accompagnamento

· affidi famigliari

· comunità alloggio/alloggi protetti

· istituti

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

INDICATORI DI PROCESSO

· coinvolgimento di soggetti pubblici o del privato sociale nel sistema delle responsabilità

· rilevazione periodica dei bisogni della popolazione

· definizione di standard di risposta ai bisogni

· rilevazione, analisi, valutazione di progetti di intervento proposti da soggetti pubblici o del privato sociale

 

 

 

AREA ANZIANI

Obiettivi

Tipo di indicatori e informazioni necessarie

Modalità di rappresentazione

 

 

 

 

 

 

INDICATORI DI DOMANDA

·

·

 

 

 

 

 

 

INDICATORI DI OFFERTA

· centri sociali/attività di socializzazione

· soggiorni di vacanza, cure termali

· interventi di sostegno alla famiglia

· rafforzamento del vicinato

· assistenza domiciliare e assistenza domiciliare integrata

· centri diurni

· comunità alloggio/miniappartamenti

· istituti per anziani parzialmente autosufficienti

· istituti per anziani non autosufficienti

assistenza economica:

totale contributi erogati

...................................

popolazione > 65

 

n. domande presentate

.......................................

popolazione > 65

 

n. domande accolte

........................

popolazione > 65

 

assistenza domiciliare:

tot. ore lavorate per ass. domiciliare

.....................................................

popolazione > 65

 

n. domande presentate

................................

popolazione > 65

 

n. domande accolte

..............................

popolazione > 65

 

 

residenzialità:

n. posti in RSA

.....................

popolazione > 65

 

n. domande presentate

.................................

popolazione > 65

 

 

 

 

 

INDICATORI DI PROCESSO

· coinvolgimento di soggetti pubblici o del privato sociale nel sistema delle responsabilità

· rilevazione periodica dei bisogni della popolazione

· definizione di standard di risposta ai bisogni

· rilevazione, analisi, valutazione di progetti di intervento proposti da soggetti pubblici o del privato sociale

 

 

 

 

Obiettivi

Tipo di indicatori e informazioni necessarie

Modalità di rappresentazione

 

 

 

 

 

 

INDICATORI DI DOMANDA

·

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

INDICATORI DI OFFERTA

·

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

· INDICATORI DI PROCESSO

 

 

 

 

 

 

 

 

 

SCHEDA DI SINTESI PER GLI INTERVENTI DI ASSISTENZA TECNICA

 

Data: 10 dicembre 1997

ore: 9-17

 

 

 

 

ROVIGO: REDAZIONE DEL PIANO DI ZONA DEI SERVIZI SOCIALI

PERCORSO DI LAVORO DEL "GRUPPO GUIDA"

a cura di Paolo Ferrario per la Fondazione Zancan

INCONTRO DEL 10 dicembre 1997

PUNTI CHIAVE TRATTATI:

informazioni iniziali del presidente della Conferenza dei Sindaci:

ampliamento della RSA di Castelmassa: attualmente di 90 posti, se ne aggiungono 16

ampliamento della RSA di Ficarolo: attualmente di 108 posti, se ne aggiungono 30 (la struttura è anche convenzionata con la ULSS di Ferrara). La struttura ha altre possibilità di ampliamento

commento: si tratta di strutture che pur essendo private, si aprono al pubblico e non solo per attività di degenza

comunicazioni del Direttore Sociale dell’ULSS n. 18 sul convegno di Vicenza organizzato dalla Fondazione Zancan sullo stato di attuazione dei piani di zona:

sottolineatura dell’importanza della famiglia al centro del sistema dei servizi

importanza del problema della rappresentatività intesa come rapporto con l’opinione pubblica. I piani di zona dovranno consentire estese relazioni col sistema del privato sociale

un altro elemento qualificante dei piani di zona saranno le funzioni di verifica e valutazione dei servizi

sono state sinteticamente descritte le caratteristiche dei piani di zona in avanzata fase di realizzazione:

Vicenza: il piano si caratterizza per un forte rapporto con i servizi sociali comunali (e in particolare con gli/le assistenti sociali) per l’analisi dei bisogni: tali soggetti sono stati assunti pertanto come testimoni privilegiati. Tale metodologia consente di inquadrare le problematiche sociali delle zone anche in assenza di onerose e complesse attività di ricerca sociale

Verona: sono stati risolti alcuni problemi amministrativi e si sta avviando il lavoro programmatorio

Padova: è stato elaborato un documento di linee di indirizzo e sono stati costituiti i gruppi di lavoro

Cittadella: in questa realtà esiste una completa delega di esercizio alla ULSS. I Comuni versano una quota pro-capite di circa 24.000 lire, che potrebbe essere maggiorata di 11.000 lire. In questo contesto, per offrire dati di documentazione amministrativa, l’ULSS si è dotata di un articolato sistema informativo socio-assistenziale

Adria: è stato approvato un documento di piano di zona che si configura più sotto il profilo di "linee programmatiche" piuttosto che di analisi dei bisogni della domanda e dell’offerta

sotto il profilo finanziario, è stato osservato che per i Comuni l’unico margine di manovra di incremento della spesa è costituito dall’ICI (imposta comunale sugli immobili)

nel merito è stato osservato che tale operazione richiede un articolato lavoro amministrativo, consistente in: prima discussione in Consiglio Comunale, confronto con la cittadinanza, descrizione delle attività sociali che verrebbero finanziate con l’incremento, atto amministrativo dell’aumento dell’ICI

il gruppo affronta il problema del rapporto con le realtà del volontariato organizzato. Viene confermato che il volontariato è stato contattato nella fase iniziale dell’elaborazione del piano di zona dalla Provincia di Rovigo e dalla rappresentante del volontariato all’interno del gruppo

diversità di lettura dei bisogni fra le associazioni di rappresentanza del volontariato e i vari gruppi di familiari ecc. più centrati sui temi dei bisogni e delle risposte da offrire

associazioni significative: ANFASS, Associazione famiglie con pazienti psichiatrici (AITSM), ACAT, Associazione Provinciale Lavoratori Anziani (APLA)

un primo momento potrà essere quello di un incontro con il responsabile della consulta del volontariato organizzata a livello provinciale

per quanto riguarda la consultazione, vengono discusse le modalità di relazione con i medici di base. Si tratta di avere un atteggiamento di ascolto per ciò che concerne le problematiche sociali che i medici incontrano durante l’attività di assistenza sanitaria di base

in rapporto agli obiettivi a lungo termine già ampiamente discussi nei mesi precedenti ed in particolare per quanto riguarda lo sviluppo delle attività residenziali o semi-residenziali per l’handicap, nel gruppo viene ribadita l’importanza di valorizzare le strutture che già ora forniscono risposte sul territorio. In particolare viene ricordato l’istituto agrario che, tramite il proprio convitto, accoglie soggetti con problematiche sociali, talvolta molto complesse

viene ripresa l’analisi dell’indice del primo volume:

Premessa: testo già definito

1. Descrizione del territorio: testo già definito

2. Principi e linee guida: materiale di base già pronto; il testo è in fase di scrittura

3. I soggetti istituzionali coinvolti nel piano di zona: i materiali normativi sono pronti; il testo è in

fase di scrittura

4. Le aree di intervento: i singoli materiali sono pronti; il testo è in fase di scrittura

5. Obiettivi e progetti: generali e caratterizzanti l’intervento territoriale

6. Il processo di attivazione del piano di zona e sua continuità: testo già definito

7. La formalizzazione

8. Valutazione e verifica della progettazione e della qualità dei servizi: il testo "Indicazioni metodologiche tecniche per la valutazione dei piani di zona" è già stato sottoposto all’attenzione del gruppo guida

La lettura e la discussione sul primo volume viene rimandata all’incontro del 29 dicembre 1997

 

SCHEDA DI SINTESI PER GLI INTERVENTI DI ASSISTENZA TECNICA

 

Data: 29 dicembre 1997

ore: 9-17

 

 

 

 

SCHEDA DI SINTESI PER GLI INTERVENTI DI ASSISTENZA TECNICA

 

Data: 22 gennaio 1998

ore: 9-17

 

 

Temi trattati, sintesi e considerazioni:

indice definitivo del vol 1°:

premessa

processo di attivazione del piano di zona e sua continuità

territorio dell’ azienda ulss 18: aspeti demografici

principi e linee guida

i soggetti istituzionali coinvolti nel piano di zona

strategie dell’integrazione: il distretto, le aree di intervento

gli obiettivi e progetti

la formalizzazione: accordi di programma, convenzioni, deleghe, regolamento di compartecipazione alla spesa

valutazione e verifica della progettazione della qualità

discussione sulle consultazioni: attenzione al problema; molti soggetti si attivano e presentano progetti; clima positivo e costruttivo; attenzione anche da parte del provveditorato agli studi; i sindacati saranno rappresentati nei gruppi di distretto; occorre avere maggiore cura per i vari momenti informativi, è difficile spiegare il processo di costruzione del piano nel tempo ristretto di una serata; gli accordi di programma sono visti più come vincoli che come opportunità; c’è molta attesa sui progetti-obiettivo (2° volume); continuare a discutere sul regolamento del concorso al costo; fondo sociale per le emergenze sociali: c’è accettazione, andrebbe riproposto nei due distretti; da qui all’approvazione occorre avviare un forte lavoro di mediazione, di trasferimento delle informazioni

punti di preoccupazione: lo "scarico" sui comuni dei problemi appartenenti al comparto sanitario; continuare la costruzione dei centri di costo per informare le amministrazioni comunali sull’andamento della offerta di servizi da parte dell’ ulss

specificità del piano di zona di Rovigo: individuato un percorso istituzionale per mantenere attivo il processo programmatorio; attenta rilevazione dell’offerta e dei progetti presenti nel territorio, accanto alla precisazione dei criteri di valutazione di tali progettualità; si è cercato di lavorare molto non solo sugli obiettivi, ma anche sulla ricerca delle condizioni di fattibilità; si è tentato di far emergere le aree di maggior bisogno (minori in difficoltà, per ridurre il ricorso al ricovero fuori territorio; servizi per i portatori di handicap

rapporto con il volontariato: è stato curato attraverso la consulta provinciale

ruolo della politica: attenzione a non creare schieramenti politici su questi temi; tentare di andare sempre di più sui contenuti; vedere il piano di zona come uno strumento di contatto con le amministrazioni per la crescita della cultura sul settore dei servizi

discussione sulla bozza di regolamento per la compartecipazione: cercare criteri di gradazione delle fasce per evitare squilibri; cercare le percentuali di abbattimento

avvio della lettura dei testi sulle aree progettuali (2° volume)

 

SCHEDA DI SINTESI PER GLI INTERVENTI DI ASSISTENZA TECNICA

 

Data: 26 febbraio 1998

ore: 9-17

 

 

Temi trattati, sintesi e considerazioni:

andamento delle consultazioni: incontro con le cooperative sociali che hanno rapporti contrattuali con i servizi pubblici, occorrerebbe un confronto sui contratti, capitolati ; ruolo dei sindacati: il rappresentante nel gruppo guida le ha tenute costantemente informate, c’è consenso sul modo in cui procede il lavoro

ricognizione sui vari soggetti coinvolti nella realizzazione del Piano di zona:

conferenza dei sindaci: presidenza e rappresentanza

gruppo di piano

ulss: direttore sociale e direttore generale

comuni: sindaci, assessori, servizio sociale

comune di Rovigo: sua specificità

distretti: gruppi distrettuali

ipab, rsa

volontariato

cooperative sociali

sindacati

composizione dei gruppi di distretto: aumento delle rappresentanze dei comuni; garantire, per ragioni di continuità, la presenza in questi gruppi dei componenti che hanno fatto parte del gruppo - guida

indice del 2° VOLUME:

area materno-infantile e giovani

area handicap

area tossicodipendenza

area disagio mentale

area anziani

area migrazioni

decisione: in vista della prossima discussione dell’ "indicatore di situazione economica" si conviene sull’opportunità di non inserire il regolamento nel primo volume. Ciò potrebbe facilitare la discussione degli orientamenti e processi programmatori senza determinare un possibile conflitto istituzionale solo sul tema della compartecipazione

lettura dei punti chiave del capitolo "area materno-infantile"

nelle prossime settimane inizieranno le fasi di approvazione del primo volume

il gruppo guida conclude con oggi il suo lavoro di preparazione del primo piano di zona dei servizi sociali