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Www.segnalo.it |
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Piano
di zona di Rovigo: documentazione
ULSS
18 di Rovigo
Assistenza
tecnica alla Conferenza dei sindaci per
il Piano di zona dei servizi sociali
1997-1998
DATA
ORE |
ATTIVITA’
DI COLLABORAZIONE
da
parte di PAOLO FERRARIO
per
la FONDAZIONE ZANCAN |
22/7/97
16-19 |
INCONTRO CON
RAPPRESENTANZA CONFERENZA DEI SINDACI, DIRETTORE GENERALE ASL, DIRETTORE
SOCIALE ASL, ASSESSORE PROVINCIALE
|
23/7/97
9-13 |
GRUPPO GUIDA
PER IL PIANO DI ZONA |
30/7/97
9-17 |
GRUPPO GUIDA
PER IL PIANO DI ZONA |
20/8/97
9-17 |
GRUPPO GUIDA
PER IL PIANO DI ZONA |
10/9/97
9-18 |
MATTINA:
INCONTRO CON PRESIDENTE CONFERENZA E FUNZIONARIA DELLA PROVINCIA PER FARE
IL PUNTO SUI LAVORI
GRUPPO GUIDA
PER IL PIANO DI ZONA |
24/9/97
9-18,30 |
MATTINA:
INCONTRO CON PRESIDENTE CONFERENZA, DIRETTORE SOCIALE, PSICHIATRA PER
CONTRIBUTO TECNICO AL PIANO
POMERIGGIO:
GRUPPO GUIDA PER IL PIANO DI ZONA |
15/10/97
9-17 |
GRUPPO GUIDA
PER IL PIANO DI ZONA |
date varie |
STESURA DEI
RAPPORTI DI LAVORO RELATIVI AL GRUPPO GUIDA |
22/10/97
14,30-23,30 |
POMERIGGIO:
GRUPPO GUIDA PER IL PIANO DI ZONA
SERA:
INCONTRO CON RAPPRESENTANZA CONFERENZA DEI SINDACI |
23/10/97
9-13 |
GRUPPO GUIDA
PER IL PIANO DI ZONA |
29/11/97
14,30-18,30 |
INCONTRO CON
PRESIDENTE CDS E DIRETTORE SOCIALE PER BOZZA DELL’ INDICE DI PIANO, DA
SOTTOPORRE AL GRUPPO |
5/11/97
9-17 |
GRUPPO GUIDA
PER IL PIANO DI ZONA |
24/11/97
|
GRUPPO GUIDA
PER IL PIANO DI ZONA (PIU’ TEMPO ELABORAZIONE E SCRITTURA DEGLI
ORIENTAMENTI PER LA VALUTAZIONE DEL PIANO DI ZONA) |
10/12/97
9-17 |
GRUPPO GUIDA
PER IL PIANO DI ZONA |
29/12/1997
9-17 |
GRUPPO GUIDA
PER IL PIANO DI ZONA |
22/1/1998
9-17 |
GRUPPO GUIDA
PER IL PIANO DI ZONA |
26/2/1998
9-17 |
GRUPPO GUIDA
PER IL PIANO DI ZONA |
|
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SCHEDA DI SINTESI
PER GLI INTERVENTI DI ASSISTENZA TECNICA
Data
22/7/1997; 23/7/1997
una giornata: ore
16-19 e 9-13
ROVIGO: REDAZIONE
DEL PIANO DI ZONA DEI SERVIZI SOCIALI
PERCORSO
DI LAVORO DEL "GRUPPO GUIDA"
a
cura di Paolo Ferrario per la Fondazione Zancan
INCONTRO DEL 23
LUGLIO 1997
PREMESSA
La presente nota
non costituisce un verbale ed è finalizzata a indicare sinteticamente i punti
principali della discussione ed elaborazione emersi durante gli incontri del
gruppo guida.
ASSETTO
ISTITUZIONALE E GRUPPO DI LAVORO
la conferenza
dei sindaci ha individuato un percorso di lavoro in base al quale si dovrà
giungere alla preparazione di una bozza di piano da verificare con i sindaci e
approvare in sede di conferenza
una fase molto
importante sarà quella delle consultazioni da effettuare in riferimento alla
bozza stessa
un possibile
ruolo dei sindaci presenti nel gruppo sarà quello di raccordarsi con le altre
amministrazioni comunali del territorio
il gruppo dovrà
tenere conto dei tempi tecnici di sviluppo del piano, ma anche dei "tempi
politico-amministrativi" necessari alla sua approvazione. Pur essendo
cruciali le procedure di approvazione, in questa fase iniziale del lavoro non
si è ancora entrati nel merito delle sue modalità. Nel gruppo è avvertita
la preoccupazione di mantenere uno stretto collegamento con le amministrazioni
comunali, affinché l’approvazione possa avvenire nel modo più
soddisfacente
al fine di
elaborare la bozza di piano è stato identificato un gruppo tecnico di lavoro
composto da sindaci, tecnici e soggetti sociali (volontariato e sindacati)
all’interno di
questo gruppo l’Azienda ULSS n. 18, attraverso il direttore dei servizi
sociali, si rende disponibile a fornire tutti i dati, le informazioni e le
elaborazioni che costituiscono il patrimonio conoscitivo ed operativo nel
settore dei servizi socio-sanitari
vengono
concordate le date per i primi incontri del gruppo: mercoledì 30 luglio;
mercoledì 20 agosto; mercoledì 10 settembre
DATI,
INFORMAZIONI, ELABORAZIONI
poiché l’Azienda
ULSS n. 18 ha già redatto un "Documento propedeutico per la formulazione
dei piani di zona" si è convenuto di assumere tale rapporto quale base
per la discussione e per lo sviluppo del lavoro
in via
preliminare si assume l’obiettivo di elaborare un piano di zona dinamico e
fortemente connesso alle risorse professionali e sociali effettivamente
esistenti nel territorio
il
direttore sociale dell’Azienda ULSS n. 18 relaziona sui criteri di
elaborazione e sui contenuti complessivi del suddetto documento propedeutico:
l’ULSS
non ha l’autorità per accreditare l’analisi dei bisogni, pertanto il
documento non contiene la mappa dei bisogni, ma una descrizione analitica
delle aree a forte integrazione socio-sanitaria
il
grado di priorità assegnato alle aree problematiche è indicato nella
seguente sequenza, già rappresentata nell’indice stesso:
area
handicap: si riscontrano vuoti gravi di offerta, tanto che non vi è
nel territorio una risposta alla domanda socio-sanitaria indicata
dalle norme vigenti (Legge 104/1992); un altro problema rilevante è
quello delle risposte per gli handicap in età adulta
area
disagio mentale: sono da presidiare gli effetti della chiusura dell’ospedale
psichiatrico; si individua come problema rilevante quello delle
famiglie con malati psichici
area
materno-infantile: anche in questo settore il problema prioritario è
quello di intervenire sulle casistiche determinate dalle leggi in
vigore che vanno a costituire un obbligo di legge
area
anziani: in quest’area si riscontra l’esistenza di molte risorse e
un impegno rilevante dell’Azienda ULSS per quanto riguarda l’assistenza
domiciliare integrata e le dimissioni protette
area
tossicodipendenza: si rileva la presenza di un gruppo consolidato di
utenti in situazioni di dipendenza non caratterizzato da forti
incrementi; gli interventi dovrebbero quindi andare nella direzione
della prevenzione e del disagio giovanile; un’area bisognosa di
interventi è quella delle alcooldipendenze
osservazioni
dei rappresentanti sindacali e del volontariato: esistenza nel territorio di
volontariato che offre rilevanti funzioni di informazione agli utenti e anche
di assistenza; importanza dei lavori socialmente utili per gli anziani e del
ruolo delle cooperative sociali
vengono
indicati alcuni criteri informatori del piano di zona: l’accrescimento
culturale dei soggetti in campo, il riuscire a fare emergere le situazioni di
bisogno nascoste nelle famiglie, l’esigenza di costruire un piano di zona
fortemente rapportato alle disponibilità finanziarie
si
apre una discussione sui costi: attualmente i comuni spendono 15.000 lire
pro-capite. Un eventuale accrescimento di tale livello di spesa obbligherebbe
ad un incremento dell’imposta comunale sugli immobili
in
prospettiva si riconosce un ruolo significativo dei soggetti sociali
(volontariato, associazioni, cooperative) consistente nell’individuare e
monitorare i bisogni socio-assistenziali del territorio. In tale direzione si
ravvisa l’opportunità di valorizzare le attività già svolte dalla
Provincia di Rovigo (osservatori sociali, consulta provinciale del
volontariato)
si
concorda sull’utilità di effettuare una veloce ricognizione sugli impegni di
spesa dei comuni che hanno connessioni con l’erogazione di servizi sociali al
fine di conoscere gli obiettivi e le aree di intervento selezionate dai comuni
stessi. Forse attraverso questo lavoro si potrebbero anche trarre indicazioni
per razionalizzare gli interventi.
SCHEDA
DI SINTESI PER GLI INTERVENTI DI ASSISTENZA TECNICA
Data
30/7/1997
una giornata: ore
9-17
ROVIGO:
REDAZIONE DEL PIANO DI ZONA DEI SERVIZI SOCIALI
PERCORSO
DI LAVORO DEL "GRUPPO GUIDA"
a
cura di Paolo Ferrario per la Fondazione Zancan
INCONTRO DEL 30
LUGLIO 1997 - h 9.00 / 17.00
PUNTI CHIAVE
TRATTATI:
viene integrato
il promemoria del 23 luglio 1997, con la precisazione che "il gruppo
guida è presieduto dal presidente della Conferenza dei Sindaci Dr. Forti e,
in sua sostituzione dal sindaco Tosini"
viene ribadita l’opportunità
di procedere anche a incontri paralleli al gruppo di lavoro per acquisire
contributi ed osservazioni di associazioni e organizzazioni sociali e di
effettuare colloqui con i responsabili dei servizi della ULSS (esempio area
materno-infantile, area tossicodipendenze)
si apre un primo
confronto sull’analisi degli impegni di spesa in materia di servizi sociali
assunti dai singoli Comuni ed emerge quanto segue:
opportunità
di verificare l’ordine di grandezza delle spese, distinte per aree e
tipologie di intervento
opportunità
di individuare una griglia di lettura (a tale proposito si rileva che può
essere adottato come riferimento l’art. 6 della legge regionale 55/82,
che tuttavia non cita la voce dei trasporti a fini di sostegno sociale)
in fase di
prima rilevazione emerge il fatto che le suddette spese si indirizzano
prevalentemente verso le rette delle case di riposo per gli indigenti, o
verso le rette per istituti per minori, o, ancora, verso i contributi
economici per famiglie in difficoltà
in rapporto
a ciò ne consegue che il sostegno ai piani di zona ha margini ristretti
sotto il profilo finanziario
viene
suggerito di inserire nei piani di zona l’orientamento di adottare
criteri omogenei per quanto riguarda la valutazione della situazione
economica (esempio: reddito minimo vitale); andrebbe esplorata l’opportunità
di acquisire ulteriori pareri nel merito, consultando il giudici e pretori
ancora in
riferimento a quanto sopra occorre tenere conto che il piano di zona
dovrebbe definire nuovi orientamenti finalizzati a modificare le vecchie
logiche assistenziali, tuttavia in presenza dei vincoli di bilancio
enunciati è più difficile modificare le politiche sociali
sempre nel
quadro del confronto che si è aperto attorno agli impegni di spesa si osserva
che, ad esempio, la scelta tecnica di effettuare il ricovero o l’affido
viene effettuata da un ente diverso dal Comune. Modificare la politica per i
minori renderebbe necessario allargare la rete dei servizi ed aumentare l’informazione
alle famiglie, ricercando la disponibilità sommersa
un modo per
intervenire sul dato economico potrebbe consistere nel nominare un
"responsabile di spesa" con il compito di controllarla e ripartirla
al termine della
suddetta discussione viene tuttavia sottolineato che non spetta a questo
gruppo tecnico trattare le politiche di bilancio dei singoli Comuni, bensì
individuare le aree prioritarie di intervento sulla base dell’analisi dei
bisogni e della domanda
sotto il profilo
metodologico vengono rese disponibili al gruppo una serie di schede centrate
sui rapporti fra bisogni, domanda sociale ed offerta di servizi,che potrebbero
aiutare tale processo di individuazione
vengono
presentati alcuni studi e ricerche promossi dall’Amministrazione Provinciale
di Rovigo che possono rendersi utili per fornire dati di contesto sul sistema
di servizi:
minori nel
Polesine, 1990
popolazione
polesana, 1996
indagine
conoscitiva sui servizi per gli anziani, 1993
terza età:
tempo per gli altri (disponibilità alle attività sociali nella
popolazione anziana di Rovigo)
il mondo del
volontariato (schede sulle associazioni presenti nella provincia)
il dibattito
prosegue sul documento propedeutico per i piani di zona curato dalla ULSS n.
18 e si inizia ad approfondire la problematica dell’handicap.
Dalla lunga ed
analitica discussione ed elaborazione effettuate in riferimento al citato
documento si enucleano i seguenti punti chiave:
vengono
ricordate esperienze già in atto: la consulta volontariato handicap e l’accordo
di programma Provveditorato agli Studi/Comune/ULSS
sotto il
profilo metodologico sarà opportuno precisare compiti e sfere di
competenza di ciascun ente o soggetto sociale in riferimento alle aree
problematiche (Comuni, ULSS, Provincia, volontariato)
per quanto
riguarda l’inserimento scolastico viene acquisito l’accordo di
programma di cui sopra quale progettazione da inserire nel piano di zona
per quanto
riguarda l’attività parascolastica viene suggerito che la politica di
intervento può configurarsi o "a chiamata", o portando alla
luce specifici punti di offerta
viene
ribadita l’importanza della domanda di servizi residenziali. In tale
ambito una domanda sociale significativa è quella relativa alla
residenzialità di urgenza
un altro
grosso vuoto di offerta è rappresentato dalla mancanza di strutture per l’handicap
grave
PRO-MEMORIA
SULLA ELABORAZIONE DEL PIANO DI ZONA
a
cura di Paolo Ferrario per la Fondazione Zancan
PROBLEMI DA
PRESIDIARE da parte del Gruppo - guida
insistere sulla
FUNZIONE DEL PIANO DI ZONA:
rimettere in
gioco la funzione dei Comuni nella individuazione delle politiche di
servizio
funzione
amministrativa del Piano
ma anche
funzione culturale del Piano: la sua capacità di riflettere sulle
situazioni di bisogno e di coinvolgere una pluralità di soggetti nella
sua elaborazione ed approvazione
RAPPORTI CON I
COMUNI
attenzione
ai Comuni di maggiori dimensioni demografiche
stabilire
rapporti preliminari in modo da preparare le fasi successive
(consultazioni, approvazioni)
pensare ad
una carta geografica con la distribuzione dei servizi e risorse, per
visualizzare eventuali squilibri nella distribuzione delle risorse
cominciare
ad articolare
RAPPORTI CON I
SOGGETTI SOCIALI (volontariato, associazioni)
importante
per sviluppare un atteggiamento di ascolto e per suscitare consenso
in questa
fase possono essere importanti per capire le situazioni di bisogno
pensare ai
CRITERI in base ai quali si selezionano gli obiettivi del Piano di zona
i diritti
previsti dalle leggi (es. legge 104/1992) ?
i vincoli di
bilancio ?
la
situazione di bisogno/domanda ?
ricordare
che il piano di zona ha una durata triennale: quindi ci possono essere
prospettive proiettate oltre l’anno
pensare al
momento della SCRITTURA DEL PIANO. Poiché sarà una fase complessa conviene
orientarsi nella direzione di un arricchimento (dati socio-demografici,
ricognizione sui progetti in atto nei comuni; individuazione dei nuovi
progetti o alternativi o complementari a quelli individuati dalla Azienda Ulss)
può
essere utile, per le successive fasi di lavoro, avere un PROSPETTO DI PERCORSO
che visualizzi soggetti e azioni da compiere durante il lavoro programmatorio.
Per la precedente riunione ho preparato un diagramma di percorso riferito alla
costruzione del Piano di Vicenza e uno provvisorio riferito alla situazione di
Rovigo (schemi 15 e 16)
SCHEDA
DI SINTESI PER GLI INTERVENTI DI ASSISTENZA TECNICA
Data
20/8/1997
una giornata: ore
9-17
ROVIGO:
REDAZIONE DEL PIANO DI ZONA DEI SERVIZI SOCIALI
PERCORSO
DI LAVORO DEL "GRUPPO GUIDA"
a
cura di Paolo Ferrario per la Fondazione Zancan
INCONTRO DEL 20
AGOSTO 1997 - h 9.00 / 17.00
PUNTI CHIAVE
TRATTATI:
allo scopo di
riprendere il percorso di lavoro finora effettuato viene sintetizzato il
promemoria del 23 luglio 1997 e viene letto e commentato quello del 30 luglio
1997
sotto il profilo
metodologico viene resa disponibile al gruppo una serie di schede centrate sui
processi di lavoro sociale nei servizi alle persone, sulla classificazione
della rete dei servizi , sui criteri di funzionamento delle strutture di
servizio e sulle fasi di lavoro necessarie ad approvare il piano di zona
viene posto il
tema della rappresentatività del territorio della U.L.S.S. 18 nel gruppo
guida. In tal senso viene vista come problematica l’assenza della
rappresentanza del Comune di Rovigo, che è quello con maggiore popolazione
si conviene
sull’opportunità di non modificare in itinere la composizione del
gruppo guida che è stato nominato dalla conferenza dei sindaci e che ha
iniziato il percorso programmatorio dandosi una propria metodologia di
lavoro
la
specificità dei problemi del Comune di Rovigo verrà attentamente presa
in considerazione quando verranno approfondite le situazioni dei due
distretti
il dibattito
prosegue sul documento propedeutico per i piani di zona curato dalla U.L.S.S.
18, continuando ad approfondire la problematica dell’handicap
la direzione
sociale dell’U.L.S.S. presenta un indice aggiornato dell’area in esame
(cui si rimanda per l’analisi di dettaglio), con la precisazione che le
previsioni sono effettuate sulla base dei fondi che la Regione ha
attribuito alla U.L.S.S. nel 1996
la bozza di
programma è articolata sulla base degli interventi per l’handicap in
età evolutiva (inserimento scolastico; integrazione parascolastica;
animazione permanente; animazione estiva; regolamento per la
compartecipazione; nuoto; Villa Boggian) e per l’handicap in età adulta
(CEOD Rovigo e Ceneselli; SILD; Morini Pedrina; laboratorio protetto di
Bressane; progetto di appartamento protetto)
viene
presentato un rilevante problema che si è posto nel settore degli
handicaps sensoriali: le riduzioni di bilancio eseguite dalla Provincia
hanno quale conseguenza la diminuzione di servizi forniti a 14 soggetti
che precedentemente avevano un grado di prestazioni che oggi non è più
possibile sostenere. La soluzione amministrativa dovrà necessariamente
orientarsi su apposite convenzioni fra la Provincia ed i singoli Comuni
nei quali risiedono le famiglie
per quanto
riguarda il regolamento sulla compartecipazione occorre elaborare un
criterio per la definizione delle fasce e configurare l’ente
amministrativo cui competerà la funzione di "recupero crediti".
In sede di conferenza dei sindaci occorrerà decidere sull’orientamento
in base al quale ai cittadini viene richiesto di contribuire al costo del
servizio. Si conviene sull’opportunità di sottoporre la bozza di
regolamento all’attenzione di qualche segretario comunale per valutarne
gli aspetti giuridico-amministrativi
centri
educativi occupazionali diurni: si individua la necessità di un altro
centro localizzato verso il ferrarese. Attualmente su questi servizi
incide fortemente la spesa di trasporto. Con una nuova struttura si
potrebbero ridurre a 12-13 utenti il numero dei frequentanti, migliorando
la qualità dell’offerta e contemporaneamente riducendo il costo dei
trasporti. Viene osservato che queste strutture sarebbero completamente
integrabili con gli spazi scolastici. E’ da verificare l’opportunità
di ottenere contributi regionali
servizio di
integrazione lavorativa disabili: si propone di acquisire il "patto
territoriale" che potrebbe essere raccordato al piano di zona. Nel
territorio operano quattro cooperative sociali di tipo B (di lavoro): è
importante sviluppare una strategia di sostegno alle imprese sociali che
dimostrano una effettiva capacità di integrazione e di sostegno dei
soggetti svantaggiati
appartamento
protetto: si tratta di creare una risposta residenziale in situazioni di
emergenza sociale. Date le caratteristiche di questa unità di offerta
occorrerebbe definire un impegno di spesa di almeno 15 milioni allo scopo
di avviare l’iniziativa, nella prospettiva comunque di verificarne il
funzionamento
alcuni punti
saranno oggetto di trattazione nel prossimo incontro del 10 settembre 1997
il dibattito
prosegue con il tema del disagio mentale:
viene
premesso che in campo psichiatrico il rilievo dei servizi sanitari è
grandissimo: in relazione alle politiche di superamento dell’ospedale
psichiatrico, il dipartimento di salute mentale sviluppa le sue reti di
servizi
occorre
invece ricercare quale è il ruolo dei servizi sociali in rapporto alle
persone con problemi psichiatrici. Gli obiettivi possono essere quelli di
offrire risposte strutturali alle famiglie fra cui il laboratorio
protetto, il gruppo di appartamento protetto, l’assistenza domiciliare.
L’attenzione si sofferma sul gruppo appartamento protetto. Occorre un
gruppo professionale (educatore professionale/educatore; assistente
sociale) capace di aiutare le famiglie per esempio nella gestione dei
momenti di crisi. Attorno a questo polo strutturale la stessa famiglia, in
tal modo aiutata, potrebbe ridiventare risorsa, facendola uscire dal
sentimento di abbandono
viene posto il
problema dell’opportunità di non far gravare una spesa di carattere
psichiatrico sui fondi sociali. Si concorda tuttavia che sarebbe molto
qualificante per il piano di zona inserire obiettivi programmatici che vadano
verso la costituzione di nuovi poli di servizio come quelli sopra indicati
SCHEDA
DI SINTESI PER GLI INTERVENTI DI ASSISTENZA TECNICA
Data
10/9/1997
una giornata: 9-18
ROVIGO: REDAZIONE
DEL PIANO DI ZONA DEI SERVIZI SOCIALI
PERCORSO
DI LAVORO DEL "GRUPPO GUIDA"
a
cura di Paolo Ferrario per la Fondazione Zancan
INCONTRO DEL 10
SETTEMBRE 1997 - h 9.00 / 18.00
PUNTI CHIAVE
TRATTATI:
l’amministrazione
provinciale rende disponibile al gruppo la fotocopia delle seguenti ricerche
utili per costruire il piano di zona:
popolazione
polesana 1996
minori nel
Polesine:
aspetti
demografici
indicatori
e comportamento scolastico
statistiche
giudiziarie
condizioni
di salute
servizi
ai minori ‘92-’94
scolarità
il Presidente
della conferenza dei sindaci informa che varie associazioni chiedono incontri
per poter fornire i loro contributi all’elaborazione del piano. E’
prevedibile che vengano presentati nuovi progetti e proposte. Si conviene che
i membri del gruppo guida raccolgano in modo formale ed informale questi
contributi, che poi verranno vagliati sia in fase di istruttoria, sia in fase
decisionale
la
rappresentante del volontariato sottopone all’attenzione del gruppo alcuni
bisogni espressi dalla comunità locale:
la Croce
Rossa sarebbe disponibile ad organizzare un ambulatorio per l’assistenza
agli extra-comunitari
sono
problematici e difficili nella situazione locale i rapporti con i medici
di base. Le associazioni entrano in contatto con varie problematiche
socio-sanitarie che renderebbero invece indispensabile una collaborazione
da parte della medicina di base
in alcuni
Comuni della zona (fra cui Trecenta) è molto impegnativo il problema
delle popolazioni migranti. Vi sono quattro comunità di nomadi che
producono varie sollecitazioni al sistema dei servizi. Viene indicata la
eventuale possibilità di istituire un fondo di solidarietà per le
emergenze sociali che coinvolga tutti i Comuni
il direttore
sociale e gli operatori della ULSS presentano l’aggiornamento del piano di
zona relativamente all’area handicap (distinto per handicap in età
evolutiva e handicap in età adulta), con le aggiunte e le precisazioni che il
gruppo guida ha richiesto in questa fase di lavoro. Per la lettura
circostanziata si rimanda al fascicolo presentato, per quanto riguarda invece
il profilo metodologico, si sottolinea come ogni progetto è inquadrato nel
modo seguente:
descrizione
del progetto
eventuale
legislazione di riferimento
sue
finalità ed obiettivi
operatori
coinvolti
azioni
organizzative di servizio per realizzarli
costi
viene ripresa la
discussione sui progetti relativi all’area del disagio mentale:
viene
confermata la valutazione per la quale nell’area psichiatrica è forte
la competenza ULSS sul versante sanitario, mentre i Comuni vi sono
coinvolti sul versante del domicilio di soccorso
per questi
motivi è condiviso l’orientamento per cui in tale area il piano di zona
assume la valenza di "piano regolatore dei servizi", nel senso
di elaborare osservazioni e suggerimenti finalizzati a indirizzare le
scelte politico-sanitarie dell’azienda ULSS
una
preoccupazione è costituita dagli effetti che si creano a seguito degli
inserimenti di pazienti psichiatrici nelle case di riposo. Si determina
una spesa che grava sui Comuni e tensioni organizzative all’interno
delle strutture residenziali
viene
osservato che occorre distinguere le fasce di bisogno: il paziente
psicogeriatrico non crea sempre disagi. Il carico assistenziale che
determina è più orientato al trattamento della non-autosufficienza,
piuttosto che della patologia psichiatrica
viene
anche osservato che la politica psichiatrica successiva alle leggi di
riforma ha contribuito a creare un circuito per il trattamento della
malattia in fase acuta (servizi psichiatrici di diagnosi e cura,
centri di igiene mentale ambulatoriali), mentre è carente la rete di
offerta per quanto riguarda comunità alloggio e gruppi appartamento.
Tale osservazione va introdotta nel piano di zona, allo scopo di
indirizzare le azioni di servizio in tale direzione
viene
riproposto l’obiettivo di offrire risposte strutturali alle famiglie
(es. laboratorio protetto, gruppo appartamento protetto, assistenza
domiciliare), allo scopo di aiutare concretamente le famiglie nell’assistenza
dei malati
viene definita
una nuova fase di lavoro consistente in incontri con i Comuni e con le
associazioni di volontariato. Si ribadisce che l’obiettivo di questi
incontri è quello di documentare il lavoro condotto dal gruppo guida e,
contemporaneamente, di acquisire informazioni e proposte da elaborare nel
quadro del piano
viene posto
il problema di poter disporre di uno strumento per effettuare tale
consultazione. Viene convenuto che, nel pomeriggio, lavoreranno su tale
griglia il presidente della conferenza dei sindaci e il docente della
Fondazione Zancan. Quest’ultimo ha redatto una scheda metodologica per
le consultazioni presso i Comuni e i distretti, che è stata inoltrata al
presidente e che verrà anche estesa ai membri del gruppo
ELABORAZIONE DEL
PIANO DI ZONA DEI SERVIZI SOCIALI:
PERCORSO
DI LAVORO DEL "GRUPPO GUIDA"
a
cura di Paolo Ferrario per la Fondazione Zancan
SCHEDA
METODOLOGICA PER LE CONSULTAZIONI PRESSO
I
COMUNI DEI DISTRETTI Settembre 1997
PREMESSA
La presente scheda
è redatta sulla base dei primi incontri effettuati dal gruppo-guida nel periodo
luglio-settembre 1997 ed ha l’obiettivo di fissare alcuni elementi informativi
necessari alla prima fase di consultazione presso i Comuni appartenenti alla
ULSS n. 18.
IL PIANO DI ZONA
DEI SERVIZI SOCIALI: ELEMENTI SIGNIFICATIVI
Il piano di zona
dei servizi sociali è individuato nella Regione Veneto quale strumento
programmatorio locale che svolge una pluralità di funzioni:
lettura
condivisa dell’evoluzione qualitativa e quantitativa dei bisogni e della
domanda di servizi sociali nelle comunità locali
raccordo fra
il ruolo programmatorio dei Comuni in materia di servizi sociali e quello
delle Aziende ULSS
ricognizione
sulle forme amministrative di gestione dei servizi sociali realizzate nel
territorio
occasione
per individuare le forme di cooperazione amministrativa fra risorse
pubbliche e private
opportunità
per elaborare una comunicazione efficace fra le istituzioni pubbliche e
private attorno ai problemi socio-sanitari dei territori
Sulla base dei
precedenti presupposti normativi e culturali, il gruppo-guida individua e
suggerisce una strategia dei piani di zona consistente in:
funzione
amministrativa, tendente a connettere le risorse dei Comuni, della ULSS e
del privato sociale (vedasi l’allegato schema "Regione Veneto:
sistema locale dei servizi")
funzione
culturale, consistente nella crescita delle competenze politiche degli
amministratori comunali in rapporto alla lettura ed interpretazione dei
bisogni sociali presenti nei territori ed in rapporto alla loro capacità
di interagire con i soggetti sociali (cittadini, utenti, associazioni,
volontariato, cooperative sociali)
funzione di
stimolo alle politiche sanitarie di competenza della ULSS attraverso la
comunicazione di problematiche sociali individuate nel corso della
elaborazione del piano
PERCORSO TECNICO
ED ISTITUZIONALE PER L’APPROVAZIONE DEL PIANO
Nel percorso di
elaborazione il gruppo-guida assume i seguenti ruoli:
approfondimento
dei problemi in chiave istruttoria da sottoporre ai soggetti decisori
acquisizione
di dati ed informazioni per la loro migliore presentazione al fine del
documento di piano
sviluppo di
consultazioni per i contenuti progettuali del piano
La prima fase di
lavoro, si è fondata sul "Documento propedeutico per la formulazione dei
piani di zona" redatto dall’Azienda ULSS n. 18. Si è convenuto di
assumere tale rapporto quale base informativa per una prima lettura dell’offerta.
Trattandosi di un
documento molto strutturato e contenente utili ed indispensabili informazioni
tecniche sugli interventi e sui servizi esistenti, si è ritenuto di procedere
ad un suo progressivo arricchimento da ottenersi sia attraverso le prime
osservazioni e valutazioni all’interno del gruppo-guida, sia attraverso
ulteriori ampliamenti da raggiungere mediante ravvicinate consultazioni con le
amministrazioni comunali, con la rappresentanza della conferenza dei sindaci e
con gli altri soggetti istituzionali pubblici e privati presenti nel territorio.
In proposito si
veda l’allegato grafico che visualizza i soggetti implicati nell’elaborazione
del piano e le azioni da svolgere secondo una prospettiva cronologica.
Sotto il profilo
strettamente metodologico ed informativo, viene redatto per ogni incontro del
gruppo-guida una sintetica scaletta dei punti chiave trattati ed elaborati negli
incontri.
La prima fase di
consultazione è pertanto finalizzata a riflettere sulle considerazioni finora
emerse nel gruppo-guida e a svilupparle sulla base di ulteriori indicazioni e
suggerimenti.
RICOGNIZIONE SUGLI
IMPEGNI DI SPESA DEI COMUNI IN MATERIA DI SERVIZI SOCIALI
In aggiunta alle
informazioni contenute nel documento propedeutico, il gruppo-guida ha avviato
una ricognizione sugli impegni di spesa dei Comuni.
Sul piano tecnico
tale rilevazione è stata effettuata individuando:
tipologia di
spesa
entità
della spesa
area di
intervento
Sul piano
metodologico tale rilevazione consentirà di verificare:
aree di
azione dei Comuni in materia di servizi sociali
spesa
pro-capite
avvio di una
eventuale riflessione su possibili riconversioni di tali spese all’interno
del piano di zona
In allegato è
proposta una griglia di rilevazione degli impegni di spesa sociale dei Comuni.
In fase di
consultazione sarà opportuno, dunque, ricavare osservazioni in ordine a tale
opportunità.
IL DOCUMENTO
PROPEDEUTICO DELL’ULSS N. 18
Trattandosi di un
contributo preliminare alla programmazione locale, il documento non contiene una
sistematica rilevazione dei bisogni e della domanda sociale, essendo tale
compito assegnato ai Comuni.
Tuttavia esso
offre una descrizione accurata delle aree a forte integrazione socio-sanitaria e
presenta una serie di progetti da realizzarsi mediante lo strumento della delega
di funzioni e interconnesso dimensionamento finanziario.
I progetti
obiettivo sono aggregati all’interno delle seguenti aree problematiche:
handicap
disagio
mentale
materno-infantile
anziani
tossicodipendenze
Il gruppo-guida ha
iniziato una analisi circostanziata delle problematiche relative alle aree
handicap e disagio mentale. In proposito la direzione sociale dell’ ULSS 18 ha
integrato il documento base relativo all’area handicap. Ciascun progetto viene
illustrato sulla base dei seguenti parametri:
descrizione
obiettivi
legislazione
di riferimento
operatori
coinvolti
utenza
destinataria dell’intervento
spesa
Successivamente
verrà presa in considerazione la problematica minorile e quella degli anziani.
I PROGETTI DEL
PIANO: CRITERI DI SELEZIONE
In termini di
politica dei servizi l’operazione più complessa sarà quella di raccogliere
progetti significativi nelle aree di competenza del piano e di stabilire i
criteri di priorità per selezionarli.
Nella prima fase
del lavoro si è riflettuto sui seguenti criteri, che il gruppo-guida ritiene di
offrire e che tuttavia andranno confrontati con gli orientamenti dei Comuni:
assegnazione
di una priorità all’area handicap, in considerazione dell’esistenza
dei seguenti atti normativi e decisionali:
una
precisa legge dello Stato che individua diritti esigibili da parte
degli utenti e responsabilità dei soggetti istituzionali (L.
104/1992)
"Accordo
di programma per l’integrazione degli alunni in situazione di
handicap nella provincia di Rovigo", sottoscritto da
amministrazione provinciale, Aziende ULSS n. 18 e n. 19, conferenze
dei sindaci del Polesine, provveditorato agli studi di Rovigo
Protocollo
d’intesa "Patto territoriale progetto impresa Rovigo-Europa",
per i suoi riflessi in rapporto all’inserimento lavorativo dei
portatori di handicap
ricercare un
aumento quantitativo di offerta in aree problematiche ritenute carenti. In
proposito, per quanto riguarda l’area handicap, si è valutata la
necessità di nuovi poli di offerta relativamente a:
centri
educativi occupazionali diurni
appartamenti
protetti per una risposta residenziale in situazioni di emergenza
sociale
per quanto
riguarda l’area del disagio mentale, si è ribadita che la competenza
prevalente in tale area è affidata all’ULSS. Tuttavia, in sede di
discussione si è individuata l’esigenza di orientare la politica dei
servizi nella direzione dello sviluppo di centri diurni, comunità
alloggio, o, comunque, di interventi a supporto delle famiglie con malati
psichici
in prima
approssimazione, salvo successive verifiche ed approfondimenti, nel
gruppo-guida è emersa una esigenza di sviluppo di servizi sociali per i
minori, in relazione alle particolari e crescenti esigenze di aiuto ai
gruppi a rischio
aggregare i
progetti, oltre che in relazione alle fasce di bisogno, anche in relazione
ai loro obiettivi. Nel merito si propone di articolarli in questi gruppi:
obiettivi
di mantenimento nell’ambiente (servizi di socializzazione,
promozione, sostegno)
obiettivi
di supporto alla famiglia e alle reti sociali (servizi domiciliari)
obiettivi
di sostituzioni alla famiglia e alle reti sociali (servizi
residenziali)
definire
meglio le forme di gestione dei servizi sociali, distinguendo fra quelle
da gestire in forma associata mediante delega all’ULSS o nelle altre
forme amministrative previste dalla legislazione veneta (convenzioni
intercomunali, accordi di programma)
valutazione
positiva relativamente a prendere in considerazione l’opportunità di
definire un regolamento per la compartecipazione alla spesa da parte degli
utenti che fruiscano di servizi sociali, purché tale contributo venga
richiesto per un miglioramento qualitativo dei servizi offerti
CONTRIBUTI DA
ACQUISIRE IN FASE DI CONSULTAZIONE
Al fine di meglio
articolare la bozza di piano che dovrà essere sottoposta all’attenzione dei
consigli comunali e della conferenza dei sindaci, si rendono disponibili, quali
strumenti di lavoro, una griglia di rilevazione di eventuali progetti
territoriali ritenuti significativi dai comuni ed una bozza per tavole
riassuntive degli interventi distinti per aree problematiche.
SCHEDA
DI SINTESI PER GLI INTERVENTI DI ASSISTENZA TECNICA
Data
24/9/1997
una giornata:
9-18,30
ROVIGO:
REDAZIONE DEL PIANO DI ZONA DEI SERVIZI SOCIALI
PERCORSO
DI LAVORO DEL "GRUPPO GUIDA"
a
cura di Paolo Ferrario per la Fondazione Zancan
INCONTRO DEL 24
SETTEMBRE 1997 - h 14,30 / 18.30
PUNTI CHIAVE
TRATTATI:
viene
distribuito il fascicolo "Scheda metodologica per le consultazioni presso
i Comuni dei distretti" elaborata dalla Fondazione Zancan, quale
contributo tecnico e metodologico alla prosecuzione del processo
programmatorio
viene data
informazione sul contributo tecnico elaborato dai servizi psichiatrici in
rapporto al piano di zona. In particolare si tratta di cercare di coordinare l’azione
di servizio svolta dal dipartimento di Psichiatria della Azienda sanitaria
(presa in carico medica, infermieristica, diagnostica delle problematiche
connesse alla sofferenza psichica) con quella dei Comuni (presa in carico
delle interconnesse problematiche di tipo sociale: reddito, vitto, casa,
alloggio). Viene anche proposto un modello di intervento consistente nella
realizzazione di un processo di aiuto consistente nei seguenti momenti:
informazione
fra Comuni e Unità operativa psichiatrica attorno ai bisogni ed alle
risorse delle persone che presentano problematiche psichiatriche
elaborazione
di un progetto personalizzato (obiettivi; risorse attivabili)
Il suddetto
contributo tecnico andrà ad integrare la parte già scritta nel Documento
propedeutico al Piano di zona
il Presidente
informa che nella settimana precedente vi è stata una prima fase di
consultazione con i Comuni appartenenti al distretto. Questa prima fase aveva
l’obiettivo di informare sulle procedure di lavoro adottate dal gruppo guida
e di raccogliere osservazioni nel merito. Non si entra nel merito dell’esito
delle consultazioni in quanto la riunione del gruppo era convocata per
trattare la problematica dei minori. In fine incontro viene osservato che
sarebbe stato opportuno discutere e socializzare quanto avvenuto in questa
fase di elaborazione.
viene data
informazione su un documento della regione Veneto sullo "Schema tipo del
piano di zona" approvato il 5/8/1997. Il documento viene acquisito dal
gruppo e potrà essere successivamente valutata la sua utilità al fin di
pervenire al documento finale del Piano di zona
viene presentato
un Progetto di Centro Handicap a cura del Comune S. Martino di Venezze. Si
pone il problema di come valutare gli eventuali singoli progetti che
potrebbero essere presentati nel corso della attività programmatoria. Il
gruppo di progetto ha già da tempo definito alcuni criteri (esigenza di
meglio distribuire le risorse sul territorio; migliorare la qualità dei
servizi già offerti; creare dei nuovi poli di offerta in are problematiche
carenti; soddisfare esigenze stabilite da leggi dello Stato, come nel caso
dell’ handicap; tenere conto ed includere nel piano operazioni
amministrative già effettuate, come gli accordi di programma, gli osservatori
sul volontariato; ...)
viene affrontata
la problematica "Minori", informando innanzitutto sulla importanza
della recente Legge 28.8.1997 n. 285 Disposizioni per la promozione di diritti
ed opportunità per l’infanzia e l’adolescenza, che potrebbe rivelarsi una
opportunità per elaborare progetti specifici eventualmente finanziabili
secondo le procedure indicate. Argomenti affrontati:
PROGETTO
AFFIDI. Nel territorio vi sono 59 minori in istituto. Solo una rete di
famiglie affidatarie potrebbe consentire il loro reinserimento in normali
ambienti di vita. Da cui l’obiettivo di lavorare attorno alla crescita
della sensibilità sociale su questo problema e per aggregare le famiglie
per dare continuità nel corso del tempo al Progetto Affidi. In occasione
di una massiccia campagna informativa, promossa dalla provincia in
collaborazione con vari altri enti, nel 1995 ci sono stati effetti
notevoli come la realizzazione di 25 casi di affido
FONDO DI
SOLIDARIETA’ PER MINORI IN ISTITUTO. La sua utilità si rivelerebbe in
tutti quei casi per i quali vi è un Provvedimento dell’ amministrazione
giudiziaria. Per la sua gestione potrebbe essere individuato un
responsabile che avrebbe anche il compito di contemperare le scelte
tecniche degli operatori dell’ Azienda sanitaria con quelle dei Comuni.
Anche in questo caso si rivela cruciale l’esistenza di un valido
Servizio sociale presso i Comuni. Viene posto il problema del riparto di
tali spese fra Comune singolo e Comuni associati. Si potrebbe distinguere
una percentuale a carico del Comune di residenza ed una percentuale a
carico del fondo.
per quanto
riguarda l’imputazione delle spese viene posto il problema giuridico del
DOMICILIO DI SOCCORSO. Trattandosi di tema strettamente amministrativo si
tratterebbe di verificare eventuali orientamenti della regione e le prassi
adottate dalle amministrazioni. Comunque la Fondazione Zancan si impegna a
fornire ai partecipanti al gruppo materiali di documentazione tratti dalla
letteratura giuridica esistente.
viene
condivisa l’opportunità di ricercare/promuovere un progetto relativo ad
una STRUTTURA DI ACCOGLIENZA anche finalizzata a riequilibrare le risorse
di servizio sul territorio.
SCHEDA
DI SINTESI PER GLI INTERVENTI DI ASSISTENZA TECNICA
Data
15/10/1997
mezza giornata:
9-17
ROVIGO: REDAZIONE
DEL PIANO DI ZONA DEI SERVIZI SOCIALI
PERCORSO
DI LAVORO DEL "GRUPPO GUIDA"
a
cura di Paolo Ferrario per la Fondazione Zancan
INCONTRO DEL 15
Ottobre 1997 - h 9.00 - 17.00
PUNTI CHIAVE
TRATTATI:
la giornata è
dedicata ad esaminare le problematiche relative agli anziani. In tal modo
verrebbe conclusa la ricognizione della proposta metodologia della ULSS n.
informazioni
preliminari: sono disponibili le bozze di progetto del comune di Gavello;
quella di una comunità alloggio, presentata dalle organizzazioni di
volontariato e discussa nella Consulta provinciale handicap e i progetti
formativi "scuola sicura" (promossi dal volontariato e dal
Provveditorato degli studi in collaborazione con la uLSS). La lettura e l’analisi
di questi viene rimandata al prossimo incontro. Inoltre si discute sulla
opportunità di trattare nella parte iniziale del programma di zona la
tematica connessa ai diritti ed alle carte dei servizi. Per realizzare ciò,
verranno acquisiti gli statuti dei comuni, prendendo in considerazione i punti
relativi alla partecipazione dei cittadini, ed inoltre la carta dei servizi
della ULSS. Per quanto riguarda la redazione della bozza di programma, si
potrebbe procedere nel modo seguente:
ampliamento
e arricchimento sulla base delle indicazioni emerse nel gruppo guida e
nelle consultazioni
acquisizione
di documentazione significativa ( es. accordo di programma handicap;
rassegna degli statuti; punti significativi della carta servizi; dati
ricavati dalle ricerche sulla popolazione promosse dalla Provincia ...)
operazioni
di "incollaggio intelligente" di tutte queste parti allo scopo
di produrre un documento coerente
viene presentata
una scheda relativa alle strutture residenziali private per minori ed adulti
presenti nel territorio (vedasi). Durante la discussione emerge il fatto che,
in alcuni casi, tale offerta di residenzialità potrebbe aumentare attraverso
supporti organizzativi o risorse promossi dagli enti pubblici. Viene proposto
di aggiungere alla scheda il "Centro solidarietà di Castelmassa"
che presenta le seguenti caratteristiche: struttura nuova con spazi adeguati,
realizzata anche attraverso l’accensione di un mutuo da parte del Comune. L’utenza
è costituita da giovani che hanno avuto esperienza di tossicodipendenza; le
sue potenzialità vanno viste nel quadro della prima accoglienza di soggetti
tossicodipendenti, in interazione con il Ser.T.
si aprono una
analisi e una discussione sull’uso di potenziali risorse rappresentate dagli
obiettori di coscienza. Nel merito viene osservato che gli obiettori possono
diventare effettivamente una risorsa importante, purché siano messi nella
condizione di indirizzare il loro lavoro e questo può avvenire solo se
esistono già risorse professionali negli enti locali, che possano fornire i
supporti necessari. Per quanto riguarda il loro vitto e alloggio, possono
essere ricercate opportune collaborazioni tra più enti locali confinanti
inizia la
discussione sulla problematica anziani. Nel merito si concorda sull’utilità
di mantenere all’interno del piano di zona la parte descrittiva già
contenuta nel documento preliminare, relativa all’Assistenza Domiciliare
Integrata: si tratta di una indispensabile descrizione informativa delle
risorse già presenti, della loro organizzazione e dei processi di lavoro di
servizio che vengono adottati. Inoltre, per quanto riguarda l’ADI, è
operante nel territorio un accordo fra organizzazioni sindacali di pensionati
e ULSS. Il direttore sociale della ULSS informa che, successivamente, verrà
fornito un censimento sull’offerta privata di servizi rivolti agli anziani.
Un aspetto cruciale è individuato nella assistenza domiciliare sociale, che
richiede una funzione professionale di coordinamento costituita
sostanzialmente da assistenti sociali, e una funzione di cura svolta da
addetti all’assistenza. Si tratta di attività di servizio che possono
essere attuate sia dalla ULSS, mediante l’istituto della delega volontaria,
o, viceversa, dai comuni attraverso loro patti associativi (es. convenzioni
intercomunali). Per quanto riguarda le forme di gestione, la situazione nel
territorio della ULSS si presenta differenziata. Nel merito i problemi
principali vengono indicati nel modo seguente:
formulazione
dei capitolati di appalto e procedure di gara, in modo tale che venga
garantita la qualità dell’offerta
l’attuale
normativa veneta interviene con un concorso al costo nei confronti dei
comuni che si associano o consorziano tra di loro
viene
proposto di ricercare la fattibilità di una soluzione amministrativa, che
consenta alla ULSS di definire il contenuto contrattuale della gara,
mantenendo tuttavia l’applicazione del contratto in capo ai comuni: ciò
potrebbe permettere di accedere ai finanziamenti regionali e,
contemporanemaente, di valorizzare le competenze professionali presenti
nella ULSS. Viene osservato che, comunque, il problema della reale
capacità dei comuni di svolgere in modo efficace il servizio di
assistenza domiciliare, è collegato alla esistenza di Uffici di Servizio
Sociale (con la presenza di assistenti sociali), che possano sviluppare la
necessaria attività di organizzazione, supporto ai processi di lavoro,
coordinamento, valutazione dell’attività, rispetto dei contratti,
collaborazione tra sistema pubblico e sistema del privato-sociale. Le
soluzioni amministrative possono essere quelle della gestione diretta da
parte dei comuni, oppure quello di un accordo (o mediante convenzione o di
accordo di programma) fra comuni e ULSS. Pertanto fra i criteri che
concorrono alla qualità dei servizi sociali vengono individuati: la
presenza della professionalità dell’assistente sociale nel territorio e
la continuità e il radicamento del servizio sociale nelle zone
resterebbero da
definire i rapporti funzionali fra attività socio-sanitarie dell’ADI
(prestazioni infermieristiche; prestazioni medico-specialistiche; supporto
infermieristico sanitario ai dimessi dall’ospedale ...) e attività sociali
(aiuto domiciliare; supporto alle reti famigliari e relazionali; segretariato
sociale ...)
vengono espresse
alcune considerazioni sulle strutture di ricovero:
alta
percentuale di popolazione anziana nella provincia
contrarietà
ad eventuali tagli di posti-letto nella zona
osservazioni
al programmatore regionale, affinchè il dimensionamento di posti-letto
venga effettuato valutando attentamente i tassi di invecchiamento e le
opportunità sociali presenti nel contesto territoriale
la casa di
riposo Ires (460 posti-letto) ha diversi progetti che potrebbero
interessare i comuni. Occorrerà valutarli nel quadro del piano di zona
viene riproposta
la problematica relativa alla presentazione di progetti ed iniziative da parte
degli enti locali e del privato-sociale. Si ribadisce che il gruppo guida non
ha un ruolo decisionale, bensì quello di istruire sul piano informativo il
procedimento di approvazione del piano. In questa sede, tuttavia, è
sicuramente necessario ed importante individuare e proporre i CRITERI DI
VALUTAZIONE dei vari progetti. In proposito vengono elencati quelli che, fino
ad ora, sono stati espressi all’interno di questo gruppo:
estensibilità
a livello distrettuale dei singoli progetti, in modo tale che venga
coinvolti il maggior numero dei comuni possibile
la
realizzazione di diritti già stabiliti per legge ( es. handicap)
la
realizzazione di accordi amministrativi già realizzati nel territorio
(es. accordo di programma per l’inserimento scolastico handicap)
il
miglioramento della qualità dei servizi offerti, soprattutto nel quadro
di una richiesta di compartecipazione al costo da parte degli utenti
il
riequilibrio della distribuzione delle risorse sociali sul territorio
l’individuazione
di nuove risorse sociali per bisogni crescenti e sotto stimati (es.
minori)
incremento
di risorse potenziali (es. obiettori), purchè supportate da competenti
servizi professionali
valorizzazione
delle varie progettualità (del volontariato, dei comuni, della
provincia), purché indirizzate allo sviluppo complessivo dei servizi
sociali di zona
rafforzamento
dei legami intercomunali e fra comuni e ULSS, sulla base di accordi
politici e tecnico-professionali molto definiti nei contenuti, nei
processi di lavoro, nelle fasi di realizzazione, nelle modalità di
gestione, nella valutazione dei risultati
SCHEDA
DI SINTESI PER GLI INTERVENTI DI ASSISTENZA TECNICA
Data
22 /10/1997; 23/10/1997
1 giornata e
mezza: il 22/10 14,30 - 23,30; 23/10, 9-13
ROVIGO: REDAZIONE
DEL PIANO DI ZONA DEI SERVIZI SOCIALI
PERCORSO
DI LAVORO DEL "GRUPPO GUIDA"
a
cura di Paolo Ferrario per la Fondazione Zancan
INCONTRI DEL 22 e
23 Ottobre
PUNTI CHIAVE
TRATTATI:
viene
distribuito dalla ULSS 18 un quadro analitico riguardante i posti letto in
strutture protette
viene fatto un
repertorio dei progetti a diverso livello di elaborazione finora acquisiti dal
gruppo guida. Queste progettualità potranno, dopo una preliminare analisi,
essere incluse nel piano di zona:
progetto di
comunità alloggio, a cura delle associazioni di volontariato ANFFAS,
Associazione Città Senza Barriere, San Vincenzo. UILDM, ANDOS, in
collaborazione con la ULSS 18 e gli enti locali
"Senti
chi parla": progetto di lingua italiana per stranieri, a cura dell’assessorato
Pari Opportunità del comune di Castelmassa, della Direzione Didattica di
Castelmassa e dell’Ufficio Studi EDA del Provveditorato
progetto
formativo integrato di tempo lungo, a cura della Direzione Didattica di
Castelmassa, in collaborazione col Comune e le società sportive. In
questo progetto sono coinvolti anche portatori di handicap gravi
progetto
Nomadi, a cura dell’Associazione Italiana Zingari Oggi
progetto
Icaro, di prevenzione del disagio minorile, acura del Comune di Rovigo,
provincia di Rovigo e altri comuni
progetto
Insieme - CEOD e aboratorio occupazionale protetto, a cura della
Cooperativa sociale Aliante, associazione Agorà, Comune di Gavello
ricerca
Centro Accoglienza Stranieri, a cura del Centro francescano di ascolto, in
collaborazione con l’assessorato alle Politiche Sociali dell’Amministrazione
Provinciale di Rovigo
progetto
Centro Handicap "San Martino di Venezze", a cura del Comune e
dell’Azienda ULSS
progetti
integrati per una cultura solidale, a cura della consulta provinciale
volontariato: progetto A, Verso il mondo degli anziani; progetto B,
Anziani in autoaiuto; progetto C, Anziani incontro agli altri, promossi
dall’AUSER Polesine e da alcune associazioni di anziani della Provincia
di Rovigo (si ricorda che in occasione della discussione sull’area
problematica anziani è stato acquisito l’accordo "Progettualità
servizi socio-sanitari territoriali" a cura della CGIL, CISL, UIL e
della ULSS 18)
promemoria
in merito all’affido/ricovero minori, a cura del Comune di Badia
Polesine, assessorato ai Servizi Sociali
nel gruppo
si apre il dibattito sulla ricaduta di questi progetti sulle politiche dei
servizi nel territorio della ULSS 18. Si concorda che tali progettualità,
sotto il profilo amministrativo, potranno essere avviate e sviluppate
mediante accordi di programma fra i singoli Comuni, eventualmente anche
associati fra loro, e la ULSS 18. Viene opportunamente detto che il
processo interorganizzativo avviato dal piano di zona potrà promuovere,
anche nel futuro, la produzione di altri progetti da parte dei soggetti
sociali ed istituzionali della zona. Certamente il processo programmatorio
dovrà anche prevedere alcuni momenti, nei quali verranno stabilite le
priorità in base alle quali alcuni progetti rientreranno in un accordo
generale fra conferenza dei sindaci e ULSS, mediante lo strumento
amministrativo della delega di esercizio. Tuttavia per valorizzare
obiettivi e progetti più particolari, lo strumento dell’accordo di
programma fra Comuni singoli o associati e ULSS sembra particolarmente
valido e congruente con l’attività avviata attraverso il piano di zona.
per
includere i progetti sopra indicati, ed eventualmente quelli successivi,
nella bozza del piano, verrà aggiornata e completata la tavola contenuta
a pag. 36 del documento propedeutico curato dalla ULSS 18
un altro
punto qualificante del piano dovrà essere costituito dall’attività di
verifica, monitoraggio e valutazione dello sviluppo dei servizi.
Occorrerà dunque elaborare un protocollo operativo nel merito,
individuando anche semplici indicatori di realizzazione e di processo, fra
cui il tempo di presenza degli operatori, il turn-over, eventuali indici
di gradimento, le attività di formazione, la collaborazione
interorganizzativa
viene data
informazione al gruppo guida in ordine ad un incontro con la
rappresentanza della conferenza dei sindaci (presenti 5) promossa dal
Presidente, per la sera del 22 ottobre 1997. In quell’occasione è stata
data informazione sul metodo di lavoro adottato dal gruppo guida e sul
percorso finora effettuato. Nel merito la rappresentanza ha dato un
sostanziale parere positivo sui lavori effettuati. In particolare vi è l’accordo
sul considerare prioritario l’obiettivo handicap, e nell’avviare e
sostenere iniziative per quanto riguarda l’area problematica minori in
difficoltà. In quest’occasione è stato acquisito e valorizzato il già
citato promemoria sull’affido/ricovero di minori, redatto dal Comune di
Badia Polesine. Viene anche ricordata l’esistenza di una struttura
presente nella zona: l’istituto per Sinti, che ha una potenzialità di
10/15 posti
viene
discussa la problematica alcolismo. Si osserva che nella zona sono
presenti vari gruppi di autoaiuto, che si occupano di tale questione. Si
tratta di associazioni e gruppi informali, talvolta anche in conflitto tra
loro, e che utilizzano metodologie diverse. Per tali iniziative i Comuni
intervengono attraverso rimborsi spese per l’organizzazione di
manifestazioni (feste o cene). L’ULSS invece interviene con il Ser.T.
per attività di riabilitazione e trattamenti sanitari. Agli effetti del
piano si tratta di censire queste iniziative, distinguerle per obiettivi e
tipologie di intervento e coordinarle anche sotto il profilo economico e
finanziario: infatti attualmente i Comuni e le Provincie intervengono
attraverso l’attività di formazione e il supporto logistico (spazi e il
contributo spese a sostegno del volontariato) e l’ULSS per quanto
riguarda medici, educatori e psicologi. Anche in questo caso lo strumento
amministrativo più idoneo ad intervenire è l’accordo di programma per
le alcooldipendenze. Vi è comunque accordo sull’opportunità di
includere anche questa problematica sociale, data la rilevanza e la
diffusione sul territorio di queste forme di dipendenza
viene anche
discussa una prima bozza dell’indice di piano:
percorso
e procedure del piano di zona
linee
guida del piano di zona
situazione
demografico-territoriale
obiettivi
e priorità
diritti
dei cittadini sulla base degli statuti e della carta dei servizi
ruolo
e funzione del terzo settore
legislazione
e diritti
articolazione
per aree progettuali: ciascuna indicherà normativa di riferimento,
situazione esistente, priorità e progetti specifici
viene posto
il problema delle procedure di approvazione. In particolare viene
osservato che il piano potrebbe anche essere approvato per parti singole.
Tale procedura consentirebbe di graduare nel tempo le varie funzioni
amministrative. Infatti vi potrebbe essere una prima articolata
discussione sul valore culturale e conoscitivo del piano e,
successivamente, una più mirata attenzione ai risvolti amministrativi.
Una più analitica redazione dell’indice di piano viene rimandata al
prossimo incontro. Inoltre da questo momento il gruppo guida potrà anche
suddividersi in sottogruppi che si dedicheranno in modo specifico alle
parti assegnate
SCHEDA
DI SINTESI PER GLI INTERVENTI DI ASSISTENZA TECNICA
Data
29 Ottobre 1997
mezza giornata:
14,30-18,30
SCHEDA
DI SINTESI PER GLI INTERVENTI DI ASSISTENZA TECNICA
Data: 5 novembre
1997
ore: 9-17
ROVIGO:
REDAZIONE DEL PIANO DI ZONA DEI SERVIZI SOCIALI
PERCORSO
DI LAVORO DEL "GRUPPO GUIDA"
a
cura di Paolo Ferrario per la Fondazione Zancan
INCONTRO DEL 5
Novembre 1997
PUNTI CHIAVE
TRATTATI:
viene discussa
la proposta di indice elaborata precedentemente. In particolare, il direttore
sociale presenta una scheda grafica intitolata "Processo di attivazione
del piano di zona e sviluppo" che tiene conto del percorso effettuato e
dei risultati conoscitivi e programmatori realizzati nel corso di questi mesi
nel pomeriggio
vengono formati tre gruppi di lavoro con l’obiettivo di effettuare una prima
lettura dei materiali raccolti:
1° gruppo:
analisi degli statuti comunali e del progetto "Città sane"
2° gruppo:
analisi della carta dei servizi della ULSS n. 18
3° gruppo:
soggetti istituzionali coinvolti nel piano di zona
accordi
per la prosecuzione del lavoro consistente nella scrittura delle singole parti
del piano di zona
SCHEDA
DI SINTESI PER GLI INTERVENTI DI ASSISTENZA TECNICA
Data: 24 novembre
1997
ore: 14 -18
ROVIGO:
REDAZIONE DEL PIANO DI ZONA DEI SERVIZI SOCIALI
PERCORSO
DI LAVORO DEL "GRUPPO GUIDA"
a
cura di Paolo Ferrario per la Fondazione Zancan
INCONTRO DEL 24
Novembre 1997
PUNTI CHIAVE
TRATTATI:
viene presentata
la scheda "Indicazioni metodologiche e tecniche per la valutazione del
piano di zona" a cura di Paolo Ferrario per la Fondazione Zancan. Il
testo presentato costituisce un contributo tecnico alla redazione del piano e
non ha l’obiettivo di sostituire l’attività di produzione dell’atto
finale, che è di competenza della Conferenza dei Sindaci
viene effettuata
una ricognizione sui capitoli del progetto di piano, che sono a una buona fase
di elaborazione.
La Provincia
presenta la parte sull’ analisi demografica dei Comuni
Il direttore
sociale della ULSS presenta:
capitolo 7 -
La formalizzazione: accordi di programma, convenzioni, deleghe,
regolamento di compartecipazione alla spesa
capitolo 6 -
Il processo di attivazione del piano di zona e sua continuità
capitolo 4 -
Le aree di intervento
ROVIGO:
REDAZIONE DEL PIANO DI ZONA DEI SERVIZI SOCIALI
PERCORSO
DI LAVORO DEL "GRUPPO GUIDA"
a
cura di Paolo Ferrario per la Fondazione Zancan
INDICAZIONI
METODOLOGICHE E TECNICHE PER LA VALUTAZIONE
DEL
PIANO DI ZONA DEI SERVIZI SOCIALI
Il presente testo
costituisce un contributo alla redazione del piano di zona e non ha l’obiettivo
di sostituire l’attività di produzione dell’atto finale, che è di
competenza della conferenza dei sindaci e dei propri rappresentanti
istituzionali
LE CARATTERISTICHE
DEI SERVIZI SOCIO-ASSISTENZIALI
La complessità
dei problemi che si pongono nel procedere ad una valutazione degli interventi
assistenziali è dovuta al fatto che il "prodotto socio-assistenziale"
dipende da una multidimensionalità di fattori che lo determinano.
Infatti il sistema
dei servizi alla persona è costituito da una pluralità di soggetti che si
possono così sinteticamente identificare in:
servizi erogati
direttamente dal sistema pubblico (gestione diretta)
servizi erogati
indirettamente da soggetti privati o del privato sociale (gestione indiretta)
attività di
sostegno, promozione, informazione autonomamente svolta dalle organizzazioni
di volontariato
attività di
produzione svolta con modalità imprenditoriali dalle cooperative sociali, che
tuttavia si configurano come interlocutori significativi e privilegiati
Le organizzazioni
che producono servizi hanno dunque a che fare con prodotti di difficile e
complessa definizione. Infatti le loro caratteristiche fondamentali sono le
seguenti:
immaterialità:
i servizi sociali non hanno un alto grado di visibilità e riconoscimento
sociale. Tuttavia essi sono percepiti dai cittadini e dagli utenti in
situazioni di bisogno: il servizio esiste in quanto è percepito. Per tali
motivi occorre sempre elaborare una rappresentazione di quanto è stato
prodotto ed un forte investimento relazionale per affermare il significato
delle politiche di servizio.
interattività:
la produzione dei servizi è contestuale al loro consumo. Il servizio si
produce solo nel momento in cui qualcuno lo utilizza. Pertanto se non c’è
percezione del servizio è come se non ci fosse neppure stata la sua
produzione. Più in particolare il servizio si produce nel quadro dell’interazione
fra gli operatori (ed i contesti istituzionali entro i quali essi operano) ed
i destinatari degli interventi
soggettività:
nella produzione dei servizi giocano un ruolo rilevante le aspettative e l’immagine
che di esse hanno i cittadini e gli utenti. Con la presenza sempre più
significativa delle formazioni sociali intermedie (in particolare il
volontariato) tale caratteristica si è rafforzata.
Le aspettative
dell’utente e i parametri in base ai quali valuta le prestazioni sono
difficili da identificare. Inoltre, anche quando vengono identificati, non
dipendono solo dalle effettive prestazioni tecniche svolte, ma anche da problemi
specifici, cultura, valori e altri condizionamenti ambientali spesso
contingenti.
La qualità
percepita deriva dalla comparazione tra le aspettative e le prestazioni
effettivamente ottenute e riflette quindi il grado di soddisfazione dell’utenza.
Di conseguenza, fornire un servizio di qualità significa soddisfare l’utente,
conoscerne le aspettative individuando le esigenze prevalenti, monitorandole nel
tempo e facendo in modo di rispondervi.
E’ possibile
distinguere tre dimensioni che condizionano la percezione di qualità da parte
dell’utenza:
validità
tecnica delle prestazioni di servizio
tempo di
intervento
orientamenti
intersoggettivi
Una prestazione di
servizio è percepita valida sotto il profilo tecnico se di fatto risponde al
bisogno specifico per il quale è stata predisposta e per la cui erogazione l’organizzazione
si è impegnata.
La percezione
relativa al tempo di intervento consiste nel giudizio relativo alla capacità
dell’erogatore di porre in atto un intervento tecnico in seguito a richieste
specifiche o a bisogni cui l’organizzazione deve far fronte.
L’orientamento
intersoggettivo si realizza instaurando relazioni significative tra
organizzazione ed utente, ovvero stabilendo un corretto rapporto di
comunicazione con i soggetti fruitori, nel cui ambito divenga possibile una
piena comprensione delle relative esigenze. La relazione non si esaurisce nel
solo momento di contatto, ma viene influenzata da altri elementi, come ad
esempio l’organizzazione degli spazi, gli strumenti utilizzati, gli sforzi per
rendere accessibile l’organizzazione e completamente fruibili i suoi servizi,
la pubblicazione di opuscoli informativi, la razionalizzazione delle procedure
amministrative, la predisposizione di efficaci servizi telefonici.
Quanto detto
richiama l’importanza e la necessità di effettuare le seguenti operazioni
organizzative:
a) realizzare un
sistema informativo
b) documentare le
attività di servizio
c) effettuare la
valutazione dei servizi e coinvolgere i soggetti pubblici e sociali in tale
attività.
L’attività
valutativa non può essere considerata disgiuntamente da quella programmatoria.
E correttamente anche il piano di zona deve includere orientamenti e procedure
per la sua realizzazione.
GLI EFFETTI DELLA
VALUTAZIONE
I processi
valutativi possono incidere su numerosi aspetti fondamentali della vita di un
servizio:
sulla
programmazione, quale strumento per distribuire le risorse;
sulle singole
funzioni critiche del servizio, quale strumento di affinamento e di correzione
rispetto ai punti deboli quali l’accoglienza, l’orientamento, la
dimissione:
sul processo di
evoluzione del servizio nel suo complesso favorendo l’adeguamento delle
risorse e delle prestazioni
sull’immagine
pubblica del servizio stesso. Infatti l’esplicitazione dei risultati
ottenuti possono, in caso di accertata efficacia, rappresentare un’operazione
di immagine sociale da non sottovalutare, in presenza di utenti spesso non a
conoscenza della qualità del servizio e talvolta neppure della sua esistenza,
nonché di operatori non sempre consapevoli della completa potenzialità della
rete territoriale dei servizi
sulla formazione
degli operatori, quale fondamentale strumento di apprendimento capace di
riorientare le risorse umane impiegate e modificare atteggiamenti e
comportamenti
sulla qualità
del lavoro degli operatori, quale incentivo della loro produttività, in
termini di efficienza e di efficacia, grazie ai meccanismi di rinforzo dovuto
alla valutazione dei risultati
DIMENSIONI DELLA
VALUTAZIONE
L’ arco dei
potenziali soggetti interessati alla valutazione di un servizio è piuttosto
ampio e ciascuno di essi si muove con intenzionalità, strategie e criteri
differenti. Si tratta infatti di:
il legislatore
nazionale regionale che individua le scelte strategiche, deve farle applicare
e cambiarle quando risultano inadeguate alla realtà
gli
amministratori nazionali, regionali e locali che gestiscono le risorse e
devono tendere alla loro ottimale utilizzazione
gli operatori,
che detengono il sapere professionale e devono continuamente vagliarne l’efficacia
alla luce dei segnali che ricevono dall’operatività
gli utenti, che
sono i destinatari finali dell’intervento e sono il fulcro centrale della
valutazione, nel senso che il loro punto di vista dovrebbe rappresentare il
criterio orientativo prioritario al quale viene subordinato quello degli altri
soggetti coinvolti.
Sotto il profilo
organizzativo gli interventi assistenziali possono raggrupparsi in tre
categorie:
interventi di
promozione della comunità locale, di informazione diffusa, di accrescimento
culturale della cittadinanza
servizi
territoriali, nei quali le prestazioni vengono erogate o nelle sedi dei
servizi o al domicilio dell’utente, con la funzione di sostenere le reti di
riferimento degli utenti (famiglie, vicinato, gruppi, associazioni di
volontariato)
servizi
residenziali, che hanno la funzione di sostituire attraverso interventi
professionali le reti di supporto alla vita quotidiana degli utenti
VALUTAZIONE DI
EFFICIENZA E DI EFFICACIA
L’oggetto di un
processo di valutazione cambia in relazione all’obiettivo che si propone,
dando luogo a criteri di valutazione diversi.
Due sono i
concetti fondamentali che si utilizzano in queste operazioni:
Efficacia: è un
concetto di ordine qualitativo che serve a valutare in quale misura un sistema
organizzativo raggiunge gli obiettivi che gli sono assegnati
Efficienza: è un
concetto più quantitativo rispetto a quello di efficacia, poiché è un
rapporto tra i risultati ottenuti da un sistema organizzativo e i mezzi
necessari.
La valutazione di
efficacia di un intervento misura la capacità dello stesso di determinare il
raggiungimento dell’obiettivo. In riferimento ai servizi personali, è la
capacità di rispondere ad una domanda potenziale e reale, oppure la capacità
di modificare positivamente l’evoluzione naturale di uno stato di disabilità
o di disagio.
Si può
distinguere tra efficacia interna ed esterna. La valutazione di efficacia
interna misura quale grado di realizzazione del prodotto si ottiene, facendo
riferimento alle capacità dell’apparato tecnico-professionale di sviluppare
la sua azione. Posto l’obiettivo di benessere, si valuta se è stato
conseguito.
La valutazione di
efficacia esterna prende in considerazione la validità della scelta
tecnico-politica relativa al prodotto e all’alternativa d’azione seguita per
incidere nel modo desiderato sul problema che è all’origine della scelta: si
valuta cioè se l’obiettivo posto era pertinente ed adeguato rispetto al
problema sociale o sanitario che si voleva affrontare.
La problematicità
della valutazione dell’efficacia degli interventi assistenziali deriva dalla
difficoltà di asserire se il cambiamento verificatosi in una determinata
situazione sia imputabile all’intervento messo in atto.
La valutazione di
efficienza riguarda la capacità del servizio di raggiungere gli obiettivi
prefissati con il minimo di risorse materiali ed umane: nell’area dei servizi
esprime il grado di utilizzazione delle risorse disponibili. Questo, per
diventare un dato significativo, deve essere incrociato con le variabili costi
da una parte e con la valutazione di efficacia dall’altra.
VALUTAZIONE DELLA
POLITICA DEI SERVIZI E VALUTAZIONE DEGLI INTERVENTI
In fase di
definizione della bozza di piano di zona e successivamente in fase di
approvazione del piano di zona, è necessario distinguere fra:
valutazione
della politica dei servizi, consistente nella predisposizione delle azioni
amministrative interistituzionali che si rendono necessarie per lo sviluppo
dei servizi sociali nel territorio
valutazione
degli interventi, consistente in operazioni tecnico-professionali finalizzate
a verificare il raggiungimento dei risultati di servizio
In questa sede non
è possibile né corretto entrare nel merito delle modalità tecniche attraverso
cui effettuare la valutazione degli interventi, tuttavia può essere indicata
una provvisoria matrice che potrebbe essere in seguito precisata e perfezionata
dagli operatori professionali stessi per definire un più analitico lavoro.
PROBLEMI |
VARIABILI |
|
|
Criteri di
presa in carico |
· per
riduzione utenza
· per
incremento standards assistenziali
· per
incremento risorse assistenziali
· per
modificazione progetti precedenti
· ....
|
Definizione
domanda |
· interpretazioni
(degli operatori)
· deformazioni
(degli utenti)
· trasformazioni
(del servizio)
· ....
|
Progettazione
interventi |
· tipologie
sociali
· tipologie
assistenziali
· tipologie
esistenziali
· tipologie
affettive
· tipologie
psicologiche
· tipologie
economiche
· ....
|
Scelta
obiettivi |
· miglioramento
qualità vita
· riduzione
sofferenza e disabilità
· superamento
difficoltà economiche
· reinserimento
sociale
· aiuto
domestico
· ....
|
Risorse e
strumenti |
· economie
e finanziarie
· psicologiche,
assistenziali, sociali
· famigliari,
pubbliche, del volontariato
· specialistiche
· ....
|
Erogazione
|
· sistematica
o non
· individuale
o collettiva
· domiciliare
o non
· esclusiva
o non
· con
appoggio extra servizio
· ....
|
Temporalità |
· inizio
e fine
· tempo
necessario per produrre effetti
· interventi
a breve e medio termine
· verifiche
intermedie
· ....
|
Più congruente ai
processi di approvazione del piano di zona è sicuramente la predisposizione di
orientamenti e criteri per effettuare la valutazione della politica dei servizi.
L’orientamento
alla qualità dei servizi pubblici è recentemente sostenuto e ribadito dalla
legislazione. Nella direttiva del Presidente del Consiglio dei Ministri del
27.1.1994 "Principi sull’erogazione dei servizi pubblici" vengono
fissati i principi generali cui deve uniformarsi l’azione gestionale delle
organizzazioni che realizzano servizi pubblici.
I principi
individuati sono: eguaglianza, imparzialità, continuità, diritto di scelta,
partecipazione, efficienza ed efficacia.
Occorre
sottolineare che i principi della direttiva sono tenuti ad uniformarsi non
soltanto nelle pubbliche amministrazioni, ma anche in soggetti non pubblici che
comunque erogano servizi pubblici, come è nei casi di servizi resi in regime di
concessione o mediante convenzione.
Quanto sopra
determina la necessità di definire:
i fattori da cui
dipende la qualità del servizio
gli indicatori
di qualità
gli standards di
qualità e quantità per ciascuno degli indicatori individuati.
L’approntamento
analitico di tali strumenti non può avvenire in modo completo nella fase
programmatoria: il piano di zona richiederà in futuro un attento monitoraggio
che consenta di valorizzare lo sforzo fatto e di consolidare i gruppi di lavoro
tecnici e politico-amministrativi che si sono formati.
Tuttavia allo
scopo di stabilire alcune linee di orientamento può essere utile riferirsi ad
uno schema generale elaborato dal Ministero della Funzione Pubblica e
rappresentato nella tabella seguente.
QUALITA’
DEI SERVIZI PUBBLICI
Obiettivi
generali |
Obiettivi
specifici |
Modalità
di erogazione |
|
|
|
Facilitare l’accesso
ai servizi |
· far
conoscere i servizi
· accogliere
e orientare l’utenza
· garantire
la conoscenza dell’iter
|
INFORMAZIONE
ACCOGLIENZA
TRASPARENZA |
Migliorare
la fornitura del servizio |
· rendere
più rapidi i servizi
· agevolare
l’utente negli adempimenti
· usare
un linguaggio comprensibile
· rendere
meno gravosa l’attesa
· adeguare
il servizio alle esigenze delle persone
|
VELOCITA’
COMODITA’
CHIAREZZA
GESTIONE
DELLE ATTESE
PERSONALIZZAZIONE |
Controllare
e correggere il servizio |
· ridurre
e prevenire gli errori
· assicurare
la costanza qualitativa del servizio
· gestire
i disservizi e gli imprevisti
· ascoltare
l’utente e fargli valutare il servizio
|
AFFIDABILITA’
STANDARD
PRONTEZZA DI
RISPOSTA
ASCOLTO
|
Innovare e
far evolvere il servizio |
· allargare
l’utenza e arricchire il servizio
· potenziare
il servizio per le fasce deboli
· far
evolvere il ruolo del servizio pubblico
|
ARRICCHIMENTO
UTENZE
PARTICOLARI
INNOVAZIONE |
Fonte:
Dipartimento Funzione Pubblica 1996
Sulla base di
quanto esposto, si propongono alcune preliminari tabelle che distinguono i
diversi fattori che sono in gioco nei processi istituzionali ed organizzativi
della valutazione.
In rapporto alle
scelte del piano di zona ed al suo contenuto, sarà possibile apportare
precisazioni e miglioramenti a tale schema, che ha il principale scopo di
offrire orientamenti metodologici alla implementazione delle politiche dei
servizi sociali.
INDICATORI
COMUNI A TUTTE LE AREE DI INTERVENTO
Obiettivi |
Tipo
di indicatori e informazioni necessarie |
Modalità
di rappresentazione |
|
|
|
Conoscenza
della comunità locale |
INDICATORI
DI DOMANDA
· caratteristiche
della popolazione generale
· famiglie
· caratteristiche
del territorio
|
Tabelle
quantitative distinte per Comuni
|
Conoscenza
delle organizzazioni di servizio |
INDICATORI
DI OFFERTA
· operatori
distinti per professionalità
· volontari
· obiettori
di coscienza
|
Tabelle
quantitative distinte per Comuni
|
Sviluppo
di relazioni fra sistema pubblico e sistema del privato sociale |
INDICATORI
DI PROCESSO
· coinvolgimento
di soggetti pubblici o del privato sociale nel sistema delle
responsabilità
· rilevazione
periodica dei bisogni della popolazione
· definizione
di standard di risposta ai bisogni
· rilevazione,
analisi, valutazione di progetti di intervento proposti da soggetti
pubblici o del privato sociale
|
Descrizione
dei processi |
AREA
MINORI
Obiettivi |
Tipo
di indicatori e informazioni necessarie |
Modalità
di rappresentazione |
|
|
|
· conoscenza
della popolazione minorile
|
INDICATORI
DI DOMANDA
· popolazione
minorile per classi di età
· affidi
a tempo pieno
· affidi
a tempo parziale
· provvedimenti
tribunale minorenni:
· stato
di abbandono
· affido
· adozione:
· indagine
idoneità
· affido
preadottivo
· autorizzazione
matrimonio
· segnalazione
Procura
· segnalazione
Pretura
· nuove
prese in carico
· casi
chiusi
|
Tabelle
distinte per Comune
|
· assistenza
educativa domiciliare
· potenziamento
affidi
· attivazione
servizi comunitari a gestione diretta o convenzionata
|
INDICATORI
DI OFFERTA
· attività
di socializzazione
· inserimenti
lavorativi
· centri
informagiovani
· interventi
di sostegno alla famiglia
· affidi
educativi a tempo parziale
· assistenza
domiciliare
· affidi
famigliari a tempo pieno
· comunità
educativo-assistenziali/comunità alloggio
· istituti
|
ore
di supporto alla famiglia
...........................................
popolazione
0-17
n.
educatori per affido parziale
............................................
popolazione
0-17
n.
domande presentate
...........................................
popolazione
0-17
n.
domande accolte
............................................
popolazione
0-17
|
|
INDICATORI
DI PROCESSO
· coinvolgimento
di soggetti pubblici o del privato sociale nel sistema delle
responsabilità
· rilevazione
periodica dei bisogni della popolazione
· definizione
di standard di risposta ai bisogni
· rilevazione,
analisi, valutazione di progetti di intervento proposti da soggetti
pubblici o del privato sociale
|
|
AREA
HANDICAP
Obiettivi |
Tipo
di indicatori e informazioni necessarie |
Modalità
di rappresentazione |
|
|
|
|
INDICATORI
DI DOMANDA
· in
ambito scolastico
· post
obbligo scolastico
· domanda
inserimenti lavorativi
|
|
|
INDICATORI
DI OFFERTA
· attività
di socializzazione ed integrazione sociale
· soggiorni
di vacanza
· inserimenti
lavorativi
· interventi
di supporto alla famiglia
· assistenza
domiciliare
· centri
diurni di riabilitazione e socio-riabilitativi
· affidi
a tempo parziale
· trasporto/accompagnamento
· affidi
famigliari
· comunità
alloggio/alloggi protetti
· istituti
|
|
|
INDICATORI
DI PROCESSO
· coinvolgimento
di soggetti pubblici o del privato sociale nel sistema delle
responsabilità
· rilevazione
periodica dei bisogni della popolazione
· definizione
di standard di risposta ai bisogni
· rilevazione,
analisi, valutazione di progetti di intervento proposti da soggetti
pubblici o del privato sociale
|
|
AREA
ANZIANI
Obiettivi |
Tipo
di indicatori e informazioni necessarie |
Modalità
di rappresentazione |
|
|
|
|
INDICATORI
DI DOMANDA
·
·
|
|
|
INDICATORI
DI OFFERTA
· centri
sociali/attività di socializzazione
· soggiorni
di vacanza, cure termali
· interventi
di sostegno alla famiglia
· rafforzamento
del vicinato
· assistenza
domiciliare e assistenza domiciliare integrata
· centri
diurni
· comunità
alloggio/miniappartamenti
· istituti
per anziani parzialmente autosufficienti
· istituti
per anziani non autosufficienti
|
assistenza
economica:
totale
contributi erogati
...................................
popolazione
> 65
n.
domande presentate
.......................................
popolazione
> 65
n.
domande accolte
........................
popolazione
> 65
assistenza
domiciliare:
tot.
ore lavorate per ass. domiciliare
.....................................................
popolazione
> 65
n.
domande presentate
................................
popolazione
> 65
n.
domande accolte
..............................
popolazione
> 65
residenzialità:
n.
posti in RSA
.....................
popolazione
> 65
n.
domande presentate
.................................
popolazione
> 65
|
|
INDICATORI
DI PROCESSO
· coinvolgimento
di soggetti pubblici o del privato sociale nel sistema delle
responsabilità
· rilevazione
periodica dei bisogni della popolazione
· definizione
di standard di risposta ai bisogni
· rilevazione,
analisi, valutazione di progetti di intervento proposti da soggetti
pubblici o del privato sociale
|
|
Obiettivi |
Tipo
di indicatori e informazioni necessarie |
Modalità
di rappresentazione |
|
|
|
|
INDICATORI
DI DOMANDA
·
|
|
|
INDICATORI
DI OFFERTA
·
|
|
|
· INDICATORI
DI PROCESSO
|
|
SCHEDA
DI SINTESI PER GLI INTERVENTI DI ASSISTENZA TECNICA
Data: 10 dicembre
1997
ore: 9-17
ROVIGO:
REDAZIONE DEL PIANO DI ZONA DEI SERVIZI SOCIALI
PERCORSO
DI LAVORO DEL "GRUPPO GUIDA"
a
cura di Paolo Ferrario per la Fondazione Zancan
INCONTRO DEL 10
dicembre 1997
PUNTI CHIAVE
TRATTATI:
informazioni
iniziali del presidente della Conferenza dei Sindaci:
ampliamento
della RSA di Castelmassa: attualmente di 90 posti, se ne aggiungono 16
ampliamento
della RSA di Ficarolo: attualmente di 108 posti, se ne aggiungono 30 (la
struttura è anche convenzionata con la ULSS di Ferrara). La struttura ha
altre possibilità di ampliamento
commento: si
tratta di strutture che pur essendo private, si aprono al pubblico e non
solo per attività di degenza
comunicazioni
del Direttore Sociale dell’ULSS n. 18 sul convegno di Vicenza organizzato
dalla Fondazione Zancan sullo stato di attuazione dei piani di zona:
sottolineatura
dell’importanza della famiglia al centro del sistema dei servizi
importanza
del problema della rappresentatività intesa come rapporto con l’opinione
pubblica. I piani di zona dovranno consentire estese relazioni col sistema
del privato sociale
un altro
elemento qualificante dei piani di zona saranno le funzioni di verifica e
valutazione dei servizi
sono state
sinteticamente descritte le caratteristiche dei piani di zona in avanzata
fase di realizzazione:
Vicenza:
il piano si caratterizza per un forte rapporto con i servizi sociali
comunali (e in particolare con gli/le assistenti sociali) per l’analisi
dei bisogni: tali soggetti sono stati assunti pertanto come testimoni
privilegiati. Tale metodologia consente di inquadrare le problematiche
sociali delle zone anche in assenza di onerose e complesse attività
di ricerca sociale
Verona:
sono stati risolti alcuni problemi amministrativi e si sta avviando il
lavoro programmatorio
Padova:
è stato elaborato un documento di linee di indirizzo e sono stati
costituiti i gruppi di lavoro
Cittadella:
in questa realtà esiste una completa delega di esercizio alla ULSS. I
Comuni versano una quota pro-capite di circa 24.000 lire, che potrebbe
essere maggiorata di 11.000 lire. In questo contesto, per offrire dati
di documentazione amministrativa, l’ULSS si è dotata di un
articolato sistema informativo socio-assistenziale
Adria:
è stato approvato un documento di piano di zona che si configura più
sotto il profilo di "linee programmatiche" piuttosto che di
analisi dei bisogni della domanda e dell’offerta
sotto il
profilo finanziario, è stato osservato che per i Comuni l’unico margine
di manovra di incremento della spesa è costituito dall’ICI (imposta
comunale sugli immobili)
nel
merito è stato osservato che tale operazione richiede un articolato
lavoro amministrativo, consistente in: prima discussione in Consiglio
Comunale, confronto con la cittadinanza, descrizione delle attività
sociali che verrebbero finanziate con l’incremento, atto
amministrativo dell’aumento dell’ICI
il gruppo
affronta il problema del rapporto con le realtà del volontariato organizzato.
Viene confermato che il volontariato è stato contattato nella fase iniziale
dell’elaborazione del piano di zona dalla Provincia di Rovigo e dalla
rappresentante del volontariato all’interno del gruppo
diversità
di lettura dei bisogni fra le associazioni di rappresentanza del
volontariato e i vari gruppi di familiari ecc. più centrati sui temi dei
bisogni e delle risposte da offrire
associazioni
significative: ANFASS, Associazione famiglie con pazienti psichiatrici
(AITSM), ACAT, Associazione Provinciale Lavoratori Anziani (APLA)
un primo
momento potrà essere quello di un incontro con il responsabile della
consulta del volontariato organizzata a livello provinciale
per quanto
riguarda la consultazione, vengono discusse le modalità di relazione con i
medici di base. Si tratta di avere un atteggiamento di ascolto per ciò che
concerne le problematiche sociali che i medici incontrano durante l’attività
di assistenza sanitaria di base
in rapporto agli
obiettivi a lungo termine già ampiamente discussi nei mesi precedenti ed in
particolare per quanto riguarda lo sviluppo delle attività residenziali o
semi-residenziali per l’handicap, nel gruppo viene ribadita l’importanza
di valorizzare le strutture che già ora forniscono risposte sul territorio.
In particolare viene ricordato l’istituto agrario che, tramite il proprio
convitto, accoglie soggetti con problematiche sociali, talvolta molto
complesse
viene ripresa l’analisi
dell’indice del primo volume:
Premessa:
testo già definito
1. Descrizione
del territorio: testo già definito
2. Principi e
linee guida: materiale di base già pronto; il testo è in fase di scrittura
3. I soggetti
istituzionali coinvolti nel piano di zona: i materiali normativi sono
pronti; il testo è in
fase di
scrittura
4. Le aree di
intervento: i singoli materiali sono pronti; il testo è in fase di
scrittura
5. Obiettivi e
progetti: generali e caratterizzanti l’intervento territoriale
6. Il processo
di attivazione del piano di zona e sua continuità: testo già definito
7. La
formalizzazione
8. Valutazione
e verifica della progettazione e della qualità dei servizi: il testo
"Indicazioni metodologiche tecniche per la valutazione dei piani di
zona" è già stato sottoposto all’attenzione del gruppo guida
La lettura e la
discussione sul primo volume viene rimandata all’incontro del 29 dicembre
1997
SCHEDA
DI SINTESI PER GLI INTERVENTI DI ASSISTENZA TECNICA
Data: 29 dicembre
1997
ore: 9-17
SCHEDA
DI SINTESI PER GLI INTERVENTI DI ASSISTENZA TECNICA
Data: 22 gennaio
1998
ore: 9-17
Temi trattati,
sintesi e considerazioni:
indice definitivo
del vol 1°:
premessa
processo di
attivazione del piano di zona e sua continuità
territorio dell’
azienda ulss 18: aspeti demografici
principi e linee
guida
i soggetti
istituzionali coinvolti nel piano di zona
strategie dell’integrazione:
il distretto, le aree di intervento
gli obiettivi e
progetti
la
formalizzazione: accordi di programma, convenzioni, deleghe, regolamento di
compartecipazione alla spesa
valutazione e
verifica della progettazione della qualità
discussione sulle
consultazioni: attenzione al problema; molti soggetti si attivano e presentano
progetti; clima positivo e costruttivo; attenzione anche da parte del
provveditorato agli studi; i sindacati saranno rappresentati nei gruppi di
distretto; occorre avere maggiore cura per i vari momenti informativi, è
difficile spiegare il processo di costruzione del piano nel tempo ristretto di
una serata; gli accordi di programma sono visti più come vincoli che come
opportunità; c’è molta attesa sui progetti-obiettivo (2° volume);
continuare a discutere sul regolamento del concorso al costo; fondo sociale per
le emergenze sociali: c’è accettazione, andrebbe riproposto nei due
distretti; da qui all’approvazione occorre avviare un forte lavoro di
mediazione, di trasferimento delle informazioni
punti di
preoccupazione: lo "scarico" sui comuni dei problemi appartenenti al
comparto sanitario; continuare la costruzione dei centri di costo per informare
le amministrazioni comunali sull’andamento della offerta di servizi da parte
dell’ ulss
specificità del
piano di zona di Rovigo: individuato un percorso istituzionale per mantenere
attivo il processo programmatorio; attenta rilevazione dell’offerta e dei
progetti presenti nel territorio, accanto alla precisazione dei criteri di
valutazione di tali progettualità; si è cercato di lavorare molto non solo
sugli obiettivi, ma anche sulla ricerca delle condizioni di fattibilità; si è
tentato di far emergere le aree di maggior bisogno (minori in difficoltà, per
ridurre il ricorso al ricovero fuori territorio; servizi per i portatori di
handicap
rapporto con il
volontariato: è stato curato attraverso la consulta provinciale
ruolo della
politica: attenzione a non creare schieramenti politici su questi temi; tentare
di andare sempre di più sui contenuti; vedere il piano di zona come uno
strumento di contatto con le amministrazioni per la crescita della cultura sul
settore dei servizi
discussione sulla
bozza di regolamento per la compartecipazione: cercare criteri di gradazione
delle fasce per evitare squilibri; cercare le percentuali di abbattimento
avvio della
lettura dei testi sulle aree progettuali (2° volume)
SCHEDA DI
SINTESI PER GLI INTERVENTI DI ASSISTENZA TECNICA
Data: 26 febbraio
1998
ore: 9-17
Temi trattati,
sintesi e considerazioni:
andamento delle
consultazioni: incontro con le cooperative sociali che hanno rapporti
contrattuali con i servizi pubblici, occorrerebbe un confronto sui contratti,
capitolati ; ruolo dei sindacati: il rappresentante nel gruppo guida le ha
tenute costantemente informate, c’è consenso sul modo in cui procede il
lavoro
ricognizione sui
vari soggetti coinvolti nella realizzazione del Piano di zona:
conferenza dei
sindaci: presidenza e rappresentanza
gruppo di piano
ulss: direttore
sociale e direttore generale
comuni: sindaci,
assessori, servizio sociale
comune di
Rovigo: sua specificità
distretti:
gruppi distrettuali
ipab, rsa
volontariato
cooperative
sociali
sindacati
composizione dei
gruppi di distretto: aumento delle rappresentanze dei comuni; garantire, per
ragioni di continuità, la presenza in questi gruppi dei componenti che hanno
fatto parte del gruppo - guida
indice del 2°
VOLUME:
area
materno-infantile e giovani
area handicap
area
tossicodipendenza
area disagio
mentale
area anziani
area migrazioni
decisione: in
vista della prossima discussione dell’ "indicatore di situazione
economica" si conviene sull’opportunità di non inserire il regolamento
nel primo volume. Ciò potrebbe facilitare la discussione degli orientamenti e
processi programmatori senza determinare un possibile conflitto istituzionale
solo sul tema della compartecipazione
lettura dei punti
chiave del capitolo "area materno-infantile"
nelle prossime
settimane inizieranno le fasi di approvazione del primo volume
il gruppo guida
conclude con oggi il suo lavoro di preparazione del primo piano di zona dei
servizi sociali
|