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Il cinema racconta ...

AMMALARSI


* A PROPOSITO DI HENRY

di Nichols, Mike, USA 1991, 117'

Per una ferita alla testa, avvocato di successo e senza scrupoli perde la memoria e cambia la sua vita dandole

un nuovo indirizzo e un altro senso

* UN ANGELO ALLA MIA TAVOLA

di CAMPION JANE, AUSTRALIA 1990, 158'

Biografia in 3 parti per la TV (ridotta di 50' per il grande schermo) di Janet Frame (1924), la maggiore scrittrice

neozelandese vivente, che, per una diagnosi sbagliata di schizofrenia, patì nove anni di manicomio e 200

elettroshock e si salvò dalla lobotomia grazie a un premio letterario. Basata sull'autobiografia (1983-85) in 3 parti

(Nella tua terra, Un angelo alla mia tavola, L'inviato di Mirror City), nell'adattamento di Laura Jones, è un'opera

che, dopo Sweetie (1988) e prima dell'acclamato Lezioni di piano (1993), fa di J. Campion uno dei cineasti

emergenti degli anni '90. Film sulla letteratura, ma non letterario, notevole per la forte fisicità della scrittura,

l'acume psicologico senza concessioni allo psicologismo, l'arte del suggerire soltanto i passaggi esplicativi, la

capacità di mostrare i grandi spazi, il rifiuto del binomio romantico di genio e follia. Leone d'argento a Venezia

1990 dove, secondo molti, avrebbe meritato l'oro.

* ANGELS IN AMERICA

di NICHOLS MIKE, USA 2004,

1985: mentre Dio ha abbandonato il Paradiso, l’Aids semina morte. Prior confessa al suo amante Lou di essere

malato ed egli lo abbandona. Pitt, avvocato mormone, entra nel Dipartimento di Giustizia grazie alla

raccomandazione del faccendiere Cohn. La moglie di Pitt, Harper, vive un matrimonio senza sesso e si imbottisce

di psicofarmaci. Un angelo invita Prior ad essere profeta della Stasi: la madre di Pitt e 'Belize', il suo amico

infermiere, lo aiutano a decidere.

* Come prima, più di prima, ti amerò

di SEGRE DANIELE, 1995,

Un gruppo di sieropositivi dell'associazione A77 di Torino decide - affidandosi all'onestà, alla sensibilità, alla

partecipazione rispettosa del regista - di uscire dal silenzio, dal lungo tempo buio della malattia (sieropositività,

Aids). Anche questo documentario è una partitura per volti e voci. Gli interpellati (non intervistati) non si limitano

a dire di sé stessi: parlano anche tra loro. La telecamera Betacam SP (colore) è quasi sempre ferma anche se la

distanza varia. Segre ne conosce la violenza, ma non la nasconde. Cerca di stabilire un dialogo su un piano di

parità e di reciprocità. Invece di dichiarazioni, si ascoltano confidenze, riflessioni, domande. Si parla anche di

morte: “Le sole grandi civiltà sono quelle che riconciliano la vita con la morte. Bisogna che l'idea della morte ritorni

nel cuore della vita” (Octavio Paz). Prodotto, ideato (con Maria Luisa Albera e Anna Mazzola), diretto e montato

da D. Segre. Fotografia di Paolo Ferrari, suono in presa diretta di Gianluca Costamagna.

* COSI' E' LA VITA

di EDWARDS BLAKE, USA 1986, 98'

Alla vigilia della festa per il 60o compleanno di Harvey, architetto di successo ma insoddisfatto, ipocondriaco e

nevrotico, sua moglie Gillian, nota cantante e architrave della famiglia, si sottopone a un esame: tumore benigno

o maligno? Elegante, garbato, ben dosato nel ritmo, qua e là graffiante, è un film di famiglia (ci lavora la moglie del

regista, una figlia, il figlio di J. Lemmon e la casa in cui si svolge l'azione è quella della coppia B. Edwards-J.

Andrews), la cui peculiarità è proprio l'autobiografismo.

* DAD - PAPA'

di GOLDBERG GARY DAVID, USA 1989, 117'

Da un romanzo di William Wharton. Dopo una lunga assenza, un giovane e rampante uomo d'affari torna dai suoi

perché la mamma non sta bene e il papà sta per morire. Se ne prende cura: non sono mai stati così vicini.

Melodramma strappalacrime come tanti, ma con Lemmon amato mattatore.

* DADDY NOSTALGIE

di TAVERNIER BERTRAND, 1990, 105'

Da Parigi una giovane donna va a stare qualche giorno a casa dei suoi, in una cittadina della Costa Azzurra, per

essere vicina al padre, reduce da un intervento chirurgico. Scritto dalla ex moglie del regista Colo O'Hagan,

questo piccolo film intimista, quasi per sfida girato sul largo formato del Cinemascope, è costruito come un

quadro impressionista attraverso una serie di macchie di colore e di particolari infallibili, fatto di parole che si

dovevano dire e non furono dette, silenzi ora complici ora ottusi, slanci frenati, pudori, gesti maldestri, sguardi

perduti, e di momenti in cui la vita assomiglia alla vita. Impossibile stabilire, nella grazia malinconica di questa

cronaca struggente sul tempo che passa, se sia un film d'attori (ammirevoli) o di regia, se appartenga a chi l'ha

scritto più che a chi l'ha diretto. Si possono raccontare al cinema giorni di felicità? Sì, se significa pace con un

po' di amore.

* DI CHI E' LA MIA VITA

di Badham John, USA 1981,

Kenneth Harrison, scultore di grande avvenire, rimasto paralizzato in un incidente, scopre di non poter più

scolpire e di dover dipendere per sempre dalle cure altrui. Anche la pietà di coloro che lo amano aggrava la sua

pena: ingaggia quindi un avvocato per ottenere il diritto all'eutanasia.

* FEARLESS - SENZA PAURA

di WEIR PETER, USA 1993, 121'

Dal romanzo di Rafael Yglesias che l'ha anche sceneggiato. Sopravvissuto a un incidente aereo in cui ha perso

il migliore amico, un architetto di San Francisco ha una complessa reazione psicologica che lo allontana dalla

moglie e dal lavoro. Frequenta una giovane donna, sopravvissuta come lui, che nell'incidente ha perso il bambino

e la aiuta a riprendersi. Con due interpreti di grande efficacia, una avvincente e interessante analisi psicologica

sul tema della morte scampata e del senso di onnipotenza che ne deriva

* GO NOW

di Winterbottom, Michael, GB 1996,

Nick Cameron (R. Carlyle), operaio di Bristol, ha una vita comune: lavoro, amici, birra, pallone e l'amore di Karen

(J. Aubrey) che è andata a vivere con lui. Una sclerosi multipla gli ruba tutto. Con l'aiuto di Karen che, dopo

qualche incertezza, lo sposa, affronta la lotta per la sopravvivenza

* Manila Paloma Bianca

di SEGRE DANIELE, 1992,

Ex attore, ricoverato più volte nei reparti psichiatrici degli ospedali di Torino, città che non è la sua e dove

vivacchia di espedienti con domicilio variabile, Carlo (C. Colnaghi) fa figura di un “extraterrestre con un'oliva in

mano”. Conosce Sara Treves (A. Comerio) e, attraverso di lei, il microcosmo ebraico torinese. S'installa nella

bella casa di lei in una ambigua e casta relazione e cerca inutilmente di riaccostarsi al teatro, scrivendo un

monologo. Anche Sara, impaurita, lo mette alla porta. Carlo ritorna alla vita, ai fantasmi, alle ossessioni di sempre.

Film anomalo come un meteorite nel panorama del cinema italiano, rigoroso, ruvido, duro con momenti di

struggente tenerezza, è imperniato, in bilico tra realtà e finzione, su Colnaghi, soggettista e soggetto,

impressionante per la sua epica antirecitazione, maschera e volto

* UN MEDICO UN UOMO

di HAINES RANDA, USA 1991, 125'

Quando scopre di avere un tumore alla gola e deve farsi curare, un chirurgo di successo capisce che cosa

significa essere un paziente, in balia di medici che lavorano come meccanici e della burocrazia ospedaliera. La

regista riesce a mitigare il moralismo del libro conferendo maggior efficacia alla vicenda.

* LA MERLETTAIA

di GORETTA CLAUDE, SVI 1977, 107'

Da un romanzo di Pascal Lainé: nella cittadina balneare di Cabourg studente universitario di famiglia agiata e

Beatrice detta Pomme, parrucchiera apprendista, si conoscono, si amano, decidono di convivere in un

appartamentino a Parigi. Lui si disamora, lei se ne va in silenzio, si ammala di anoressia, è ricoverata in un

ospedale psichiatrico. Una delle più belle storie d'amore degli anni '70 per delicatezza e profondità. È anche la

storia di un delitto, di una demolizione, una metafora del modo con cui la ricca borghesia sfrutta la classe

lavoratrice, una riflessione sulla donna come oggetto di consumo

* MI CHIAMO SAM

di NELSON JESSIE, USA 2001, 130

Sam Dawson ha il QI di un bambino, ma se la cava come cameriere e soprattutto come padre attento e amoroso

di una figlia di sette anni, abbandonata dalla madre subito dopo il parto. Interviene l'assistenza sociale: non

sarebbe meglio affidare la bimba a una famiglia normale? Il caso arriva in tribunale dove un'ardente e competente

avvocatessa difende con successo le ragioni del cuore.

* My Life - Questa mia vita

di Rubin Bruce Joel, USA 1993, 112

Americano di origine russa, big delle relazioni pubbliche, scopre in un solo botto di stare per diventare padre e di

avere ancora pochi mesi di vita. Decide allora di resistere fino al lieto evento e, nel frattempo, prepara un video

per insegnare al nascituro chi era suo padre e come la pensava. Inverecondo e squinternato cancer film

strappalacrime, esordio alla regia di uno sceneggiatore di lungo corso (che prese l'Oscar con Ghost-Fantasma)

che si propone una lunga serie di bersagli e li sbaglia tutti.

* Niagara, Niagara

di Gosse Bob, USA 1997, 97'

Adolescente allo sbando, dedita all'alcol con cui cerca di esorcizzare la sindrome di Tourette di cui è affetta,

Marcy (R. Tunney) si unisce al coetaneo ladruncolo Seth (H. Thomas), anch'egli con problemi di rapporti

interpersonali. Diretti a Toronto, compiono piccole rapine e inconsulti atti di violenza fino al tragico epilogo, non

lontano dalle celebri cascate. 2o film indipendente di B. Gosse (1963), scritto da Matthew Weiss, valse alla sua

giovanissima protagonista la Coppa Volpi della migliore attrice alla Mostra di Venezia 1997. Oltre a un intermezzo

di lirica serenità in cui spicca un solitario anarchico e iconoclasta (M. Parks), c'è un'interessante dimensione

tragicomica

* NOTTI SELVAGGE

di COLLARD CYRIL, FRA 1992, 126'

A Parigi, alla metà degli anni '80, il cineoperatore bisessuale Jean (C. Collard) amoreggia con la diciottenne Laura

(R. Bohringer), senza dirle subito di essere sieropositivo, e con il rugbista Samy (C. Lopez). Tratto da un

romanzo dello stesso Collard, qui esordiente nel lungometraggio dopo aver diretto alcuni corti e un telefilm, è

all'insegna di una patologica bulimia, un altro nome per chiamare la ridondanza, il culto dell'eccesso anche nella

recitazione, il narcisismo esibizionista, il gusto dell'ibridazione, evidente anche nel commento musicale dove il

rock s'alterna con canti gitani e arabi. È un film in cui in Francia (più di 1 milione di spettatori) una generazione ha

creduto di riconoscersi. Collard (1957-93) morì di Aids 4 giorni prima che il film vincesse 4 premi César: miglior

film, miglior opera prima, migliore promessa (Bohringer) e montaggio. I censori italiani che l'hanno tagliato e

proibito ai minori di 18 anni non hanno capito il suo forsennato romanticismo che verso l'epilogo diventa persino

edificante nella sua urlata voglia di vita.

* LE ONDE DEL DESTINO

di VON TRIERS LARS, DAN SVE 1996, 158'

È la storia di una giovane scozzese e della sua breve felicità coniugale con un operaio che, in seguito a un

incidente sul lavoro, rimane paralizzato e impotente. Su richiesta del marito, Bess si cimenta in svariate

esperienze erotiche, sempre più degradanti, per raccontargliele. Lei ne muore, lui guarisce. Situato all'inizio degli

anni '70, scandito in 1 prologo, 7 capitoli e 1 epilogo, appoggiato alla musica rock di quegli anni (David Bowie,

Leonard Cohen, Elton John, Deep Purple, Procol Harum), ambientato in una piccola comunità teocratica di cupa

fede calvinista, è un melodramma di fiammeggiante erotismo cui dà l'acqua della vita la straordinaria E. Watson,

attrice di teatro al suo esordio sullo schermo. Commovente e irritante, ma comunque emozionante, è una storia

insensata dalla quale Trier ha saputo cavare – con la fotografia del grande Robby Müller, spesso con la

cinepresa a spalla – un cammino in crescendo verso gli abissi del delirio e le frontiere del misticismo.

* UN PADRE IN PRESTITO

di MENGES CHRIS, GB - USA 1994, 105'

Quarantenne solo e solitario adotta un ragazzino di dieci anni, orfano di madre e con padre in carcere. Le

difficoltà non sono poche e aumentano quando, uscito dal carcere e malato di Aids, arriva il babbo

* PATCH ADAMS

di SHADYAC TOM, USA 1999,

È una storia vera, quella di Hunter “Patch” Adams che aveva la vocazione del clown e divenne negli anni '70 un

medico, convinto assertore e pioniere della risata come terapia alternativa e fondatore del Gesundheit Institute

dove la praticò, ovvero un personaggio tagliato su misura per R. Williams (1952) che era già stato dottore

dell'anima in Risvegli e Good Will Hunting. Il progresso degli studi sulle endorfine e la scoperta dell'importanza che

la mente esercita nel processo di guarigione l'aiutarono a superare gli ostacoli frapposti dalla medicina ufficiale e

dai suoi (pre)potenti soloni. La causa è giusta e non mancano le frecciate alla malasanità assicurativa negli USA

* IL PAZIENTE INGLESE

di MINGHELLA ANTHONY, USA 1996, 162'

Toscana, verso la fine della guerra 1939-45: Hana , infermiera canadese innamorata di un artificiere indiano ,

accudisce un misterioso paziente inglese dal viso sfigurato di cui si rievoca in flashback l'illegittima e tragica

passione per Katharine , incontrata in Egitto, prima della guerra, durante una missione geografico-militare per il

governo britannico

* PHILADELPHIA

di DEMME JONATHAN, USA 1994,

Brillante avvocato di Philadelphia è licenziato per inefficienza e inaffidabilità dal prestigioso studio legale dove

lavora. È una scusa, sostenuta con mezzi ignobili: in realtà hanno scoperto che è omosessuale e malato di Aids.

Sostenuto dall'affettuosa famiglia e dal suo tenero compagno, difeso da un grintoso avvocato nero, fa causa agli

ex datori di lavoro. 1ª produzione di alto costo (25 milioni di dollari) sull'Aids, è una lezione di tolleranza, una

requisitoria sui pregiudizi, un'arringa contro l'ingiustizia affidata a uno straordinario T. Hanks, interprete simpatico

e “leggero”, e a D. Washington, l'avvocato che lo difende, fiero eterosessuale e a disagio con i gay, che a poco

a poco disperde i suoi pregiudizi e le sue paure insieme a quelli dello spettatore

* PRIMA DEL BUIO

di REEVE CHRISTOPHER, USA 1997, 59'XX

Dopo anni di lontananzaun malato di aids torna a casa per passare con la famiglia l'ultimo tempo che gli resta

Genitori e sorella dapprima sono in difficoltà, poi imparano ad aiutarlo ed assisterlo

* QUALCOSA E' CAMBIATO

di Brooks, James L., USA 1997, 138'

In Melvin Udall (J. Nicholson), autore di romanzi sentimentali, la misantropia è fondata su ossessive turbe

maniacali. Le circostanze l'obbligano a prendersi cura del cagnetto di un coinquilino, da lui odiato quasi quanto gli

esseri umani, e poi del suo padrone (G. Kinnear), pittore gay ridotto su una sedia a rotelle da un'aggressione.

Grazie a loro e a una cameriera di cui s'innamora il misantropo subisce una metamorfosi, cioè guarisce

* Scelta d'amore - La storia di Hilary e Victor

di Schumacher, Joel, USA 1991, 105'

Assunta per assistere Victor, ricco e giovane leucemico, l'infermiera Hilary, povera e ignorante, passa dalla

pietà all'amore. Epilogo (quasi) aperto alla speranza. Convenzionale cancer film, o melodramma terminale, ma non

spregevole, tratto da un romanzo di Martin Leimbach. Bella la fotografia di Juan Ruiz Anchia (2 film di David

Mamet), belli i paesaggi di Mendocino (California del Sud), bella e bravina J. Roberts, attendibile C. Scott che ha

alcune scene con C. Dewhurst, sua madre nella realtà.

* SHINING

di KUBRICK STANLEY, 1980,

Dal romanzo (1977) di Stephen King: sotto l'influenza malefica dell'Overlook Hotel sulle Montagne Rocciose dove

s'è installato come guardiano d'inverno con moglie e figlio, Jack Torrence sprofonda in una progressiva

schizofrenica follia che lo spinge a minacciare di morte i suoi cari. Più che un film dell'orrore e del terrore, è un

thriller fantastico di parapsicologia che precisa, dopo 2001: odissea nello spazio e Arancia meccanica, la

filosofia di S. Kubrick. L'aneddotica di S. King diventa fiaba e rilettura di un mito, di molti miti, da quello di Saturno

a quello di Teseo e del Minotauro, per non parlare del tema dell'Edipo. Il prodigioso brio tecnico-espressivo è al

servizio di un discorso sul mondo, sulla società e sulla storia. Totalmente pessimista, Kubrick nega e fugge la

storia, ma affronta l'utopia riaffermando che le radici del male sono nell'uomo, animale sociale, ma non negando,

anzi esaltando, la possibilità di una riconciliazione futura, attraverso il bambino e il suo shining (luccicanza).

Analisi del film: G. Cremonini, Stanley Kubrick, Shining, Lindau, Torino

* LA STRADA PER GALVESTON

di TOSHIYUKI UNO MICHAEL, USA 1996, 89'

Jordan è rimasta vedova da poco tempo, ereditando dal marito una situazione economica disastrosa. Per

mantenersi, Jordan decide di utilizzare l'abitazione per alloggiare tre malati del morbo di Alzheimer. Quando però

le pressioni di suo figlio cominciano a sopraffarla decide, insieme ai suoi pazienti, d'intraprendere un viaggio che

cambierà per sempre le loro vite.

* SUSSURRI E GRIDA

di BERGMAN INGMAR, 1972,

Assistita da due sorelle e una governante, Agnese muore di cancro in una villa alla periferia di Stoccolma.

Sinfonia in rosso maggiore di un Bergman in gran forma espressiva, all'altezza del modello cui s'ispira: il teatro

intimo di August Strindberg. Memorabile riflessione sul dolore e la pietà. Sussurro e grido invocano una cosa

sola che non è la felicità, ma le assomiglia: la pace

* TEMPO VERO

di SEGRE DANIELE, 2001,

Convinti della necessità e dell'importanza di informare e sensibilizzare la popolazione e gli operatori, AUSL e

Provincia di Reggio Emilia, in collaborazione con AIMA e Assessorato alla Sanità della Regione Emilia Romagna,

hanno affidato al regista Daniele Segre l'incarico di realizzare un film sul tema delle demenze.

Il film, che nasce da una stretta collaborazione tra familiari, operatori dei servizi, Associazione e regista, vuole

rappresentare alcune situazioni, tra le tante e diverse possìbili, vissute da tutti coloro che, per motivi diversi,

devono confrontarsi ogni giorno con la malattia di Alzheimer.

* L' UOMO DELLA PIOGGIA

di COPPOLA FRANCIS FORD, USA 1996, 131'

Ambientato a Memphis (Tennessee) e situato ai giorni nostri, racconta di un giovane avvocato che, affiancato da

un simpatico “paralegale”, ingaggia una difficile battaglia contro una compagnia di assicurazioni che non ha

corrisposto il premio a un leucemico, morto poi per mancanza di cure

* VERSO IL SOLE

di CIMINO MICHAEL, USA 1966, 120'

Meticcio (mezzo Navajo, mezzo nero) e malato terminale di cancro, Brandon Monroe, detto Blue , capobanda

sedicenne di L.A., sequestra un oncologo carrierista e benpensante e lo costringe ad andare verso il sudovest,

alla ricerca di un lago sacro di montagna. 7o film di Cimino (1943), comincia come un thriller di azione

metropolitana, mescolato a una commedia ospedaliera. Diventa un film di strada e di inseguimento e si trasforma

in un viaggio iniziatico verso le radici mitiche dell'America. Se si bada a quel che dice la sceneggiatura di Charles

Leavitt le riserve sono inevitabili: freudismo di terza mano, greve contrapposizione didattica tra i due protagonisti,

flashback in BN ripetitivi. Avvince il “come lo dice”. Cimino che continua a raccontare “un'America che vuole

diventare America” con talento visionario, energia narrativa, rabbia, eccessi, capacità di dirigere e trasformare

gli attori. Film epico che tende all'esaltazione del mito cresce nella seconda parte, prende quota, diventa bellissimo

* VIAGGIO IN INGHILTERRA

di ATTENBOROUGH RICHARD, GB 1993, 131'

Ambientato nel 1952 in un college di Oxford racconta la storia d'amore di Clive Staples Lewis (1898-1963) –

squisito poligrafo che deve la sua fama soprattutto agli studi sul Medioevo e sul Rinascimento – con Joy

Gresham, scrittrice e poetessa americana. Amore che sfocia in un matrimonio celebrato due volte e si conclude

con la prematura morte di lei

* LA VITA SOGNATA DAGLI ANGELI

di ZONCA ERICH, FRA 1998, 117'

Nella città di Lille la storia di un'amicizia femminile tra due ventenni, la bruna, solare, generosa Isa (E. Bouchez) e

la bionda, mutevole, selvaggia Marie (N. Régnier), tutta chiusa nella sua rivolta asociale e autodistruttiva.

* VIVERE

di KUROSAWA AKIRA, GIA 1952,

Malato di tumore, anziano funzionario giapponese si dedica interamente all'impresa di trasformare una zona

palustre in un campo di giochi per bambini. Quando muore, soltanto le madri dei bambini si ricordano di lui.

Potente affresco di vita giapponese con una struttura narrativa insolita (per l'epoca), permeato di un'angoscia

esistenziale che rimanda a Dostoevskij, indimenticabile ritratto di un uomo solo davanti alla morte, è uno dei

grandi film sulla vecchiaia in cui convivono emozione e rigore, realismo e simbolismo, lirismo e sarcasmo.