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Il cinema racconta
le famiglie
Schede
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ABOUT A BOY - UN
RAGAZZO di WEITZ CHRIS, USA 2002, Il trentottenne Will è ricco, scapolo e abituato a uscire ogni sera con una ragazza diversa. Resosi conto che è più semplice abbordare le donne - sole o divorziate - con prole, finge di essere un ragazzo-padre e si iscrive a un circolo per genitori single. Qui stringe amicizia con Marcus, un dodicenne difficile e solitario che gli farà aprire gli occhi su una realtà diversa… * L' ALBERO DEGLI ZOCCOLI di OLMI ERMANNO, ITA 1978, I75' 1897-98 nelle campagne della Bassa bergamasca: la vicenda corale di alcune famiglie contadine che lavorano la terra a mezzadria tra duri sacrifici, fatica e dolori, ma con grande dignità. Solenne e sereno, grave e pur lieve come le musiche di Bach che l'accompagnano, il 9o di Olmi è – con Novecento (1976) di B. Bertolucci che è il suo opposto – il più grande film italiano degli anni '70, e l'unico, forse, in cui si ritrovano i grandi temi virgiliani: labor, pietas, fatum. Gli sono stati rimproverati, come limiti, una rappresentazione idealizzata, perché troppo lirica, del mondo contadino, la cancellazione della lotta di classe, la rarefazione spiritualistica del contesto sociale. È indubbio che al versante in ombra (grettezza, avidità, violenza, odi feroci) del mondo contadino Olmi ha fatto soltanto qualche accenno, e in cadenze bonarie, ma anche in quest'occultamento è stato fedele a sé stesso e alla sua pietas * L' ALBERO DI ANTONIA di GORRIS MARLENE, OLA 1995, 012' Affresco di una piccola comunità rurale sull'arco di quattro generazioni, dal 1945 alla fine del secolo. Protagonista invisibile: il tempo che passa, linea narrativa: femminile, anzi matriarcale. Antonia che generò Danielle che generò Thérèse da cui nacque Sarah. In questo Heimat fiammingo gli uomini sono in seconda fila: abietti o fragili o coglioni, talora gentili. La voce narrante è di Sarah, pronipotina di Antonia, forte, volitiva e di radiosa bellezza che rimane al centro dell'azione corale. Sagace, e qua e là furbesca, mistura di patetico e grottesco, pubblico e privato, violenza e tenerezza con una marcata componente anticlericale e un pragmatico amore per la vita, contrapposto al cupo pessimismo di un vecchio che cita Nietzsche e Schopenhauer. * AMERICA OGGI di ALTMAN ROBERT, USA 1993, 188' Da 9 racconti (e dalla poesia Lemonade: l'episodio con Jack Lemmon) di Raymond Carver. Nella sua mescolanza di generi e di toni questo grande capitolo della saga americana di Altman è una commedia umana dove si può trovare di tutto, come nella vita. Come Carver – di cui sviluppa i racconti, modificandoli e allacciandoli l'uno all'altro – il regista di Nashville non interviene a commentare i fatti: si limita a raccontarli con lucidità, dolente partecipazione e una libertà che lascia allo spettatore la possibilità del giudizio. Si apre con un minaccioso volo di elicotteri e si chiude con una scossa di terremoto a Los Angeles dove si svolgono le storie, ambientate da Carver a Seattle o Portland. C'è chi ha trovato quest'affresco troppo amaro, impietoso, disperato. Altman non ha bisogno di alzare la voce per fare l'apocalittico. America oggi? Ma qui si parla anche di noi. * American Beauty di MENDES SAM, USA 1999, 122 Morto da un anno, il 42enne Lester racconta la sua storia. Infelicemente sposato con Carolyn, la cotta che prende per Angela, compagna di scuola di sua figlia Jane, gli cambia la vita. Fa in tempo a guarire dall'infatuazione quando un ex ufficiale dei Marines, suo nuovo vicino di casa e padre di Ricky, innamorato di Jane, gli rivela la propria latente omosessualità, lo uccide e si uccide. Da una sapiente sceneggiatura del commediografo nordamericano Alan Ball e dalla frontale messinscena dell'esordiente S. Mendes, regista teatrale britannico, è uscito un film di grande successo (pubblico, critici, premi) fintamente trasgressivo. Ironico, persino divertente, ma di fondo amaro, espone, esorcizzandoli, il disagio e il vuoto della società contemporanea, infinita contiguità di solitudini, e analizza la sua peculiare patologia, “l'incapacità di relazionarsi... di sentirsi... responsabili della vita degli altri” (Salvatore Natoli). Soltanto i due figli si salvano in questo deserto del disamore. È fin troppo perfetto e furbetto nel far tornare i conti: nei dialoghi, nel disegno di personaggi problematici (la moglie, il suo amante yuppie, il gay represso in divisa, la ninfetta vantona e vergine), nella meccanica narrativa. Tragicommedia double-face: realistica nell'analisi sociologica, ricca di elementi simbolici, sull'orlo del Kitsch (i petali di rosa) a livello di scrittura. * L' AMORE IMPERFETTO. di Maderna Giovanni Davide, 2002, Sergio e Angela aspettano il loro primo figlio. Il bambino è destinato a vivere solo pochi giorni, a causa di una grave malformazione. La donna, spagnola e molto religiosa, sperando in un miracolo, decide di non abortire. Ma quando il neonato muore i due genitori si lasciano travolgere dalla disperazione, fino alle estreme conseguenze. Alla disgrazia se ne aggiunge un’altra più misteriosa, il suicidio di una ragazza che lavorava con Sergio e che l’uomo ha incontrato proprio la sera prima della morte. Tratto da un fatto di cronaca recente, il film di Maderna ritrae persone semplici di fronte a scelte terribili laddove il presagio della morte invade la vita. * UN ANGELO ALLA MIA TAVOLA di CAMPION JANE, AUSTRALIA 1990, 158' Biografia in 3 parti per la TV (ridotta di 50' per il grande schermo) di Janet Frame (1924), la maggiore scrittrice neozelandese vivente, che, per una diagnosi sbagliata di schizofrenia, patì nove anni di manicomio e 200 elettroshock e si salvò dalla lobotomia grazie a un premio letterario. Basata sull'autobiografia (1983-85) in 3 parti (Nella tua terra, Un angelo alla mia tavola, L'inviato di Mirror City), nell'adattamento di Laura Jones, è un'opera che, dopo Sweetie (1988) e prima dell'acclamato Lezioni di piano (1993), fa di J. Campion uno dei cineasti emergenti degli anni '90. Film sulla letteratura, ma non letterario, notevole per la forte fisicità della scrittura, l'acume psicologico senza concessioni allo psicologismo, l'arte del suggerire soltanto i passaggi esplicativi, la capacità di mostrare i grandi spazi, il rifiuto del binomio romantico di genio e follia. Leone d'argento a Venezia 1990 dove, secondo molti, avrebbe meritato l'oro. * GLI ANNI DEI RICORDI di MOORHOUSE JOCELYN, USA 1995, 116' Dal romanzo omonimo di Whitney Otto. Incerta se accettare una proposta di matrimonio, studentessa passa l'estate in casa della nonna e della prozia che con le loro amiche cuciono la sua trapunta di nozze, ciascuna rimembrando il passato. Film tutto al femminile con il sesso forte (generalmente spregevole) fuori campo. Garbato, gentile, ben recitato da una prestigiosa compagnia di attrici famose tra cui la scrittrice nera M. Angelou, ma drammaticamente inerte. * L' APE REGINA di FERRERI M., ITA 1963, 1H 30 Borghese quarantenne si accasa con bella, brava, illibata e cattolicissima che lo sfianca col suo desiderio ardente di avere un figlio. Ottenuto lo scopo, l'uomo, povero fuco, è messo da parte e muore. 1o film italiano di Ferreri, denunciato e sequestrato dalla censura che impose tagli, modifiche ai dialoghi e l'uscita col titolo Una storia moderna: l'ape regina. È un grottesco paradossale sulla famiglia, il matrimonio e l'ideologia clerical- borghese che impregnano in Italia, Paese laico di cultura cattolica, le due istituzioni. Divertente e quietamente feroce. * ATTIMO FUGGENTE di WEIR PETER, 1989, 124' John Keating, giovane insegnante di materie umanistiche, arriva alla Welton Academy, di cui era stato allievo, dove regnano Onore, Disciplina, Tradizione e ne sconvolge l'ordine imbalsamato insegnando ai ragazzi, attraverso la poesia, la forza anarchica e creativa della libertà. Coraggioso nella scelta tematica, discutibile nella sua poco critica esaltazione dell'individualismo e con qualche forzatura retorica, è una macchina narrativa perfettamente oliata che non perde un colpo sino al finale che scalda il cuore, inumidisce gli occhi e strappa l'applauso * LE AVVENTURE DI OLIVER TWIST di LEAN DAVID, GB 1947, Dal romanzo (1838) di Charles Dickens, già portato sullo schermo nel 1922 e nel 1933: le dolorose disavventure di un orfanello di otto anni nella Londra del primo Ottocento. Qualcosa di più di un film britannico di qualità e di origine letteraria: Lean porta la maniera allo stile con uno straordinario bianconero di forte suggestione e una squadra affiatata di attori. Famosa l'interpretazione di Guinness come l'ebreo Fargin dal lungo naso, ma ancor più inquietante R. Newton come Bill Sikes. La storia dickensiana ebbe anche una versione musicale con Oliver! (1968) di C. Reed e un rifacimento per la TV (1982) diretto da C. Donner. * AVVISO DI CHIAMATA di KEATON DIANE, USA 1999, 93' Le tre sorelle Eve , Georgia e Maddy si tengono in contatto continuo per telefono , ma quando il loro bizzarro padre deve essere ricoverato in ospedale, è la sensibile Eve che se ne occupa. * BANCHETTO DI NOZZE di LEE ANG, TAIW-USA 1993, 111' Giovane cinese omosessuale che ha fatto carriera a New York finge di sposare una compatriota pittrice che ha bisogno di rinnovare il permesso di soggiorno per mettere il cuore in pace ai genitori ai quali non ha mai confessato di essere gay * BARRY LYNDON di KUBRICK STANLEY, GB 1975, 180 Barry è un giovane di bell'aspetto ma dalle origini modeste. Rifiutato dalla donna che ama, intraprende la carriera militare dopo un duello con l'avversario in amore. Stanco della vita militare, con un espediente entra nell'esercito prussiano, divenendo il beniamino del capitano Potzdorf. Ma anche questa volta la fortuna gli volta le spalle e, costretto a fuggire, diventa il compare di un raffinato avventuriero. Con la spada e la pistola si fa largo nella bella società. Ormai è un uomo appagato. Gli manca solo il blasone. Sposando la contessa di Lyndon e assumendone il cognome colma la lacuna. Ma sarà un matrimonio infelice. Il figlio della contessa, nato da un altro matrimonio, lo odia e per molti anni progetterà una vendetta, che si compirà quando affronterà il patrigno in duello. Barry Lyndon perderà una gamba e i suoi averi. Un malinconico esilio segna il suo definitivo destino. Tratto dal noto romanzo settecentesco di William Makepeace Thackeray, Barry Lyndon si può definire un film anomalo nella produzione del grande Stanley Kubrik. Film di difficile collocazione e che ha spaventato la critica al suo apparire a causa della mancanza di una chiave di lettura che conducesse alle origini del progetto. Il misterioso Kubrik non ha mai chiarito le sue intenzioni. Ma ciò non impedisce di giudicare il film una splendida anomalia. Usando una tecnica d'illuminazione naturalistica, tutta a base di candele, che il grande direttore della fotografia John Alcott realizza genialmente, il film è immerso in una atmosfera che restituisce il clima del tempo. Kubrik si è avvalso di lenti speciali, fornite dalla Carl Zeiss e adattate da Ed Di Giulio. Un film freddo e crudele. Ironico e mastodontico. Solenne e malinconico. La bella voce narrante di Romolo Valli accompagna il racconto con tono suadente e beffardo. Altro contributo memorabile al film sono le musiche assemblate da Leonard Rosenmann. Fra tutte spicca il trio per piano in mi bemolle di Schubert. Gli interpreti sono usati da Kubrik come pedine di un'invisibile scacchiera, che egli percorre seguendo un imperscrutabile disegno metafisico. Le leggi cosmiche e l'ineluttabilità del destino avvicinano Barry Lyndon a2001, Odissea nello spazio. L'astronauta affronta i misteri del cosmo e ne è vittima, così come Lyndon entra in un mondo che non gli appartiene, subendone la consueta glacialità. Il film ha ricevuto quattro Oscar: per i costumi, la fotografia, la scenografia e la musica. * BILLY ELLIOTT di DALDRY STEPHEN, GB 2001, Inghilterra del Nord, durante gli scioperi del 1984: un giovane di nome Billy scopre di avere una forte passione per la danza, ma il padre vorrebbe indossasse due guantoni da boxe. La sua ostinata insegnante di danza lo incoraggia e lui si lascia guidare, tra crisi familiari e ricerca di se stesso. Debutto cinematografico del regista inglese Stephen Daldry, considerato dalla critica "il volto del teatro contemporaneo", Billy Elliot ha ricevuto 3 nomination agli Oscar. * LA CADUTA DEGLI DEI di VISCONTI LUCHINO, ITA 1969, 121' Storia della famiglia tedesca degli Essenbeck, industriali metallurgici, nel biennio 1933-34, dall'incendio del Reichstag alla “notte dei lunghi coltelli” in cui le SS fecero strage delle SA. Poeta del negativo, Visconti riprende qui – tenendo d'occhio Macbeth di Shakespeare, I demoni di Dostoevskij, Götterdämmerung di Wagner e Thomas Mann – la sua vocazione di registratore di crolli, profanatore di romanticismi, cantore di corruzioni e dissoluzioni. Forzature, dissonanze, compiacimenti sono i peccati minori di un film dal ritmo spiccio, di fosca potenza, con una compagnia internazionale di attori di prim'ordine * LA CENA di SCOLA ETTORE, ITA 1998, 120' Al ristorante romano “Arturo al Portico”, nell'arco di una serata, si inanellano sotto l'occhio attento di Flora (F. Ardant), moglie del titolare, 14 situazioni ai tavoli e in cucina con una quarantina di personaggi di età diversa della media borghesia italiana. Rimangono in disparte una famigliola di turisti giapponesi e, in anticamera, un gruppo di allegri adolescenti che festeggiano il compleanno della nipote di Flora. Scritto dal regista (1931) con la figlia Silvia, Furio Scarpelli e il figlio Giacomo, il film si attiene a una totale unità di tempo, luogo e azione con un'impennata magica nel finale. La tematica è quella consueta di E. Scola, con un retrogusto più amaro e desolato che esprime il disagio, lo sconcerto, forse l'impotenza del regista e dei suoi sceneggiatori “a disegnare le coordinate di un paesaggio sociale e politico divenuto estraneo e irriconoscibile” (Roberto Chiesi) * LE CENERI DI ANGELA di PARKER ALAN, USA-GB 1999, 140' Nel 1935 a Brooklyn, in una stanzetta di una casa popolare, nasce Margaret Mary McCourt, figlia di una famiglia di irlandesi immigrati di recente negli Stati Uniti. Il padre, Malachy è fuori di sé dalla gioia, mentre la moglie Angela si sta riprendendo dal parto. Quando, però, dopo sette settimane la bambina muore Malachy sparisce dalla circolazione, lascia i quattro figli ad Angela per darsi all'alcol. Alla donna non resta altro che fare ritorno a Limerick, in Irlanda, guidata dalla speranza di risolvere i suoi problemi. * LE CENERI DI ANGELA di PARKER ALAN, USA 1999, 145' Nel 1935 dopo la morte di una neonata, la famiglia McCourt – padre, madre e quattro maschietti – lascia Brooklyn per tornare a Limerick, la città più santa e più piovosa dell'Irlanda cattolica, dove Frank, il maggiore dei figli, passa dall'infanzia all'adolescenza in una miseria nera, illuminata dalla presenza della madre Angela e dalla volontà di tornare negli Stati Uniti. * I CENTO PASSI di Giordana, Marco Tulli, ITA 2000, 114' 100 passi separano a Cinisi (Pa) la casa del giovane Peppino Impastato da quella di Tano Badalamenti, boss mafioso. Figlio di un affiliato subalterno alla mafia e maturato nel '68, Peppino sfida il padre, l'autorità costituita, la DC locale collusa con la mafia, finché nel maggio del '78, lo uccidono mentre a Roma viene trovato il cadavere di Aldo Moro. Storia vera, scritta dal regista con Claudio Fava e Monica Zappelli. 5o lungometraggio del milanese M. T. Giordana (1950), è un film generazionale: la dimensione della memoria di chi come Giordana, Fava e lo stesso Impastato fu giovane negli anni '70 (lontananza tra padre e figli, cura degli interni familiari, radio libere, contestazione studentesca, sinistra divisa) non è soltanto nostalgica e privata, ma s'innesta in una realtà politica più ampia e complessa. * CHE ORA E' di SCOLA ETTORE, ITA 1989, 102 ' Cronaca di una giornata nella vita di un avvocato romano sessantenne in compagnia del figlio che fa il servizio militare a Civitavecchia. Affidato, più che a un intreccio, a una situazione, il film ha un andamento ondivago e un ritmo lasco, nonostante la ricchezza di spunti, sottofondi, scatti d'umore, scarti di comportamento. Sul tema della difficoltà di comunicazione tra due generazioni è un veicolo per 2 prove di attore a confronto * LE CHIAVI DI CASA di AMELIO GIANNI, ITA 2004, 105' Gianni, un giovane uomo come tanti, dopo anni di rifiuto, incontra per la prima volta, su un treno che va a Berlino, suo figlio Paolo, quindicenne con gravi problemi ma generoso, allegro, esuberante. Il loro soggiorno in Germania e poi un imprevisto viaggio in Norvegia fanno nascere tra i due un rapporto fatto di scontri, scoperte, misteri e allegria. Dopo tanti anni finalmente riusciranno a conoscersi e scoprirsi lontani da casa. Ispirato al libro di Giuseppe Pontiggia "Nati due volte". Che cosa succede in una famiglia quando nasce un figlio handicappato, come si evolvono le paure, le speranze, l'angoscia, le normali esperienze di tutti i giorni. Come reagiscono i familiari, gli amici, i medici, "la gente", e il padre, la madre, il fratello. I bambini disabili, come suggerisce il titolo, nascono due volte: la prima li vede impreparati al mondo, la seconda è una rinascita affidata all'amore e alla intelligenza degli altri. Coloro che nascono con un handicap devono conquistarsi giorno per giorno, più degli altri il proprio diritto alla felicità. Il libro è un romanzo coraggioso e anticonformista che alterna a pagine tese, drammatiche e commoventi altre eccentriche o decisamente comiche. * CHINATOWN di POLANSKI ROMAN, USA 1974, 131 * CI SARA' LA NEVE A NATALE? di VEYSSET SANDRINE, FRA , 90' Una madre, sette figli e un padre che lo è a metà. Che è marito e padre in un'altra famiglia e continua a fare il seduttore con la donna a cui ha dato una prole così numerosa. La donna è il punto solido a cui i figli si appoggiano. Natale si avvicina ma verrà trascorso ancora con il padre lontano. Ma la speranza tiene. Cinema minimalista 'alla francese'. * LA CIENAGA di Martel, Lucrecia, ARG 2001, 102 Nordovest dell'Argentina, a 1700 km da Buenos Aires, in un'estate (febbraio) calda e umida. Mecha è in vacanza con quattro figli adolescenti e un marito alcolista alla Mandragora, villa di campagna il cui conforto è un ricordo del passato. Le fa visita la cugina Tali con quattro figli piccoli e un marito normale * COME DUE COCCODRILLI di CAMPIOTTI GIACOMO, ITA , 100' Esperto d'arte torna da Parigi vent'anni dopo sul lago di Como per vendicarsi, con perfida raffinatezza, dei due fratellastri che l'hanno angariato durante l'adolescenza. * CUORE SACRO di OZPETEK FERZAN, 2005, 117 Irene Ravelli ha ereditato dal padre non solo il patrimonio, ma anche uno spiccato senso degli affari. Ottenuto il dissequestro dell'antico Palazzetto di famiglia, Irene scopre che una delle stanze, abitate un tempo dalla madre, è rimasta intatta come se la donna ci abitasse ancora. Il fantasma della madre e l'incontro con una straordinaria bambina, Benny, generano in Irene un conflitto che la porta ad un totale cambiamento. Una recensione negativa (invece, secondo me, il film trasmette bene il suo messaggio di cambiamento psicologico): Ferzan Ozpetek dopo "La finestra di fronte" racconta la profonda crisi d'identità di una manager ricca e cinica che inizierà a dedicare tutto il suo tempo ai poveri. Ferzan Ozpetek attinge ad uno dei rari film poco riusciti di Roberto Rossellini. In Europa ’51 Irene, interpretata da una magnifica Ingrid Bergman, in seguito alla drammatica morte del figlio abbandona la vita agiata per dedicarsi ai poveri. Finirà internata in una clinica psichiatrica. Oggi, invece, Irene è Barbora Bobulova e nell’aggiornamento moderno è una manager cinica e di successo. Squalo degli affari inizia la giornata con il tris piscina-pillola-caffè. Il tutto servito e riverito da un paio di badanti. Decide di vendere il palazzo di famiglia per trasformare i ricordi e la memoria in denaro, sotto forma di 30 mini- appartamenti. Tra quelle pareti, in una stanza, ci sono quattro pareti più dense di altre. C’è scritta la memoria di sua madre (morta in circostanze misteriose quando Irene era appena bambina). Sull’intonaco rosso ha scolpito centinaia di frasi in tutte le lingue: mischiava religioni e idiomi per farne il vascello della sua ricerca spirituale. Nella vita di Irene inizia a palpitare non solo lo spirito della madre, ma anche il suo corpo reincarnato nell’alter-ego di Benny, una ragazzina 13enne che compie piccoli furtarelli per portare da mangiare ai poveri. Tra le due nasce una strana complicità finché, come ogni sceneggiatura contemporanea, un incidente non offre la svolta narrativa del film. La bambina muore investita e Irene inizia la sua conversione. Salta il progetto dei 30 mini- appartamenti e il palazzo antico diventa un centro di accoglienza per i senza-tetto. Lei non si occupa più dell’azienda e inizia a dedicare anima, corpo e denari ai bisognosi. Grande architetto del progetto è un prete. Ne L’esorcista Padre Karras è il prete che decide di ricorrere al vescovo esorcista. Qui Padre Carras esegue invece un esorcismo al contrario, convincendo Irene ad accettare dentro di sé tutte le persone che soffrono, fino a moltiplicare la sua identità. Finita in clinica psichiatrica dice di chiamarsi Sara, Anna Maria, Luisa, Caterina, Antonia, Giovanna…I nomi di tutte le donne che avevano bisogno del suo aiuto. Poco prima la scena francescana per antonomasia. Irene si traveste da mendicante al contrario. Percorre il tunnel della stazione della metro spogliandosi di tutti i suoi averi fino a rimanere nuda. La crisi d’identità di una donna passa attraverso una rappresentazione grossolana del bene e del male. Personaggi tagliati con l’accetta come la zia di Irene (interpretata bene, ma era facile, da una Lisa Gastoni sul grande schermo dopo 30 anni) nella parte della cattiva. Alla mensa dei poveri una signora che prova a nascondere la sua dignità estrae le posate d’argento, un’altra dice che il pacco non è per lei, ma per una sua amica. La ricerca di sequenze emblematiche come queste finisce per privare il film di soffio e respiro realistico. Come in una scena pietosa tratta direttamente dalla “Pietà” di Michelangelo. Qui Irene accoglie un barbone e accetta di fingersi la donna che l’ha abbandonato portandolo a vivere in strada ossessionato dal suo ricordo. Nella sceneggiatura c’era una scena in cui i due avrebbero dovuto fare l’amore. Avrebbe avuto un sapore più vero e complesso rispetto alla poesia spicciola della “Pietà”. “Sono solo sgusciata nella stanza accanto” scrive Benny a Irene in una scena. Nei titoli di testa il film è dedicato a Gli Sgusciati. Chi sono, allora questi sgusciati? Quelli che sgusciano via dalla vita, come i poveri? O quelli, come Irene, che sgusciano se stessi mostrando il sangue vivo e pulsante del proprio cuore? Alla fine prevale il cuore profano del film, quello prevedibile e razionale delle emozioni stabilite a tavolino. Il cuore sacro resta da cercare altrove. Claudio Moretti in http://www.film.it/articoli/2005/02/24/580828.php * DAD - PAPA' di GOLDBERG GARY DAVID, USA 1989, 117' Da un romanzo di William Wharton. Dopo una lunga assenza, un giovane e rampante uomo d'affari torna dai suoi perché la mamma non sta bene e il papà sta per morire. Se ne prende cura: non sono mai stati così vicini. Melodramma strappalacrime come tanti, ma con Lemmon amato mattatore. * DADDY NOSTALGIE di TAVERNIER BERTRAND, 1990, 105' Da Parigi una giovane donna va a stare qualche giorno a casa dei suoi, in una cittadina della Costa Azzurra, per essere vicina al padre, reduce da un intervento chirurgico. Scritto dalla ex moglie del regista Colo O'Hagan, questo piccolo film intimista, quasi per sfida girato sul largo formato del Cinemascope, è costruito come un quadro impressionista attraverso una serie di macchie di colore e di particolari infallibili, fatto di parole che si dovevano dire e non furono dette, silenzi ora complici ora ottusi, slanci frenati, pudori, gesti maldestri, sguardi perduti, e di momenti in cui la vita assomiglia alla vita. Impossibile stabilire, nella grazia malinconica di questa cronaca struggente sul tempo che passa, se sia un film d'attori (ammirevoli) o di regia, se appartenga a chi l'ha scritto più che a chi l'ha diretto. Si possono raccontare al cinema giorni di felicità? Sì, se significa pace con un po' di amore. * DAVIDE COPPERFIELD di CUKOR GEORGE, 1935, 126' L'infanzia e la giovinezza di Davide Copperfield, l'orfano dal cuore generoso e sensibile protagonista del libro di Charles Dickens. Ritroviamo nella fedele versione di Cukor tutti i celebri personaggi del romanzo vittoriano: il patrigno malvagio Murdstone, la burbera e adorabile Zia Betty, la fragile moglie-bambina di David, Dora, che muore dopo un breve periodo di matrimonio, e Agnese, la fedele amica e innamorata del protagonista, che gli è sempre stata vicina in tutte le traversie fino a quando David non diventa un famoso scrittore e capisce che è lei la vera compagna della sua vita. * IL DIARIO DI UNA SCHIZOFRENICA di RISI NELO, ITA 1968, 106' Liberamente tratto dal libro omonimo di Marguerite Andrée Sécheraye: il calvario di una ragazza malata e dei metodi terapeutici di cui la sua analista si serve per riportarla alla normalità, raccontato dal punto di vista della seconda. Ambientato in una clinica svizzera, è uno dei rari film di contenuto psicanalitico corretti, accettabili ed emozionanti. Hanno collaborato Fabio Carpi e, come consulente, Franco Fornari. * DICIASSETTE ANNI di Yuan, Zhang, CIN-IT 1999, 90' In un impeto d'ira, una adolescente uccide la sorellastra. Dopo 17 anni di carcere le viene concesso un permesso di 48 ore per passare il Capodanno in casa, scortata da una sorvegliante. Ma tutto è cambiato: città, traffico, consumi, pubblicità. L'incontro con i genitori – che non sono mai andati a farle una visita – è fonte di malessere, anche se la guardia carceraria che la guida si comporta come un angelo custode. * LA DISCESA DI ACLA' A FLORISTELLA di GRIMALDI AURELIO, ITA 1992, 90' Aclà viene venduto dal padre a un picconiere e deve sopportare ogni tipo di fatica lavorando in miniera. La povertà della famiglia è come un'altra prigione e così, dopo un tentativo andato male di fuga, può solo sognare di raggiungere il mare. * IL DOLCE DOMANI di EGOYAN ATOM, CAN 1997, 112' La tragedia ha colpito un paese del New Hampshire: un autobus scolastico finisce in un laghetto ghiacciato, provocando la morte di tutti i bambini e i ragazzi trasportati. Due soli superstiti: l'adolescente Nicole, inchiodata su una sedia a rotelle, e l'adulta Dolores che conduceva il bus. Arriva sul posto l'avvocato Stephens che cerca di convincere i genitori delle vittime a chiedere i danni in sede giudiziaria. Non è un film di denuncia sociale né un dramma giudiziario o una detective-story. I suoi temi sono altrove: la sopravvivenza a una tragedia familiare, l'elaborazione del lutto, il senso di colpa degli adulti quando un bambino muore, la convivenza con il dolore. * LA DONNA SCIMMIA di FERRERI M., ITA 1963, 100' Scoperta in un monastero, Maria, donna interamente ricoperta di peli, il trafficone Antonio Focaccia la sposa e la espone come un fenomeno da fiera. Tra i due nasce l'amore, e poi un bambino. Maria muore di parto e il figlio non le sopravvive, ma il marito continua a girare le fiere esponendo i corpi imbalsamati. Per intervento del produttore Carlo Ponti quest'ultima parte fu eliminata. Il film si chiude con la morte della donna barbuta. È un grottesco che continua con sgradevole genialità il discorso sull'anormalità familiare e sulla dimensione mostruosamente economica della convivenza sociale avviato con L'ape regina (1962). * Il dottor T e le donne di Altman, Robert, USA 2000, 118' Il dottor Sully Travis è un ginecologo di successo a Dallas, adorato dalle sue clienti che cura con pazienza, dolcezza e competenza. Marito fedele, è un uomo che ama le donne, ma le capisce poco o niente. Si ritrova con una moglie in piena regressione infantile e una delle due figlie, lesbica ignara, che durante la cerimonia nuziale scappa con l'amica del cuore. S'innamora di una istruttrice di golf che si comporta come un uomo. È un'altra delle commedie corali di Altman, ma con una variante: un uomo solo in mezzo a un gineceo * DUETS di Paltrow, Bruce, USA.CAN 2000, 112' 3 storie di strane coppie sulle strade d'America che conducono tutte a Omaha (Nebraska) dove si svolge il campionato nazionale di karaoke con 5.000 dollari in palio. Duetti a contrasto: amore filiale rifiutata commesso viaggiatore bianco interessante , è una commedia con canzoni (belle e vecchie) dai risvolti ora comici ora drammatici che rimanda implicitamente a Lo spaccone di R. Rossen e a Nashville di R. Altman nei suoi trasparenti accenni di critica sociale e antropologica sul “sogno americano”, le sue disillusioni e le speranze. * East is East di O'Donnel, Damien, GB 1999, 96' A Salford, sobborgo di Londra, nel 1971, abita George Khan, negoziante pakistano e musulmano osservante, con moglie cattolica del Lancashire e sette figli – una femmina e sei maschi, uno dei quali è gay – contaminati dalla cultura free degli anni '70. Da una pièce di Ayab Khan Din, messa in scena con successo al Royal Court Theatre e adattata dall'autore, un drammatico conflitto culturale e familiare risolto in cadenze di commedia con risvolti farseschi, talvolta beceri * EL COCHECITO. LA CARROZZELLA di FERRERI MARCO, SPA 1959, 80' Per godere della compagnia degli amici superstiti, tutti paralitici, l'ottantenne don Anselmo chiede ai familiari una carrozzella a motore. Gliela negano, lui li avvelena. 3o e ultimo film spagnolo di M. Ferreri. Apologo crudele e grottesco sulla vecchiaia e l'ipocrisia dei rapporti familiari borghesi. È anche un ritratto impietoso della Spagna franchista. * LA FAMIGLIA di SCOLA ETTORE, 1986, Vita di Carlo e di una famiglia della media borghesia romana dal 1906 al 1986, da una foto di gruppo con nipotini all'altra. Molti gli avvenimenti: l'avvicendarsi delle generazioni, battesimi, nozze, lutti, bisticci, conflitti, pranzi, compromessi. E' un film sul tempo che passa e cambia le persone, levigando conflitti, sentimenti, passioni come i sassi di mare. Un film di attori, una bella prova di professionismo e maestria narrativa, di sintesi all'insegna dell'armonia, fondato su uno sguardo disincantato e saggio di chi, raggiunta la maturità, ha saputo migliorare e chiarificare il vino della giovinezza. * FAMILY LIFE di LOACH KENNETH, GB 1971, Oppressa dall'ambiente puritano della famiglia, costretta a lasciare il suo ragazzo e ad abortire “per il suo bene”, Janice si ribella nevroticamente. Finirà in un ospedale psichiatrico. Racconto-inchiesta dalla scrittura sciolta, rigorosa, onesta che alterna momenti descrittivi a squarci drammatici. La bravura di S. Ratcliff nel disegnare il personaggio che s'inabissa nella malattia è esemplare * FANNY E ALEXANDER di BERGMAN INGMAR, 1983, 197' Divisa in 5 capitoli (1. il Natale; 2. il fantasma; 3. il commiato; 4. i fatti dell'estate; 5. i demoni), un breve prologo e un lungo epilogo, è la storia della famiglia Ekdahl di Uppsala tra il Natale del 1907 e la primavera del 1909 con una sessantina di personaggi, divisi in quattro gruppi, che passa per tre case e mette a fuoco tre temi centrali: l'arte (il teatro), la religione e la magia. Congedo e testamento di Bergman, uomo di cinema, è una dichiarazione d'amore alla vita e, come la vita, ha molte facce: commedia, dramma, pochade, tragedia, alternando riti familiari (lo splendido capitolo iniziale), strazianti liti coniugali alla Strindberg, cupi conflitti di tetraggine luterana che rimandano a Dreyer, colpi di scena da romanzo d'appendice, quadretti idillici, intermezzi di allegra sensualità, impennate fantastiche, magie, trucchi, morti che ritornano. Un film “dove tutto può accadere”. Compendio di trent'anni di cinema all'insegna di un alto magistero narrativo. * FARGO di COEN JOEL e ETHAN, 1995, 100 M: Nel Minnesota un venditore d'auto fa rapire sua moglie da due balordi per chiedere un milione di dollari di riscatto al ricco suocero, ma tutto va storto e finisce in un massacro. “Tutto questo per un po' di soldi, dov'è la logica?” si domanda alla fine la poliziotta che è la chiave del film, e la sua novità: non s'era mai vista una donna incinta di sette mesi svolgere un'inchiesta criminale. Uno dei migliori film dei fratelli Coen (scrivono i film insieme, Joel dirige, Ethan produce), più misurato e realistico, il più classico almeno nella forma, pur essendo impregnato di quell'umorismo macabro che è il loro marchio di fabbrica. Ha il merito di restituire alla violenza criminale tutto il suo peso di orrenda imbecillità e a chi indaga nel nome della legge la normale dignità di chi cerca almeno di fare il proprio dovere. A uno studioso che andava raccogliendo vecchie favole popolari, una vecchia siciliana disse: “Il racconto niente è, tutto sta come si porta”. I fratelli Coen lo portano bene. * LE FATE IGNORANTI di OZPETEK FERZAN, ITA 2001, 106' ,A Roma Massimo muore all'improvviso in un incidente di macchina. Dopo dieci anni di matrimonio, la moglie Antonia sprofonda in un lutto totale, è incapace di riprendersi, non va al lavoro, trascura le amiche e intrattiene rapporti difficili con la madre Veronica, a sua volta da tempo vedova. Un giorno dietro un quadro Antonia vede una dedica, fa alcune indagini e scopre alla fine che il marito aveva un'amante da sette anni. Seguendo la traccia di un cognome e di un indirizzo, Antonia si fa coraggio, suona all'appartamento di un quartiere popolare. Una prima volta crede di avere sbagliato, torna in seguito e alla fine fa i conti con la verità: l'amante di Massimo era un uomo, Michele, che vive in quella casa circondato da una vera e propria famiglia di amici che era diventata anche la seconda famiglia del marito. Per Antonia si tratta di una scoperta che all'inizio cerca di rimuovere, rifiutandola. Ma il desiderio di saperne di più la porta di nuovo in quella casa. Così a poco a poco entra a far parte di quel nucleo in cui convivono uomini e donne senza alcuna distinzione di orientamento sessuale, di età, di razza e stato sociale: tante vicende, anche difficili e drammatiche, con le quali Antonia comincia a confrontarsi. I cambi di umore sono tuttavia frequentissimi: tra Antonia e Michele corrono offese, accuse, liti furiose. Michele si lascia andare a nuovi rapporti, Antonia fatica a seguirlo, si avvicinano, sembrano scoprire intimità, ridono e piangono. Ma il fantasma di Massimo resta tra loro, e allora Antonia decide di partire. Solo dopo un viaggio, e una riflessione su se stessa, Antonia può sentirsi pronta a ricominciare una nuova vita. * FEARLESS - SENZA PAURA di WEIR PETER, USA 1993, 121' Dal romanzo di Rafael Yglesias che l'ha anche sceneggiato. Sopravvissuto a un incidente aereo in cui ha perso il migliore amico, un architetto di San Francisco ha una complessa reazione psicologica che lo allontana dalla moglie e dal lavoro. Frequenta una giovane donna, sopravvissuta come lui, che nell'incidente ha perso il bambino e la aiuta a riprendersi. Con due interpreti di grande efficacia, una avvincente e interessante analisi psicologica sul tema della morte scampata e del senso di onnipotenza che ne deriva * FESTEN di VINTERBERG THOMAS, 1998, 106' Una grande famiglia dell'alta borghesia danese si riunisce in una lussuosa residenza di campagna per festeggiare il 60o compleanno del patriarca . Durante il pranzo Christian , il primogenito, pronuncia un discorso in cui denuncia il comportamento pedofilo e incestuoso del padre, accusandolo di essere responsabile del recente suicidio della sua gemella Linda. * IL FIGLIO di DARDENNE JEANE-PIERRE E LUC, BELGIO 2002, 103' C’è un filone nel cinema di cultura francese il cui tono emotivo mi sembra definibile come “oggettivo ed empatico”: attributi che mi arrivanocontemporaneamente,. Sono registi, autori, interpreti che sanno raccontare storie di normale vita quotidiana con oggettività, sguardo attento e partecipazione emotiva. E’ uno stile riconoscibile in un attimo, attraverso una inquadratura o i volti di certi attori. Penso ai giovani sulla soglia della vita adulta dei film di Rohmer, alla Marsiglia popolare di Guèdiguian, agli slanci vitali delle ragazze di “La vita sognata degli angeli” di Zonca … Ma con i film dei belgi Jeanne-Pierre e Luc Dardenne l’effetto è sempre quello molto coinvolgente di una presa di coscienza in situazioni estreme. In “Il figlio (2002) al falegname Olivier, che insegna questo mestiere in una scuola professionale per adolescenti usciti dal riformatorio, capita di incrociare il sedicenne che cinque anni prima ha strangolato, durante un furto, il suo figlio. Gli capita questo nello stesso giorno in cui la sua ex-moglie gli comunica che si risposerà e che è incinta. E gli capita di voler far posto nella sua vita a questo ragazzo. La macchina da presa sta addosso ad Olivier, indugia sui suoi gesti di lavoro, registra le sue attenzioni educative, mostra la sua solitudine, insiste sul suo mal di schiena, che cura con una specie di cilicio e esercizi di ginnastica effettuati in una fredda e scarna cucina. Ma, soprattutto, la cinepresa ci fa partecipare al costruirsi di questa relazione che nasce da un dolore non rimarginato. Olivier guarda, scruta, spia, interroga il ragazzo. Gli insegna a riconoscere le qualità del legno, ad usare gli attrezzi, ad imparare un lavoro che potrebbe dargli un’altra chance di vita. E solo alla fine gli rivela di essere il padre della sua vittima. Alla ex-moglie che gli dice “Nessuno lo farebbe. Perché lo fai?”, Olivier risponde “Non lo so”. E’ lo spettatore che deve provare a rispondere. L’immedesimazione con Olivier è intensa e passa attraverso lo sguardo, le incertezze e la sua evidente sofferenza. Si partecipa al dramma interiore, ai dilemmi, alle domande che lo attraversano come lance. Olivier, durante tutto il racconto, non chiama mai per nome il ragazzo. Nominare, dare il nome a questo “figlio” che ha ucciso l’altro e che ne ha preso il posto è la cosa impossibile. Per tutto il film Olivier corre, corre avanti e indietro, come per cercare la strada giusta per riprendere a vivere. E’ una storia di dolore per un figlio perso e di un padre che lo ridiventa per caso, per desiderio,. per necessità. * La finestra di fronte di Ozpetek Ferzan, 2003, A volte è proprio così: se ci si sofferma ad osservare una finestra si vedono scorrervi vite, storie, personaggi, che immediatamente ti catturano e ti tengono inchiodato a spiare proprio “la finestra che hai di fronte”. E Ferzan Ozpetek, un uomo che ama osservare la vita, per il suo nuovo film ha deciso di mettere la macchina da presa davanti ad una finestra e di raccontare proprio lì il presente, il passato e il futuro di uomini alla ricerca della propria identità personale. Il film si snoda così tra vari livelli di realtà. Una vita immaginata, come vista da una finestra, e una vita più dura che vuole fuggire dalle stereotipate convenzioni rimanendone tuttavia intrappolata. * LA FUGA DEGLI ANGELI. STORIE DEL KINDERTRANSPORT di HARRIS MARK JONATHAN, 2000, Poco prima della seconda guerra mondiale una straordinaria operazione di salvataggio soccorse le vittime più giovani del terrore nazista. Diecimila bambini ebrei, insieme ad altri, furono trasportati dai paesi occupati dalla Germania a rifugi e case di accoglienza in Gran Bretagna. Alcuni strinsero nuovi legami familiari; altri dovettero resistere al Blitz. Altri ancora trovarono modi incredibili di salvare i propri genitori dalla tirannia di Hitler. E tutti hanno storie indimenticabili da raccontare. Mark Jonathan Harris, scrittore e regista del documentario vincitore dell'Oscar® The Long Way Home, insieme alla produttrice Deborah Oppenheimer (la cui madre fu una dei 10.000 bambini) sono gli ideatori di questo eccezionale documentario vincitore dell'Oscar1 nel 2000 come Miglior Documentario, ricco di immagini d'archivio e testimonianza avvincente dell'esperienza dei bambini sopravvissuti, dei loro salvatori e dei genitori dell'eroico Kindertransport. Narrato da Judi Dench (nella versione originale). * FULL MONTY di CATTANEO PETER, 1997, GB A Sheffield, già principale centro siderurgico del Regno Unito, cinque operai e un caporeparto, licenziati e senza lavoro, decidono di esibirsi in un numero di spogliarello integrale per un pubblico femminile. Ovvero come far ridere sulla disoccupazione. Altri temi complementari: l'umiliazione dell'ozio obbligato, la perdita del lavoro che si trasforma in perdita di identità e autostima e, inedito, la presa di coscienza del proprio corpo. I 6 maschi di questa commedia british a 18 carati imparano quel che le donne sanno da sempre: quanto può essere umiliante essere classificati e giudicati in base all'aspetto fisico. Le donne, qui trasformate nella penultima ruota del carro – l'ultima sono i maschi in quanto disoccupati – si divertono in allegria allo strip senza la cupezza masturbatoria degli uomini * GENTE COMUNE di REDFORD ROBERT, USA 1980, 122' La vita ordinata e serena dei Jarrett di Chicago è devastata dalla morte di uno dei due figli. L'altro è straziato da un forte senso di colpa. Uno psichiatra li aiuta. * IL GIARDINO INDIANO di MURRAY M. MC, GB 1980, Rimasta vedova, Helen decide di dedicarsi al giardino esotico che il marito aveva “costruito” in molti anni, dopo il loro ritorno dall'India. È aiutata da Ruxmani, un'indiana sua vicina con la quale fa amicizia. Scritto da Elisabeth Bond e diretto dall'esordiente M. McMurray, è un film elegante al femminile di una malinconia evocativa e struggente * IL GIGANTE di Stevens, George, USA 1956, 201' Rick Benedict, barone del bestiame del Texas, sposa Leslie Lynnton, bella e ricca ragazza del Maryland. Jett Rink, bracciante innamorato senza speranza di Leslie, scopre il petrolio in un terreno ereditato. Molti anni dopo, per prendersi una rivincita, Jett, ormai ricchissimo, corteggia una giovane Benedict. Da un romanzo di Edna Ferber (1887-1968) un Via col vento alla texana. Saga familiare, affresco storico-sociale, melodramma con tanti temi al fuoco: razzismo, matrimoni misti, bigottismo, conflitti tra generazioni, ossessioni psicoanalitiche * GIOVENTU' BRUCIATA di RAY NICHOLAS, USA 1955, Due ragazzi e una ragazza – tutti alle prese con difficili situazioni familiari – partecipano ai giochi pericolosi di una banda. Sono ricercati dalla polizia dopo un incidente mortale. Uno di loro muore. Uno dei 3 film che fecero di Jimmy Dean un divo, emblema della gioventù “ribelle senza causa” degli anni '50 e confermò in N. Ray uno dei cineasti più sensibili e originali di Hollywood. Molte sequenze memorabili * GOOD BYE LENIN! di BECKER WOLFGANG, GER 2003, * GRAND CANYON di KASDAN LAWRENCE, USA 1991, 134' Mentre un avvocato va in panne in un quartiere malfamato di Los Angeles, sua moglie trova un neonato abbandonato e vuole tenerlo, un produttore di film violenti viene rapinato e ferito... è un racconto corale attraverso le storie intrecciate di vari personaggi. Abilmente costruito, ricco di rime interne, ben recitato, è un film che mette a fuoco le ragioni del malessere urbano con un moralismo schematico dov'è difficile separare l'ingenuità americana dall'assillo un po' ruffiano di piacere. Orso d'oro a Berlino e una candidatura all'Oscar per la sceneggiatura. * LA GUERRA DEI ROSES di DE VITO DANNY, USA 1989, 116' Una coppia di yuppie divorzia. Separati in casa? La battaglia per la spartizione dell'appartamento è all'ultimo sangue. Commedia nerissima e crudele: benché faccia molto ridere, è maledettamente seria nel raccontare che cosa succede quando l'odio coniugale si trasferisce sul piano del possesso e della difesa del territorio * HARRY & TONTO di MAKURSKY PAUL, USA 1974, 111' Sloggiato dal suo appartamento di Manhattan, insegnante settantenne si mette in viaggio prima per Chicago, poi verso la California in compagnia del suo gatto rosso Tonto. Visite, incontri, disavventure. * IN MEZZO SCORRE IL FIUME di Redford, Robert, USA 1992, 123' Intercalata da documenti (veri o finti) fotografici d'epoca in color seppia, è la storia del rapporto tra due fratelli che il padre, severo pastore presbiteriano, educa nel culto di Dio, del bene e della pesca alla lenza. Ma i due fratelli sono diversi: uno è serio, studioso e discretamente noioso, l'altro è un simpatico scapestrato, accanito frequentatore di gonnelle e tavoli da gioco. Film nostalgico della memoria è ambientato nel Montana tra il 1910 e il 1925 e ricalca fedelmente il romanzo autobiografico di Norman McLean * IN THE BEDROOM di Field Todd, 2001, Una tranquilla famiglia del Maine viene sconvolta dalla morte del figlio ventenne: ad ucciderlo, un colpo di pistola esploso dall’ex marito della donna con la quale il giovane stava da alcune settimane. L’esordio registico dell’attore Todd Field si caratterizza per la capacità di descrivere con efficacia ed un sottile, ma crescente, velo di inquietudine la tranquilla normalità di una famiglia modello americana. La scomparsa del figlio e l’elaborazione del lutto cambiano segno ad una quotidianità già scritta e fanno emergere dolori, rancori e desideri di vendetta. Ingiustamente paragonato a La stanza del figlio per il tema centrale che tratta. Straordinari tutti gli interpreti. 5 nomination agli Oscar, ma nessuna statuetta. * INGANNEVOLE E' IL CUORE PIU' DI OGNI COSA di ARGENTO ASIA, 2004, 98' racconta la storia di un bambino, Jeremiah, e di sua madre, Sarah, una giovane donna che si prostituisce ai camionisti nel sud degli Stati Uniti. A soli sei anni Jeremiah è costretto a continui spostamenti: prima con i genitori adottivi, poi con i nonni rigorosamente religiosi, infine sulla strada con Sarah, tra interminabili soste con i tir, motel fatiscenti e strip-tease clubs popolati da sfruttatori e poco di buono. Così Jeremiah è continuamente costretto ad adattarsi a nuove situazioni, ad una serie di "padri" nullafacenti e alla crescente follia di sua madre. Ma proprio da questi ambienti Jeremiah impara e cresce; fino a maturare un'incredibile forza nell'affrontare le difficoltà… * LE INVASIONI BARBARICHE di ARCARD DENYS, CAN/FRA 2003, 99' La storia si svolge a Montreal, Canada, fra ospedali, feed back ed un lago.. Professore di letteratura dalla vita libertina (già protagonista del precedente filim di Arcand Il declino dell'impero americano) si ammala gravemente di cancro a 50 anni. Il figlio, con efficacia ed amore, gli organizza gli ultimi momenti, che saranno l'occasione per rivedere i miti della generazione nata negli anni '50. Morirà accompagnato dalla ex moglie, gli amici, e le amanti in una situazione "corale" che mette assieme ed elabora la vicenda collettiva di una generazione. Marie-Josée Croze, che interpreta la tossicodipendente che si assume la responsabilità dell'eutanasia, buca lo schermo con una recitazione indimenticabile. I figlio torna in Europa con la moglie che ama, ma con il dubbio di avere perso un'altra possibilità della sua vita * JONA CHE VISSE NELLA BALENA di FAENZA, ITA 1993, 100 ' Tratto da Anni d'infanzia (1977) di Jona Oberski, fisico nucleare, è la storia di un bambino olandese di quattro anni, arrestato nel 1942 dai tedeschi e deportato a Bergen-Belsen dove gli muore il padre. Perde la madre nel 1945, subito dopo la liberazione. Il piccolo Jona è adottato da una coppia di olandesi che con lui dovranno patire non poco. Fedele al libro, Faenza (1943) adotta l'ottica del suo piccolo protagonista, lo sguardo inconsapevole dell'infanzia che dell'atroce realtà che lo circonda coglie soltanto alcuni particolari. Non a caso nella seconda parte quando Jona ha sette anni, il film cambia stile perché lo sguardo s'è fatto più adulto. Film sulla tenacia dell'amore: semplice, asciutto, intenso senza concessioni al dolorismo né al sensazionalismo. * KINSEY di CONDOM BILL, USA 2004, 118' Da biologo a sessuologo il passo è breve per il dottor Kinsey: l’uomo è come un animale, e la scienza deve studiarne il comportamento sessuale catalogando e raccogliendo il maggior numero di dati possibile. “Esiste più di un modo di farlo?”: nell’America puritana degli anni ’50, la sfida di uno scienziato fortemente segnato dall’educazione rigorosa ricevuta in famiglia, desideroso di conoscere e sperimentare, totalmente assorto dal proprio lavoro. Visto con attenzione, Kinsey, seppure da considerarsi un biopic (uno dei tanti della stagione), è anche un film incentrato probabilmente più sui fallimenti del protagonista che sui suoi veri successi. Rifiutando i cliché narrativi hollywoodiani, Bill Condon è bravo nel mascherare e camuffare questo aspetto * LADRI DI BICICLETTE di DE SICA VITTORIO, ITA 1948, 86' Analisi del film: G. Alonge, Vittorio De Sica, Ladri di biciclette, Lindau, Torino * LADYBIRD LADYBIRD di LOACH KEN, GB 1994, 102' Maggie (Rock), proletaria londinese, ha avuto quattro figli da quattro uomini diversi (due di colore). I Servizi sociali glieli tolgono: per la legge è una madre inaffidabile. Incontra finalmente l'uomo giusto (Vega), un gentile esule politico dal Paraguay, e ne ha due bambine. Gliele tolgono. Storia inverosimile? Lo sono spesso le storie vere come questa. Film di violenza insostenibile che ti fruga dentro: c'è la violenza fisica, c'è quella fredda e burocratica della legge e dell'ordine. È violenza anche formale: col suo strepitoso dinamismo stilistico K. Loach riesce a caricare d'emozione, fin dall'inizio, il racconto. Non fa denunce demagogiche. Costringe lo spettatore a mettersi dalla parte di Maggie senza nascondergli nulla della sua sgradevolezza, e gli pone domande: che cos'è una buona madre? chi ha il diritto di stabilire che cosa è una buona madre? che limiti bisogna imporre alla comunità nei suoi servizi sociali? dove finisce l'amore e dove comincia la responsabilità? Il film sconvolge anche perché * Lilo & Stitch di Chris Sanders, Dean Deblois, USA 2002, Un piccolo mostro alieno, Stitch, è stato creato per distruggere tutto ciò che lo circonda. Condannato alla soppressione dalla Federazione Galattica, Stitch riesce a fuggire sulla Terra, dove viene scambiato per un cagnolino e adottato da Lilo, un'orfanella hawaiana. In lite con la sorella maggiore con la quale vive, minacciata di essere richiusa in un orfanotrofio da un assistente sociale nero enorme e burbero, Lilo fa scoprire al mostriciattolo la tenerezza, la bontà, l'altruismo, il calore della famiglia, salvandolo dai suoi inseguitori extraterrestri. Con una bella colonna musicale in omaggio a Elvis Presley, è un riuscito miscuglio di fantascienza e tenerezza, con una animazione non prevalentemente computerizzata, ma dai bei disegni morbidi in colori pastello, di bellezza tradizionale. Peccato che, dopo un frizzante e pungente 1o tempo all'insegna della trasgressione e della sorpresa, si afflosci sempre più in un melenso e scontato sentimentalismo familistico * LA LUNA di BERTOLUCCI BERNARDO, ITA 1979, Dopo la morte del secondo marito, cantante italo-americana parte da New York per l'Italia col figlio adolescente Joe, quasi alla ricerca delle proprie radici, cercando vanamente di proporle a Joe perché ci si aggrappi. A Roma scopre che il ragazzo si droga e, nel disperato tentativo di recuperarlo, ha con lui un rapporto incestuoso. Incontro finale col padre del ragazzo. Film sul rapporto madre-figlio e sulla pulsione incestuosa che ne è il sottofondo fantastico, è fondato sul tema della mancanza (della figura paterna, ma anche materna, dunque dell'amore) e sul giuoco di specchi tra realtà e finzione, vita e spettacolo nelle forme del melodramma lirico (G. Verdi) * MADADAYO IL COMPLEANNO di KUROSAWA AKIRA, GIA 1993, 142' Ispirato alla figura del professore di tedesco e scrittore Hyakken Uchida (1889-1971) e scandita l'azione in quattro momenti (1943-1945-1948 e il 77o compleanno), ha due temi centrali: la vecchiaia e quel rapporto quasi mistico tra maestro e discepolo che era fino a poco tempo fa profondamente radicato nella cultura giapponese. A. Kurosawa li svolge nelle cadenze di una commedia ottimistica e nei toni di un racconto minimalista dove gli eventi storici sono esclusi e le trasformazioni sociali appena indicate. Il titolo significa “non ancor”, la risposta che il protagonista dà alla domanda scaramantica degli allievi se sia pronto ad andarsene. Si piange, si beve, si canta spesso. Stile frontale, cinepresa quasi immobile. * MAGNOLIA di Anderson, Paul Thomas, USA 2000, 188 In un giorno piovoso a San Fernando Valley, ai bordi di Los Angeles, s'intrecciano molte storie che fanno capo a 9 personaggi principali: un vecchio miliardario (J. Robards) in fin di vita, assistito dalla moglie isterica , troppo tardi innamorata, e da un infermiere volonteroso ; suo figlio , invasato predicatore maschilista che lo odia; un ragazzino , campione di quiz in TV; un ex ragazzino prodigio fallito; un anziano conduttore TV dal turpe passato e sua figlia cocainomane; un goffo poliziotto che s'innamora di lei. Il 3o film di P.T. Anderson – che l'ha anche scritto e coprodotto – sarà ricordato per la pioggia finale delle rane, evento (biblico? apocalittico?) con cui si vorrebbe – come nella struttura narrativa e nelle ambizioni di amaro affresco sociale – echeggiare America oggi di Altman. Sono tutte storie d'amore: negato, rimpianto, cercato, immaginato, manipolato, trovato, tradito, sprecato. * MARIUS E JEANNETTE di GUEDIGUIAN ROBERT, FRA 1996, 102' È una storia d'amore tra poveri che vivono nel quartiere popolare di Estaque a Marsiglia. Marius fa il guardiano in un cementificio in disuso e Jeannette tira su due figli di due uomini diversi con uno stipendio di cassiera. Fanno da coro i vicini di casa con le loro liti familiari, le loro confidenze È una favola realistica ma senza retorica né demagogia populista, una commedia di quartiere con molta luce, una ventata di aria fresca con personaggi amabili, credibili, raccontati con un affetto che non esclude l'ironia. L'incanto e la vitalità del film nascono dalla sapienza con cui R. Guediguian sa mescolare il buffo e il tenero, la commedia e il melodramma. * MATILDA 6 MITICA di DE VITO DANNY, 1996, 93' Tema: meglio nascere orfani. al centro una bambina capace di autogestirsi perfettamente. Matilda sa cucinare, è una grande lettrice ed è sensibile. Peccato che abbia dei genitori decisamente odiosi. Diventa allora indispensabile cercare di allontanarli da sé. Come diventare orfani volontariamente. * MI CHIAMO SAM di NELSON JESSIE, USA 2001, 130 Sam Dawson ha il QI di un bambino, ma se la cava come cameriere e soprattutto come padre attento e amoroso di una figlia di sette anni, abbandonata dalla madre subito dopo il parto. Interviene l'assistenza sociale: non sarebbe meglio affidare la bimba a una famiglia normale? Il caso arriva in tribunale dove un'ardente e competente avvocatessa difende con successo le ragioni del cuore. * MIA ADORABILE NEMICA di Wang, Wayne, USA 1999, 114' Storia di un rapporto tra madre e figlia 14enne on the road, in viaggio di trasferimento da una cittadina del Wisconsin alla grande Los Angeles. La più infantile delle due è la madre. Da un romanzo di Mona Simpson, adattato dal provetto Alvin Sargent (Gente comune) e diretto con garbo, delicatezza e intelligente scelta dei particolari dal cino-americano W. Wang (Smoke) che qui si è messo in contatto con lo yin, il suo lato femminile. Le 2 protagoniste l'hanno assecondato ammirevolmente. * LA MIA VITA A QUATTRO ZAMPE di HALLSTROM LASSE, SVE 1988, 98' Da un romanzo di Reidar Jönsson. Alla fine degli anni '50 il dodicenne Ingemar ha molte ragioni per essere infelice: madre sempre malata, padre assente in mari lontani, fratello maggiore che lo tormenta. Ma infelice non è. Film insolito, fondato sul principio del “nonostante che”. Inquietante, quasi sgradevole nella parte dei rapporti con la madre, trova momenti felici nella vacanza di Ingemar in casa dello zio dove s'accende nel disegno dei personaggi di contorno. * MIGNON E' PARTITA di ARCHIBUGI FRANCA, 1988, A Roma la scombinata famiglia Forbicioni ospita la giovinetta Mignon che viene da Parigi. È un po' antipatica, ma turba i sogni del cugino Giorgio cui lei, però, preferisce un ragazzo di borgata. Poi parte. La vita continua. Scritta con due coetanee, è la brillante opera prima della giovane F. Archibugi (1961), premiata da pubblico e critica. Sceneggiatura sapiente in delicato equilibrio tra patetico e comico sottovoce e un'omogenea squadra di attori * IL MIO PICCOLO GENIO di FOSTER JODIE, USA 1991, 96' A due anni Fred sa già leggere, a quattro compone poesie, a sette, oltre a essere un piccolo genio matematico, dipinge affreschi murali e suona il piano a livello di concorso. Ma si sente solo e ha non poche difficoltà di rapporto con il prossimo. Sentimentalmente appagato dall'amore della madre operaia, il rapporto con una psicologa lo risarcisce nella sfera intellettuale e culturale. Esordio nella regia di J. Foster, ex bambina prodigio, con un film raccontato con finezza e sensibilità * IL MIO PIEDE SINISTRO di SHERIDAN J., USA 1989, Storia vera di Christy Brown (1932-81), nono di tredici figli di una famiglia operaia irlandese, paraplegico dalla nascita, che riuscì a esprimersi col piede sinistro, diventando un apprezzato pittore e scrittore. Opera prima dell'irlandese J. Sheridan, ha molti meriti: la performance tormentata di D. Day-Lewis (premio Oscar come protagonista insieme con B. Fricker, la madre, premiata come non protagonista) e, nonostante il taglio edificante e nobilmente irrealistico del racconto, una ruvida sobrietà nella descrizione dell'ambiente operaio, con tocchi di umorismo e notazioni che rimandano alla Dublino di Joyce, più volte citato, e alla Liverpool di Terence Davies. * MOONLIGHT MILE. VOGLIA DI RICOMINCIARE di SILBERLING BRAD, USA 2003, 112' Ferite e rielaborazione del lutto. La fidanzata viene uccisa. Il ragazzo, in un percorso personale, aiuta i suoi genitori a superare il loro grande dolore e riesce anche a cominciare una nuova storia. Film in cui predomina il sentimento e che insegna la possibilità di riprendere il cammino anche dopo la caduta. Scene da ricordare: Sarandon alla macchina da scrivere; Hoffman che parla a Jake Gyllan e lo invita ad andare * MORTE DI UN COMMESSO VIAGGIATORE di SCHLONDORFF VOLKER, USA 1985, 130 Seconda versione del dramma di Arthur Miller, realizzata per la TV (ma proiettata al cinema in Europa) e prodotta da D. Hoffman e Miller. V. Schlöndorff ha accentuato, anche nelle scenografie, la teatralità del testo, rispettandone fedelmente la lettura, ma cercando di spremerne succhi attuali sul riflusso degli anni '80 e della restaurazione reaganiana. Gran parte degli attori proviene da un'edizione teatrale del 1984. * MORTE DI UN COMMESSO VIAGGIATORE di BENEDEK LASLO, USA 1951, 115' Arrivato alla fine della sua carriera l'anziano Willy Loman, spremuto come un limone e buttato via, scopre il vuoto della sua vita, accorgendosi di valere più da morto che da vivo. E se ne va, volontariamente. Tratto dal più famoso dramma (1949) di Arthur Miller, premio Pulitzer, ormai considerato un classico del teatro americano e un'amara riflessione sul “modo americano di vivere” e i suoi miti illusori. * Mrs. Doubtfire (Mammo per sempre) di Columbus, Chris, USA 1993, 105' Attore specialista in imitazioni, accusato dalla consorte di immaturità irresponsabile, è costretto a divorziare. Per stare di più con i tre adorati figli si traveste da governante, facendosi assumere dalla ex moglie. Diventa indispensabile a tutti. Finale aperto. Tratto dal romanzo Alias Madame Doubtfire di Anne Fine, sceneggiato con astuzia (e molti prestiti), diretto con brio veloce, non è un panegirico indiscriminato della famiglia e della figura paterna. Suggerisce che bisogna fare in modo che i bambini non vivano la separazione dei genitori come un abbandono. Il film appartiene a R. Williams, il più grande comico della Hollywood di oggi: il suo trasformismo fonico e mimico è paragonabile a quello di Peter Sellers. * MY LIFE - QUESTA MIA VITA di RUBIN BRUCE JOEL, USA 1993, 116 Il tempo che resta. Diagnosticato come malato terminale di cancro, vuole lasciare una traccia di sé e recupera col cuore la sua storia familiare. Scene da ricordare: la comunicazione della diagnosi; il rapporto con il terapeuta cinese e con la infermiera negra. Intensa e dolorosa l'interpretazione di Michael Keaton * NICK E GINO di YOUNG ROBERT M., USA 1988, 111' Nick Luciano, addetto alla nettezza urbana, ritardato mentale, divide la stanza col fratello Gino, giovane medico che, pur protettivo verso Nick, vorrebbe vivere pienamente le proprie ambizioni e far carriera. Melodramma con la sordina sui temi dell'amore, della compassione, delle responsabilità. Bella e severa la 1ª parte, poi si va verso un improbabile thriller. Liotta sopra le righe, ma Hulce non è mai stato così bravo. * Non entrate dolcemente nella notte di Bleckner Jeff, usa 1985, 100' "Non entrate dolcemente nella notte" narra la storia di una brillante scrittrice e professoressa che si ammala di Alzheimer, mettendo in evidenza anche il crescente disagio di tutti i componenti della famiglia. Il film si snoda raccontando con vivo realismo i problemi tipici di questa patologia, dando particolare risalto alla consapevolezza della protagonista sulla propria condizione e all'impotenza del marito che, pur cercando di far fronte all'evento, non riesce ad accettare la degenerazione via via più evidente della sua compagna di vita. La cosa più triste è che la protagonista nei suoi momenti di lucidità è perfettamente cosciente della perdita delle sue capacità. E' un film ricco ed emozionante, che affronta anche il problema della comunicazione della diagnosi e il vissuto della malata. Sicuramente molto adeguato a scopo didattico per le varie sfaccettature delle dinamiche familiari, è però difficilmente trovabile nei circuiti cinematografici e televisivi. Luciana Quaia, 28/9/2005 * NOTE DI UN INQUILINO GALANTUOMO di OZU YASUJIRO, GIA 1947, 72' NEL GIAPPONE DEL DOPOGUERRA UN UOMO TROVA UN RAGAZZINO CHE SEMBRA SPERDUTO. SE LO PORTA A CASA ,MA NESSUNO GLI DA' UNA MANO. SOLO UNA VEDOVA LO ACCETTA E SI AFFEZIONA PIU' DI QUELLO CHE VOLEVA * NOVECENTO (ATTO PRIMO) di BERTOLUCCI BERNARDO, ITA 1976, * OGNI COSA E' ILLUMINATA di SCHEIRER LIEV, USA 2005, 105' Jonathan Safran Foer è un collezionista. Raccoglie cimeli di ogni membro della sua famiglia e li conserva in appesi al muro in una stanza della sua casa. Poco prima di morire, sua nonna gli regala una foto che risale alle origini della sua famiglia, quando suo nonno Safran Foer viveva in quella che è oggi l'Ucraina, in un piccolo villaggio chiamato Trachimbrod. Senza pensarci due volte, Jonathan si mette in viaggio per poter vedere quei luoghi e raccogliere qualche altro cimelio. E scoprire cosa davvero è successo quando suo nonno era giovane...
Eugene Hutz in una scenaTratto dal bel romanzo di Jonathan Safran Foer, "Ogni cosa è illuminata" è l'esordio registico dell'attore Liev Schreiber - anch'esso di origini ucraine - che ha adattato personalmente il libro. Non è certo stato un lavoro facile, ma Schreiber l'ha fatto in maniera egregia, sacrificando quanto sarebbe effettivamente stato di troppo ma riproponendo ottimamente quanto ha deciso di mantenere anche nella versione cinematografica. Ha dato un'interpretazione personale al finale, e rispetto alla pagina scritta ha preferito stemperare la tragedia e suggerirla anche prima che arrivi, in modo da non far sembrare troppo brusco il cambio di tono. Una scenaStraordinario dal punto di vista visivo, grazie all'ottimo lavoro del direttore della fotografia Matthew Libatique, il film è un divertente viaggio in un mondo che sembra non poter davvero esistere ma che ha precisi agganci con la realtà, un viaggio trascinante e a tratti persino entusiasmante, ma anche un viaggio amaro e profondo. Splendido per coloro che hanno letto il romanzo come per quelli che ancora non lo conoscono. Difficile dire se sia migliore il romanzo o il film che ne è stato tratto, certo è che questo di Schreiber è uno dei migliori film del Festival di Venezia 2005. * L' ORGOGLIO DEGLI AMBERSON di WELLES ORSON, USA 1942, 88' Situata tra il 1893 e il 1912, è la storia di una ricca famiglia del Sud che non sa adattarsi ai nuovi tempi e alla crescente industrializzazione. “Persino in questa forma troncata è stupefacente e memorabile” (Pauline Kael nei '70). “Fu realizzato in evidente antitesi a Citizen Kane come se fosse l'opera di un altro regista che, detestando il primo, volesse dargli una lezione di modestia” (F. Truffaut). * L' OSPITE D'INVERNO di RICKMANN ALAN, GB 1997, 110' Da poco vedova, incapace di elaborare il lutto, Frances si rifiuta alla vita e lascia che il figlio sedicenne badi a tutti e due. Sua madre, la combattiva Elspeth, ha sempre avuto un rapporto conflittuale con lei, ma è decisa a farla rivivere, riconquistandone affetto e fiducia. È l'asse portante del racconto su cui s'innestano altre tre linee narrative con personaggi di tre generazioni. Girato d'inverno nell'estuario del Forth (Scozia) col bianco come nota cromatica dominante, il film intenso e delicato riesce senza fatica a far dimenticare il palcoscenico da cui proviene * UN PADRE IN PRESTITO di MENGES CHRIS, GB - USA 1994, 105' Quarantenne solo e solitario adotta un ragazzino di dieci anni, orfano di madre e con padre in carcere. Le difficoltà non sono poche e aumentano quando, uscito dal carcere e malato di Aids, arriva il babbo * PADRE PADRONE di TAVIANI PAOLO E VITTORIO, ITA 1977, 117' Gavino, un bambino sardo, studierebbe volentieri, ma a sei anni il padre già lo strappa dalla scuola per fargli fare il pastore. Un sopruso dopo l'altro (con tanto di botte), Gavino cresce. Va militare e comincia a leggere. Aiutato da un amico, riesce a farsi una cultura. Ma la lotta con il padre continua: finirà quando i due si scontreranno sul piano fisico e il giovane avrà la meglio. Gavino studia, va all'università e si laurea. La vita di Gavino Ledda, l'autodidatta scrittore, tratta dal suo libro. * LE PAGINE DELLA NOSTRA VITA di CASSAVETES NICK, 2004, 127 Una donna anziana affetta dal morbo di Alzheimer si sente narrare da un altro ricoverato la storia di un amore nato negli anni Trenta. In realtà quell'amore non è frutto della fantasia di uno scrittore. * PANE E TULIPANI di SOLDINI SILVIO, ITA-SVIZZ 2000, 115' Dimenticata da marito e figli in un autogrill, di ritorno da una gita a Paestum, Rosalba, casalinga di Pescara, si prende una vacanza a Venezia, trasformando, oltre alla propria, la vita di chi incontra. Sotto il segno di una leggerezza che non esclude la profondità, 15 anni dopo l'esordio in Giulia in ottobre, S. Soldini approda alla commedia e al successo: ottimi incassi e 9 premi David. Non è per lui una svolta né una deviazione: la predilezione per le figure femminili è una sua costante e anche nei 2 film precedenti il tema del viaggio è centrale, qui innestato nel genere della fiaba e nello schema del racconto di formazione. Scritto con Doriana Leondeff, è un raro esempio di commedia dai palesi valori figurativi e cromatici. * PARENTI SERPENTI di MONICELLI MARIO, ITA 1991, 105' Riunione di famiglia nella bella Sulmona (AQ) a Natale. In casa di nonno Panelli, ex carabiniere un po' rincitrullito, e dell'infaticabile nonna Trieste arrivano i quattro figli con famiglie. I vecchi propongono di andare a stare in casa di uno dei figli. Decidano loro. Scritta con Carmine Amoroso (premio Solinas), Suso Cecchi D'Amico e Piero Bernardi, è una commedia corale scandita in 2 parti. La 1ª ha un taglio di commedia realistica di costume e semina le mine che esplodono nella 2ª parte dove si passa ai toni dell'umorismo nero fino al feroce cinismo della conclusione. Il ribaltamento della prospettiva appare eccessivamente programmato. * PAROLE D'AMORE di , USA 2004, 104' Titolo banale e fuorviante per questo interessante e non facile film tratto dal romanzo "La stagione delle api" di Goldberg Myla. Attraverso le vicende di una famiglia ebrea assistiamo a uno spaccato amaro e tagliente della società americana: delle falsità, delle violenze psicologiche che si celano sotto la maschera perbenista di una famiglia apparentemente molto unita. Quattro protagonisti, quattro solitudini che non comunicano, quattro individui alla ricerca di sé per vie diverse e non conciliabili, quattro persone che seguono percorsi disparati verso le loro personali visioni di trascendenza. Un'opera che comporta la partecipazione attiva dello spettatore, lo costringe a porsi continuamente delle domande sulla struttura familiare ma anche sull'essenza spirituale dell'essere umano e del suo rapporto con la religiosità. Due ore che impegnano l'intelligenza del pubblico forse non più abituato all'andamento lento e riflessivo che caratterizza il film. Una storia che cresce lentamente e con gradualità, che scopre le sue carte a poco a poco, suggerendo più che evidenziando, con piccoli e sottili accenni per far intuire cosa effettivamente stiamo vedendo (solo uscendo dalla sala capiamo, ad esempio, l'importanza del caleidoscopio o del perché il figlio non vuole mo- strare la sua ragazza ai genitori.). Una storia che tocca molteplici temi, dal rapporto genitori figli alle ambizioni non soddisfatte degli adulti, dalla disgregazione della famiglia ai sensi di colpa che proviamo nel vedere soffrire chi amiamo, dal potere del linguaggio all'impossibilità delle parole di esprimere tutto. Una storia che correva il rischio di concludersi con un finale banale che invece si rivela l'unico possibile, coerente e giustificato. Un film che invita alla discussione e che "rimane dentro". Un film che, pur possedendo suggestivi e appropriati effetti visivi, centra la sua attenzione sull'identità e la vita interiore dei personaggi, personaggi resi magistralmente da due attori, Richard Gere e Juliette Binoche, dal carisma nettamente superiore alla media e dai giovani Flora Cross e Max Minghella (due giovani finalmente scelti per il loro sapersi calare perfettamente nei rispettivi ruoli e non per l'aspetto più o meno gradevole). Nota di merito anche alla colonna sonora: finalmente si ritorna a un commento scritto appositamente per il film (sempre più spesso Hollywood sembra privilegiare la compilation di canzoni che mal si amalgamano con quanto ci viene narrato). p.s. la cornice che fa da sfondo alla storia narrata riguarda le gare di "spelling" in uso negli Stati Uniti: gli sfidanti davanti a un microfono e sotto la luce dei riflettori, di fronte al pubblico e alle telecamere, devono fare lo spelling di una parola che un professore medio difficilmente riuscirebbe a definire. La decisione di doppiare anche questa parte del film toglie significato e drammaticità a quanto vediamo. (di Leo Pellegrini) da: http://www.cinema4stelle.it/RecensioneParoleDamore.htm * PAULINE & PAULETTE di Debrauwer, Lieven, BELG 2001, 78' Pauline ha 66 anni e un cervello da bambina. Quando sua sorella maggiore Martha, che l'ha sempre accudita, muore, lascia i suoi beni a quella delle due sorelle, Paulette e Cécil, che si prenderà cura di lei, ma Pauline stravede per Paulette che le prova tutte per sbarazzarsi della sua imbarazzante presenza finché, grazie a lei, ritrova il passato e la dolcezza di vivere. * PELLE ALLA CONQUISTA DEL MONDO di AUGUST BILLE, DAN 1987, 150' Alla fine del diciannovesimo secolo, un contadino svedese, vedovo e poverissimo, si trasferisce in Danimarca con il figlio di nove anni. Trovano lavoro come stallieri in una fattoria retta da un dispotico capoccia. Ma un giorno il piccolo Pelle se ne andrà in America. * LA PICCOLA LOLA di TAVERNIER BERTRAND, FRA 2005, 128 La storia del desiderio di avere un bambino che trascina una giovane coppia, Pierre e Géraldine, nel bel mezzo di un viaggio iniziatico ai confini del mondo, in un paese martirizzato dalla Storia: la Cambogia. Per loro inizia un’avventura spaventosa e straordinaria al tempo stesso: giro degli orfanotrofi, confronto con le autorità francesi e cambogiane, minaccia di traffici. Senza dimenticare la diffidenza e la gelosia ma anche l’aiuto reciproco della piccola comunità di adottatori riuniti dal caso. * IL PICCOLO FUGGITIVO di ASHLEY, ENGEL, ORKIN, USA 1953, 1H 10 Joey abbandona il fratello maggiore e va a Coney Island, la grande spiaggia dei divertimenti di New York. Piccolo gioiello di narrativa cinematografica che, pur nella gracilità del filo narrativo, non ha una sbavatura. Il protagonista è incantevole per intuito ed espressività. Produzione indipendente, opera collettiva, è uno dei primi manifesti teorici del New American Cinema sull'uso del cine-occhio come strumento di esplorazione della realtà. Leone d'argento alla 14o Mostra di Venezia. * LA PIU' GRANDE AVVENTURA di FORD JOHN, USA 1939, Poco prima della guerra d'Indipendenza colono sposa una ragazza dell'Est e la porta nella sua fattoria nella valle dei Mohawak. Affrontano insieme i pellerossa sobillati dagli inglesi. 1o film di Ford a colori, e il suo unico (semi)western ambientato nel Settecento. Tratto dal romanzo di Walter D. Edmonds. Il tono è lirico più che epico, il “sogno americano” è ancora intatto. Discontinuo, con belle sequenze, senza una vera necessità drammatica. * IL PIU’ BEL GIORNO DELLA MIA VITA. di Comencini Cristina, , 2002 Ritratto di famiglia per la Comencini che ritorna a parlare di affetti e ferite tra le mura domestiche. Irene è una matura signora che vive nella vecchia villa di famiglia ancorata ai ricordi di una vita. Il suo rammarico più grande è di non essere riuscita a trasmettere ai suoi figli l’attaccamento alla casa e al concetto di famiglia. Ma la “villa” non è l’unica cosa che i tre eredi rifiutano. Sara dopo la morte del marito si è rinchiusa in un’assoluta solitudine emotiva, passando le serate in attesa del ritorno del figlio Marco con la paura costante che gli possa accadere qualcosa. Rita è quella che sembra più realizzata, ha una bella casa, un marito e due figlie, Ma, dietro la facciata, c’è una grande insoddisfazione. Infine Claudio, un giovane avvocato che vive di nascosto e con frustrazione la propria omosessualità. Un “salutare” terremoto emotivo li travolgerà costringendoli a fare i conti con le verità più scomode. * Pranzo di Natale di Thompson, Danièl, Fr.-GB-Giap 1999, 111' Tre sorelle, che più diverse tra loro non potrebbero essere si affannano a preparare un cenone natalizio (bûche=ceppo, titolo ambivalente) per dodici persone (o tredici?), ma i giorni della vigilia tracimano di segreti, bugie, veleni e sorprese di famiglia che, però, nonostante tutto, rimane un rifugio * Preferisco il rumore del mare di Calopresti, Mimmo, ITA-FRA 1999, 90' Calabrese che a Torino con il lavoro si è arricchito e padre deluso dell'inquieto e svogliato Matteo , Luigi aiuta il conterraneo adolescente Rosario a trasferirsi a Torino, ospite di una comunità di giovani a rischio, guidata da un generoso e impegnato sacerdote . Tra i due ragazzi così diversi nasce un difficile rapporto amicale che per vie indirette porta il disadattato Matteo a una velleitaria ribellione e il caparbio Rosario a tornare al paese natio con la speranza di poterlo, un giorno, cambiare. * PRIMA DEL BUIO di REEVE CHRISTOPHER, USA 1997, 59'XX Dopo anni di lontananzaun malato di aids torna a casa per passare con la famiglia l'ultimo tempo che gli resta Genitori e sorella dapprima sono in difficoltà, poi imparano ad aiutarlo ed assisterlo * Prima e dopo di Schroeder, Barbet, USA 1996, 107' In una cittadina del New Hampshire ai confini col Canada è uccisa una ragazzina. Accusato dell'omicidio è un suo coetaneo che cerca di fuggire. Il padre scultore lo crede colpevole e cerca di aiutarlo facendo sparire le prove. La madre pediatra lo crede innocente e vuole il processo. La sorellina racconta i fatti. Tratto da un romanzo di Rosellen Brown e sceneggiato da Ted Tally, è un dramma a tema, pulito, compatto, robusto, poco inventivo, la cui vera protagonista è la famiglia, intesa come comunità di affetti e cellula della società * IL PRINCIPE DELLE MAREE di Streisand, Barbra, USA 1991, 132 Un allenatore di football del Sud, con moglie e figlie, è chiamato al capezzale della gemella che ha tentato il suicidio. Aiutato dalla psicanalista di lei, con la quale ha un'intensa e breve storia d'amore, riesce ad affrontare un tragico episodio della sua infanzia che aveva rimosso, consentendo alla psicanalista di aiutare anche la sua paziente. * IL PROFUMO DELLA PAPAYA VERDE di HUNG TRAN ANH, VIET 1998, 100' La particolarità principale della papaya verde è di essere una verdura che una volta matura diventa un frutto. Il suo odore rimanda il regista al ricordo materno nell'infanzia. Siamo in Vietnam negli anni Cinquanta. Mui è una bambina di dieci anni, figlia di contadini, che si reca in città per fare la domestica in una famiglia. La padrona di casa però è infelice. Tradita e abbandonata dal marito soffre ancora per la scomparsa della figlia piccola. Ha tre figli e il commercio di tessuti le permette appena di sopravvivere. Mui si affeziona alla padrona e quest'ultima vede in lei la figlia scomparsa. Quando dieci anni dopo la nuora della padrona premerà perché Mui vada a lavorare da Khuyen, amico di famiglia, la donna e la ragazza soffriranno per il distacco. Sembra una favola e lo è: con garbo e semplicità. * LA PROMESSE di DARDENNE JEAN E LUC, FRA 1996, 90' Nel Belgio dei nostri giorni, Igor, un giovane che lavora con il padre in una piccola ditta di costruzioni, assiste a un incidente mortale capitato a un immigrato extracomunitario in un cantiere. Il padre di Igor, sfruttatore di mano d'opera clandestina, tenta di mettere a tacere l'accaduto, suscitando però nel figlio un sentimento di ribellione per la disumanità con la quale vengono trattati i lavoratori clandestini. * PROVINCIA MECCANICA di MORDINI STEFANO, ITA 2004, 100' Accoglienza fredda e sala semivuota alla proiezione stampa di "Provincia Meccanica", unico film italiano in concorso ala 55esima edizione del Festival di Berlino. L´opera prima del documentarista Stefano Mordini racconta la storia di una famiglia anomala che vive nella provincia di Ravenna. Marco e´ un operaio che cerca di mantenere moglie e prole facendo i turni di notte come carrellista. Silvia si occupa dei figli a modo suo, cioe´trascurandone l´educazione scolastica e lasciandoli crescere liberamente insieme a un cane e a un iguana. In casa Battaglia regna sovrano il caos e l´autarchia. Un modus vivendi anticonvenzionale che viene interrotto bruscamente dalle regole della societa´ civile: Sonia, la figlia maggiore, viene tolta alla madre dall´assistente sociale. La domanda di fondo che il film pone e´ interessante e quantomai attuale: qual´e´ il confine fra la liberta´personale e le regole che la societa´ impone? Peccato che la sceneggiatura di Mordini e Barbiera resti in superficie e non riesca a rendere le situazioni convincenti (come nellla scena in cui Marco telefona al mago Wizard, o quella in cui lo vediamo al porto circondato da uno stuolo di pulcini), e neppure avvincenti. Stefano Accorsi e´ lezioso e troppo curato, la brava Valentina Cervi interpreta un personaggio "dannato" sino all´esagerazione. Un´occasione persa per il cinema italiano nel mondo. * PSYCHO di HITCHCOCK ALFRED, 1960, Una bella impiegata ruba quarantamila dollari e fugge. Cambia la macchina, si trova nel mezzo di un temporale e decide di passare la notte in un motel. Il proprietario è Norman, all'apparenza un ottimo ragazzo che manifesta soltanto qualche piccola stranezza, come quella di impagliare uccelli. Il motel non ospita nessun altro cliente. La donna decide di fare una doccia prima di dormire. Sotto l'acqua viene aggredita e uccisa da un'altra donna, che si intravvede appena. La mattina Norman scopre il corpo. Sconvolto fa pulizia, mette il cadavere nel bagagliaio e fa sparire la macchina nelle sabbie mobili. Sconvolto perché sa che l'assassina è sua madre, che è patologicamente gelosa del figlio e non sopporta neppure che parli con altre donne. Un investigatore privato, con l'aiuto del fidanzato della donna uccisa, riesce a risolvere la matassa, anche se ci rimette la vita. Norman e sua madre sono la stessa persona: il ragazzo è pazzo, dopo aver ucciso la madre per gelosia ne custodiva il corpo in soffitta e si identificava in lei non sopportando il rimorso del proprio delitto. Psycho non era certo il migliore dei film di Hitchcock ma a volte le vie del culto percorrono strade misteriose. Negli anni Sessanta la pratica dell'inconscio non era certamente una novità, lo scalpore c'era già stato nel 1944 con Io ti salverò (Gregory Peck, con l'aiuto della Bergman e di un "freudiano" risolve le proprie angosce risalendo analiticamente a un incidente infantile), ma Anthony Perkins aveva dato un'interpretazione di tale efficacia da divenire da quel momento il più famoso "pazzo" della storia del cinema, senza più una possibilità autentica di emanciparsi da quel ruolo. La critica non ha mai perdonato a Hitchcock l'eccesso di crudezza (e di effetto) di certe scene. Ricordiamo le più famose: il teschio della madre seduta sulla sedia girevole, la morte del detective privato (Martin Balsam), la sinistra casa Bates sempre inquadrata contro un cielo minaccioso. Soprattutto la sequenza dell'uccisione di Janet Leigh sotto la doccia ha creato una vera psicosi collettiva. * I pugni in tasca di Bellocchio Marco, ITA 1965, 107' In un'agiata casa borghese di Bobbio (PC) una madre cieca vive di ricordi con 4 figli, uno dei quali, epilettico ed esaltato, la elimina e uccide anche un fratello deficiente. Colpito da una crisi è lasciato morire dalla sorella. Dopo Ossessione di Visconti non c'era mai stato nel cinema italiano un esordio così clamoroso e autorevole. Non c'è più stato nemmeno nei 20 anni seguenti. Bellocchio sfida il grottesco senza cadervi. Duro, crudele, angoscioso. * RAIN MAN di LEVINSON BARRY, USA 1988, Viaggio da Cincinnati a Los Angeles di un disinvolto commerciante d'auto e di suo fratello, autistico con genio matematico. Divertente, commovente, ruffianello, conta specialmente per D. Hoffman e il suo istrionismo raffreddato. 4 Oscar: film, regia, sceneggiatura (Ronald Bass e Barry Morrow), D. Hoffman. Orso d'oro al Festival di Berlino 1989. * LE REGOLE DELLA CASA DEL SIDRO di HALLSTROM LASSE, USA 1999, 130' Cresciuto nell'orfanotrofio di St. Cloud (Maine) con la guida paterna del suo fondatore Wilbur Larch, medico umanista e abortista, nel 1943 Homer Wells lascia la sua grande famiglia per conoscere il mondo. Grazie all'amicizia di una giovane coppia benestante, conosce anche l'amore e trova un lavoro come raccoglitore di mele. Morto Larch, torna all'orfanotrofio a prenderne il posto. Tratto dal romanzo (1986) di John Irving che l'ha adattato, potandolo ed espungendone i passaggi ginecologici e sessuali più crudi, è una bella storia di formazione, un film all'antica sotto il segno di Dickens, generoso nel raccontare emozioni, buoni sentimenti, l'etere e le mele, sagace nel suo svariante registro narrativo che passa dal pathos all'umorism * RESPIRO di CRIALESE EMANUELE, ITA 2002, 100' In un villaggio di pescatori sull'isola di Lampedusa Grazia è troppo diversa per essere accettata dalla comunità locale. Il marito la ama, ma cede alle pressioni sociali. Vorebbe farla curare in una clinica del nord. Lei, aiutata dal figlio, scappa e si nasconde in una grotta. Recensione di di Luca Baroncini in http://www.ondarock.it/cinemarec/respiro.html Sole, roccia, mare. Sembra la ricetta della vacanza ideale, invece per Grazia la vita sull'isola di Lampedusa risulta molto problematica. Difficile adeguarsi alle regole sociali quando si e' per natura anticonformisti. Grazie e' una donna giovane e ancora bella, madre e moglie, che alterna solarita' e dolcezza a introversione e rabbia. La sua guida e' l'emotivita', vive tutto all'ennesima potenza, con conseguenti ed improvvisi sbalzi di umore. Emanuele Crialese, regista e sceneggiatore alla sua opera seconda, costruisce un bel personaggio femminile, che pare cucito addosso a Valeria Golino, interprete discontinua capace di spaziare dalle grandi produzioni hollywoodiane ai piccoli film indipendenti. Grazia e' naturalmente contradditoria e la sceneggiatura non cerca di trasformarla in un'eroina in lotta contro il bigottismo e l'arretratezza culturale del microcosmo in cui vive. Grazia, infatti, sarebbe ribelle e disubbidiente alle regole in qualsiasi epoca ed ambiente. Sicuramente in un altro contesto la sua irrazionalita' potrebbe essere etichettata come originalita' e magari (ma non e' detto) troverebbe meno barriere nella sua possibile espressione, mentre in un'isola lontana dal mondo diventa una malattia da curare, qualche cosa che mina l'equilibrio, il quieto vivere, il tacito perpetuarsi della tradizione. Sembra davvero di essere fuori dal tempo, in un'atmosfera di memoria verghiana: il ritmo delle giornate scandito dal lavoro in mare, sotto il sole cocente, o sulla terraferma, a pulire il pesce o a fuggire il caldo. La descrizione della natura e dell'ambiente in cui si muovono i personaggi diventa parte integrante del racconto, un personaggio che racchiude tutti gli altri, una sorta di primitiva ancora radicata in ognuno degli isolani. La macchina da presa osserva luoghi e volti senza giudicare, costruendo un racconto in cui le immagini e i suoni diventano pagine di sceneggiatura. Anche i dialoghi, spesso parlati in siciliano stretto, contribuiscono ad entrare nell'ambiente in cui i personaggi vivono. Gli interpreti, in maggior parte non professionisti, risultano quasi sempre spontanei senza cadere nel bozzetto da esportazione. Bravissimo il giovane Francesco Casisa, il figlio maggiore della protagonista legato alla madre da un rapporto molto forte, che esprime, attraverso gli occhi e la postura, tutto il suo disagio. La tragedia e' dietro all'angolo, ma Crialese non cede alle facili lusinghe del dramma, vuole comunicare altro rispetto alla circolarita' di un racconto. E le immagini che concludono il film colpiscono per bellezza, poesia e intensita'. * RICOMINCIO DA TRE di TROISI MASSIMO, ITA 1981, 108 ' Gaetano (Massimo Troisi), giovane napoletano timido e impacciato decide di fuggire dall'inerzia di Napoli e dalla famiglia e va alla ricerca di stimoli più vivi altrove. Approda a Firenze dove trova un appoggio presso una zia, ma appena viene a sapere che la donna convive con un professore accetta l'ospitalità di un ragazzo italoamericano che lo vuole iniziare alla predicazione della "parola" all'interno di una setta protestante. Intanto Gaetano conosce una ragazza … * RITORNO A CASA di DE OLIVEIRA MANOEL, PORT-FRA 2001, 90' Gilbert Valence, attore teatrale, viene raggiunto dalla notizia della morte della moglie, della figlia e del genero, dietro le quinte del palcoscenico, poco dopo aver recitato Ionesco. E' un uomo solo, anziano: gli resta il giovane nipote e la consapevolezza di essere un attore. Novantatré anni compiuti e, dal 1990 ad oggi, una media di un film ogni 12 mesi, de Oliveira è uno di quei registi per cui Cannes e Venezia fanno la guerra, contendendoselo ad ogni edizione. Il più importante autore portoghese di sempre, con Ritorno a casa, si abbandona ad un racconto essenziale e morbido, che ha la leggerezza e la lievità come motori principali. In contrapposizione al tema centrale: quello doloroso della perdita delle persone care, raccontata anche da Moretti e Ozpetek, con altro stile e scelte di tono. Sussurrato * ROMANCE di MAZZUCCO MASSIMO, ITA 1986, 94' È la storia di un confronto generazionale. Un padre e un figlio s'incontrano dopo molti anni di separazione: il vecchio Giulio è un tipo incline allo scherzo e alla fantasia, il giovane Andrea è un conformista ipocrita * ROMUALD & JULIETTE di SERREAU COLINE, FRA 1989, 104' Madre di cinque figli avuti da cinque mariti, la nera Juliette fa le pulizie in una fiorente fabbrica di yogurt. Salva il direttore Romuald da una congiura di palazzo, se lo sposa e lo rende padre per la terza volta (sesta per lei) * SCENE DA UN MATRIMONIO di BERGMAN INGMAR, SVE 1973, 170' Diviso in 6 capitoli, è l'analisi di un rapporto di coppia tra Marianne e Johann su un arco di 10 anni. Nell'ultimo capitolo, ormai divorziati e risposati, si ritrovano dopo sette anni, più maturi e adulti, scoprendo di amarsi ancora, ma in modo diverso. C. Tra sussurri e grida, in altalena tra tenerezza e violenza, in bilico tra il paradiso (illusorio) e l'inferno (autentico), quel che prevale in questa decennale odissea (o corrida?) coniugale è il purgatorio. Con rarissimi esterni l'azione è fondata sulla parola, sui gesti, sul comportamento, filmata quasi sempre in primo piano o con piani ravvicinati. * I SEGRETI DEL CUORE di FREUNDLICH BART, 1997, 90' Per il Giorno del Ringraziamento due fratelli e due sorelle tornano in casa dei genitori nel New England. Tensioni, scontri, incontri e, almeno per i due giovani maschi, una ripartenza positiva. Opera prima di produzione indipendente, scritta dal regista, è una commedia psicologica di poco spessore, ma di apprezzabile descrizione sul precario equilibrio tra p * SEGRETI E BUGIE di LEIGH MIKE, BG FR 1996, Alla morte dei genitori adottivi, una giovane donna nera decide di trovare la madre naturale. Scopre che è una donna bianca, fragile e frustrata, con un'altra figlia ventenne, infelice e aggressiva, e con un fratello in crisi. Durante una festa di compleanno vengono al pettine tutti i nodi dei legami affettivi. Dramma psicologico raccontato con lucida freddezza, una rappresentazione del dolore priva di interpretazioni pseudo-psicanalitiche. “Segreti e bugie sta a Voglia di tenerezza come Full Metal Jacket a Rambo. La cinepresa di M. Leigh riceve i personaggi, non li segue, non li cerca” (Silvio Danese). Ottimi interpreti sui quali spicca B. Blethyn, la madre, nota attrice teatrale inglese che fatica un po' a controllare il suo talento di mattatrice. * UN SILENZIO PARTICOLARE di RULLI STEFANO, ITA 2004, 75' Uno sguardo che scardina. un dolore soffocato dall’amore. Una dolcezza che ti rimette al mondo. Le emozioni non hanno voce in questo straordinario Silenzio particolare, ma urlano con gli occhi di Matteo e con la scandalosa tenerezza di Stefano Rulli e Clara Sereni, i suoi generosissimi, pudichi genitori. Uno sceneggiatore che il destino ha voluto intimo con i misteri della follia, prima in campo artistico e poi - come fosse costretto in un’ineluttabile coerenza - nell’ambito familiare. Una moglie, una mamma, una militante politica e soprattutto una scrittrice, Clara Sereni, che da lontano ama come solo una madre attaccata al suo cucciolo. E un ragazzo, che oggi ha quasi 25 anni, avvolto in un male oscuro, che gli ottenebra i pensieri o almeno ciò che ai “normali” paiono i pensieri. Perché questo diario solare che come un paradosso esorcistico affonda le sue radici nella sofferenza, probabilmente vuole scoprire proprio questo: come vedono, davvero, gli occhi di Matteo? Cosa arriva, davvero, nei meandri del suo cervello? E se fosse lui a guardarci torvo come noi guardiamo le diversità? Il cinema, o ciò che ci ostiniamo a chiamare cinema, è ancora capace di regalarci splendide utopie. Con una quasi invisibile telecamerina digitale, usata a luci naturali e guidata dal bravissimo operatore Ugo Adilardi, Rulli tenta con commovente pazienza di camminare su quella frattura che Dio o il destino vollero interporre tra il mondo e Matteo. Scavando buche negli animi di chi osserva, attonito, quanto si potrebbe ridistribuire la bellezza, se solo si volesse. E della meravigliosa compagnia della Città del Sole, luogo ideale e concreto, di strabordante spiritualità laica che scalda davvero i cuori e rilancia davvero le speranze. Matteo, Stefano, Clara, Ugo e i ragazzi e gli uomini e le donne che la abitano non si vergognano, mai, dei loro sentimenti. È questa la grande lezione di Un silenzio particolare, l’unico film che quest’anno non bisogna perdere, per nessuna ragione al mondo. Una lezione etica anche sui linguaggi comunicazionali, che trae dalla sua essenzialità il meglio della meglio gioventù di un altro mondo possibile. Che è lì, in quella potentissima immagine finale, dove Rulli e Sereni ascoltano la natura, le montagne, il cielo, il vento. È lì, bisogna solo avere il coraggio di tendere una mano, di prendere e di accogliere, di imparare da tutti e da ciascuno, e anche di fare un passo indietro, per ringraziare. Aldo Fittante, FilmTV * THE SNAPPER di FREARS STEPHEN, GB 1993, 95' A Barrytown – quartiere immaginario a nord di Dublino, sfondo di una saga operaia in 3 romanzi di Roddy Doyle (1958) – sta per nascere uno snapper – marmocchio nel gergo irlandese – concepito in stato di ubriachezza birrosa, frutto di una gravidanza inattesa e indesiderata della ventenne Sharon Curley (T. Kellegher), commessa in un supermercato e figlia di un imbianchino che ha altri cinque figli. L'annuncio mette in crisi la famiglia e in movimento le malelingue anche perché Sharon non vuole rivelare l'identità del padre. Sceneggiato dallo stesso R. Doyle dal suo romanzo omonimo e prodotto a basso costo dalla BBC, è una commedia ottimistica e impertinente di impetuosa vitalità, sanguigna e tenera nel suo ruvido umorismo irlandese, diretta da S. Frears dopo la sua parentesi hollywoodiana. * SOGNANDO BECKAM di CHANDA, USA GB 2002, 112' Speranze e frustrazioni di Jes e Jules, due ragazze londinesi desiderose di sfondare nel mondo del football. Purtroppo devono scontrarsi con le rispettive famiglie, che le contrastano duramente: la madre di Jes, originaria del Punjab, preferirebbe che l'aspirante centravanti imparasse la ricetta per fare il chapati, il tradizionale pane indiano, mentre quella di Jules vorrebbe che la figlia indossasse abiti più femminili e si accasasse… * SPERIAMO CHE SIA FEMMINA di MONICELLI MARIO, ITA 1985, Declino di una famiglia del latifondo toscano (Grosseto) che gestisce un'azienda agricola e in cui contano (e lavorano) soprattutto le donne. Grande film borghese che arricchisce il povero panorama del cinema italiano degli anni '80 per il sapiente impasto di toni drammatici, umoristici e grotteschi, la splendida galleria di ritratti femminili, la continua oscillazione tra leggerezza e gravità, il modo con cui – senza forzature ideologiche – sviluppa il discorso sull'assenza, la debolezza, l'egoismo dei maschi * LA STANZA DEL FIGLIO di MORETTI GIANNI, ITA 2001, 99' Giovanni Sermonti, psicanalista, vive in Ancona con la moglie Paola e i due figli liceali, Andrea e Irene. Andrea muore in un'immersione subacquea. Ciascuno dei tre reagisce a modo suo. Entra in scena, inaspettata, Arianna che aveva conosciuto Andrea al campeggio e che con un amico va in Francia in autostop. I tre l'accompagnano in auto fino al confine. Tema centrale: l'elaborazione del lutto. Si dà spazio al padre, il più fragile nel corto circuito tra l'insensatezza di un dolore insostenibile e il senso che si tenta di dargli per collocarlo nella trama della vita che continua, per rendere pensabile quel che è impensabile, portandolo alla parola e all'immagine * LA STANZA DI MARVIN di ZAKS JERRY, USA 1996, 105' Bessie e Lee sono due sorelle, una fa la parrucchiera nell'Ohio, ha due figli, uno dei quali con gravi turbe psichiche; l'altra è una zitellona che sta in Florida e che cura da vent'anni il padre malato e una zia svitata che vede solo la televisione. Le due non si filano da anni e per ritrovarsi non si affidano a un programma televisivo: ci pensa un medico a precettare la famiglia. Bessie, infatti, ha la leucemia ed è alla ricerca di un midollo osseo compatibile. * UNA STORIA VERA di LYNCH DAVID, USA 1999, 105' Per visitare il fratello infartuato Lyle con cui non parla da dieci anni per una lite, nell'autunno 1994 il 73enne Alvin Straight – che cammina con due bastoni e non ha patente – parte su un piccolo trattore con rimorchio da Laurens (Iowa) per Mount Zion (Wisconsin), distante 317 miglia (circa 500 km) e li percorre in sei settimane. È un road-movie che ha tutto per essere fuori moda: lentezza (10-15 km all'ora), malinconia della vecchiaia, scrittura di classica semplicità, personaggi positivi, ritmo disteso senza eventi drammatici. Pur ribaltando la propria prospettiva, Lynch non altera il suo inconfondibile stile: lascia allo spettatore il tempo di pensare, commuoversi, immergersi nei colori del paesaggio, guardare un temporale e il cielo stellato. * LA STRADA PER IL PARADISO di DONOGHUE MARY, , * LA STRADA VERSO CASA di YIMOU ZHANG, CINA 2000, 100' Luo Yusheng è un uomo d'affari che deve far ritorno nel suo villaggio natale per il funerale del padre, il maestro del villaggio. Sua madre insiste affinché vengano mantenute le antiche tradizioni per la cerimonia funebre nonostante i tempi siano cambiati, e nel frattempo Yusheng ripensa ai racconti che ha sentito da ragazzo sul fidanzamento dei genitori, coinciso con l'arrivo di suo padre Luo Changyu per svolgere la professione di maestro e subito innamoratosi della bella Zhao Di . Ma i due vennero separati quando Changyu venne richiamato in città e i due rimasero lontani per due anni salvo poi ricongiungersi e sposarsi felicemente. Ora Yusheng per rispettare il desiderio della madre si offre di pagare qualcuno per portare a piedi la bara dall'ospedale al luogo in cui suo padre sarà sepolto. Ma il giorno del funerale si presentano un centinaio di ex alunni che si rifiutano di essere pagati; per questo Yusheng onora simbolicamente il più grande desiderio del padre e prima di tornare in città decide di insegnare per un giorno nella scuola del villaggio. Dopo i successi ottenuti con "Lanterne rosse", "La storia di Qiu Ju" e "Non uno di meno" vincitore del leone d'oro nel '99 a Venezia, ritorna il regista cinese Zhang Yimou con "La strada verso casa", film sull'amore tra i membri della famiglia e sull'importanza che riveste l'istruzione, premiato con l'orso d'argento all'ultimo festival di Berlino. Ancora una volta il suo film va controcorrente rispetto all'attuale cinema cinese (che tende verso prodotti più commerciali) e contro le leggi di mercato. Quello che Yimou vuole mostrare sono i pensieri e i sogni della gente comune in un periodo in cui la Cina si sta trasformando sull'onda di enormi sconvolgimenti e in cui il mercato preme per avere determinati prodotti; e questo attaccamento alle migliori tradizioni del cinema cinese, all'utilizzo di attori non professionisti, ha fatto in modo che Yimou sia uno dei registi più apprezzati non solo nel suo paese ma in tutto il mondo. * STREGATA DALLA LUNA di JEWISON NORMAN, USA 1987, 102' Loretta Castorini, piacente vedova italoamericana, accetta l'offerta di matrimonio di Johnny Cammareri. Questi deve recarsi in Sicilia dalla vecchia madre che pare in punto di morte; Loretta si incarica allora di contattare il giovane Ronny, fratello del promesso sposo, per invitarlo alle nozze. Manco a dirlo, tra i due scoppia il grande amore, complici la "Bohème" al Metropolitan e la luna piena. Abile aggiornamento di personaggi e situazioni della commedia brillante. * I SUBLIMI SEGRETI DELLE YA - YA SISTER di KHOURI CALLIE, USA 2002, 115' Romanzo familiare visto dalle donne ("Chick Flick": denominazione americana dei film al femminile). Le vecchie amiche, in alleanza "terapeutica" con solide ed affettive presenze maschili e nel loro rituale "ya-ya sister", aiutano la figlia a riallacciare i rapporti con la madre non poco "disadattata". Sullo sfondo: musica Blues e Cajun in una Louisiana piena di fiumi. Ritemprante * SUSSURRI E GRIDA di BERGMAN INGMAR, 1972, Assistita da due sorelle e una governante, Agnese muore di cancro in una villa alla periferia di Stoccolma. Sinfonia in rosso maggiore di un Bergman in gran forma espressiva, all'altezza del modello cui s'ispira: il teatro intimo di August Strindberg. Memorabile riflessione sul dolore e la pietà. Sussurro e grido invocano una cosa sola che non è la felicità, ma le assomiglia: la pace * TARDA PRIMAVERA di OZU YASUJIRO, GIA 1949, 108' Consapevole che sua figlia (S. Hara) sta diventando una zitella, un vedovo (C. Ryu) la esorta a sposarsi, ma, contenta di vivere con il padre e di prendersi cura di lui – sa che sarebbe perduto senza una donna in casa – la ragazza è riluttante finché, per convincerla, il padre le comunica di essere in procinto di riprendere moglie. Dopo un ultimo viaggio insieme a Kyoto, la figlia si spos * TEMPO VERO di SEGRE DANIELE, 2001, 78' Convinti della necessità e dell'importanza di informare e sensibilizzare la popolazione e gli operatori, AUSL e Provincia di Reggio Emilia, in collaborazione con AIMA e Assessorato alla Sanità della Regione Emilia Romagna, hanno affidato al regista Daniele Segre l'incarico di realizzare un film sul tema delle demenze. Il film, che nasce da una stretta collaborazione tra familiari, operatori dei servizi, Associazione e regista, vuole rappresentare alcune situazioni, tra le tante e diverse possìbili, vissute da tutti coloro che, per motivi diversi, devono confrontarsi ogni giorno con la malattia di Alzheimer. * The Shipping News – Ombre dal profondo di Hallström, Lasse, USA 2001, 111 Dopo la morte della moglie separata, il tipografo Quoyle, grigio e infelice uomo comune, lascia la provincia di New York e si rifugia con la figlia e una zia in un villaggio di pescatori di Terranova (Canada), luogo d'origine dei suoi antenati, trovando se stesso, un nuovo lavoro (cronista in un giornale locale), un nuovo amore * TREDICI VARIAZIONI SUL TEMA. di Sprecher Jill, 2002, Un uomo che si avvicina alla mezza età decide di cambiar vita. Un brillante avvocato vede progetti e ambizioni sconvolti da un singolo atto. Una donna deve fare i conti con l’infedeltà del marito. Un rancoroso uomo d’affari vuole vendicarsi di un collega sereno e cordiale. E una donna delle pulizie, aspetta con inguaribile ottimismo, un miracolo. Tutte queste persone si trovano a porsi la fatidica domanda che li rende comuni mortali: cos’è la felicità, ma soprattutto, come si fa ad ottenerla? * TU DEVI ESSERE IL LUPO di MORONI VITTORIO, ITA 2004, 95' Vale non ha più una madre. Quattordici anni, desideri, dubbi, domande; la sua vita ruota intorno a Carlo, il padre, giovane tassista con la passione per la fotografia. Hanno un rapporto forte, gioioso ma così esclusivo da non permetterne altri. Ora il loro equilibrio vacilla, Carlo è costretto a fare delle scelte e per Vale l'istinto di ribellarsi si scontra giorno dopo giorno con la paura di rimanere sola. A Lisbona una donna sembra inaspettatamente pronta ad aprirsi ad una convivenza, all'ipotesi di un figlio, ma quando questa possibilità si fa concreta lei scompare. Un giorno Carlo riceve una busta dal Portogallo… Un film anomalo nel panorama italiano. Non certo anomalo perché nessuno lo voleva distribuire (ma poi ha vissuto il suo weekend di gloria nella top five dei film più visti)perché questoi accade a molti. Anomalo perché ha trovato un a sua strada autonoma e perché tratta temi spesso ign orati dal nostro cinema con onestà e attenzione alla psicologia dei personaggi. Che poi ci sia qualche snodo narrativo un po' ingrippato non è poi così importante. Ciò che conta è il modo in cui lo sguardo viene rivolto a un rapporto (anche questo anomalo nel nostro modesto panorama cinematografico) tra padre e figlia che non devia nell'incesto ma che è così stretto da rischiare di chiudere il resto del mondo al di fuori. Una storia narrata con pudore e partecipazione senza mai scadere nel mélo. IN http://www.mymovies.it/dizionario/recensione.asp?id=35695 * TURISTA PER CASO di KASDAN LAWRENCE, USA 1988, 122' La morte tragica dell'unico figlio induce Sarah (K. Turner) a lasciare il marito Macon (W. Hurt), autore di guide turistiche che si trasferisce in casa dei suoi fratelli scapoli. Muriel (G. Davis), estroversa istruttrice di cani, fa breccia nel suo muro d'isolamento. Quando torna la moglie, Macon deve scegliere. Tratto da un romanzo di Ann Tyler, il 4o film di L. Kasdan bilancia con sagacia dramma e commedia, analisi psicologica e bozzetto, gravità e leggerezza * TUTTI I BATTITI DEL MIO CUORE di AUDIARD JACQUES, FRA 2005, 107' Tom, trentenne parigino orfano della madre pianista, sembra ormai avere accettato di dedicarsi ai loschi traffici immobiliari del padre. Ma un incontro casuale lo porta a credere di essere ancora in tempo per seguire le orme materne, recuperando il talento di pianista coltivato da adolescente. Decide così di contattare un'insegnante di pianoforte orientale, perché lo prepari per un'audizione importante. I due binari della vita di Tom cominciano a intersecarsi e sovrapporsi, e le sue scelte produrranno conseguenze incontrollabili Recensione su http://www.cinemadelsilenzio.it/index.php?mod=film&id=1410 "Improvvisamente, un giorno ti accorgi che tuo padre è diventato un bambino e adesso sei tu che devi accudire lui". Remake del thriller scritto e diretto da James Toback, “Rapsodia per un killer” con protagonista un giovane Harvey Keitel. Jacques Audiard si è dichiarato fiero di riprendere le tematiche di Toback, quello che lui considera "la coda della cometa di certo cinema indipendente americano degli anni Settanta". Il merito del regista francese sta nell’aver creato un film di respiro, un dramma metropolitano di cui oggi, forse, solo i cineasti del suo Paese sono ancora capaci. Gira con mano asciutta, più attenta ai movimenti interiori che a quelli reali di una società dove l'individualismo e le sue gelide logiche sembrano essere ormai aspirazioni. Spezza il ritmo del racconto tagliando le scene prima del previsto creando passaggi temporali veloci e misteriosi, lasciando spesso solo immaginare lo sviluppo. Thomas passa le sue giornate ad accumulare denaro speculando su compravendite di immobili, infesta di topi le case da sgombrare da quattro straccioni abusivi, fino anche a picconarle. L'incontro casuale con il suo vecchio insegnante di pianoforte farà riaffiorare in lui il desiderio diviso tra passato e presente, in cerca del futuro. Ha due eredità contrapposte, due differenti demoni per trovare in sé stesso le risposte. E’ pieno di tenerezza per il padre invecchiato e sconfitto, il film si apre così: "Vogliamo liberarci di nostro padre, non lo capiamo, non lo sopportiamo e quando la fine è vicina, lo curiamo come un bambino, lo laviamo, vestiamo, nutriamo... E non vogliamo smettere di farlo...". Il film girato in molte sequenze con l'uso trasgressivo della camera a mano rischia a volte di strafare e finire nella convenzione, ma quei contorni incerti da Noir lo rendono intenso, come le notti parigine fatte di edilizia popolare e non di Champs Eliseè. L’atmosfera di una prospettiva diversa rende Parigi non un luogo da cartolina, ma un irriconoscibile dedalo di viuzze, locali fumosi, intimità violate. Anche la musica di Alexandre Desplat si nasconde nell’incerto, insinuando armonie moderne e elettroniche nella Toccata in Mi minore di Johann Sebastian Bach, ma è ripetuta allo stremo. Fino al finale dove il regista di “Sulle mie labbra” apparentemente concilia ma sempre nella casualità, lasciando intatto il dubbio del tempo. Vaniel Maestosi * TUTTO O NIENTE di LEIGH MIKE, GB 2002, 127' Storie di vita marginali in un quartiere popolare di Londra. L'improvvisa malattia del figlio mette nuova energia nei rapporti familiari. Attori di bravura assoluta: "Gli interpreti più che recitare sembrano vivere" (Tullio Kesich). Scene da ricordare: il padre che chiede in prestito i soldi alla moglie e alla figlia, la fatica del lavoro nella casa di riposo, il figlio che esplode nella difesa del padre … * TWIN PEAKS - prima serie (prologo e 7 episodi) di LYNCH DAVID, USA 1990, 405' Twin Peaks è una serie televisiva andata in onda all'inizio degli anni '90 e frutto del lavoro di David Lynch e Mark Frost. Le vicende sono ambientate in una tranquilla cittadina degli Stati Uniti al confine con il Canada chiamata appunto Twin Peaks ed iniziano con il ritrovamento del cadavere di Laura Palmer, ragazza modello da tutti conosciuta e stimata (di cui però si scopriranno particolari agghiaccianti),ed il conseguente arrivo per l'indagini dell'agente speciale Dale Cooper. Quest'ultimo troverà nella cittadina amore e amicizie che lo legheranno al luogo sentimentalmente pur riscondrando una doppia vita nella maggior parte degli abitanti i quali nascondono ognuno numerosi segreti. Ad aiutare l'agente nella soluzione del caso saranno esseri e situazioni soprannaturali che si uniranno alle sue doti sensitive ed intuitive. Non di secondo piano si dimostrerà il lavoro dei membri della polizia locale di Twin Peaks come lo Sceriffo Truman, Hawk e Andy che si riveleranno anche ottimi amici. Questa è solo una piccola descrizione della storia che ovviamente è molto più complessa e ricca di personaggi senza contare che anche dopo la scoperta dell'assassino la serie continua e, anzi, si fà ancora più interessante. Moltissimi sono i messaggi o le immagini che si susseguono di continuo nella serie (come il fuoco,la luna, il semaforo,i gufi o la cascata) ma il cui vero significato rimane sempre oscuro. Compaiono inoltre numerosi personaggi enigmatici il cui ruolo non è mai veramente chiaro come Bob,Mike, il gigante o il nano che però sembrano tutti legati a luoghi denominati rispettivamente loggia bianca e loggia nera (ne capirete di più guardando la serie). L'intera serie è stata girata a Snoqualmie ed a Bend, nello stato di Washington. * TWIN PEAKS - seconda serie (episodi 8-29) di LYNCH DAVID, USA 1991, 405' Twin Peaks è una serie televisiva andata in onda all'inizio degli anni '90 e frutto del lavoro di David Lynch e Mark Frost. Le vicende sono ambientate in una tranquilla cittadina degli Stati Uniti al confine con il Canada chiamata appunto Twin Peaks ed iniziano con il ritrovamento del cadavere di Laura Palmer, ragazza modello da tutti conosciuta e stimata (di cui però si scopriranno particolari agghiaccianti),ed il conseguente arrivo per l'indagini dell'agente speciale Dale Cooper. Quest'ultimo troverà nella cittadina amore e amicizie che lo legheranno al luogo sentimentalmente pur riscondrando una doppia vita nella maggior parte degli abitanti i quali nascondono ognuno numerosi segreti. Ad aiutare l'agente nella soluzione del caso saranno esseri e situazioni soprannaturali che si uniranno alle sue doti sensitive ed intuitive. Non di secondo piano si dimostrerà il lavoro dei membri della polizia locale di Twin Peaks come lo Sceriffo Truman, Hawk e Andy che si riveleranno anche ottimi amici. Questa è solo una piccola descrizione della storia che ovviamente è molto più complessa e ricca di personaggi senza contare che anche dopo la scoperta dell'assassino la serie continua e, anzi, si fà ancora più interessante. Moltissimi sono i messaggi o le immagini che si susseguono di continuo nella serie (come il fuoco,la luna, il semaforo,i gufi o la cascata) ma il cui vero significato rimane sempre oscuro. Compaiono inoltre numerosi personaggi enigmatici il cui ruolo non è mai veramente chiaro come Bob,Mike, il gigante o il nano che però sembrano tutti legati a luoghi denominati rispettivamente loggia bianca e loggia nera (ne capirete di più guardando la serie). L'intera serie è stata girata a Snoqualmie ed a Bend, nello stato di Washington. * L' ULTIMA ECLISSI di HACKFORD TAYLOR, USA 1995, 131' La cameriera Dolores Claiborne è accusata di aver ucciso la sua padrona. Riemergono gli antichi sospetti di aver assassinato, molti anni prima, il violento consorte alcolizzato. Torna per l'inchiesta Selena la figlia giornalista che da anni si è allontanata. Da un romanzo di Stephen King un film in chiave femminista, particolarmente riuscito nel confronto tra madre e figlia: Strindberg contaminato con Hitchcock. * L' ULTIMA TENTAZIONE DI CRISTO di SCORSESE MARTIN, YSA 1988, 161' Gesù falegname fabbrica croci per i Romani. Rimproverato da Giuda, inizia la predicazione; poi, perché il suo destino si compia, chiede a Giuda di tradirlo e, sulla croce, ultima tentazione, sogna la vita che avrebbe fatto sposando la Maddalena. Il Cristo di Scorsese è un'originale creatura di poesia visionaria, un dio fragile e compromesso, estraneo alla vulgata oleografica e alle velleità iconoclaste. Duramente contestato dal Vaticano e dai fondamentalisti cattolici, è uno strepitoso film sul dubbio e sulle possibilità mancate di un destino. * LA VALLE DELL'EDEN di KAZAN ELIA, USA 1954, California 1917: Cal, figlio disamato di Adam, si ribella al padre severo, rivaleggia col fratello Aron e scopre che la madre, creduta morta, dirige un bordello. Da una parte del romanzo East of Eden (1952) di John Steinbeck, adattato da Paul Osborne, è una parafrasi (o un'interpretazione?) in chiave psicanalitica della storia di Caino e Abele dove il primo non è malvagio, ma disperato e cerca di trovare nell'amore la salvezz * VERSO SERA di ARCHIBUGI F., ITA 1990, 1H 35 Un anziano vedovo, docente di letteratura russa e liberalcomunista amendoliano, si vede scaricare in casa Pàpere, nipotina di quattro anni, nata da un immaturo accoppiamento tra il suo scompaginato figlio Oliviero e Stella, una compagna che sta inseguendo i sogni generosi e le rabbiose utopie della contestazione giovanile nel 1977. Il 2o film di F. Archibugi (e il 122o di Mastroianni) parla di politica attraverso i sentimenti e analizza il conflitto tra due generazioni con grazia, tenerezza, lucidità critica * VIAGGIO A KANDAHAR di Makhmalbaf Mohsen, IRAN 2001, 85' Nafas è una giornalista afghana rifugiata in Canada. Un giorno riceve una lettera firmata dalla sorella, in cui emerge la volontà di quest'ultima di suicidarsi. E' così costretta a fare ritorno a Kandahar. La vicenda è ispirata ad un fatto realmente accaduto all'attrice protagonista Niloufar Pazira: nella realtà a mandarle la lettera fu un'amica e non la sorella. Dopo Il cerchio di Panahi, un altro film che si occupa della condizione della donna in un paese integralista: il regista è sempre un iraniano, Makhmalbaf, ma lo scenario è quello prebellico dell'Afghanistan. Suggestivo e sentito, un film importante, al di là della situazione internazionale. * VIAGGIO A TOKYO di OZU YASUJIRO, GIA 1953, 136' Analisi del film: D. Tomasi, Ozu Yasujiro, Viaggio a Tokio, Lindau, Torino * IL VIAGGIO DI FELICIA di EGOYAN ATOM, USA - CAN 1999, 116' Anziano e tranquillo scapolo con il complesso di Edipo e dei fornelli, ghiottone di cibo e di ragazze sole che ama, protegge e poi mette a riposare nella pace eterna, Mr. Hilditch attira in casa l'infelice irlandese Felicia, giunta a Birmingham in cerca del giovanotto che l'ha messa incinta. * LA VOCE DELL'AMORE di FRANKLIN CARL, USA 1998, Padre e madre si vogliono bene, ma non si amano. Lei fa la casalinga benestante, lui è professore universitario. Quando a lei viene diagnosticato un tumore il consorte non si fa problemi nel richiamare a casa la figlia giornalista che rischia di vedersi così interrompere la carriera. Quest'ultima avrà però modo di scoprire tutto un tessuto di relazioni che le sarebbero rimaste invece nascoste
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* ABOUT A BOY - UN RAGAZZO
di WEITZ CHRIS, USA 2002,
Il trentottenne Will è ricco, scapolo e abituato a uscire ogni sera con una ragazza diversa. Resosi conto che è
più semplice abbordare le donne - sole o divorziate - con prole, finge di essere un ragazzo-padre e si iscrive a
un circolo per genitori single. Qui stringe amicizia con Marcus, un dodicenne difficile e solitario che gli farà aprire
gli occhi su una realtà diversa…
* L' ALBERO DEGLI ZOCCOLI
di OLMI ERMANNO, ITA 1978, I75'
1897-98 nelle campagne della Bassa bergamasca: la vicenda corale di alcune famiglie contadine che lavorano la
terra a mezzadria tra duri sacrifici, fatica e dolori, ma con grande dignità. Solenne e sereno, grave e pur lieve
come le musiche di Bach che l'accompagnano, il 9o di Olmi è – con Novecento (1976) di B. Bertolucci che è il suo
opposto – il più grande film italiano degli anni '70, e l'unico, forse, in cui si ritrovano i grandi temi virgiliani: labor,
pietas, fatum. Gli sono stati rimproverati, come limiti, una rappresentazione idealizzata, perché troppo lirica, del
mondo contadino, la cancellazione della lotta di classe, la rarefazione spiritualistica del contesto sociale. È
indubbio che al versante in ombra (grettezza, avidità, violenza, odi feroci) del mondo contadino Olmi ha fatto
soltanto qualche accenno, e in cadenze bonarie, ma anche in quest'occultamento è stato fedele a sé stesso e
alla sua pietas
* L' ALBERO DI ANTONIA
di GORRIS MARLENE, OLA 1995, 012'
Affresco di una piccola comunità rurale sull'arco di quattro generazioni, dal 1945 alla fine del secolo.
Protagonista invisibile: il tempo che passa, linea narrativa: femminile, anzi matriarcale. Antonia che generò
Danielle che generò Thérèse da cui nacque Sarah. In questo Heimat fiammingo gli uomini sono in seconda fila:
abietti o fragili o coglioni, talora gentili. La voce narrante è di Sarah, pronipotina di Antonia, forte, volitiva e di
radiosa bellezza che rimane al centro dell'azione corale. Sagace, e qua e là furbesca, mistura di patetico e
grottesco, pubblico e privato, violenza e tenerezza con una marcata componente anticlericale e un pragmatico
amore per la vita, contrapposto al cupo pessimismo di un vecchio che cita Nietzsche e Schopenhauer.
* AMERICA OGGI
di ALTMAN ROBERT, USA 1993, 188'
Da 9 racconti (e dalla poesia Lemonade: l'episodio con Jack Lemmon) di Raymond Carver. Nella sua mescolanza
di generi e di toni questo grande capitolo della saga americana di Altman è una commedia umana dove si può
trovare di tutto, come nella vita. Come Carver – di cui sviluppa i racconti, modificandoli e allacciandoli l'uno all'altro
– il regista di Nashville non interviene a commentare i fatti: si limita a raccontarli con lucidità, dolente
partecipazione e una libertà che lascia allo spettatore la possibilità del giudizio. Si apre con un minaccioso volo di
elicotteri e si chiude con una scossa di terremoto a Los Angeles dove si svolgono le storie, ambientate da
Carver a Seattle o Portland. C'è chi ha trovato quest'affresco troppo amaro, impietoso, disperato. Altman non ha
bisogno di alzare la voce per fare l'apocalittico. America oggi? Ma qui si parla anche di noi.
* American Beauty
di MENDES SAM, USA 1999, 122
Morto da un anno, il 42enne Lester racconta la sua storia. Infelicemente sposato con Carolyn, la cotta che
prende per Angela, compagna di scuola di sua figlia Jane, gli cambia la vita. Fa in tempo a guarire
dall'infatuazione quando un ex ufficiale dei Marines, suo nuovo vicino di casa e padre di Ricky, innamorato di
Jane, gli rivela la propria latente omosessualità, lo uccide e si uccide. Da una sapiente sceneggiatura del
commediografo nordamericano Alan Ball e dalla frontale messinscena dell'esordiente S. Mendes, regista teatrale
britannico, è uscito un film di grande successo (pubblico, critici, premi) fintamente trasgressivo. Ironico, persino
divertente, ma di fondo amaro, espone, esorcizzandoli, il disagio e il vuoto della società contemporanea, infinita
contiguità di solitudini, e analizza la sua peculiare patologia, “l'incapacità di relazionarsi... di sentirsi... responsabili
della vita degli altri” (Salvatore Natoli). Soltanto i due figli si salvano in questo deserto del disamore. È fin troppo
perfetto e furbetto nel far tornare i conti: nei dialoghi, nel disegno di personaggi problematici (la moglie, il suo
amante yuppie, il gay represso in divisa, la ninfetta vantona e vergine), nella meccanica narrativa.
Tragicommedia double-face: realistica nell'analisi sociologica, ricca di elementi simbolici, sull'orlo del Kitsch (i
petali di rosa) a livello di scrittura.
* L' AMORE IMPERFETTO.
di Maderna Giovanni Davide, 2002,
Sergio e Angela aspettano il loro primo figlio. Il bambino è destinato a vivere solo pochi giorni, a causa di una
grave malformazione.
La donna, spagnola e molto religiosa, sperando in un miracolo, decide di non abortire. Ma quando il neonato
muore i due genitori si lasciano travolgere dalla disperazione, fino alle estreme conseguenze. Alla disgrazia se
ne aggiunge un’altra più misteriosa, il suicidio di una ragazza che lavorava con Sergio e che l’uomo ha incontrato
proprio la sera prima della morte.
Tratto da un fatto di cronaca recente, il film di Maderna ritrae persone semplici di fronte a scelte terribili laddove il
presagio della morte invade la vita.
* UN ANGELO ALLA MIA TAVOLA
di CAMPION JANE, AUSTRALIA 1990, 158'
Biografia in 3 parti per la TV (ridotta di 50' per il grande schermo) di Janet Frame (1924), la maggiore scrittrice
neozelandese vivente, che, per una diagnosi sbagliata di schizofrenia, patì nove anni di manicomio e 200
elettroshock e si salvò dalla lobotomia grazie a un premio letterario. Basata sull'autobiografia (1983-85) in 3 parti
(Nella tua terra, Un angelo alla mia tavola, L'inviato di Mirror City), nell'adattamento di Laura Jones, è un'opera
che, dopo Sweetie (1988) e prima dell'acclamato Lezioni di piano (1993), fa di J. Campion uno dei cineasti
emergenti degli anni '90. Film sulla letteratura, ma non letterario, notevole per la forte fisicità della scrittura,
l'acume psicologico senza concessioni allo psicologismo, l'arte del suggerire soltanto i passaggi esplicativi, la
capacità di mostrare i grandi spazi, il rifiuto del binomio romantico di genio e follia. Leone d'argento a Venezia
1990 dove, secondo molti, avrebbe meritato l'oro.
* GLI ANNI DEI RICORDI
di MOORHOUSE JOCELYN, USA 1995, 116'
Dal romanzo omonimo di Whitney Otto. Incerta se accettare una proposta di matrimonio, studentessa passa
l'estate in casa della nonna e della prozia che con le loro amiche cuciono la sua trapunta di nozze, ciascuna
rimembrando il passato. Film tutto al femminile con il sesso forte (generalmente spregevole) fuori campo.
Garbato, gentile, ben recitato da una prestigiosa compagnia di attrici famose tra cui la scrittrice nera M. Angelou,
ma drammaticamente inerte.
* L' APE REGINA
di FERRERI M., ITA 1963, 1H 30
Borghese quarantenne si accasa con bella, brava, illibata e cattolicissima che lo sfianca col suo desiderio
ardente di avere un figlio. Ottenuto lo scopo, l'uomo, povero fuco, è messo da parte e muore. 1o film italiano di
Ferreri, denunciato e sequestrato dalla censura che impose tagli, modifiche ai dialoghi e l'uscita col titolo Una
storia moderna: l'ape regina. È un grottesco paradossale sulla famiglia, il matrimonio e l'ideologia clerical-
borghese che impregnano in Italia, Paese laico di cultura cattolica, le due istituzioni. Divertente e quietamente
feroce.
* ATTIMO FUGGENTE
di WEIR PETER, 1989, 124'
John Keating, giovane insegnante di materie umanistiche, arriva alla Welton Academy, di cui era stato allievo,
dove regnano Onore, Disciplina, Tradizione e ne sconvolge l'ordine imbalsamato insegnando ai ragazzi,
attraverso la poesia, la forza anarchica e creativa della libertà. Coraggioso nella scelta tematica, discutibile nella
sua poco critica esaltazione dell'individualismo e con qualche forzatura retorica, è una macchina narrativa
perfettamente oliata che non perde un colpo sino al finale che scalda il cuore, inumidisce gli occhi e strappa
l'applauso
* AVVISO DI CHIAMATA
di KEATON DIANE, USA 1999, 93'
Le tre sorelle Eve , Georgia e Maddy si tengono in contatto continuo per telefono , ma quando il loro bizzarro
padre deve essere ricoverato in ospedale, è la sensibile Eve che se ne occupa.
* BANCHETTO DI NOZZE
di LEE ANG, TAIW-USA 1993, 111'
Giovane cinese omosessuale che ha fatto carriera a New York finge di sposare una compatriota pittrice che ha
bisogno di rinnovare il permesso di soggiorno per mettere il cuore in pace ai genitori ai quali non ha mai
confessato di essere gay
* BILLY ELLIOTT
di DALDRY STEPHEN, GB 2001,
Inghilterra del Nord, durante gli scioperi del 1984: un giovane di nome Billy scopre di avere una forte passione
per la danza, ma il padre vorrebbe indossasse due
guantoni da boxe. La sua ostinata insegnante di danza lo incoraggia e lui si lascia guidare, tra crisi familiari e
ricerca di se stesso. Debutto cinematografico del regista
inglese Stephen Daldry, considerato dalla critica "il volto del teatro contemporaneo", Billy Elliot ha ricevuto 3
nomination agli Oscar.
* LA CADUTA DEGLI DEI
di VISCONTI LUCHINO, ITA 1969, 121'
Storia della famiglia tedesca degli Essenbeck, industriali metallurgici, nel biennio 1933-34, dall'incendio del
Reichstag alla “notte dei lunghi coltelli” in cui le SS fecero strage delle SA. Poeta del negativo, Visconti riprende
qui – tenendo d'occhio Macbeth di Shakespeare, I demoni di Dostoevskij, Götterdämmerung di Wagner e Thomas
Mann – la sua vocazione di registratore di crolli, profanatore di romanticismi, cantore di corruzioni e dissoluzioni.
Forzature, dissonanze, compiacimenti sono i peccati minori di un film dal ritmo spiccio, di fosca potenza, con una
compagnia internazionale di attori di prim'ordine
* LA CENA
di SCOLA ETTORE, ITA 1998, 120'
Al ristorante romano “Arturo al Portico”, nell'arco di una serata, si inanellano sotto l'occhio attento di Flora (F.
Ardant), moglie del titolare, 14 situazioni ai tavoli e in cucina con una quarantina di personaggi di età diversa della
media borghesia italiana. Rimangono in disparte una famigliola di turisti giapponesi e, in anticamera, un gruppo di
allegri adolescenti che festeggiano il compleanno della nipote di Flora. Scritto dal regista (1931) con la figlia
Silvia, Furio Scarpelli e il figlio Giacomo, il film si attiene a una totale unità di tempo, luogo e azione con
un'impennata magica nel finale. La tematica è quella consueta di E. Scola, con un retrogusto più amaro e
desolato che esprime il disagio, lo sconcerto, forse l'impotenza del regista e dei suoi sceneggiatori “a disegnare
le coordinate di un paesaggio sociale e politico divenuto estraneo e irriconoscibile” (Roberto Chiesi)
* LE CENERI DI ANGELA
di PARKER ALAN, USA 1999, 145'
Nel 1935 dopo la morte di una neonata, la famiglia McCourt – padre, madre e quattro maschietti – lascia Brooklyn
per tornare a Limerick, la città più santa e più piovosa dell'Irlanda cattolica, dove Frank, il maggiore dei figli, passa
dall'infanzia all'adolescenza in una miseria nera, illuminata dalla presenza della madre Angela e dalla volontà di
tornare negli Stati Uniti.
* I CENTO PASSI
di Giordana, Marco Tulli, ITA 2000, 114'
100 passi separano a Cinisi (Pa) la casa del giovane Peppino Impastato da quella di Tano Badalamenti, boss
mafioso. Figlio di un affiliato subalterno alla mafia e maturato nel '68, Peppino sfida il padre, l'autorità costituita, la
DC locale collusa con la mafia, finché nel maggio del '78, lo uccidono mentre a Roma viene trovato il cadavere di
Aldo Moro. Storia vera, scritta dal regista con Claudio Fava e Monica Zappelli. 5o lungometraggio del milanese M.
T. Giordana (1950), è un film generazionale: la dimensione della memoria di chi come Giordana, Fava e lo stesso
Impastato fu giovane negli anni '70 (lontananza tra padre e figli, cura degli interni familiari, radio libere,
contestazione studentesca, sinistra divisa) non è soltanto nostalgica e privata, ma s'innesta in una realtà politica
più ampia e complessa.
* CHE ORA E'
di SCOLA ETTORE, ITA 1989, 102 '
Cronaca di una giornata nella vita di un avvocato romano sessantenne in compagnia del figlio che fa il servizio
militare a Civitavecchia. Affidato, più che a un intreccio, a una situazione, il film ha un andamento ondivago e un
ritmo lasco, nonostante la ricchezza di spunti, sottofondi, scatti d'umore, scarti di comportamento. Sul tema della
difficoltà di comunicazione tra due generazioni è un veicolo per 2 prove di attore a confronto
* LE CHIAVI DI CASA
di AMELIO GIANNI, ITA 2004, 105'
Gianni, un giovane uomo come tanti, dopo anni di rifiuto, incontra per la prima volta, su un treno che va a Berlino,
suo figlio Paolo, quindicenne con gravi problemi ma generoso, allegro, esuberante. Il loro soggiorno in Germania
e poi un imprevisto viaggio in Norvegia fanno nascere tra i due un rapporto fatto di scontri, scoperte, misteri e
allegria. Dopo tanti anni finalmente riusciranno a conoscersi e scoprirsi lontani da casa.
Ispirato al libro di Giuseppe Pontiggia "Nati due volte". Che cosa succede in una famiglia quando nasce un figlio
handicappato, come si evolvono le paure, le speranze, l'angoscia, le normali esperienze di tutti i giorni. Come
reagiscono i familiari, gli amici, i medici, "la gente", e il padre, la madre, il fratello. I bambini disabili, come
suggerisce il titolo, nascono due volte: la prima li vede impreparati al mondo, la seconda è una rinascita affidata
all'amore e alla intelligenza degli altri. Coloro che nascono con un handicap devono conquistarsi giorno per
giorno, più degli altri il proprio diritto alla felicità. Il libro è un romanzo coraggioso e anticonformista che alterna a
pagine tese, drammatiche e commoventi altre eccentriche o decisamente comiche.
* CHINATOWN
di POLANSKI ROMAN, USA 1974, 131
* LA CIENAGA
di Martel, Lucrecia, ARG 2001, 102
Nordovest dell'Argentina, a 1700 km da Buenos Aires, in un'estate (febbraio) calda e umida. Mecha è in vacanza
con quattro figli adolescenti e un marito alcolista alla Mandragora, villa di campagna il cui conforto è un ricordo
del passato. Le fa visita la cugina Tali con quattro figli piccoli e un marito normale
* COME DUE COCCODRILLI
di CAMPIOTTI GIACOMO, ITA , 100'
Esperto d'arte torna da Parigi vent'anni dopo sul lago di Como per vendicarsi, con perfida raffinatezza, dei due
fratellastri che l'hanno angariato durante l'adolescenza.
* DAD - PAPA'
di GOLDBERG GARY DAVID, USA 1989, 117'
Da un romanzo di William Wharton. Dopo una lunga assenza, un giovane e rampante uomo d'affari torna dai suoi
perché la mamma non sta bene e il papà sta per morire. Se ne prende cura: non sono mai stati così vicini.
Melodramma strappalacrime come tanti, ma con Lemmon amato mattatore.
* DADDY NOSTALGIE
di TAVERNIER BERTRAND, 1990, 105'
Da Parigi una giovane donna va a stare qualche giorno a casa dei suoi, in una cittadina della Costa Azzurra, per
essere vicina al padre, reduce da un intervento chirurgico. Scritto dalla ex moglie del regista Colo O'Hagan,
questo piccolo film intimista, quasi per sfida girato sul largo formato del Cinemascope, è costruito come un
quadro impressionista attraverso una serie di macchie di colore e di particolari infallibili, fatto di parole che si
dovevano dire e non furono dette, silenzi ora complici ora ottusi, slanci frenati, pudori, gesti maldestri, sguardi
perduti, e di momenti in cui la vita assomiglia alla vita. Impossibile stabilire, nella grazia malinconica di questa
cronaca struggente sul tempo che passa, se sia un film d'attori (ammirevoli) o di regia, se appartenga a chi l'ha
scritto più che a chi l'ha diretto. Si possono raccontare al cinema giorni di felicità? Sì, se significa pace con un
po' di amore.
* IL DIARIO DI UNA SCHIZOFRENICA
di RISI NELO, ITA 1968, 106'
Liberamente tratto dal libro omonimo di Marguerite Andrée Sécheraye: il calvario di una ragazza malata e dei
metodi terapeutici di cui la sua analista si serve per riportarla alla normalità, raccontato dal punto di vista della
seconda. Ambientato in una clinica svizzera, è uno dei rari film di contenuto psicanalitico corretti, accettabili ed
emozionanti. Hanno collaborato Fabio Carpi e, come consulente, Franco Fornari.
* DICIASSETTE ANNI
di Yuan, Zhang, CIN-IT 1999, 90'
In un impeto d'ira, una adolescente uccide la sorellastra. Dopo 17 anni di carcere le viene concesso un
permesso di 48 ore per passare il Capodanno in casa, scortata da una sorvegliante. Ma tutto è cambiato: città,
traffico, consumi, pubblicità. L'incontro con i genitori – che non sono mai andati a farle una visita – è fonte di
malessere, anche se la guardia carceraria che la guida si comporta come un angelo custode.
* IL DOLCE DOMANI
di EGOYAN ATOM, CAN 1997, 112'
La tragedia ha colpito un paese del New Hampshire: un autobus scolastico finisce in un laghetto ghiacciato,
provocando la morte di tutti i bambini e i ragazzi trasportati. Due soli superstiti: l'adolescente Nicole, inchiodata su
una sedia a rotelle, e l'adulta Dolores che conduceva il bus. Arriva sul posto l'avvocato Stephens che cerca di
convincere i genitori delle vittime a chiedere i danni in sede giudiziaria. Non è un film di denuncia sociale né un
dramma giudiziario o una detective-story. I suoi temi sono altrove: la sopravvivenza a una tragedia familiare,
l'elaborazione del lutto, il senso di colpa degli adulti quando un bambino muore, la convivenza con il dolore.
* LA DONNA SCIMMIA
di FERRERI M., ITA 1963, 100'
Scoperta in un monastero, Maria, donna interamente ricoperta di peli, il trafficone Antonio Focaccia la sposa e la
espone come un fenomeno da fiera. Tra i due nasce l'amore, e poi un bambino. Maria muore di parto e il figlio non
le sopravvive, ma il marito continua a girare le fiere esponendo i corpi imbalsamati. Per intervento del produttore
Carlo Ponti quest'ultima parte fu eliminata. Il film si chiude con la morte della donna barbuta. È un grottesco che
continua con sgradevole genialità il discorso sull'anormalità familiare e sulla dimensione mostruosamente
economica della convivenza sociale avviato con L'ape regina (1962).
* Il dottor T e le donne
di Altman, Robert, USA 2000, 118'
Il dottor Sully Travis è un ginecologo di successo a Dallas, adorato dalle sue clienti che cura con pazienza,
dolcezza e competenza. Marito fedele, è un uomo che ama le donne, ma le capisce poco o niente. Si ritrova con
una moglie in piena regressione infantile e una delle due figlie, lesbica ignara, che durante la cerimonia nuziale
scappa con l'amica del cuore. S'innamora di una istruttrice di golf che si comporta come un uomo. È un'altra delle
commedie corali di Altman, ma con una variante: un uomo solo in mezzo a un gineceo
* DUETS
di Paltrow, Bruce, USA.CAN 2000, 112'
3 storie di strane coppie sulle strade d'America che conducono tutte a Omaha (Nebraska) dove si svolge il
campionato nazionale di karaoke con 5.000 dollari in palio. Duetti a contrasto: amore filiale rifiutata commesso
viaggiatore bianco interessante , è una commedia con canzoni (belle e vecchie) dai risvolti ora comici ora
drammatici che rimanda implicitamente a Lo spaccone di R. Rossen e a Nashville di R. Altman nei suoi trasparenti
accenni di critica sociale e antropologica sul “sogno americano”, le sue disillusioni e le speranze.
* East is East
di O'Donnel, Damien, GB 1999, 96'
A Salford, sobborgo di Londra, nel 1971, abita George Khan, negoziante pakistano e musulmano osservante,
con moglie cattolica del Lancashire e sette figli – una femmina e sei maschi, uno dei quali è gay – contaminati
dalla cultura free degli anni '70. Da una pièce di Ayab Khan Din, messa in scena con successo al Royal Court
Theatre e adattata dall'autore, un drammatico conflitto culturale e familiare risolto in cadenze di commedia con
risvolti farseschi, talvolta beceri
* EL COCHECITO. LA CARROZZELLA
di FERRERI MARCO, SPA 1959, 80'
Per godere della compagnia degli amici superstiti, tutti paralitici, l'ottantenne don Anselmo chiede ai familiari una
carrozzella a motore. Gliela negano, lui li avvelena. 3o e ultimo film spagnolo di M. Ferreri. Apologo crudele e
grottesco sulla vecchiaia e l'ipocrisia dei rapporti familiari borghesi. È anche un ritratto impietoso della Spagna
franchista.
* LA FAMIGLIA
di SCOLA ETTORE, 1986,
Vita di Carlo e di una famiglia della media borghesia romana dal 1906 al 1986, da una foto di gruppo con nipotini
all'altra. Molti gli avvenimenti: l'avvicendarsi delle generazioni, battesimi, nozze, lutti, bisticci, conflitti, pranzi,
compromessi.
E' un film sul tempo che passa e cambia le persone, levigando conflitti, sentimenti, passioni come i sassi di mare.
Un film di attori, una bella prova di professionismo e maestria narrativa, di sintesi all'insegna dell'armonia, fondato
su uno sguardo disincantato e saggio di chi, raggiunta la maturità, ha saputo migliorare e chiarificare il vino della
giovinezza.
* FAMILY LIFE
di LOACH KENNETH, GB 1971,
Oppressa dall'ambiente puritano della famiglia, costretta a lasciare il suo ragazzo e ad abortire “per il suo bene”,
Janice si ribella nevroticamente. Finirà in un ospedale psichiatrico. Racconto-inchiesta dalla scrittura sciolta,
rigorosa, onesta che alterna momenti descrittivi a squarci drammatici. La bravura di S. Ratcliff nel disegnare il
personaggio che s'inabissa nella malattia è esemplare
* FANNY E ALEXANDER
di BERGMAN INGMAR, 1983,
Divisa in 5 capitoli (1. il Natale; 2. il fantasma; 3. il commiato; 4. i fatti dell'estate; 5. i demoni), un breve prologo e
un lungo epilogo, è la storia della famiglia Ekdahl di Uppsala tra il Natale del 1907 e la primavera del 1909 con una
sessantina di personaggi, divisi in quattro gruppi, che passa per tre case e mette a fuoco tre temi centrali: l'arte
(il teatro), la religione e la magia. Congedo e testamento di Bergman, uomo di cinema, è una dichiarazione
d'amore alla vita e, come la vita, ha molte facce: commedia, dramma, pochade, tragedia, alternando riti familiari (lo
splendido capitolo iniziale), strazianti liti coniugali alla Strindberg, cupi conflitti di tetraggine luterana che
rimandano a Dreyer, colpi di scena da romanzo d'appendice, quadretti idillici, intermezzi di allegra sensualità,
impennate fantastiche, magie, trucchi, morti che ritornano. Un film “dove tutto può accadere”. Compendio di
trent'anni di cinema all'insegna di un alto magistero narrativo.
* FARGO
di COEN JOEL e ETHAN, 1995, 100 M:
Nel Minnesota un venditore d'auto fa rapire sua moglie da due balordi per chiedere un milione di dollari di riscatto
al ricco suocero, ma tutto va storto e finisce in un massacro. “Tutto questo per un po' di soldi, dov'è la logica?” si
domanda alla fine la poliziotta che è la chiave del film, e la sua novità: non s'era mai vista una donna incinta di
sette mesi svolgere un'inchiesta criminale. Uno dei migliori film dei fratelli Coen (scrivono i film insieme, Joel dirige,
Ethan produce), più misurato e realistico, il più classico almeno nella forma, pur essendo impregnato di
quell'umorismo macabro che è il loro marchio di fabbrica. Ha il merito di restituire alla violenza criminale tutto il suo
peso di orrenda imbecillità e a chi indaga nel nome della legge la normale dignità di chi cerca almeno di fare il
proprio dovere. A uno studioso che andava raccogliendo vecchie favole popolari, una vecchia siciliana disse: “Il
racconto niente è, tutto sta come si porta”. I fratelli Coen lo portano bene.
* LE FATE IGNORANTI
di OZPETEK FERZAN, ITA 2001, 106'
,A Roma Massimo muore all'improvviso in un incidente di macchina. Dopo dieci anni di matrimonio, la moglie
Antonia sprofonda in un lutto totale, è incapace di riprendersi, non va al lavoro, trascura le amiche e intrattiene
rapporti difficili con la madre Veronica, a sua volta da tempo vedova. Un giorno dietro un quadro Antonia vede
una dedica, fa alcune indagini e scopre alla fine che il marito aveva un'amante da sette anni. Seguendo la traccia
di un cognome e di un indirizzo, Antonia si fa coraggio, suona all'appartamento di un quartiere popolare. Una
prima volta crede di avere sbagliato, torna in seguito e alla fine fa i conti con la verità: l'amante di Massimo era un
uomo, Michele, che vive in quella casa circondato da una vera e propria famiglia di amici che era diventata
anche la seconda famiglia del marito. Per Antonia si tratta di una scoperta che all'inizio cerca di rimuovere,
rifiutandola. Ma il desiderio di saperne di più la porta di nuovo in quella casa. Così a poco a poco entra a far parte
di quel nucleo in cui convivono uomini e donne senza alcuna distinzione di orientamento sessuale, di età, di
razza e stato sociale: tante vicende, anche difficili e drammatiche, con le quali Antonia comincia a confrontarsi. I
cambi di umore sono tuttavia frequentissimi: tra Antonia e Michele corrono offese, accuse, liti furiose. Michele si
lascia andare a nuovi rapporti, Antonia fatica a seguirlo, si avvicinano, sembrano scoprire intimità, ridono e
piangono. Ma il fantasma di Massimo resta tra loro, e allora Antonia decide di partire. Solo dopo un viaggio, e una
riflessione su se stessa, Antonia può sentirsi pronta a ricominciare una nuova vita.
* FEARLESS - SENZA PAURA
di WEIR PETER, USA 1993, 121'
Dal romanzo di Rafael Yglesias che l'ha anche sceneggiato. Sopravvissuto a un incidente aereo in cui ha perso
il migliore amico, un architetto di San Francisco ha una complessa reazione psicologica che lo allontana dalla
moglie e dal lavoro. Frequenta una giovane donna, sopravvissuta come lui, che nell'incidente ha perso il bambino
e la aiuta a riprendersi. Con due interpreti di grande efficacia, una avvincente e interessante analisi psicologica
sul tema della morte scampata e del senso di onnipotenza che ne deriva
* FESTEN
di VINTERBERG THOMAS, 1998, 106'
Una grande famiglia dell'alta borghesia danese si riunisce in una lussuosa residenza di campagna per
festeggiare il 60o compleanno del patriarca . Durante il pranzo Christian , il primogenito, pronuncia un discorso in
cui denuncia il comportamento pedofilo e incestuoso del padre, accusandolo di essere responsabile del recente
suicidio della sua gemella Linda.
* La finestra di fronte
di Ozpetek Ferzan, 2003,
A volte è proprio così: se ci si sofferma ad osservare una finestra si vedono scorrervi vite, storie, personaggi,
che immediatamente ti catturano e ti tengono inchiodato a spiare proprio “la finestra che hai di fronte”.
E Ferzan Ozpetek, un uomo che ama osservare la vita, per il suo nuovo film ha deciso di mettere la macchina da
presa davanti ad una finestra e di raccontare proprio lì il presente, il passato e il futuro di uomini alla ricerca della
propria identità personale.
Il film si snoda così tra vari livelli di realtà. Una vita immaginata, come vista da una finestra, e una vita più dura
che vuole fuggire dalle stereotipate convenzioni rimanendone tuttavia intrappolata.
* LA FUGA DEGLI ANGELI. STORIE DEL KINDERTRANSPORT
di HARRIS MARK JONATHAN, 2000,
Poco prima della seconda guerra mondiale una straordinaria operazione di salvataggio soccorse le vittime più
giovani del terrore nazista. Diecimila bambini ebrei, insieme ad altri, furono trasportati dai paesi occupati dalla
Germania a rifugi e case di accoglienza in Gran Bretagna. Alcuni strinsero nuovi legami familiari; altri dovettero
resistere al Blitz. Altri ancora trovarono modi incredibili di salvare i propri genitori dalla tirannia di Hitler. E tutti
hanno storie indimenticabili da raccontare. Mark Jonathan Harris, scrittore e regista del documentario vincitore
dell'Oscar® The Long Way Home, insieme alla produttrice Deborah Oppenheimer (la cui madre fu una dei 10.000
bambini) sono gli ideatori di questo eccezionale documentario vincitore dell'Oscar1 nel 2000 come Miglior
Documentario, ricco di immagini d'archivio e testimonianza avvincente dell'esperienza dei bambini sopravvissuti,
dei loro salvatori e dei genitori dell'eroico Kindertransport. Narrato da Judi Dench (nella versione originale).
* FULL MONTY
di CATTANEO PETER, 1997, GB
A Sheffield, già principale centro siderurgico del Regno Unito, cinque operai e un caporeparto, licenziati e senza
lavoro, decidono di esibirsi in un numero di spogliarello integrale per un pubblico femminile. Ovvero come far
ridere sulla disoccupazione. Altri temi complementari: l'umiliazione dell'ozio obbligato, la perdita del lavoro che si
trasforma in perdita di identità e autostima e, inedito, la presa di coscienza del proprio corpo. I 6 maschi di questa
commedia british a 18 carati imparano quel che le donne sanno da sempre: quanto può essere umiliante essere
classificati e giudicati in base all'aspetto fisico. Le donne, qui trasformate nella penultima ruota del carro – l'ultima
sono i maschi in quanto disoccupati – si divertono in allegria allo strip senza la cupezza masturbatoria degli
uomini
* GENTE COMUNE
di REDFORD ROBERT, USA 1980, 122'
La vita ordinata e serena dei Jarrett di Chicago è devastata dalla morte di uno dei due figli. L'altro è straziato da
un forte senso di colpa. Uno psichiatra li aiuta.
* IL GIARDINO INDIANO
di MURRAY M. MC, GB 1980,
Rimasta vedova, Helen decide di dedicarsi al giardino esotico che il marito aveva “costruito” in molti anni, dopo il
loro ritorno dall'India. È aiutata da Ruxmani, un'indiana sua vicina con la quale fa amicizia. Scritto da Elisabeth
Bond e diretto dall'esordiente M. McMurray, è un film elegante al femminile di una malinconia evocativa e
struggente
* IL GIGANTE
di Stevens, George, USA 1956, 201'
Rick Benedict, barone del bestiame del Texas, sposa Leslie Lynnton, bella e ricca ragazza del Maryland. Jett
Rink, bracciante innamorato senza speranza di Leslie, scopre il petrolio in un terreno ereditato. Molti anni dopo,
per prendersi una rivincita, Jett, ormai ricchissimo, corteggia una giovane Benedict. Da un romanzo di Edna
Ferber (1887-1968) un Via col vento alla texana. Saga familiare, affresco storico-sociale, melodramma con tanti
temi al fuoco: razzismo, matrimoni misti, bigottismo, conflitti tra generazioni, ossessioni psicoanalitiche
* GIOVENTU' BRUCIATA
di RAY NICHOLAS, USA 1955,
Due ragazzi e una ragazza – tutti alle prese con difficili situazioni familiari – partecipano ai giochi pericolosi di
una banda. Sono ricercati dalla polizia dopo un incidente mortale. Uno di loro muore. Uno dei 3 film che fecero di
Jimmy Dean un divo, emblema della gioventù “ribelle senza causa” degli anni '50 e confermò in N. Ray uno dei
cineasti più sensibili e originali di Hollywood. Molte sequenze memorabili
* GOOD BYE LENIN!
di BECKER WOLFGANG, GER 2003,
* GRAND CANYON
di KASDAN LAWRENCE, USA 1991, 134'
Mentre un avvocato va in panne in un quartiere malfamato di Los Angeles, sua moglie trova un neonato
abbandonato e vuole tenerlo, un produttore di film violenti viene rapinato e ferito... è un racconto corale
attraverso le storie intrecciate di vari personaggi. Abilmente costruito, ricco di rime interne, ben recitato, è un film
che mette a fuoco le ragioni del malessere urbano con un moralismo schematico dov'è difficile separare
l'ingenuità americana dall'assillo un po' ruffiano di piacere. Orso d'oro a Berlino e una candidatura all'Oscar per la
sceneggiatura.
* LA GUERRA DEI ROSES
di DE VITO DANNY, USA 1989, 116'
Una coppia di yuppie divorzia. Separati in casa? La battaglia per la spartizione dell'appartamento è all'ultimo
sangue. Commedia nerissima e crudele: benché faccia molto ridere, è maledettamente seria nel raccontare che
cosa succede quando l'odio coniugale si trasferisce sul piano del possesso e della difesa del territorio
* HARRY & TONTO
di MAKURSKY PAUL, USA 1974, 111'
Sloggiato dal suo appartamento di Manhattan, insegnante settantenne si mette in viaggio prima per Chicago, poi
verso la California in compagnia del suo gatto rosso Tonto. Visite, incontri, disavventure.
* IN MEZZO SCORRE IL FIUME
di Redford, Robert, USA 1992, 123'
Intercalata da documenti (veri o finti) fotografici d'epoca in color seppia, è la storia del rapporto tra due fratelli
che il padre, severo pastore presbiteriano, educa nel culto di Dio, del bene e della pesca alla lenza. Ma i due
fratelli sono diversi: uno è serio, studioso e discretamente noioso, l'altro è un simpatico scapestrato, accanito
frequentatore di gonnelle e tavoli da gioco. Film nostalgico della memoria è ambientato nel Montana tra il 1910 e il
1925 e ricalca fedelmente il romanzo autobiografico di Norman McLean
* IN THE BEDROOM
di Field Todd, 2001,
Una tranquilla famiglia del Maine viene sconvolta dalla morte del figlio ventenne: ad ucciderlo, un colpo di pistola
esploso dall’ex marito della donna con la quale il giovane stava da alcune settimane. L’esordio registico
dell’attore Todd Field si caratterizza per la capacità di descrivere con efficacia ed un sottile, ma crescente, velo
di inquietudine la tranquilla normalità di una famiglia modello americana. La scomparsa del figlio e l’elaborazione
del lutto cambiano segno ad una quotidianità già scritta e fanno emergere dolori, rancori e desideri di vendetta.
Ingiustamente paragonato a La stanza del figlio per il tema centrale che tratta.
Straordinari tutti gli interpreti. 5 nomination agli Oscar, ma nessuna statuetta.
* LE INVASIONI BARBARICHE
di ARCARD DENYS, CAN/FRA 2003, 99'
Rémy, ex docente universitario e gran donnaiolo, ha un cancro. Il figlio Sébastien, broker di successo a Londra,
torna nel Québec con la fidanzata per assisterlo. Esasperato dalla burocrazia che affligge la sanità pubblica,
Sébastien sborsa somme ingenti per assicurare al padre (col quale ha sempre avuto rapporti tesi) il massimo dei
comfort. Al capezzale di Rémy, intanto, si riuniscono l'ex moglie e i vecchi amici, per aiutarlo a sopportare la
tragica realtà e il peso dei ricordi…
* JONA CHE VISSE NELLA BALENA
di FAENZA, ITA 1993, 100 '
Tratto da Anni d'infanzia (1977) di Jona Oberski, fisico nucleare, è la storia di un bambino olandese di quattro
anni, arrestato nel 1942 dai tedeschi e deportato a Bergen-Belsen dove gli muore il padre. Perde la madre nel
1945, subito dopo la liberazione. Il piccolo Jona è adottato da una coppia di olandesi che con lui dovranno patire
non poco. Fedele al libro, Faenza (1943) adotta l'ottica del suo piccolo protagonista, lo sguardo inconsapevole
dell'infanzia che dell'atroce realtà che lo circonda coglie soltanto alcuni particolari. Non a caso nella seconda
parte quando Jona ha sette anni, il film cambia stile perché lo sguardo s'è fatto più adulto. Film sulla tenacia
dell'amore: semplice, asciutto, intenso senza concessioni al dolorismo né al sensazionalismo.
* LADRI DI BICICLETTE
di DE SICA VITTORIO, ITA 1948, 86'
Analisi del film: G. Alonge, Vittorio De Sica, Ladri di biciclette, Lindau, Torino
* LADYBIRD LADYBIRD
di LOACH KEN, GB 1994, 102'
Maggie (Rock), proletaria londinese, ha avuto quattro figli da quattro uomini diversi (due di colore). I Servizi
sociali glieli tolgono: per la legge è una madre inaffidabile. Incontra finalmente l'uomo giusto (Vega), un gentile
esule politico dal Paraguay, e ne ha due bambine. Gliele tolgono. Storia inverosimile? Lo sono spesso le storie
vere come questa. Film di violenza insostenibile che ti fruga dentro: c'è la violenza fisica, c'è quella fredda e
burocratica della legge e dell'ordine. È violenza anche formale: col suo strepitoso dinamismo stilistico K. Loach
riesce a caricare d'emozione, fin dall'inizio, il racconto. Non fa denunce demagogiche. Costringe lo spettatore a
mettersi dalla parte di Maggie senza nascondergli nulla della sua sgradevolezza, e gli pone domande: che cos'è
una buona madre? chi ha il diritto di stabilire che cosa è una buona madre? che limiti bisogna imporre alla
comunità nei suoi servizi sociali? dove finisce l'amore e dove comincia la responsabilità? Il film sconvolge anche
perché
* Lilo & Stitch
di Chris Sanders, Dean Deblois, USA 2002,
Un piccolo mostro alieno, Stitch, è stato creato per distruggere tutto ciò che lo circonda. Condannato alla
soppressione dalla Federazione Galattica, Stitch riesce a fuggire sulla Terra, dove viene scambiato per un
cagnolino e adottato da Lilo, un'orfanella hawaiana. In lite con la sorella maggiore con la quale vive, minacciata di
essere richiusa in un orfanotrofio da un assistente sociale nero enorme e burbero, Lilo fa scoprire al
mostriciattolo la tenerezza, la bontà, l'altruismo, il calore della famiglia, salvandolo dai suoi inseguitori
extraterrestri. Con una bella colonna musicale in omaggio a Elvis Presley, è un riuscito miscuglio di fantascienza
e tenerezza, con una animazione non prevalentemente computerizzata, ma dai bei disegni morbidi in colori
pastello, di bellezza tradizionale. Peccato che, dopo un frizzante e pungente 1o tempo all'insegna della
trasgressione e della sorpresa, si afflosci sempre più in un melenso e scontato sentimentalismo familistico
* LA LUNA
di BERTOLUCCI BERNARDO, ITA 1979,
Dopo la morte del secondo marito, cantante italo-americana parte da New York per l'Italia col figlio adolescente
Joe, quasi alla ricerca delle proprie radici, cercando vanamente di proporle a Joe perché ci si aggrappi. A Roma
scopre che il ragazzo si droga e, nel disperato tentativo di recuperarlo, ha con lui un rapporto incestuoso.
Incontro finale col padre del ragazzo. Film sul rapporto madre-figlio e sulla pulsione incestuosa che ne è il
sottofondo fantastico, è fondato sul tema della mancanza (della figura paterna, ma anche materna, dunque
dell'amore) e sul giuoco di specchi tra realtà e finzione, vita e spettacolo nelle forme del melodramma lirico (G.
Verdi)
* MADADAYO IL COMPLEANNO
di KUROSAWA AKIRA, GIA 1993, 142'
Ispirato alla figura del professore di tedesco e scrittore Hyakken Uchida (1889-1971) e scandita l'azione in
quattro momenti (1943-1945-1948 e il 77o compleanno), ha due temi centrali: la vecchiaia e quel rapporto quasi
mistico tra maestro e discepolo che era fino a poco tempo fa profondamente radicato nella cultura giapponese.
A. Kurosawa li svolge nelle cadenze di una commedia ottimistica e nei toni di un racconto minimalista dove gli
eventi storici sono esclusi e le trasformazioni sociali appena indicate. Il titolo significa “non ancor”, la risposta
che il protagonista dà alla domanda scaramantica degli allievi se sia pronto ad andarsene. Si piange, si beve, si
canta spesso. Stile frontale, cinepresa quasi immobile.
* MAGNOLIA
di Anderson, Paul Thomas, USA 2000, 188
In un giorno piovoso a San Fernando Valley, ai bordi di Los Angeles, s'intrecciano molte storie che fanno capo a
9 personaggi principali: un vecchio miliardario (J. Robards) in fin di vita, assistito dalla moglie isterica , troppo
tardi innamorata, e da un infermiere volonteroso ; suo figlio , invasato predicatore maschilista che lo odia; un
ragazzino , campione di quiz in TV; un ex ragazzino prodigio fallito; un anziano conduttore TV dal turpe passato
e sua figlia cocainomane; un goffo poliziotto che s'innamora di lei. Il 3o film di P.T. Anderson – che l'ha anche
scritto e coprodotto – sarà ricordato per la pioggia finale delle rane, evento (biblico? apocalittico?) con cui si
vorrebbe – come nella struttura narrativa e nelle ambizioni di amaro affresco sociale – echeggiare America oggi
di Altman. Sono tutte storie d'amore: negato, rimpianto, cercato, immaginato, manipolato, trovato, tradito,
sprecato.
* MARIUS E JEANNETTE
di GUEDIGUIAN ROBERT, FRA 1996, 102'
È una storia d'amore tra poveri che vivono nel quartiere popolare di Estaque a Marsiglia. Marius fa il guardiano in
un cementificio in disuso e Jeannette tira su due figli di due uomini diversi con uno stipendio di cassiera. Fanno
da coro i vicini di casa con le loro liti familiari, le loro confidenze È una favola realistica ma senza retorica né
demagogia populista, una commedia di quartiere con molta luce, una ventata di aria fresca con personaggi
amabili, credibili, raccontati con un affetto che non esclude l'ironia. L'incanto e la vitalità del film nascono dalla
sapienza con cui R. Guediguian sa mescolare il buffo e il tenero, la commedia e il melodramma.
* MI CHIAMO SAM
di NELSON JESSIE, USA 2001, 130
Sam Dawson ha il QI di un bambino, ma se la cava come cameriere e soprattutto come padre attento e amoroso
di una figlia di sette anni, abbandonata dalla madre subito dopo il parto. Interviene l'assistenza sociale: non
sarebbe meglio affidare la bimba a una famiglia normale? Il caso arriva in tribunale dove un'ardente e competente
avvocatessa difende con successo le ragioni del cuore.
* MIA ADORABILE NEMICA
di Wang, Wayne, USA 1999, 114'
Storia di un rapporto tra madre e figlia 14enne on the road, in viaggio di trasferimento da una cittadina del
Wisconsin alla grande Los Angeles. La più infantile delle due è la madre. Da un romanzo di Mona Simpson,
adattato dal provetto Alvin Sargent (Gente comune) e diretto con garbo, delicatezza e intelligente scelta dei
particolari dal cino-americano W. Wang (Smoke) che qui si è messo in contatto con lo yin, il suo lato femminile. Le
2 protagoniste l'hanno assecondato ammirevolmente.
* LA MIA VITA A QUATTRO ZAMPE
di HALLSTROM LASSE, SVE 1988, 98'
Da un romanzo di Reidar Jönsson. Alla fine degli anni '50 il dodicenne Ingemar ha molte ragioni per essere
infelice: madre sempre malata, padre assente in mari lontani, fratello maggiore che lo tormenta. Ma infelice non è.
Film insolito, fondato sul principio del “nonostante che”. Inquietante, quasi sgradevole nella parte dei rapporti con
la madre, trova momenti felici nella vacanza di Ingemar in casa dello zio dove s'accende nel disegno dei
personaggi di contorno.
* MIGNON E' PARTITA
di ARCHIBUGI FRANCA, 1988,
A Roma la scombinata famiglia Forbicioni ospita la giovinetta Mignon che viene da Parigi. È un po' antipatica, ma
turba i sogni del cugino Giorgio cui lei, però, preferisce un ragazzo di borgata. Poi parte. La vita continua. Scritta
con due coetanee, è la brillante opera prima della giovane F. Archibugi (1961), premiata da pubblico e critica.
Sceneggiatura sapiente in delicato equilibrio tra patetico e comico sottovoce e un'omogenea squadra di attori
* IL MIO PICCOLO GENIO
di FOSTER JODIE, USA 1991, 96'
A due anni Fred sa già leggere, a quattro compone poesie, a sette, oltre a essere un piccolo genio matematico,
dipinge affreschi murali e suona il piano a livello di concorso. Ma si sente solo e ha non poche difficoltà di
rapporto con il prossimo. Sentimentalmente appagato dall'amore della madre operaia, il rapporto con una
psicologa lo risarcisce nella sfera intellettuale e culturale. Esordio nella regia di J. Foster, ex bambina prodigio,
con un film raccontato con finezza e sensibilità
* IL MIO PIEDE SINISTRO
di SHERIDAN J., USA 1989,
Storia vera di Christy Brown (1932-81), nono di tredici figli di una famiglia operaia irlandese, paraplegico dalla
nascita, che riuscì a esprimersi col piede sinistro, diventando un apprezzato pittore e scrittore. Opera prima
dell'irlandese J. Sheridan, ha molti meriti: la performance tormentata di D. Day-Lewis (premio Oscar come
protagonista insieme con B. Fricker, la madre, premiata come non protagonista) e, nonostante il taglio edificante
e nobilmente irrealistico del racconto, una ruvida sobrietà nella descrizione dell'ambiente operaio, con tocchi di
umorismo e notazioni che rimandano alla Dublino di Joyce, più volte citato, e alla Liverpool di Terence Davies.
* Moonlight Mile
di Silberling Brad, 2003,
Invece di focalizzare la perdita come un momento di disperazione e di sbandamento totale, riesce a mostrarci
l'ironia quasi assurda delle obbligatorie "relazioni sociali" o i momenti di imperatività che nascondono il rifiuto della
situazione, senza mai essere grottesco e comunicando comunque la presenza della persona senza mai
mostrarla o ricorre a flashback melensi. Perché alla fine è sempre così, la vita va avanti e noi ci buttiamo a
capofitto in mille attività tentando di dimenticare ed aspettando qualcosa che ci metta la sopravvivenza di nuovo
sotto una luce positiva.
Che Joe (Jake Gylleenhaal) sia ospite dei suoceri per il funerale della sua fidanzata lo capiamo solo dopo aver
visto qual sorta di strano rapporto li leghi.
Che Ben (Dustin Hoffman) e Jo Jo (Susan Sarandon) siano i genitori di quella che sarebbe dovuta essere la
moglie di Joe, è un'altra cosa di cui acquisiamo consapevolezza lentamente.
Ma soprattutto che ciò che vediamo non è ciò che ci si aspetterebbe, che il rapporto che lega i protagonisti è
decisamente particolare e che ci sono molti sottintesi e mezze verità, è la vera essenza del racconto. Quello che
manca a noi spettatori è in realtà il pezzo di vita che manca a Joe ed a Bertie (Ellen Pompeo), due persone
trascinate dalle corrente a cui serve solo una piccola spinta per raggiungere la riva. Come dicono i Rolling
Stones nel loro pezzo che da il titolo al film: "vivo solo per stare disteso accanto a te, ma sono a circa un miglio di
Luna di distanza", una distanza ormai incolmabile.
Un film sicuramente sentimentale, ma talmente ben raccontato che alla fine ci sembra di aver assistito ad una
commedia musicale, si musicale, perché sono proprio i pezzi degli anni settanta che costituiscono la spina
dorsale della pellicola che riesce a darci così tanto in maniera così semplice.
* MORTE DI UN COMMESSO VIAGGIATORE
di BENEDEK LASLO, USA 1951, 115'
Arrivato alla fine della sua carriera l'anziano Willy Loman, spremuto come un limone e buttato via, scopre il vuoto
della sua vita, accorgendosi di valere più da morto che da vivo. E se ne va, volontariamente. Tratto dal più
famoso dramma (1949) di Arthur Miller, premio Pulitzer, ormai considerato un classico del teatro americano e
un'amara riflessione sul “modo americano di vivere” e i suoi miti illusori.
* MORTE DI UN COMMESSO VIAGGIATORE
di SCHLONDORFF VOLKER, USA 1985, 130
Seconda versione del dramma di Arthur Miller, realizzata per la TV (ma proiettata al cinema in Europa) e prodotta
da D. Hoffman e Miller. V. Schlöndorff ha accentuato, anche nelle scenografie, la teatralità del testo,
rispettandone fedelmente la lettura, ma cercando di spremerne succhi attuali sul riflusso degli anni '80 e della
restaurazione reaganiana. Gran parte degli attori proviene da un'edizione teatrale del 1984.
* Mrs. Doubtfire (Mammo per sempre)
di Columbus, Chris, USA 1993, 105'
Attore specialista in imitazioni, accusato dalla consorte di immaturità irresponsabile, è costretto a divorziare. Per
stare di più con i tre adorati figli si traveste da governante, facendosi assumere dalla ex moglie. Diventa
indispensabile a tutti. Finale aperto. Tratto dal romanzo Alias Madame Doubtfire di Anne Fine, sceneggiato con
astuzia (e molti prestiti), diretto con brio veloce, non è un panegirico indiscriminato della famiglia e della figura
paterna. Suggerisce che bisogna fare in modo che i bambini non vivano la separazione dei genitori come un
abbandono. Il film appartiene a R. Williams, il più grande comico della Hollywood di oggi: il suo trasformismo
fonico e mimico è paragonabile a quello di Peter Sellers.
* NICK E GINO
di YOUNG ROBERT M., USA 1988, 111'
Nick Luciano, addetto alla nettezza urbana, ritardato mentale, divide la stanza col fratello Gino, giovane medico
che, pur protettivo verso Nick, vorrebbe vivere pienamente le proprie ambizioni e far carriera. Melodramma con
la sordina sui temi dell'amore, della compassione, delle responsabilità. Bella e severa la 1ª parte, poi si va verso
un improbabile thriller. Liotta sopra le righe, ma Hulce non è mai stato così bravo.
* NOTE DI UN INQUILINO GALANTUOMO
di OZU YASUJIRO, GIA 1947, 72'
NEL GIAPPONE DEL DOPOGUERRA UN UOMO TROVA UN RAGAZZINO CHE SEMBRA SPERDUTO.
SE LO PORTA A CASA ,MA NESSUNO GLI DA' UNA MANO. SOLO UNA VEDOVA LO ACCETTA E SI AFFEZIONA
PIU' DI QUELLO CHE VOLEVA
* NOVECENTO (ATTO PRIMO)
di BERTOLUCCI BERNARDO, ITA 1976,
* L' ORGOGLIO DEGLI AMBERSON
di WELLES ORSON, USA 1942, 88'
Situata tra il 1893 e il 1912, è la storia di una ricca famiglia del Sud che non sa adattarsi ai nuovi tempi e alla
crescente industrializzazione. “Persino in questa forma troncata è stupefacente e memorabile” (Pauline Kael nei
'70). “Fu realizzato in evidente antitesi a Citizen Kane come se fosse l'opera di un altro regista che, detestando il
primo, volesse dargli una lezione di modestia” (F. Truffaut).
* L' OSPITE D'INVERNO
di RICKMANN ALAN, GB 1997, 110'
Da poco vedova, incapace di elaborare il lutto, Frances si rifiuta alla vita e lascia che il figlio sedicenne badi a
tutti e due. Sua madre, la combattiva Elspeth, ha sempre avuto un rapporto conflittuale con lei, ma è decisa a
farla rivivere, riconquistandone affetto e fiducia. È l'asse portante del racconto su cui s'innestano altre tre linee
narrative con personaggi di tre generazioni. Girato d'inverno nell'estuario del Forth (Scozia) col bianco come
nota cromatica dominante, il film intenso e delicato riesce senza fatica a far dimenticare il palcoscenico da cui
proviene
* UN PADRE IN PRESTITO
di MENGES CHRIS, GB - USA 1994, 105'
Quarantenne solo e solitario adotta un ragazzino di dieci anni, orfano di madre e con padre in carcere. Le
difficoltà non sono poche e aumentano quando, uscito dal carcere e malato di Aids, arriva il babbo
* PANE E TULIPANI
di SOLDINI SILVIO, ITA-SVIZZ 2000, 115'
Dimenticata da marito e figli in un autogrill, di ritorno da una gita a Paestum, Rosalba, casalinga di Pescara, si
prende una vacanza a Venezia, trasformando, oltre alla propria, la vita di chi incontra. Sotto il segno di una
leggerezza che non esclude la profondità, 15 anni dopo l'esordio in Giulia in ottobre, S. Soldini approda alla
commedia e al successo: ottimi incassi e 9 premi David. Non è per lui una svolta né una deviazione: la
predilezione per le figure femminili è una sua costante e anche nei 2 film precedenti il tema del viaggio è centrale,
qui innestato nel genere della fiaba e nello schema del racconto di formazione. Scritto con Doriana Leondeff, è
un raro esempio di commedia dai palesi valori figurativi e cromatici.
* PARENTI SERPENTI
di MONICELLI MARIO, ITA 1991, 105'
Riunione di famiglia nella bella Sulmona (AQ) a Natale. In casa di nonno Panelli, ex carabiniere un po' rincitrullito, e
dell'infaticabile nonna Trieste arrivano i quattro figli con famiglie. I vecchi propongono di andare a stare in casa
di uno dei figli. Decidano loro. Scritta con Carmine Amoroso (premio Solinas), Suso Cecchi D'Amico e Piero
Bernardi, è una commedia corale scandita in 2 parti. La 1ª ha un taglio di commedia realistica di costume e
semina le mine che esplodono nella 2ª parte dove si passa ai toni dell'umorismo nero fino al feroce cinismo della
conclusione. Il ribaltamento della prospettiva appare eccessivamente programmato.
* IL PICCOLO FUGGITIVO
di ASHLEY, ENGEL, ORKIN, USA 1953, 1H 10
Joey abbandona il fratello maggiore e va a Coney Island, la grande spiaggia dei divertimenti di New York. Piccolo
gioiello di narrativa cinematografica che, pur nella gracilità del filo narrativo, non ha una sbavatura. Il protagonista
è incantevole per intuito ed espressività. Produzione indipendente, opera collettiva, è uno dei primi manifesti
teorici del New American Cinema sull'uso del cine-occhio come strumento di esplorazione della realtà. Leone
d'argento alla 14o Mostra di Venezia.
* LA PIU' GRANDE AVVENTURA
di FORD JOHN, USA 1939,
Poco prima della guerra d'Indipendenza colono sposa una ragazza dell'Est e la porta nella sua fattoria nella valle
dei Mohawak. Affrontano insieme i pellerossa sobillati dagli inglesi. 1o film di Ford a colori, e il suo unico
(semi)western ambientato nel Settecento. Tratto dal romanzo di Walter D. Edmonds. Il tono è lirico più che epico,
il “sogno americano” è ancora intatto. Discontinuo, con belle sequenze, senza una vera necessità drammatica.
* IL PIU’ BEL GIORNO DELLA MIA VITA.
di Comencini Cristina, , 2002
Ritratto di famiglia per la Comencini che ritorna a parlare di affetti e ferite tra le mura domestiche.
Irene è una matura signora che vive nella vecchia villa di famiglia ancorata ai ricordi di una vita. Il suo rammarico
più grande è di non essere riuscita a trasmettere ai suoi figli l’attaccamento alla casa e al concetto di famiglia. Ma
la “villa” non è l’unica cosa che i tre eredi rifiutano. Sara dopo la morte del marito si è rinchiusa in un’assoluta
solitudine emotiva, passando le serate in attesa del ritorno del figlio Marco con la paura costante che gli possa
accadere qualcosa. Rita è quella che sembra più realizzata, ha una bella casa, un marito e due figlie, Ma, dietro
la facciata, c’è una grande insoddisfazione. Infine Claudio, un giovane avvocato che vive di nascosto e con
frustrazione la propria omosessualità.
Un “salutare” terremoto emotivo li travolgerà costringendoli a fare i conti con le verità più scomode.
* Pranzo di Natale
di Thompson, Danièl, Fr.-GB-Giap 1999, 111'
Tre sorelle, che più diverse tra loro non potrebbero essere si affannano a preparare un cenone natalizio
(bûche=ceppo, titolo ambivalente) per dodici persone (o tredici?), ma i giorni della vigilia tracimano di segreti,
bugie, veleni e sorprese di famiglia che, però, nonostante tutto, rimane un rifugio
* Preferisco il rumore del mare
di Calopresti, Mimmo, ITA-FRA 1999, 90'
Calabrese che a Torino con il lavoro si è arricchito e padre deluso dell'inquieto e svogliato Matteo , Luigi aiuta il
conterraneo adolescente Rosario a trasferirsi a Torino, ospite di una comunità di giovani a rischio, guidata da un
generoso e impegnato sacerdote . Tra i due ragazzi così diversi nasce un difficile rapporto amicale che per vie
indirette porta il disadattato Matteo a una velleitaria ribellione e il caparbio Rosario a tornare al paese natio con la
speranza di poterlo, un giorno, cambiare.
* PRIMA DEL BUIO
di REEVE CHRISTOPHER, USA 1997, 59'XX
Dopo anni di lontananzaun malato di aids torna a casa per passare con la famiglia l'ultimo tempo che gli resta
Genitori e sorella dapprima sono in difficoltà, poi imparano ad aiutarlo ed assisterlo
* Prima e dopo
di Schroeder, Barbet, USA 1996, 107'
In una cittadina del New Hampshire ai confini col Canada è uccisa una ragazzina. Accusato dell'omicidio è un
suo coetaneo che cerca di fuggire. Il padre scultore lo crede colpevole e cerca di aiutarlo facendo sparire le
prove. La madre pediatra lo crede innocente e vuole il processo. La sorellina racconta i fatti. Tratto da un
romanzo di Rosellen Brown e sceneggiato da Ted Tally, è un dramma a tema, pulito, compatto, robusto, poco
inventivo, la cui vera protagonista è la famiglia, intesa come comunità di affetti e cellula della società
* IL PRINCIPE DELLE MAREE
di Streisand, Barbra, USA 1991, 132
Un allenatore di football del Sud, con moglie e figlie, è chiamato al capezzale della gemella che ha tentato il
suicidio. Aiutato dalla psicanalista di lei, con la quale ha un'intensa e breve storia d'amore, riesce ad affrontare
un tragico episodio della sua infanzia che aveva rimosso, consentendo alla psicanalista di aiutare anche la sua
paziente.
* I pugni in tasca
di Bellocchio Marco, ITA 1965, 107'
In un'agiata casa borghese di Bobbio (PC) una madre cieca vive di ricordi con 4 figli, uno dei quali, epilettico ed
esaltato, la elimina e uccide anche un fratello deficiente. Colpito da una crisi è lasciato morire dalla sorella. Dopo
Ossessione di Visconti non c'era mai stato nel cinema italiano un esordio così clamoroso e autorevole. Non c'è
più stato nemmeno nei 20 anni seguenti. Bellocchio sfida il grottesco senza cadervi. Duro, crudele, angoscioso.
* RAIN MAN
di LEVINSON BARRY, USA 1988,
Viaggio da Cincinnati a Los Angeles di un disinvolto commerciante d'auto e di suo fratello, autistico con genio
matematico. Divertente, commovente, ruffianello, conta specialmente per D. Hoffman e il suo istrionismo
raffreddato. 4 Oscar: film, regia, sceneggiatura (Ronald Bass e Barry Morrow), D. Hoffman. Orso d'oro al
Festival di Berlino 1989.
* LE REGOLE DELLA CASA DEL SIDRO
di HALLSTROM LASSE, USA 1999, 130'
Cresciuto nell'orfanotrofio di St. Cloud (Maine) con la guida paterna del suo fondatore Wilbur Larch, medico
umanista e abortista, nel 1943 Homer Wells lascia la sua grande famiglia per conoscere il mondo. Grazie
all'amicizia di una giovane coppia benestante, conosce anche l'amore e trova un lavoro come raccoglitore di
mele. Morto Larch, torna all'orfanotrofio a prenderne il posto. Tratto dal romanzo (1986) di John Irving che l'ha
adattato, potandolo ed espungendone i passaggi ginecologici e sessuali più crudi, è una bella storia di
formazione, un film all'antica sotto il segno di Dickens, generoso nel raccontare emozioni, buoni sentimenti, l'etere
e le mele, sagace nel suo svariante registro narrativo che passa dal pathos all'umorism
* RICOMINCIO DA TRE
di TROISI MASSIMO, ITA 1981, 108 '
Gaetano (Massimo Troisi), giovane napoletano timido e impacciato decide di fuggire dall'inerzia di Napoli e dalla
famiglia e va alla ricerca di stimoli più vivi altrove. Approda a Firenze dove trova un appoggio presso una zia, ma
appena viene a sapere che la donna convive con un professore accetta l'ospitalità di un ragazzo italoamericano
che lo vuole iniziare alla predicazione della "parola" all'interno di una setta protestante. Intanto Gaetano conosce
una ragazza …
* RITORNO A CASA
di DE OLIVEIRA MANOEL, PORT-FRA 2001, 90'
Gilbert Valence, attore teatrale, viene raggiunto dalla notizia della morte della moglie, della figlia e del genero,
dietro le quinte del palcoscenico, poco dopo aver recitato Ionesco.
E' un uomo solo, anziano: gli resta il giovane nipote e la consapevolezza di essere un attore. Novantatré anni
compiuti e, dal 1990 ad oggi, una media di un film ogni 12 mesi, de Oliveira è uno di quei registi per cui Cannes e
Venezia fanno la guerra, contendendoselo ad ogni edizione.
Il più importante autore portoghese di sempre, con Ritorno a casa, si abbandona ad un racconto essenziale e
morbido, che ha la leggerezza e la lievità come motori principali. In contrapposizione al tema centrale: quello
doloroso della perdita delle persone care, raccontata anche da Moretti e Ozpetek, con altro stile e scelte di tono.
Sussurrato
* ROMANCE
di MAZZUCCO MASSIMO, ITA 1986, 94'
È la storia di un confronto generazionale. Un padre e un figlio s'incontrano dopo molti anni di separazione: il
vecchio Giulio è un tipo incline allo scherzo e alla fantasia, il giovane Andrea è un conformista ipocrita
* ROMUALD & JULIETTE
di SERREAU COLINE, FRA 1989, 104'
Madre di cinque figli avuti da cinque mariti, la nera Juliette fa le pulizie in una fiorente fabbrica di yogurt. Salva il
direttore Romuald da una congiura di palazzo, se lo sposa e lo rende padre per la terza volta (sesta per lei)
* SCENE DA UN MATRIMONIO
di BERGMAN INGMAR, SVE 1973, 170'
Diviso in 6 capitoli, è l'analisi di un rapporto di coppia tra Marianne e Johann su un arco di 10 anni. Nell'ultimo
capitolo, ormai divorziati e risposati, si ritrovano dopo sette anni, più maturi e adulti, scoprendo di amarsi ancora,
ma in modo diverso. C. Tra sussurri e grida, in altalena tra tenerezza e violenza, in bilico tra il paradiso (illusorio)
e l'inferno (autentico), quel che prevale in questa decennale odissea (o corrida?) coniugale è il purgatorio. Con
rarissimi esterni l'azione è fondata sulla parola, sui gesti, sul comportamento, filmata quasi sempre in primo piano
o con piani ravvicinati.
* I SEGRETI DEL CUORE
di FREUNDLICH BART, 1997, 90'
Per il Giorno del Ringraziamento due fratelli e due sorelle tornano in casa dei genitori nel New England. Tensioni,
scontri, incontri e, almeno per i due giovani maschi, una ripartenza positiva. Opera prima di produzione
indipendente, scritta dal regista, è una commedia psicologica di poco spessore, ma di apprezzabile descrizione
sul precario equilibrio tra p
* SEGRETI E BUGIE
di LEIGH MIKE, BG FR 1996,
Alla morte dei genitori adottivi, una giovane donna nera decide di trovare la madre naturale. Scopre che è una
donna bianca, fragile e frustrata, con un'altra figlia ventenne, infelice e aggressiva, e con un fratello in crisi.
Durante una festa di compleanno vengono al pettine tutti i nodi dei legami affettivi. Dramma psicologico
raccontato con lucida freddezza, una rappresentazione del dolore priva di interpretazioni pseudo-psicanalitiche.
“Segreti e bugie sta a Voglia di tenerezza come Full Metal Jacket a Rambo. La cinepresa di M. Leigh riceve i
personaggi, non li segue, non li cerca” (Silvio Danese). Ottimi interpreti sui quali spicca B. Blethyn, la madre, nota
attrice teatrale inglese che fatica un po' a controllare il suo talento di mattatrice.
* THE SNAPPER
di FREARS STEPHEN, GB 1993, 95'
A Barrytown – quartiere immaginario a nord di Dublino, sfondo di una saga operaia in 3 romanzi di Roddy Doyle
(1958) – sta per nascere uno snapper – marmocchio nel gergo irlandese – concepito in stato di ubriachezza
birrosa, frutto di una gravidanza inattesa e indesiderata della ventenne Sharon Curley (T. Kellegher), commessa
in un supermercato e figlia di un imbianchino che ha altri cinque figli. L'annuncio mette in crisi la famiglia e in
movimento le malelingue anche perché Sharon non vuole rivelare l'identità del padre. Sceneggiato dallo stesso R.
Doyle dal suo romanzo omonimo e prodotto a basso costo dalla BBC, è una commedia ottimistica e impertinente
di impetuosa vitalità, sanguigna e tenera nel suo ruvido umorismo irlandese, diretta da S. Frears dopo la sua
parentesi hollywoodiana.
* SPERIAMO CHE SIA FEMMINA
di MONICELLI MARIO, ITA 1985,
Declino di una famiglia del latifondo toscano (Grosseto) che gestisce un'azienda agricola e in cui contano (e
lavorano) soprattutto le donne. Grande film borghese che arricchisce il povero panorama del cinema italiano
degli anni '80 per il sapiente impasto di toni drammatici, umoristici e grotteschi, la splendida galleria di ritratti
femminili, la continua oscillazione tra leggerezza e gravità, il modo con cui – senza forzature ideologiche –
sviluppa il discorso sull'assenza, la debolezza, l'egoismo dei maschi
* LA STANZA DEL FIGLIO
di MORETTI GIANNI, ITA 2001, 99'
Giovanni Sermonti, psicanalista, vive in Ancona con la moglie Paola e i due figli liceali, Andrea e Irene. Andrea
muore in un'immersione subacquea. Ciascuno dei tre reagisce a modo suo. Entra in scena, inaspettata, Arianna
che aveva conosciuto Andrea al campeggio e che con un amico va in Francia in autostop. I tre l'accompagnano
in auto fino al confine. Tema centrale: l'elaborazione del lutto. Si dà spazio al padre, il più fragile nel corto circuito
tra l'insensatezza di un dolore insostenibile e il senso che si tenta di dargli per collocarlo nella trama della vita
che continua, per rendere pensabile quel che è impensabile, portandolo alla parola e all'immagine
* LA STANZA DI MARVIN
di ZAKS JERRY, USA 1996, 105'
Bessie e Lee sono due sorelle, una fa la parrucchiera nell'Ohio, ha due figli, uno dei quali con gravi turbe
psichiche; l'altra è una zitellona che sta in Florida e che cura da vent'anni il padre malato e una zia svitata che
vede solo la televisione. Le due non si filano da anni e per ritrovarsi non si affidano a un programma televisivo: ci
pensa un medico a precettare la famiglia. Bessie, infatti, ha la leucemia ed è alla ricerca di un midollo osseo
compatibile.
* UNA STORIA VERA
di LYNCH DAVID, USA 1999, 105'
Per visitare il fratello infartuato Lyle con cui non parla da dieci anni per una lite, nell'autunno 1994 il 73enne Alvin
Straight – che cammina con due bastoni e non ha patente – parte su un piccolo trattore con rimorchio da
Laurens (Iowa) per Mount Zion (Wisconsin), distante 317 miglia (circa 500 km) e li percorre in sei settimane. È
un road-movie che ha tutto per essere fuori moda: lentezza (10-15 km all'ora), malinconia della vecchiaia,
scrittura di classica semplicità, personaggi positivi, ritmo disteso senza eventi drammatici. Pur ribaltando la
propria prospettiva, Lynch non altera il suo inconfondibile stile: lascia allo spettatore il tempo di pensare,
commuoversi, immergersi nei colori del paesaggio, guardare un temporale e il cielo stellato.
* LA STRADA PER IL PARADISO
di DONOGHUE MARY, ,
* LA STRADA VERSO CASA
di YIMOU ZHANG, CINA 2000, 100'
Luo Yusheng è un uomo d'affari che deve far ritorno nel suo villaggio natale per il funerale del padre, il maestro
del villaggio. Sua madre insiste affinché vengano mantenute le antiche tradizioni per la cerimonia funebre
nonostante i tempi siano cambiati, e nel frattempo Yusheng ripensa ai racconti che ha sentito da ragazzo sul
fidanzamento dei genitori, coinciso con l'arrivo di suo padre Luo Changyu per svolgere la professione di
maestro e subito innamoratosi della bella Zhao Di . Ma i due vennero separati quando Changyu venne richiamato
in città e i due rimasero lontani per due anni salvo poi ricongiungersi e sposarsi felicemente.
Ora Yusheng per rispettare il desiderio della madre si offre di pagare qualcuno per portare a piedi la bara
dall'ospedale al luogo in cui suo padre sarà sepolto. Ma il giorno del funerale si presentano un centinaio di ex
alunni che si rifiutano di essere pagati; per questo Yusheng onora simbolicamente il più grande desiderio del
padre e prima di tornare in città decide di insegnare per un giorno nella scuola del villaggio.
Dopo i successi ottenuti con "Lanterne rosse", "La storia di Qiu Ju" e "Non uno di meno" vincitore del leone d'oro
nel '99 a Venezia, ritorna il regista cinese Zhang Yimou con "La strada verso casa", film sull'amore tra i membri
della famiglia e sull'importanza che riveste l'istruzione, premiato con l'orso d'argento all'ultimo festival di Berlino.
Ancora una volta il suo film va controcorrente rispetto all'attuale cinema cinese (che tende verso prodotti più
commerciali) e contro le leggi di mercato. Quello che Yimou vuole mostrare sono i pensieri e i sogni della gente
comune in un periodo in cui la Cina si sta trasformando sull'onda di enormi sconvolgimenti e in cui il mercato
preme per avere determinati prodotti; e questo attaccamento alle migliori tradizioni del cinema cinese, all'utilizzo di
attori non professionisti, ha fatto in modo che Yimou sia uno dei registi più apprezzati non solo nel suo paese
ma in tutto il mondo.
* STREGATA DALLA LUNA
di JEWISON NORMAN, USA 1987, 102'
Loretta Castorini, piacente vedova italoamericana, accetta l'offerta di matrimonio di Johnny Cammareri. Questi
deve recarsi in Sicilia dalla vecchia madre che pare in punto di morte; Loretta si incarica allora di contattare il
giovane Ronny, fratello del promesso sposo, per invitarlo alle nozze. Manco a dirlo, tra i due scoppia il grande
amore, complici la "Bohème" al Metropolitan e la luna piena. Abile aggiornamento di personaggi e situazioni della
commedia brillante.
* SUSSURRI E GRIDA
di BERGMAN INGMAR, 1972,
Assistita da due sorelle e una governante, Agnese muore di cancro in una villa alla periferia di Stoccolma.
Sinfonia in rosso maggiore di un Bergman in gran forma espressiva, all'altezza del modello cui s'ispira: il teatro
intimo di August Strindberg. Memorabile riflessione sul dolore e la pietà. Sussurro e grido invocano una cosa
sola che non è la felicità, ma le assomiglia: la pace
* TARDA PRIMAVERA
di OZU YASUJIRO, GIA 1949, 108'
Consapevole che sua figlia (S. Hara) sta diventando una zitella, un vedovo (C. Ryu) la esorta a sposarsi, ma,
contenta di vivere con il padre e di prendersi cura di lui – sa che sarebbe perduto senza una donna in casa – la
ragazza è riluttante finché, per convincerla, il padre le comunica di essere in procinto di riprendere moglie. Dopo
un ultimo viaggio insieme a Kyoto, la figlia si spos
* I TENENBAUM
di ANDERSON WES, 2002,
Quella dei Tanenbaum è una famiglia sgangherata di geni precoci in una New York molto pop e fiabesca. Da
piccoli i figli brillano nella finanza, nel teatro, nel tennis. Cresciuti e perduto il talento, sono diventati vulnerabili,
nevrotici, depressi, mentre il loro padre, simpatica e irresponsabile canaglia senza successo, si rifà vivo
fingendosi malato terminale, per riconquistare moglie e figli. È una psicocommedia grottesca, malinconica nel
fondo e spassosa in superficie, originale nel linguaggio, imparentato con la grafica e la meccanica dei cartoon,
dove persino le scenografie sono divertenti, ricca di dettagli intelligenti, fraseggio svelto, trovate visive e sonore,
buffe e amabili figurine di contorno. 3o film del giovane W. Anderson (1969), oscilla tra sentimenti contraddittori
(è troppo tardi, non è mai troppo tardi), tra tenerezza e crudeltà, omaggio e critica all'istituzione familiare.
* The Shipping News – Ombre dal profondo
di Hallström, Lasse, USA 2001, 111
Dopo la morte della moglie separata, il tipografo Quoyle, grigio e infelice uomo comune, lascia la provincia di New
York e si rifugia con la figlia e una zia in un villaggio di pescatori di Terranova (Canada), luogo d'origine dei suoi
antenati, trovando se stesso, un nuovo lavoro (cronista in un giornale locale), un nuovo amore
* TREDICI VARIAZIONI SUL TEMA.
di Sprecher Jill, 2002,
Un uomo che si avvicina alla mezza età decide di cambiar vita. Un brillante avvocato vede progetti e ambizioni
sconvolti da un singolo atto. Una donna deve fare i conti con l’infedeltà del marito. Un rancoroso uomo d’affari
vuole vendicarsi di un collega sereno e cordiale. E una donna delle pulizie, aspetta con inguaribile ottimismo, un
miracolo.
Tutte queste persone si trovano a porsi la fatidica domanda che li rende comuni mortali: cos’è la felicità, ma
soprattutto, come si fa ad ottenerla?
* TURISTA PER CASO
di KASDAN LAWRENCE, USA 1988, 122'
La morte tragica dell'unico figlio induce Sarah (K. Turner) a lasciare il marito Macon (W. Hurt), autore di guide
turistiche che si trasferisce in casa dei suoi fratelli scapoli. Muriel (G. Davis), estroversa istruttrice di cani, fa
breccia nel suo muro d'isolamento. Quando torna la moglie, Macon deve scegliere. Tratto da un romanzo di Ann
Tyler, il 4o film di L. Kasdan bilancia con sagacia dramma e commedia, analisi psicologica e bozzetto, gravità e
leggerezza
* TWIN PEAKS (film TV: prima serie)
di LYNCH DAVID, USA 1990, 405'
Twin Peaks è una serie televisiva andata in onda all'inizio degli anni '90 e frutto del lavoro di David Lynch e Mark
Frost. Le vicende sono ambientate in una tranquilla cittadina degli Stati Uniti al confine con il Canada chiamata
appunto Twin Peaks ed iniziano con il ritrovamento del cadavere di Laura Palmer, ragazza modello da tutti
conosciuta e stimata (di cui però si scopriranno particolari agghiaccianti),ed il conseguente arrivo per l'indagini
dell'agente speciale Dale Cooper. Quest'ultimo troverà nella cittadina amore e amicizie che lo legheranno al luogo
sentimentalmente pur riscondrando una doppia vita nella maggior parte degli abitanti i quali nascondono ognuno
numerosi segreti. Ad aiutare l'agente nella soluzione del caso saranno esseri e situazioni soprannaturali che si
uniranno alle sue doti sensitive ed intuitive. Non di secondo piano si dimostrerà il lavoro dei membri della polizia
locale di Twin Peaks come lo Sceriffo Truman, Hawk e Andy che si riveleranno anche ottimi amici. Questa è solo
una piccola descrizione della storia che ovviamente è molto più complessa e ricca di personaggi senza contare
che anche dopo la scoperta dell'assasino la serie continua e, anzi, si fà ancora più interessante. Moltissimi sono
i messaggi o le immagini che si susseguono di continuo nella serie (come il fuoco,la luna, il semoforo,i gufi o la
cascata) ma il cui vero significato rimane sempre oscuro. Compaiono inoltre numerosi personaggi enigmatici il cui
ruolo non è mai veramente chiaro come Bob,Mike, il gigante o il nano che però sembrano tutti legati a luoghi
denominati rispettivamente loggia bianca e loggia nera (ne capirete di più guardando la serie). L'intera serie è
stata girata a Snoqualmie ed a Bend, nello stato di Washington.
* L' ULTIMA ECLISSI
di HACKFORD TAYLOR, USA 1995, 131'
La cameriera Dolores Claiborne è accusata di aver ucciso la sua padrona. Riemergono gli antichi sospetti di
aver assassinato, molti anni prima, il violento consorte alcolizzato. Torna per l'inchiesta Selena la figlia
giornalista che da anni si è allontanata. Da un romanzo di Stephen King un film in chiave femminista,
particolarmente riuscito nel confronto tra madre e figlia: Strindberg contaminato con Hitchcock.
* L' ULTIMA TENTAZIONE DI CRISTO
di SCORSESE MARTIN, YSA 1988, 161'
Gesù falegname fabbrica croci per i Romani. Rimproverato da Giuda, inizia la predicazione; poi, perché il suo
destino si compia, chiede a Giuda di tradirlo e, sulla croce, ultima tentazione, sogna la vita che avrebbe fatto
sposando la Maddalena. Il Cristo di Scorsese è un'originale creatura di poesia visionaria, un dio fragile e
compromesso, estraneo alla vulgata oleografica e alle velleità iconoclaste. Duramente contestato dal Vaticano e
dai fondamentalisti cattolici, è uno strepitoso film sul dubbio e sulle possibilità mancate di un destino.
* LA VALLE DELL'EDEN
di KAZAN ELIA, USA 1954,
California 1917: Cal, figlio disamato di Adam, si ribella al padre severo, rivaleggia col fratello Aron e scopre che
la madre, creduta morta, dirige un bordello. Da una parte del romanzo East of Eden (1952) di John Steinbeck,
adattato da Paul Osborne, è una parafrasi (o un'interpretazione?) in chiave psicanalitica della storia di Caino e
Abele dove il primo non è malvagio, ma disperato e cerca di trovare nell'amore la salvezz
* VERSO SERA
di ARCHIBUGI F., ITA 1990, 1H 35
Un anziano vedovo, docente di letteratura russa e liberalcomunista amendoliano, si vede scaricare in casa
Pàpere, nipotina di quattro anni, nata da un immaturo accoppiamento tra il suo scompaginato figlio Oliviero e
Stella, una compagna che sta inseguendo i sogni generosi e le rabbiose utopie della contestazione giovanile nel
1977. Il 2o film di F. Archibugi (e il 122o di Mastroianni) parla di politica attraverso i sentimenti e analizza il
conflitto tra due generazioni con grazia, tenerezza, lucidità critica
* VIAGGIO A KANDAHAR
di Makhmalbaf Mohsen, IRAN 2001, 85'
Nafas è una giornalista afghana rifugiata in Canada.
Un giorno riceve una lettera firmata dalla sorella, in cui emerge la volontà di quest'ultima di suicidarsi. E' così
costretta a fare ritorno a Kandahar.
La vicenda è ispirata ad un fatto realmente accaduto all'attrice protagonista Niloufar Pazira: nella realtà a
mandarle la lettera fu un'amica e non la sorella. Dopo Il cerchio di Panahi, un altro film che si occupa della
condizione della donna in un paese integralista: il regista è sempre un iraniano, Makhmalbaf, ma lo scenario è
quello prebellico
dell'Afghanistan. Suggestivo e sentito, un film importante, al di là della situazione internazionale.
* VIAGGIO A TOKYO
di OZU YASUJIRO, GIA 1953, 136'
Analisi del film: D. Tomasi, Ozu Yasujiro, Viaggio a Tokio, Lindau, Torino
* IL VIAGGIO DI FELICIA
di EGOYAN ATOM, USA - CAN 1999, 116'
Anziano e tranquillo scapolo con il complesso di Edipo e dei fornelli, ghiottone di cibo e di ragazze sole che ama,
protegge e poi mette a riposare nella pace eterna, Mr. Hilditch attira in casa l'infelice irlandese Felicia, giunta a
Birmingham in cerca del giovanotto che l'ha messa incinta.