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Il cinema racconta ...

LAVORO e POVERTA'

 

* ACCATTONE

di PASOLINI PIER PAOLO, ITA 1961, 109'

Sottoproletario romano vive alle spalle di una prostituta che finisce in galera. Ne trova un'altra, se ne

innamora e cerca un lavoro. Buono o cattivo, onesto o disonesto, è sempre uno che sta “fuori”.

* L' ALBERO DEGLI ZOCCOLI

di OLMI ERMANNO, ITA 1978, I75'

1897-98 nelle campagne della Bassa bergamasca: la vicenda corale di alcune famiglie contadine che

lavorano la terra a mezzadria tra duri sacrifici, fatica e dolori, ma con grande dignità. Solenne e sereno,

grave e pur lieve come le musiche di Bach che l'accompagnano, il 9o di Olmi è – con Novecento (1976)

di B. Bertolucci che è il suo opposto – il più grande film italiano degli anni '70, e l'unico, forse, in cui si

ritrovano i grandi temi virgiliani: labor, pietas, fatum. Gli sono stati rimproverati, come limiti, una

rappresentazione idealizzata, perché troppo lirica, del mondo contadino, la cancellazione della lotta di

classe, la rarefazione spiritualistica del contesto sociale. È indubbio che al versante in ombra (grettezza,

avidità, violenza, odi feroci) del mondo contadino Olmi ha fatto soltanto qualche accenno, e in cadenze

bonarie, ma anche in quest'occultamento è stato fedele a sé stesso e alla sua pietas

* Americani

di Foley, James, USA 1992, 100'

Immersione in apnea nel microcosmo a porte chiuse dei venditori di un'agenzia immobiliare, dediti a una

lotta feroce per il successo o la sopravvivenza, disposti a tutto pur di vendere

* L' ASSO NELLA MANICA

di WILDER BILLY, USA 1951, 112'

In una miniera del Nuovo Messico un operaio è sepolto vivo. Giornalista senza scrupoli sfrutta la

situazione e, ritardando la liberazione del prigioniero, trasforma il luogo in un ""grande carnevale"" finché il

poveretto muore.

* BIANCA

di MORETTI NANNI, ITA 1983,

UN PROFESSORE DI SCUOLA MEDIA VIVE CON PROFONDO DISAGIO MENTALE IL PROPRIO

LAVORO E LE PROPRIE RELAZIONI. ATTORNO A LUI SI VERIFICANO UNA SERIE DI OMICIDI

* LE BICICLETTE DI PECHINO

di XIAOSHUAI WANG, CINA 2001, 113'

Storia costruita attorno ad una bicicletta che due ragazzi si contendono.

Recensione da http://www.cinefile.biz/pechino.htm

Pechino, oggi. Il giovane Guo arriva dalla campagna in cerca di un lavoro che gli possa garantire un

futuro migliore di quello da agricoltore; supera la selezione per diventare "Pony Express" in bicicletta per

una ditta che consegna documenti urgenti. Gli viene affidata una mountain bike nuova fiammante, che

potrà riscattare lavorando (fino ad allora non sarà pagato) e che poi potrà tenere per sempre. Comincia

in questo modo l'avventura del giovane, che si trasformerà presto in disavventura quando la preziosa

bicicletta gli verrà rubata e successivamente venduta ad un giovane studente, Xiao...

Cui Lin e Li Bing"Le biciclette di Pechino" è uscito nelle sale italiane quasi in sordina, ed è un peccato,

perché è sicuramente una pellicola che merita di essere vista. Innanzitutto poiché alle spalle ha una

sceneggiatura scritta davvero bene, senza cedimenti o incongruenze, molto equilibrata, che tiene bene

dall'inizio alla fine del film. Molto bella è infatti la vicenda dei due giovani, ferocemente in lotta l'uno contro

l'altro per tenere la bicicletta che, se per il primo è mezzo di sostentamento e di liberazione dalla

schiavitù di una vita senza futuro, per il secondo è mezzo di emancipazione di fronte ai suoi compagni

ed alla ragazza della quale è innamorato e sulla quale vuole fare colpo. La Pechino che gli autori ed il

regista ci presentano è la città delle incongruenze: lussuosissime terme private e poverissimi negozi di

alimentari; fiumi di biciclette e palazzi desolati in costruzione; uffici iper-tecnologici e desolanti quartieri di

bambini nudi e cani randagi, ed è lo sfondo ideale per una narrazione di impostazione sicuramente

neorealista, che deve molto a certo cinema europeo dell'immediato dopoguerra.

Una scenaDal punto di vista tecnico segnaliamo una fotografia interessante, che rappresenta senza

mezze misure un mondo spietato nel quale solo chi è più forte ha qualche chance di emergere; la

scenografia praticamente inesistente, tanto che si ha la sensazione che nella maggior parte dei casi il

girato sia stato realizzato in presa diretta, e che le comparse non siano nemmeno state selezionate o

informate su quello che stava accadendo, ma vogliamo soprattutto evidenziare la recitazione di ottimo

livello dei due protagonisti, molto spontanei e convincenti in ogni momento del film (entrambi premiati al

Festival di Berlino come miglior attore protagonista).

"Le biciclette di Pechino" è un film da vedere, soprattutto se si vuole aprire un po' il proprio orizzonte

cinematografico, e non finire per fossilizzarsi nelle produzioni europee, ma soprattutto americane, che

hanno preso ineluttabilmente il sopravvento su tanto buon cinema.

* BILLY ELLIOTT

di DALDRY STEPHEN, GB 2001,

Inghilterra del Nord, durante gli scioperi del 1984: un giovane di nome Billy scopre di avere una forte

passione per la danza, ma il padre vorrebbe indossasse due

guantoni da boxe. La sua ostinata insegnante di danza lo incoraggia e lui si lascia guidare, tra crisi

familiari e ricerca di se stesso. Debutto cinematografico del regista

inglese Stephen Daldry, considerato dalla critica "il volto del teatro contemporaneo", Billy Elliot ha

ricevuto 3 nomination agli Oscar.

* IL CACCATORE DI TESTE

di Costa Gavras Constantin, 2005, 122'

Bruno, dirigente in’azienda di chimica cartaria, viene improvvisamente licenziato dopo quindici anni di

servizio. Quarantenne, e con un notevole livello di competenza, crede di trovare presto una collocazione

in un’altra azienda. Dopo tre anni, però, è ancora disoccupato e di conseguenza anche il suo menage

familiare è messo a dura prova. Per riuscire a sopravvivere e preservare il benessere della sua famiglia

Bruno non esita a trasformarsi in spietato assassino: deciso a farsi assumere presso l’ Arcadia

Corporation, escogita un piano per eliminare i potenziali concorrenti…

* THE COMMITMENTS

di Parker, Alan, GB 1991, 118'

Dal romanzo omonimo (1988) di Roddy Doyle. Negli anni '60 un giovane proletario irlandese mette

assieme un gruppo di musicisti soul (“The Commitments”, ossia le promesse) che nella Dublino degli U2

e di Sinead O'Connor cercano di uscire dal ghetto. Stanno per avere successo quando si sciolgono.

Come la sofferenza nella vita può diventare gioia nella musica. Un bel film giusto nella scelta e nella

direzione degli attori, nel suggerire le spinte e i bisogni di libertà, democrazia e progresso di una

generazione, nel ritmo del montaggio modellato sulle canzoni. Anche gli altri 2 romanzi della trilogia di R.

Doyle sono stati adattati, entrambi con la regia di Stephen Frears: The Snapper (1993) e Due sulla

* CUORE SACRO

di OZPETEK FERZAN, 2005, 117

Irene Ravelli ha ereditato dal padre non solo il patrimonio, ma anche uno spiccato senso degli affari.

Ottenuto il dissequestro dell'antico Palazzetto di famiglia, Irene scopre che una delle stanze, abitate un

tempo dalla madre, è rimasta intatta come se la donna ci abitasse ancora. Il fantasma della madre e

l'incontro con una straordinaria bambina, Benny, generano in Irene un conflitto che la porta ad un totale

cambiamento.

Una recensione negativa (invece, secondo me, il film trasmette bene il suo messaggio di cambiamento

psicologico):

Ferzan Ozpetek dopo "La finestra di fronte" racconta la profonda crisi d'identità di una manager ricca e

cinica che inizierà a dedicare tutto il suo tempo ai poveri.

Ferzan Ozpetek attinge ad uno dei rari film poco riusciti di Roberto Rossellini. In Europa ’51 Irene,

interpretata da una magnifica Ingrid Bergman, in seguito alla drammatica morte del figlio abbandona la

vita agiata per dedicarsi ai poveri. Finirà internata in una clinica psichiatrica. Oggi, invece, Irene è Barbora

Bobulova e nell’aggiornamento moderno è una manager cinica e di successo. Squalo degli affari inizia la

giornata con il tris piscina-pillola-caffè. Il tutto servito e riverito da un paio di badanti.

Decide di vendere il palazzo di famiglia per trasformare i ricordi e la memoria in denaro, sotto forma di 30

mini-appartamenti. Tra quelle pareti, in una stanza, ci sono quattro pareti più dense di altre. C’è scritta la

memoria di sua madre (morta in circostanze misteriose quando Irene era appena bambina).

Sull’intonaco rosso ha scolpito centinaia di frasi in tutte le lingue: mischiava religioni e idiomi per farne il

vascello della sua ricerca spirituale.

Nella vita di Irene inizia a palpitare non solo lo spirito della madre, ma anche il suo corpo reincarnato

nell’alter-ego di Benny, una ragazzina 13enne che compie piccoli furtarelli per portare da mangiare ai

poveri. Tra le due nasce una strana complicità finché, come ogni sceneggiatura contemporanea, un

incidente non offre la svolta narrativa del film. La bambina muore investita e Irene inizia la sua

conversione. Salta il progetto dei 30 mini-appartamenti e il palazzo antico diventa un centro di

accoglienza per i senza-tetto. Lei non si occupa più dell’azienda e inizia a dedicare anima, corpo e denari

ai bisognosi. Grande architetto del progetto è un prete.

Ne L’esorcista Padre Karras è il prete che decide di ricorrere al vescovo esorcista. Qui Padre Carras

esegue invece un esorcismo al contrario, convincendo Irene ad accettare dentro di sé tutte le persone

che soffrono, fino a moltiplicare la sua identità. Finita in clinica psichiatrica dice di chiamarsi Sara, Anna

Maria, Luisa, Caterina, Antonia, Giovanna…I nomi di tutte le donne che avevano bisogno del suo aiuto.

Poco prima la scena francescana per antonomasia. Irene si traveste da mendicante al contrario.

Percorre il tunnel della stazione della metro spogliandosi di tutti i suoi averi fino a rimanere nuda.

La crisi d’identità di una donna passa attraverso una rappresentazione grossolana del bene e del male.

Personaggi tagliati con l’accetta come la zia di Irene (interpretata bene, ma era facile, da una Lisa

Gastoni sul grande schermo dopo 30 anni) nella parte della cattiva.

Alla mensa dei poveri una signora che prova a nascondere la sua dignità estrae le posate d’argento,

un’altra dice che il pacco non è per lei, ma per una sua amica. La ricerca di sequenze emblematiche

come queste finisce per privare il film di soffio e respiro realistico.

Come in una scena pietosa tratta direttamente dalla “Pietà” di Michelangelo. Qui Irene accoglie un

barbone e accetta di fingersi la donna che l’ha abbandonato portandolo a vivere in strada ossessionato

dal suo ricordo. Nella sceneggiatura c’era una scena in cui i due avrebbero dovuto fare l’amore. Avrebbe

avuto un sapore più vero e complesso rispetto alla poesia spicciola della “Pietà”.

“Sono solo sgusciata nella stanza accanto” scrive Benny a Irene in una scena. Nei titoli di testa il film è

dedicato a Gli Sgusciati. Chi sono, allora questi sgusciati? Quelli che sgusciano via dalla vita, come i

poveri? O quelli, come Irene, che sgusciano se stessi mostrando il sangue vivo e pulsante del proprio

cuore?

Alla fine prevale il cuore profano del film, quello prevedibile e razionale delle emozioni stabilite a tavolino. Il

cuore sacro resta da cercare altrove.

Claudio Moretti in http://www.film.it/articoli/2005/02/24/580828.php

* DANCER IN THE DARK

di VON TRIER LARS, DAN 2000, 137'

Operaia cecoslovacca, immigrata nell'Est degli USA con il figlioletto Gene, Selma sta diventando cieca,

ma lavora a tutto spiano per accumulare la somma necessaria a far operare il figlio, affetto dalla sua

stessa malattia. Evade dalla dura realtà, trasformandola in termini di musical. Ucciso un poliziotto che

l'ha derubata dei risparmi, non fa nulla per scagionarsi: condannata a morte, è impiccata.

* L' ESTATE DI DAVIDE

di MAZZACURATI CARLO, ITA 1998, 100'

Superato l'esame di maturità a Torino, Davide (S. Campi) investe i suoi pochi risparmi in una vacanza

nel Polesine, in casa degli zii, dove si innamora di Patrizia (P. Piccinini), più anziana di lui e più torbida di

quel che sembra, e fa amicizia con Alem (S. Mujic), energico ragazzo bosniaco. La prima esperienza

sfocia nel dolore e nella disillusione, la seconda in un epilogo tragico. Davide, sopravvissuto, torna a

Torino, alla sua vita precaria. Dieci anni dopo l'esordio in Notte italiana (1987), Mazzacurati torna con il

suo 6o film nella natia Bassa veneta. È un dolente racconto di formazione, scritto con Claudio Piersanti,

che è anche la sua opera più modernamente pittorica (fotografia dell'ottimo Alessandro Pesci),

contrassegnata da una lentezza che sconfina nell'astrazione: “Il paesaggio ... si abbandona a questa

lentezza, la riconosce come propria; non si limita a reinventare lo spazio, a creare una sorta di vuoto

bressoniano attorno al rilievo plastico dei corpi, ma va oltre” (Tullio Masoni)

* IL FIUME DELL'IRA

di RYDELL MARK, USA 1984, 122'

Non è facile la vita di Tom (Gibson) e Mae (Spacek), volenterosi agricoltori alle prese con gli speculatori e

con le intemperie che gonfiano il fiume facendolo straripare. Ma i valori fondamentali della famiglia, del

coraggio e dell'attaccamento alla terra non andranno mai perduti. Film rurale, intimista e spettacolare ad

un tempo, molto ben fotografato.

* FULL MONTY

di CATTANEO PETER, 1997, GB

A Sheffield, già principale centro siderurgico del Regno Unito, cinque operai e un caporeparto, licenziati e

senza lavoro, decidono di esibirsi in un numero di spogliarello integrale per un pubblico femminile.

Ovvero come far ridere sulla disoccupazione. Altri temi complementari: l'umiliazione dell'ozio obbligato,

la perdita del lavoro che si trasforma in perdita di identità e autostima e, inedito, la presa di coscienza del

proprio corpo. I 6 maschi di questa commedia british a 18 carati imparano quel che le donne sanno da

sempre: quanto può essere umiliante essere classificati e giudicati in base all'aspetto fisico. Le donne,

qui trasformate nella penultima ruota del carro – l'ultima sono i maschi in quanto disoccupati – si

divertono in allegria allo strip senza la cupezza masturbatoria degli uomini

* Galline in fuga

di LORD P., PARK N., USA 2000, 85'

La storia è semplice, a metà strada tra La grande fuga e Stalag 17: l'odiosa signora Tweedy è la tirannica

proprietaria di un pollaio, dove la vita delle povere galline è monotona e opprimente, fino a quando arriva

Rocky , un gallo rivoluzionario, vitale e di irresistibile simpatia che sconvolge la vita di tutti. La signora

Tweedy ha appena scoperto che c'è un inspiegabile (per lei) calo di produzione di uova e sta

organizzando la trasformazione delle sue bestiole in chicken pies, ma l'astuta gallina Gaia lo scopre e

decide di organizzare una grande fuga prima della strage. Fantastico, divertente, di umorismo molto

* GRAZIE, SIGNORA THATCHER

di HERMAN MARK, GB 1996, 109'

Nel 1989, in una cittadina mineraria dello Yorkshire centinaia di minatori rimangono senza lavoro per la

chiusura della miniera di carbone. C'è una rinomata banda di ottoni di cui fanno parte minatori anziani e

giovani, ma come si può fare musica sulla soglia della disoccupazione? Nonostante tutto, la banda di

Grimley va in finale e all'Albert Hall di Londra vince il primo premio. Commedia proletaria di forti connotati

sociali, scritta dal regista (cresciuto nello Yorkshire) con un'abilità che rasenta la ruffianeria, e ci cade

spesso nella 2ª parte, ma anche con l'energia convinta e contagiosa di chi sta facendo la cosa giusta

* INSIDER - DIETRO LA VERITA'

di MANN MICHAEL, USA 1999,

Un film sulla assunzione della responsabilità.

New York 1995. Lowell Bergman (A. Pacino), responsabile del popolare programma giornalistico “60

Minutes” della CBS, convince lo scienziato Jeffrey Wigand (R. Crowe), licenziato dalla Brown &

Williamson Tobacco Corp., a rivelare che i suoi datori di lavoro aggiungono additivi chimici alle sigarette

per rafforzare l'assuefazione al fumo. La CBS è sottoposta a forti pressioni, ma la trasmissione va in

onda. Per Wigand il costo è alto: pace, sicurezza economica, matrimonio. I fatti sono veri, e diedero

inizio a un'indagine che alle multinazionali del tabacco costò sanzioni da parte di 50 Stati, per un totale di

* L' INVITO

di GORETTA C., 1973,

Modesto impiegato invita colleghi e superiori nella villa di campagna, acquistata con un'eredità, dove fa

da maestro di cerimonia un impeccabile maggiordomo. Si scatenano invidie, impulsi erotici,

insofferenze. Sulla scia di Dürrenmatt e Max Frisch, questa commedia di costume traccia un graffiante

ritratto del conformismo elvetico e dell'ipocrisia borghese. Divertente, coerente, ben costruito, recitato

* LADRI DI BICICLETTE

di DE SICA VITTORIO, ITA 1948, 86'

Analisi del film: G. Alonge, Vittorio De Sica, Ladri di biciclette, Lindau, Torino

* LADYBIRD LADYBIRD

di LOACH KEN, GB 1994, 102'

Maggie (Rock), proletaria londinese, ha avuto quattro figli da quattro uomini diversi (due di colore). I

Servizi sociali glieli tolgono: per la legge è una madre inaffidabile. Incontra finalmente l'uomo giusto

(Vega), un gentile esule politico dal Paraguay, e ne ha due bambine. Gliele tolgono. Storia inverosimile?

Lo sono spesso le storie vere come questa. Film di violenza insostenibile che ti fruga dentro: c'è la

violenza fisica, c'è quella fredda e burocratica della legge e dell'ordine. È violenza anche formale: col suo

strepitoso dinamismo stilistico K. Loach riesce a caricare d'emozione, fin dall'inizio, il racconto. Non fa

denunce demagogiche. Costringe lo spettatore a mettersi dalla parte di Maggie senza nascondergli nulla

della sua sgradevolezza, e gli pone domande: che cos'è una buona madre? chi ha il diritto di stabilire che

cosa è una buona madre? che limiti bisogna imporre alla comunità nei suoi servizi sociali? dove finisce

l'amore e dove comincia la responsabilità? Il film sconvolge anche perché

* LAMERICA

di AMELIO GIANNI, ITA 1994, 127'

Un giovane va in Albania con un losco affarista che vuole aprire una fabbrica di calzature. Hanno bisogno

di un prestanome e trovano un vecchio albanese. Ma questi fugge e il giovane lo insegue. Viaggiano

insieme, ma nascono molti problemi. Oltre a essere dimenticato dal "socio", scopre che il vecchio è in

realtà un italiano. Intorno a loro un paese allo sbando che campa di stenti e guarda la televisione italiana.

Prenderanno una nave che li riporta in Italia.

* LA LEGGENDA DEL RE PESCATORE

di GILLIAN TERRY, USA 1991, 137

Sconvolto dalla morte violenta della moglie, un prof. di storia medievale si fa barbone alla deriva e va alla

ricerca del Santo Graal tra i grattacieli di New York. L'aiuta un disc-jockey che si sente indirettamente

responsabile della sua disgrazia. Storia di amicizia e di amore in cui la commedia si mescola al dramma

e al melodramma, il realismo alla fantasia, il sentimentalismo alla violenza, i grattacieli e i bassifondi

metropolitani ai castelli e ai cavalieri del Medioevo

* LETTERE D'AMORE

di RITT MARTIN, USA 1990, 105'

Il cuoco in una mensa aziendale perde il posto perché analfabeta. Un'energica operaia vedova con 4

persone a carico gli insegna a leggere e scrivere. Lui si riprende. Matrimonio finale. Raro caso di film

hollywoodiano ambientato nella classe operaia. L'onesto M. Ritt dirige con diligenza, le 2 star si

adoperano con zelante bravura a rendere credibili i personaggi

* MARIUS E JEANNETTE

di GUEDIGUIAN ROBERT, FRA 1996, 102'

È una storia d'amore tra poveri che vivono nel quartiere popolare di Estaque a Marsiglia. Marius fa il

guardiano in un cementificio in disuso e Jeannette tira su due figli di due uomini diversi con uno stipendio

di cassiera. Fanno da coro i vicini di casa con le loro liti familiari, le loro confidenze È una favola realistica

ma senza retorica né demagogia populista, una commedia di quartiere con molta luce, una ventata di

aria fresca con personaggi amabili, credibili, raccontati con un affetto che non esclude l'ironia. L'incanto e

la vitalità del film nascono dalla sapienza con cui R. Guediguian sa mescolare il buffo e il tenero, la

commedia e il melodramma.

* MORTE DI UN COMMESSO VIAGGIATORE

di SCHLONDORFF VOLKER, USA 1985, 130

Seconda versione del dramma di Arthur Miller, realizzata per la TV (ma proiettata al cinema in Europa) e

prodotta da D. Hoffman e Miller. V. Schlöndorff ha accentuato, anche nelle scenografie, la teatralità del

testo, rispettandone fedelmente la lettura, ma cercando di spremerne succhi attuali sul riflusso degli anni

'80 e della restaurazione reaganiana. Gran parte degli attori proviene da un'edizione teatrale del 1984.

* MORTE DI UN COMMESSO VIAGGIATORE

di BENEDEK LASLO, USA 1951, 115'

Arrivato alla fine della sua carriera l'anziano Willy Loman, spremuto come un limone e buttato via, scopre

il vuoto della sua vita, accorgendosi di valere più da morto che da vivo. E se ne va, volontariamente.

Tratto dal più famoso dramma (1949) di Arthur Miller, premio Pulitzer, ormai considerato un classico del

teatro americano e un'amara riflessione sul “modo americano di vivere” e i suoi miti illusori.

* My Beautiful Laundrette

di FREARS STEPHEN, 1985,

Rampollo di una ricca famiglia pachistana a Londra mette su una lavanderia e si prende come socio un

coetaneo, inglese e povero, che è anche il suo amante. Il rapporto padrone-servo complica le cose. Una

bella e competente sceneggiatura dell'anglo-pachistano Hanif Kureishi, l'intelligenza registica di S.

Frears, attori giusti, un rapporto d'amore trasgressivo spiegano il grande successo internazionale di

questo piccolo film girato in 16 mm per la TV. “La carta vincente del film è senza dubbio la sua apparente

semplicità, sotto la quale però lavorano un cinismo e una freddezza pungenti, rintracciabili soprattutto

attraverso i film successivi di Frears” (E. Martini).

* NOTTURNO INDIANO

di CORNEAU ALAIN, FRA 1989, 110'

Un "Indiano" trentenne è alla ricerca di un vecchio compagno di scuola, il portoghese Xavier Janata Pinto,

di cui da un anno si sono perse le tracce. Parte per l'India e giunge a Bombay, dove pernotta in un

albergo malfamato. L'indomani, su vaghe indicazioni raccolte da una prostituta, va a cercare l'amico in

un ospedale; da qui, ancora seguendo indizi estremamente incerti, si reca a Madras con la sua

inseparabile valigia, scoprendo, sgomento, le infinite miserie dell'India più povera, e sforzandosi di

coglierne l'anima religiosa. Raggiunge infine Goa, sempre alla ricerca dell'introvabile Xavier, col quale

sembra essersi identificato. Nel suo vagare incessante s'imbatte in tipi strani: un ebreo che ha vissuto

l'esperienza del lager nazista e va cercando, astioso, un medico tedesco di quel campo; un professore

di teosofia che lo intrattiene sulle sue suggestive ipotesi. A Goa, un antico archivio abbandonato attira la

sua curiosità e una strana veggente dall'aspetto deforme gli fa intendere che il suo vero io è altrove. Su

quest'indicazione, "L'uomo" cambia improvvisamente itinerario e, dopo un bagno rituale nel mare di

Oman, lascia intendere che, in realtà, il suo inquieto vagare era alla ricerca di se stesso. Dopo aver

confidato a una fotografa incontrata nell'albergo le sue curiose vicissitudini, alla domanda di lei se tutto

sia veramente accaduto o se le abbia raccontato un film, "L'uomo" non risponde, ma le sorride

enigmaticamente.

* Partitura per volti e voci

di SEGRE DANIELE, ,

Viaggio tra una settantina di delegati della CGIL, incontrati ai corsi di formazione (Como, Castellamare di

Stabia, Torino, Cagliari, Ariccia), che parlano di sentimenti, malessere, sogni, pensieri, delusioni, ragioni,

rabbia, speranza, democrazia, droga, razzismo, camorra. La telecamera ferma di D. Segre è come un

invisibile confessionale che filma in primissimo piano volti e voci di operai italiani tra cui un

metalmeccanico africano e una mussulmana. Prodotto dalla CGIL (Confederazione Generale Italiana del

Lavoro) e dalla Cammelli Factory di Torino. Trasmesso da RAI3 l'8 ottobre 1991.

* PAURA D'AMARE

di MARSHALL G., USA 1991, 115 '

Un cuoco, uscito da diciotto mesi di carcere per truffa, s'innamora di una cameriera che si sta leccando

le ferite di una relazione infelice e la corteggia appassionatamente cercando di vincerne resistenze,

paure, diffidenze.

* IL PONTE SUL FIUME KWAY

di Lean, David, GB 1957, 161'

Durante la seconda guerra mondiale prigionieri britannici di guerra in Birmania sono impiegati nella

costruzione di un ponte, mentre una squadra di guastatori loro compatrioti si prepara a distruggerlo.

* LA PROMESSE

di DARDENNE JEAN E LUC, FRA 1996, 90'

Nel Belgio dei nostri giorni, Igor, un giovane che lavora con il padre in una piccola ditta di costruzioni,

assiste a un incidente mortale capitato a un immigrato extracomunitario in un cantiere. Il padre di Igor,

sfruttatore di mano d'opera clandestina, tenta di mettere a tacere l'accaduto, suscitando però nel figlio un

sentimento di ribellione per la disumanità con la quale vengono trattati i lavoratori clandestini.

* PROVA D'ORCHESTRA

di FELLINI FEDERICO, 1979,

In una chiesa sconsacrata si tiene una prova d'orchestra che non va bene. Il direttore strapazza gli

orchestrali. Pausa. Quando il maestro torna in sala, è scoppiato il Sessantotto: urla, berci, slogan contro

il potere e le istituzioni, scritte eversive finché un'enorme palla d'acciaio sfonda un muro tra polvere e

detriti. Laceri e impauriti, gli orchestrali ricominciano la prova, guidati dal direttore che ora parla in

tedesco. Apologo estetico? Parabola etica e civile? Allegoria politica sulla società italiana? Il filmetto

(Fellini dixit) si prestò a queste e ad altre interpretazioni. Forse sarebbe meglio abbandonarsi al piacere

del testo e alla fascinazione della sua macchina audiovisiva, prendendolo come una domanda, una

provocazione, una sollecitazione. Se ci si riesce, fin dove ci si riesce.

* QUELLA SPORCA DOZZINA

di ALDRICH ROBERT, USA 1967, 149'

Dodici criminali di vario tipo, condannati a morte o a lunghe pene, sono reclutati nel 1944 per far parte di

un commando destinato a una missione suicida contro i tedeschi. È un giusto riscatto?

C'è un fascino perverso nel paradosso di fondo: questi criminali si redimono compiendo azioni che sono

assai più ripugnanti di quelle per le quali erano stati condannati.

* Ratcatcher

di Ramsay Lynne, GB 1999, 93'

Glasgow 1973, durante un lungo sciopero della nettezza urbana, in un quartiere degradato di periferia: il

difficile passaggio dall'infanzia all'adolescenza del 12enne James Gillespie (W. Eadie), tormentato dal

senso di colpa per l'annegamento di un bambino, che sogna una casa nuova e la bellezza dei campi.

Esordio nel lungometraggio di una regista 30enne di Glasgow (Scozia) esposto a “Un Certain Regard” di

Cannes e pluripremiato in vari festival minori.

* Risorse umane

di Cantet, Laurent, FRA 1999, 100'

Frank, laureato in economia aziendale, torna al paese natio per uno stage estivo nella fabbrica dove il

padre operaio lavora da trent'anni. È convinto di poter conciliare gli interessi di capitale e lavoro con una

gestione intelligente ed equilibrata della legge sulle 35 ore settimanali. Quando scopre che l'hanno usato

per far passare una ristrutturazione della fabbrica e la conseguente riduzione del personale, si schiera

con i lavoratori e i sindacati che entrano in sciopero. Raro esempio di cinema sul mondo operaio che

entra dentro la fabbrica industriale: “si focalizza in un luogo che definisce, nomina il nostro tempo...”

(Pietro Ingrao). I suoi limiti di verismo dimostrativo, didattico, stilisticamente “normale” sono superati nel

forte, coinvolgente finale con l'aspro rimprovero del figlio al padre – il personaggio espressivamente più

riuscito – e nella sconsolata domanda conclusiva all'amico: “E qual è il tuo posto?”.

* ROSETTA

di DARDENNE LUC, BEL-FRA 1999, 91'

Rosetta vive nel carrozzone di un campeggio con la madre alcolista che si prostituisce. Ogni giorno va in

città in cerca di un lavoro che trova, perde, ritrova, che le portano via, che si riprende. È ossessionata

dalla paura di scomparire e dalla vergogna di essere un'emarginata. Vuole una vita normale: come loro,

* SALAAM BOMBAY!

di NAYR MIRA, INDIA 1988, 113'

Il film racconta l'odissea di un ragazzino di dieci anni, arrivato a Bombay con la convinzione di

guadagnare in fretta le cinquecento rupie promesse alla madre. Ma nella metropoli piomba in una sorta di

girone infernale popolato di criminali, di prostitute e di drogati.

* SHANGHAI TRIAD - LA TRIADE DI SHANGHAI

di YIMOU ZHANG, CIN 1997, 109'

Nella Shangai degli anni Trenta il quattordicenne Shuisheng si mette al servizio della donna di un grande

boss. Ben presto è completamente coinvolto nelle fortune e sfortune del "capomafia".

* SOLDATO JANE

di SCOTT RIDLEY, USA 1997, 121'

Se una donna ha gli stessi diritti di un uomo, perché non può diventare una guerriera nel più rischioso dei

corpi speciali (Navy Seals)? Viene scelta Jordan “Jane” O'Neil che ha ottime note di servizio. Tra fasi:

arruolamento, addestramento, impresa militare (in Libia). La storia è raccontata dal punto di vista del

delirio masochista della protagonista

* Tucker - Un uomo e il suo sogno

di Coppola, Francis Ford, USA 1988, 111'

1945, Preston Tucker, geniale e visionario inventore di tecnologie realizzate artigianalmente, rivela un

suo progetto destinato a rivoluzionare il trasporto su quattro ruote. Le grandi compagnie cercano di

fermarlo e ci riescono. È una storia vera, ricostruita sui ricordi del figlio di Tucker, ma è anche una

metafora autobiografica.

* L' ULTIMA ECLISSI

di HACKFORD TAYLOR, USA 1995, 131'

La cameriera Dolores Claiborne è accusata di aver ucciso la sua padrona. Riemergono gli antichi

sospetti di aver assassinato, molti anni prima, il violento consorte alcolizzato. Torna per l'inchiesta

Selena la figlia giornalista che da anni si è allontanata. Da un romanzo di Stephen King un film in chiave

femminista, particolarmente riuscito nel confronto tra madre e figlia: Strindberg contaminato con

* UMBERTO D.

di DE SICA VITTORIO, ITA 1952, 89'

Un mite, silenzioso pensionato, ridotto a non essere più (economicamente) in grado di sopravvivere,

rifiuta la tentazione del suicidio per non abbandonare il proprio cane. Uno dei capolavori del cinema

neorealista, e il suo canto del cigno. Frutto maturo del sodalizio tra Zavattini e De Sica

* IL VIALE DEL TRAMONTO

di WILDER BILLY, USA 1950, 105'

Un giovane e disoccupato sceneggiatore di Hollywood va a vivere con una ricca e anziana attrice, già

star del cinema muto, prigioniera delirante del suo passato, facendosi da lei mantenere. Il più caustico e

sardonico film nero sul mondo di Hollywood. Melodramma amarissimo con risvolti da horror e sottofondi

da commedia. Alcune memorabili scene tra cui la partita a carte con B. Keaton. Sapiente regia: una

pietra miliare nell'itinerario di Wilder. Splendide interpretazioni

* Il volo della Fenice

di Aldrich, Robert, usa 1966, 147'

Un bimotore che porta a bordo i dipendenti di una compagnia petrolifera precipita nel Sahara. I superstiti

tentano di costruire un piccolo aereo per salvarsi. Apre la trilogia aldrichiana su una comunità di uomini,

senza donne, in situazione di estrema difficoltà, continuata con Quella sporca dozzina e Non è più tempo

d'eroi. Suspense vigorosa.