Il cinema racconta ... IL SECOLO BREVE |
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L' ANGELO AZZURROdi VON STENBERG JOSEF, GER 1930, 108'
Dal romanzo Il professor Unrat (1905) di Heinrich Mann: un anziano insegnante s'invaghisce della
sciantosa Lola-Lola che si esibisce a Der blaue Angel e, dopo averla sposata, scende la scala
dell'abiezione.
Capolavoro del primo cinema tedesco sonoro, trasformò in star una poco nota cantante e attrice
(Dietrich, Marlene)
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UN ANNO VISSUTO PERICOLOSAMENTEdi WEIR PETER, 1982,
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UN' ARIDA STAGIONE BIANCAdi PALEY E., USA 1989, 107'
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LA BATTAGLIA DI ALGERIdi PONTECORVO GILLO, FRA 1966, 114 '
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IL BUIO OLTRE LA SIEPEdi MULLIGAN R., USA 1962, 2H 49
Alabama. Avvocato difende e dimostra l'innocenza di un nero accusato di aver sedotto una bianca. Ma il
giovane, condannato, fugge. Dall'omonimo romanzo di Harper Lee, un film coraggioso che si sviluppa a
ritmo incalzante, con un'ottima descrizione della provincia americana, una intelligente descrizione dei
personaggi e poca retorica. Ebbe 7 nomination e due Oscar
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LA CADUTA DEGLI DEIdi VISCONTI LUCHINO, ITA 1969, 121'
Storia della famiglia tedesca degli Essenbeck, industriali metallurgici, nel biennio 1933-34, dall'incendio
del Reichstag alla “notte dei lunghi coltelli” in cui le SS fecero strage delle SA. Poeta del negativo,
Visconti riprende qui – tenendo d'occhio Macbeth di Shakespeare, I demoni di Dostoevskij,
Götterdämmerung di Wagner e Thomas Mann – la sua vocazione di registratore di crolli, profanatore di
romanticismi, cantore di corruzioni e dissoluzioni. Forzature, dissonanze, compiacimenti sono i peccati
minori di un film dal ritmo spiccio, di fosca potenza, con una compagnia internazionale di attori di
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CASABLANCAdi CURTIZ MICHAEL, USA 1943, 102'
S'incontrano nel principale porto del Marocco nel 1941 poliziotti francesi, spie naziste, fuoriusciti
antifascisti, avventurieri di rango, piccoli sciacalli. L'americano Rick Blaine, proprietario di un bar, aiuta
Ilsa, la donna che amava (e ama ancora) e suo marito, perseguitato politico, a lasciare in aereo la città.
Film mitico sul quale il tempo sembra non avere presa, oggetto di culto per le giovani generazioni di
mezzo mondo, amalgama perfetto di toni, generi, archetipi e stereotipi dell'immaginario collettivo,
memorabile galleria di personaggi grandi e piccoli. È la più sottile opera di propaganda antinazista
realizzata durante la guerra e la più decisiva eccezione alla teoria del cinema d'autore.
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C'ERA UNA VOLTA IN AMERICAdi LEONE SERGIO, USA 1984, 220 '
All'origine dell'ultimo film di Leone (1929-89) c'è il tempo con la sua vertigine. Come struttura narrativa, è
un labirinto alla Borges, un giardino dai sentieri incrociati, una nuova confutazione del tempo. La sua
vicenda abbraccia un arco di quasi mezzo secolo, diviso in 3 momenti: 1922-23, quando i protagonisti
sono ragazzini, angeli dalla faccia sporca alla dura scuola della strada nel Lower East Side di New York;
1932-33, quando sono diventati una banda di giovani gangster; 1968, quando Noodles (R. De Niro),
come emergendo dalla nebbia del passato, ritorna a New York alla ricerca del tempo perduto. È un film di
morte, iniquità, violenza, piombo, sangue, paura, amicizia virile, tradimenti. E di sesso. In questa fiaba di
maschi violenti le donne sono maltrattate; la pulsione sessuale è legata all'analità, alla golosità, alla
morte, soprattutto alla violenza. È l'America vista come un mondo di bambini.
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CORAZZATA POTEMPKINdi EJENSTEJN SERGEJ M., 1926,
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IL DECLINO DELL'IMPERO AMERICANOdi ARCAND DENIS, CAN 1987, 92 '
Quattro donne di estrazione medio borghese, di cui tre sposate, e quattro professori universitari, tre dei
quali legittimi mariti, stanno trascorrendo un fine settimana nella casa sul lago di uno di loro, docente di
storia. Le prime in palestra, fra esercizi, attrezzi, piscine e sauna, i secondi in cucina fra pentole,
ingredienti e fornelli, si scambiano cinicamente racconti di esperienze erotiche coniugali - sopra tutto
extra coniugali - sia normali che devianti, molto piccanti e dettagliate, con ossessiva insistenza. Qualche
amara riflessione affiora al di là dei temi frivoli e pruriginosi che hanno intrattenuto gli otto protagonisti per
tutto il giorno: "L'esasperata caccia alla felicità personale, caratteristica della nostra società, non sarà
per caso storicamente legata all'iniziale declino dell'impero americano?" Frattanto, dal buio di un
terrazzino, la moglie del professore di storia coglie il racconto che il marito fà a un amico dei suoi
continui e morbosi tradimenti. I discorsi notturni dei vari personaggi proseguono nel cinismo e
riprendono la loro vita intreccita di ipocrisia.
E' un film sulla ambiguità della generazioine "maturata" negli anni '60.
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IL DIARIO DI ANNA FRANKdi STEVENS GEORGE, USA 1959, 146'
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IL DOTTOR KORCZACKdi WAJDA ANDRZEJ, POL 1991, 1 H 55
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IL DOTTOR ZHIVAGOdi LEAN DAVID, 1965,
Durante la prima guerra mondiale Yurij Andrèevic Zivago , medico e poeta sposato con la cugina Tonja ,
si innamora al fronte della crocerossina Lara Antipov . Nel 1917, scoppiata la rivoluzione bolscevica, si
rifugia con moglie e figlio in un villaggio degli Urali dove incontra di nuovo Lara e ne diventa l'amante. La
guerra civile li separa per due anni. Mentre Tonja con due figli è riparata all'estero, Zivago si ricongiunge
con Lara, ma le vicende politiche li dividono ancora. Muore a Mosca, povero e solo, di crisi cardiaca. Da
guardare con ammirazione, specialmente nei campi lunghi e lunghissimi e nelle scene di massa.
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FANNY E ALEXANDERdi BERGMAN INGMAR, 1983,
Divisa in 5 capitoli (1. il Natale; 2. il fantasma; 3. il commiato; 4. i fatti dell'estate; 5. i demoni), un breve
prologo e un lungo epilogo, è la storia della famiglia Ekdahl di Uppsala tra il Natale del 1907 e la
primavera del 1909 con una sessantina di personaggi, divisi in quattro gruppi, che passa per tre case e
mette a fuoco tre temi centrali: l'arte (il teatro), la religione e la magia. Congedo e testamento di
Bergman, uomo di cinema, è una dichiarazione d'amore alla vita e, come la vita, ha molte facce:
commedia, dramma, pochade, tragedia, alternando riti familiari (lo splendido capitolo iniziale), strazianti
liti coniugali alla Strindberg, cupi conflitti di tetraggine luterana che rimandano a Dreyer, colpi di scena da
romanzo d'appendice, quadretti idillici, intermezzi di allegra sensualità, impennate fantastiche, magie,
trucchi, morti che ritornano. Un film “dove tutto può accadere”. Compendio di trent'anni di cinema
all'insegna di un alto magistero narrativo.
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LA FUGA DEGLI ANGELI. STORIE DEL KINDERTRANSPORTdi HARRIS MARK JONATHAN, 2000,
Poco prima della seconda guerra mondiale una straordinaria operazione di salvataggio soccorse le
vittime più giovani del terrore nazista. Diecimila bambini ebrei, insieme ad altri, furono trasportati dai
paesi occupati dalla Germania a rifugi e case di accoglienza in Gran Bretagna. Alcuni strinsero nuovi
legami familiari; altri dovettero resistere al Blitz. Altri ancora trovarono modi incredibili di salvare i propri
genitori dalla tirannia di Hitler. E tutti hanno storie indimenticabili da raccontare. Mark Jonathan Harris,
scrittore e regista del documentario vincitore dell'Oscar® The Long Way Home, insieme alla produttrice
Deborah Oppenheimer (la cui madre fu una dei 10.000 bambini) sono gli ideatori di questo eccezionale
documentario vincitore dell'Oscar1 nel 2000 come Miglior Documentario, ricco di immagini d'archivio e
testimonianza avvincente dell'esperienza dei bambini sopravvissuti, dei loro salvatori e dei genitori
dell'eroico Kindertransport. Narrato da Judi Dench (nella versione originale).
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IL GENERALE DELLA ROVEREdi DE SICA VITTORIO, ITA 1959, 132'
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GERMANIA ANNO ZEROdi ROSSELLINI ROBERTO, ITA 1947, 72 '
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UNA GIORNATA PARTICOLAREdi SCOLA ETTORE, ITA 1977, 105 '
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GOOD BYE LENIN!di BECKER WOLFGANG, GER 2003,
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IL GRANDE DITTATOREdi CHAPLIN CHARLIE, 1940,
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LA GRANDE ILLUSIONEdi RENOIR JEAN, 1937,
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GRIDO DI LIBERTA'di ATTENBOROUGH RICHARD, GB 1987,
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JFC UN CASO ANCORA APERTOdi STONE OLIVER, USA 1991,
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JFK - UN CASO ANCORA APERTOdi STONE OLIVER, USA 1991, 188'
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JONA CHE VISSE NELLA BALENAdi FAENZA, ITA 1993, 100 '
Tratto da Anni d'infanzia (1977) di Jona Oberski, fisico nucleare, è la storia di un bambino olandese di
quattro anni, arrestato nel 1942 dai tedeschi e deportato a Bergen-Belsen dove gli muore il padre. Perde
la madre nel 1945, subito dopo la liberazione. Il piccolo Jona è adottato da una coppia di olandesi che
con lui dovranno patire non poco. Fedele al libro, Faenza (1943) adotta l'ottica del suo piccolo
protagonista, lo sguardo inconsapevole dell'infanzia che dell'atroce realtà che lo circonda coglie soltanto
alcuni particolari. Non a caso nella seconda parte quando Jona ha sette anni, il film cambia stile perché
lo sguardo s'è fatto più adulto. Film sulla tenacia dell'amore: semplice, asciutto, intenso senza
concessioni al dolorismo né al sensazionalismo.
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KAPO'di PONTECORVO GILLO, ITA 1959, 1H 40'
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KOLYAdi SVERAK JAN, CEC 1997, 105'
Praga, 1988. L'anziano Louka (Z. Sverák), esimio violoncellista disoccupato, indebitato e scapolo
sottaniere, accetta per denaro di sposare una russa (L. Safranková), madre di Kolja (A. Chalimon) di
cinque anni, per permetterle di acquisire la cittadinanza ceca. Ottenutala, la donna se ne va in Germania,
lasciando Kolja alla nonna che, però, ha un infarto e muore. Kolja passa a Louka. Rapporto difficile: il
musicista non parla il russo, il bambino non sa il ceco. Intanto la macchina burocratica si mette in moto.
Si vorrebbe mandare Kolja in un brefotrofio russo, ma è ormai la fine del 1989, il regime socialista crolla.
Finale logico e agrodolce. “È fatto di spostamenti progressivi del ‘sentire’ l'emozionante avvicinamento
tra il vecchio e il bambino. Per il musicista si tratta di scoprire il luogo della comunicazione da dove
arrivano i messaggi del bambino: la reticenza, il dolore, la solitudine, l'istinto al gioco” (Silvio Danese)
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LADRI DI BICICLETTEdi DE SICA VITTORIO, ITA 1948, 86'
Analisi del film: G. Alonge, Vittorio De Sica, Ladri di biciclette, Lindau, Torino
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MEPHISTOdi SZABO I., 1981,
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LA MIA AFRICAdi POLLACK, USA 1985, 161'
Nel 1914 la danese Karen Blixen, futura scrittrice, arriva a Nairobi per un matrimonio di convenienza con
un barone tedesco che la trascura. S'innamora di un avventuriero inglese idealista. Intanto conosce
l'Africa e matura. 7 premi Oscar (film, regia, musica, scenografie, sceneggiatura, suono, fotografia) per il
più accademico dei film di S. Pollack: prolisso, un po' leccato, romanticissimo, quasi fotoromanzo. Ma
c'è un lirismo autentico di fondo che lo riscatta. Per chi ha il mal d'Africa. Sceneggiatura di Kurt Luedtke,
basata sul libro omonimo (1937) di ricordi di Isak Dinesen, pseudonimo di K. Blixen (1885-1962)
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Moulin Rougedi Luhrmann, Baz, USA 2001, 125
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NATO IL QUATTRO LUGLIOdi STONE OLIVER, USA 1989, 144 '
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LE NONPERSONE. DOCUMENTI FILMATI DELLA SHOAHdi OLLA ROBERTO, 1999, 55'
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LA NOTTE DI SAN LORENZOdi TAVIANI PAOLO E VITTORIO, 1982,
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IL PADRINOdi Coppola, Francis Ford, USA 1972, 175'
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IL PADRINO - PARTE IIdi Coppola, Francis Ford, USA 1974, 200'
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IL PADRINO - PARTE IIIdi Coppola, Francis Ford, USA 1990, 161'
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PAISA'di ROSSELLINI ROBERTO, ITA 1946, 126'
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IL PAZIENTE INGLESEdi MINGHELLA ANTHONY, USA 1996, 162'
Toscana, verso la fine della guerra 1939-45: Hana , infermiera canadese innamorata di un artificiere
indiano , accudisce un misterioso paziente inglese dal viso sfigurato di cui si rievoca in flashback
l'illegittima e tragica passione per Katharine , incontrata in Egitto, prima della guerra, durante una
missione geografico-militare per il governo britannico
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IL PIANISTAdi POLANSKI ROMAN, POL 2002, 148'
Siamo nel '38. Comincia a stringersi la tenaglia nazista che produrrà le prime limitazioni per gli Ebrei:
prima leggere -la stella di Davide cucita sul braccio- poi pesanti, poi intollerabili, poi mortali. Fino alla
decimazione. Wladyslaw, giovane, talentoso pianista, sta suonando Chopin per una registrazione
radiofonica proprio mentre arriva la notizia dell'invasione nazista della Polonia. Il giovane assiste
all'orribile spirale: tutta la famiglia deportata e poi le condizioni del ghetto: bambini che muoiono di fame,
gente uccisa per nulla, e una piccola parte di ebrei che tradiscono per sopravvivere. Alla fine Wladyslaw
è di nuovo al piano, proprio come all'inizio. Ma naturalmente l'esperienza lo ha devastato. Niente, neppure
Chopin sarà più come prima.
Polanski racconta l’Olocausto attraverso una storia molto
simile alla sua. In un equilibrio straordinario tra vicenda privata e tragedia collettiva senza mai
autocommiserarsi
Non dev’essere facile per un ebreo polacco che da bambino ha attraversato le persecuzioni naziste, il
ghetto di Cracovia, i bombardamenti, le deportazioni di massa, la perdita di familiari e amici, e la paura, la
solitudine, il randagismo, affrontare con lucidità una storia di Olocausto. Forse è per questo che Roman
Polanski rifiutò l’offerta di Spielberg di dirigere “Schindler’s List” e che è arrivato quasi a settant’anni
prima di imprimere sulla pellicola il suo Olocausto: la storia privata, molto simile alla sua anche se il
protagonista è un adulto, di un ebreo fuggiasco che, solo, sopravvive nella Varsavia occupata dai nazisti.
“Il pianista” non è il “film di una vita” (sulle sue paure, ossessioni e buchi neri Polanski ha costruito tutto il
suo personalissimo lavoro d’autore), e proprio per questo riesce a mantenere un equilibrio straordinario
tra vicenda privata e tragedia collettiva, a raccontarci tutto senza mai perdere la soggettiva del suo
protagonista, a non cadere mai nell’autocommiserazione o nell’autocompiacimento. Ha un’ampiezza di
respiro e una finezza di tessitura che lo consegnano immediatamente al cinema classico, quel cinema
capace di travolgere con la sua emozione e la sua intensità senza mai abbandonarsi alla bellezza fine a
se stessa, alla gratuità delle immagini. Nel “Pianista” tutta la scansione narrativa conduce in una
direzione precisa: si va dalla Storia all’incubo. La Storia esibisce il suo volto peggiore nella prima parte, e
Polanski ne riprende il crescendo di incredulità, incertezza, collaborazionismo, disperazione; il suo
occhio coglie, spesso a distanza, attimi di orrore (solo a uno si avvicina davvero: il bambino infilato nel
buco del muro che separa il ghetto dalla città) e figurine surreali di un’umanità che nonostante tutto vuole
sopravvivere. Solo raramente parte un movimento di macchina di ampio respiro, a restituirci la
dimensione, tremenda, dell’evento (il ponte sopra la strada che attraversa il ghetto, le valige degli ebrei
abbandonate nella strada, il dolly che accompagna Wladyslaw oltre il muro e ci mostra Varsavia
distrutta). L’incubo, sempre più solitario e orrifico, comincia nel momento in cui il protagonista chiude
dietro di sé la botola della pedana del caffè. Là, comincia il viaggio di un nuovo inquilino del terzo piano,
braccato, spiato, tradito, in un inferno personale, dove neppure lo scorrere del tempo conta più. La
seconda parte del film è bellissima e sconvolgente; ma la prima serve a farci arrivare sin là con la
consapevolezza che tutto questo è accaduto davvero.
Emanuela Martini, FilmTV
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IL PONTE SUL FIUME KWAYdi Lean, David, GB 1957, 161'
Durante la seconda guerra mondiale prigionieri britannici di guerra in Birmania sono impiegati nella
costruzione di un ponte, mentre una squadra di guastatori loro compatrioti si prepara a distruggerlo.
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PORTIERE DI NOTTEdi CAVANI LILIANA, ITA 1974, 2 H
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QUINTO POTEREdi LUMET SIDNEY, USA 1976, 121'
Un noto commentatore televisivo, in calo di popolarità, annuncia il suo imminente suicidio in diretta.
Pubblico elettrizzato. Una giornalista cerca di sfruttare fino in fondo l'avvenimento. Un brutto, isterico,
iroso film contro la televisione che bisogna vedere. In arte, come nelle altre forme di comunicazione, l'ira
è cattiva consigliera perché induce a combattere il nemico con le sue stesse armi. Network ha quasi tutti
i difetti che pretende di denunciare
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ROMA CITTA' APERTAdi ROSSELLINI R., 1945,
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SALO' O LE 120 GIORNATE DI SODOMAdi PASOLINI PIERPAOLO, ITA 1975, 112'
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SCHINDLER'S LISTdi SPIELBERG STEVEN, USA 1993, 195'
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SORGO ROSSOdi YIMOU ZHANG, CIN 1988,
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SOSTIENE PEREIRAdi FAENZA ROBERTO, ITA 1995, 104'
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LA SOTTILE LINEA ROSSAdi MALICK TERENCE, USA 1998, 170'
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L' UOMO DI MARMOdi WAJDA ANDRZEJ, POL 1976,
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VAJONT 9 OTTOBRE '63. ORAZIONE CIVILEdi PAOLINI M., VACIS G., ITA 1997,