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selezione di testi normativi
HANDICAP
Lo scorso 28 luglio il governo ha approvato il Piano d’azione per le politiche per l’handicap per gli anni 2000-2003. Il Programma è diviso in nove parti: 1) Prevenire le disabilità, 2) Prevenzione, 3) Scuola, 4) Lavoro, 5) La disabilità in età adulta, 6) Mobilità: luoghi e mezzi senza barriere, 7) Liberi di vivere, 8) Sistema integrato di fonti informative sull’handicap, i servizi, le soluzioni tecnico organizzative, 9) Europa. E’ opportuno ricordare che quanto indicato dal Piano ha valore di indirizzo e dunque come tale deve essere considerato. Per questo in premessa viene specificato: In riferimento alla indicazione delle modalità di finanziamento degli interventi previsti dal presente Programma, si precisa che le azioni richiamate e da attuarsi nell’ambito della legislazione vigente risultano finanziabili nei limiti degli stanziamenti previsti, mentre gli impegni assunti alla presentazione alle Camere di nuovi provvedimenti legislativi saranno condizionati al rispetto della disciplina ordinaria in tema di programmazione finanziaria. Il rischio evidente è quello di trovarsi di fronte ad un elenco di buone intenzioni destinatoa rimanere tale. Il testo del Piano può essere consultato nel sito del Gruppo Solidarietà www.comune.jesi.ancona.it/grusol - informazioni.
Di seguito riportiamo il capitolo riguardante la
scuola (ad eccezione della parte riguardante gli studenti universitari), il
lavoro e la disabilità in età adulta.
3.
Scuola
Una
scelta irreversibile
La
scelta della piena integrazione scolastica è stata avviata, in Italia,
all’inizio degli anni Settanta, prima in forma spontanea, poi dal legislatore
e dal potere esecutivo. Nell’anno scolastico 1997/98, (ultimi dati ufficiali
Ministero della Pubblica Istruzione) gli alunni con disabilità inseriti nei
vari ordini di scuola ammontavano, su un totale di 7.589.395 alunni, a 117.643
unità. Erano 10.045 nella scuola materna, 50.950 nelle elementari, 43.180 nelle
scuole medie, e 13.468 nelle secondarie superiori. Oggi questa capillare
esperienza interessa oltre 100.000 sezioni e classi comuni dei vari ordini e
gradi di scuola e coinvolge quasi 59 mila docenti per il sostegno (alcune
migliaia dei quali, tuttavia, non sono in possesso di una specializzazione).
Inoltre, chiama in causa per legge Regioni, Province, Comuni, Comunità montane
e Aziende sanitarie locali ad assicurare, nei rispettivi compiti e ruoli, il
supporto all’integrazione.
L
La scelta
dell
Tale indirizzo deve valere anche nella scuola dell’autonomia, in relazione a numerosi fattori: a) ai rapporti tra i diritti umani e civili ed integrazione sociale; b) al quadro legislativo e normativo vigente; c) alla constatazione, validata dall’esperienza italiana e internazionale, che l’impegno per l’integrazione nella scuola di tutti rappresenta la strategia fondamentale per lo sviluppo, la crescita e la conquista delle autonomie e costituisce la condizione fondamentale per la successiva integrazione sociale e, se possibile, lavorativa delle persone disabili; d) alla considerazione dei vantaggi che tale situazione comporta per gli altri alunni e all’esperienza umana, culturale e professionale maturata da un’ampia fascia di operatori scolastici ed extrascolastici; f) al fatto che l’esperienza italiana rappresenta ormai un modello cui guarda l’Europa come occasione di scambi, di confronto e di reciproco incoraggiamento per innalzare la qualità del servizio scolastico.
Tutto ciò sottolinea la
necessità di collocare il diritto all
Per
promuovere e rafforzare il processo di integrazione e per migliorare la qualità
della formazione ed i livelli di apprendimento degli alunni disabili saranno
promosse le seguenti azioni:
-
formazione e specializzazione degli insegnanti, attraverso la definizione di
qualificati percorsi universitari, a partire dalla formazione di base. Tali iter
debbono essere destinati, innanzitutto, a tutti i docenti curricolari, vanno
assicurate, inoltre, forme altrettanto qualificate di specializzazione degli
insegnanti per il sostegno, con il coinvolgimento pieno delle Facoltà di
Scienze dell
-
attuazione di un programma teso all’impiego esteso e mirato delle nuove
tecnologie, protesi, ausili, materiali didattici specifici, risorse
informatiche, ma anche e soprattutto strumenti di amplificazione della
comunicazione. Formazione degli operatori scolastici per un corretto uso delle
tecnologie ed ausili;
- offerta di opportunità formative e di specializzazione dei docenti che riguardino, in modo precipuo, i diversi bisogni educativi specifici conseguenti le diverse tipologie delle disabilità. In tali percorsi di formazione, affidati a docenti con particolare requisiti e di provata esperienza, devono trovare spazio la puntuale illustrazione e la conseguente utilizzazione dei principali metodi, degli sperimentati approcci riferiti a tali tipologie di deficit: utilizzo del Braille e di ogni altro sussidio per i non vedenti; educazione alla competenza linguistica, lingua dei segni e tecnologie per facilitare la comunicazione dei sordi; percorsi didattici specifici per l’integrazione degli alunni con sindrome di Down, con autismo, con grave disabilità psicofisica; ausili per i disabili motori gravi. Inserimento nella scuola della figura dell’assistente alla comunicazione, del quale andrà definito profilo e percorso formativo;
-
revisione dell’Atto di indirizzo e coordinamento alle Aziende sanitarie locali
(DPR 24 febbraio 1994), con l
- verifica del grado di accessibilità delle scuole di ogni ordine e grado con particolare riguardo agli ingressi principali, alla mobilità interna alla struttura, alle palestre, agli spazi comuni, ai servizi igienici; programmazione di interventi per l’eliminazione dele barriere architettoniche, della comunicazione e percezione;
- il processo di integrazione
scolastica degli allievi e delle allieve in situazione di handicap deve essere
considerato come uno dei fattori di qualità del piano dell’offerta formativa
di una istituzione scolastica. Il Ministero della Pubblica Istruzione provvederà
a definire con urgenza corretti strumenti di valutazione e verifica degli
interventi educativi, didattici e organizzativi messi in atto dalle singole
scuole e dall
-
attuare la Riforma delle scuole degli istituti a carattere atipico di cui alla
parte I, titolo II, capo II, del Testo unico della scuola (D.Lvo. 297/1994),
secondo il preciso dettato della Legge n. 59/97, art. 21, comma 10. Tali
istituzioni scolastiche vanno riformate "come enti finalizzati al supporto
dell
4.
Lavoro
Per
una piena integrazione
Le politiche per l’integrazione sviluppate dai servizi territoriali e dal sistema scolastico hanno determinato una forte crescita della domanda di lavoro da parte delle persone disabili. E sono ormai numerose l’esperienze di inserimento in imprese, sia pubbliche che private, di lavoratori con handicap fisico medio grave, con insufficenza mentale, con minorazioni sensoriali. Tali esperienze sono state generalmente promosse dai servizi di formazione professionale, facilitate dall’impiego di particolari tecnologie, regolate da convenzioni sottoscritte dagli imprenditori con i servizi del collocamento, supportate dalla contrattazione sindacale sia nazionale che aziendale.
Nonostante ciò il tasso di disoccupazione dei lavoratori disabili è ancora particolarmente elevato, supera infatti il 55 per cento della forza lavoro. Gli occupati sono stimati intorno alle 210 mila unità, se si considerano i 191.953 inseriti nelle aziende pubbliche e private al 30 giugno 1998 ai sensi della legge 482 sul collocamento obbligatorio, i circa 15 mila lavoratori stimati nelle cooperative sociali di tipo B, le poche migliaia impegnate nelle libere professioni e nel lavoro autonomo. A fronte di questi, risultavano, alla stessa data, iscritte nelle liste dei disoccupati 264.073 persone con più o meno grave disabilità fisica, mentale o sensoriale. La percentuale di disoccupati è particolarmente elevata nelle regioni meridionali, in Calabria, Sicilia e Sardegna si aggira intorno al 70 per cento.
Il
numero degli occupati ha altresì registrato un sensibile calo negli anni più
recenti a seguito della più generale crisi occupazionale, di una legislazione inadeguata,
burocratica, assistenzialistica e delle indubbie resistenze del mondo
imprenditoriale, che non ha saputo cogliere le opportunità offerte dalla
crescente domanda di occupazione dei disabili, molto motivati al lavoro ed in
gran parte diplomati, laureati e comunque professionalizzati grazie alla
integrazione scolastica ed ai positivi risultati della formazione professionale.
Si è evidenziata altresì una difficoltà del sistema produttivo di avvalersi
delle inedite opportunità offerte dallo sviluppo delle nuove tecnologie. Nel
pubblico impiego, infine, ha dilagato per anni la piaga dei falsi invalidi,
assunti per chiamata nominativa diretta, grazie ad una normativa compiacente che
favoriva pratiche clientelari, abrogata solo nel 1993 dall’art.42 del decreto
legislativo n.29.
Ma
determinanti si sono dimostrati i ritardi e gli squilibri nel recepimento ed
attuazione delle normative e normative in materia di orientamento, formazione e
servizi per l’inserimento lavorativo guidato da parte degli enti locali.
Ritardi e squilibri che ancora persistono e rischiano di compromettere la stessa
applicazione della legge 68. Secondo stime recenti, si collocano all
La legge 68, approvata dopo un lungo dibattito parlamentare,
ha recepito il meglio delle esperienze di inserimento lavorativo, innovando
radicalmente il sistema di collocamento dei disabili. Le nuove norme estendono
l’obbligo alle aziende pubbliche e private con almeno 15 dipendenti,
concedendo alle imprese flessibilità, ampia facoltà di ricorrere alla chiamata
nominativa e consistenti incentivi economici. La legge abbassa l
-
operatore telefonico addetto alle informazioni alla clientela e agli uffici
relazioni con il pubblico
-
operatore telefonico addetto alla gestione e all’utilizzazione di banche dati
-
operatore telefonico addetto ai servizi telemarketing e di telesoccorso.
La nuova legge, entrata in vigore a pieno regime il 18 gennaio 2000, potrà offrire nei prossimi anni importanti possibilità di occupazione. Così come non andrà sottovalutato il ruolo che potranno svolgere le cooperative sociali di tipo B, riconosciute dalla legge 381 del 1991, che in una logica d’impresa e nel rispetto delle normative poste a tutela dei lavoratori rappresenta un ottimo strumento di integrazione lavorativa, si tratta di imprese flessibili e dinamiche che si sono dimostrate particolarmente idonee a individuare le soluzioni organizzative più adatte all’inserimento dei lavoratori con disabilità medio - gravi.
Esse
si potranno avvalere nelle aree di intervento comunitario delle risorse
destinate al loro sviluppo dall
Per offrire nuove opportunità di inserimento e migliorare i livelli occupazionali dei lavoratori disabili si intendono promuovere:
- Dare attuazione all’accordo tra il Ministero del
Lavoro e della Previdenza Sociale e le Regioni, Province, Province Autonome di
Trento e Bolzano, Comuni, Comunità montane, per l’individuazione di standard
minimi di funzionamento dei servizi pubblici per l’impiego che vede il
Ministero del Lavoro, nell’esercizio del proprio ruolo di coordinamento,
promozione ed indirizzo, impegnato a realizzare
azioni di supporto e di qualificazione del personaledei servizi per il lavoro;
-
azioni volte a sensibilizzare le imprese sulle opportunità offerte dalla nuova
legge 68/99 sul collocamento dei lavoratori disabili;
- emanazione di una direttiva da parte del Dipartimento della
Funzione Pubblica che definisca modalità chiare di verifica sistematica delle
disposizioni di cui all
-
finalizzare una quota dei fondi che l’Unione Europea ed il Ministero del
Lavoro destinano alla formazione professionale per finanziare, con il concorso
delle Regioni, un programma di implementazione o di riequilibrio dei servizi
formativi, promuovendone lo sviluppo nelle aree meridionali, migliorandone le
modalità operative, indirizzando le attività verso nuove qualifiche coerenti
con le opportunità di lavoro offerte dalle realtà locali, favorendo l’avvio
di forme di partenariato e di gemellaggi che coinvolgano le esperienze più
avanzate.
In
particolare:
a) favorire il trasferimento delle esperienze più avanzate nel campo
dell’inserimento mirato e l’assistenza tecnica per permettere la nascita dei
servizi necessari, utilizzando anche le risorse esistenti per l’aggiornamento
e la conversione professionale dei lavoratori;
b) formulare linee guida per l’utilizzo dei fondi regionali o europei
destinati alla formazione professionale dei disabili, finalizzata alle
opportunità di lavoro offerte dalle singole realtà locali o alle possibilità
potenziali individuate da tavoli di concertazione con le forze sociali e
imprenditoriali;
-
sostegno finanziario alle cooperative sociali di tipo B per la costituzione di
nuove imprese e l’ampliamento di quelle esistenti, ed emanazione di una
direttiva agli enti pubblici per l
-
favorire la diffusione del lavoro autonomo e l
-
promozione, anche con il concorso di enti di ricerca e di altre istituzioni
pubbliche e private, di programmi per lo sviluppo e la diffusione di nuove
tecnologie e di strumenti informatici per estendere e facilitare le possibilità
di formazione e e di inserimento lavorativo delle persone con disabilità
fisica, mentale e sensoriale;
- destinazione da parte dell’INAIL di una quota parte delle somme annualmente incassate in attuazione dei piani di lotta all’evasione, per promuovere e finanziare progetti formativi di riqualificazione professionale degli invalidi del lavoro, nonchè per finanziare o promuovere progetti per l’abbattimento delle barriere architettoniche all’interno dei luoghi di lavoro.
- verificare l’applicazione dell’art.33 della legge 104/92 così come modificato dagli artt.19 e 20 della legge 53/00;
- verificare le norme in vigore in
materia previdenziale per le diverse categorie di lavoratori disabili;
- istituire, presso il Ministero del Lavoro, un Osservatorio Nazionale per il lavoro dei disabili con compiti di monitoraggio, studio, ricerca, documentazione e formulazione di proposte in merito alle problematiche legate all’applicazione della legge 12.3.1999, numero 68, nonchè ogni altro aspetto inerente l’occupazione dei lavoratori disabili.
5.
La disabilità in età adulta
Itinerari di integrazione
Ogni
persona disabile, di qualsiasi età sia, ha diritto ad un sistema di aiuto che
garantisca lo sviluppo massimo della sua personalità e ad un inserimento
sociale il più attivo e partecipato possibile.
Mentre
però per le persone disabili in età evolutiva si riscontra l
Risorse,
organizzazione dei servizi, progetti di integrazione tra interventi sociali e
sanitari, disponibilità di pari opportunità per l
Nella
fascia di età tra i 15 ed i 65 anni si stimano circa 900.000 disabili di cui
quasi 100.000 in situazione di gravità, che richiedono intervento
assistenziale.
Per
contrastare processi di esclusione o l
Occorre parimenti riaffermare l’importanza dell
La
possibilità di costruire organicamente le diverse risposte, in termini unitari,
globali, integrati e flessibili,
costituisce la mappa dei servizi e delle risorse disponibili sul territorio, cui
far ricorso per poter rispondere adeguatamente, in quantità e qualità, alle
problematiche delle persone disabili. Nell’impiego delle risorse territoriali
va data priorità alle persone in situazioni di gravità, così come dispone la
legge 162 del 21 maggio 1998.
Gli interventi da attivare:
- sollecitare
l’emanazione delle normative regionali in attuazione della L. 104/92 e 162/98;
- verificare la stato di attuazione delle “Linee ‑ guida” del
Ministero della Sanità per le attività di riabilitazione rivolte agli adulti;
- istituire i distretti e in ognuno di essi almeno
una équipe pluridisciplinare che eserciti la presa in carico dei disabili
adulti e programmi l
- sperimentare, nei centri con oltre 50.000 abitanti,
progetti di uscita programmata dalla
scuola dell’obbligo. Utilizzando al meglio il progetto educativo
individuale e valutando le reali possibilità e potenzialità della persona,
possono essere preventivamente definiti gli inserimenti successivi (prosecuzione
degli studi, formazione professionale, assistenza socio ‑ educativa sia in
forma individuale che di gruppo, centro diurno, residenza, ecc.). L
- avviare, attraverso accordi di programma tra comuni e ASL, in ogni
distretto, un Servizio di aiuto alla persona per l
Pertanto
è opportuno:
a)
sperimentare programmi di assistenza (anche indiretta e autogestita, come
previsto dalla legge n.162/98), per persone che hanno solo problemi di non
autosufficienza, permettendo anche la scelta del proprio assistente personale,
nel rispetto delle norme e della dignità di tutte le persone, compresi gli
assistenti personali;
b)
sperimentare programmi per lo sviluppo dell
- attivare almeno un centro socio ‑
riabilitativo ed educativo ogni 50 mila abitanti. Tale servizio svolge la
funzione riabilitativa, educativa e di integrazione sociale attraverso l
Sostegno
alla famiglia e “Dopo di noi”
La prima e fondamentale istituzione assistenziale italiana è la famiglia. Si stima che il 15 per cento delle famiglie italiane siano direttamente interessate alle disabilità. Per il disabile grave la vita con i genitori può risultare la più efficace e la più completa delle soluzioni ai bisogni assistenziali. Ma occorre dare sostegno concreto alle famiglie per non determinare situazioni di svantaggio per tutti i membri della stessa. Inoltre, anche i genitori dei disabili invecchiano e ad un certo punto il disabile si ritroverà senza i genitori.
Uno
dei problemi che rende difficile, e a volte persino paralizzante il dialogo tra
famiglie e servizi, è l
I
programmi da attivare riguardano in particolare gli itinerari certi di
integrazione per poter garantire la presa in carico ed esercitarla attraverso
proposte di programmi individuali condivisi, definendo di volta in volta quali
sostegni attivare nelle diverse tappe di integrazione.Il piano d
Per
lo sviluppo delle politiche a sostegno della famiglia e del “Dopo di noi” si
prevedono le seguenti azioni:
- sperimentare un programma di intervento precoce
verso il bambino disabile ed a sostegno della famiglia. Una équipe
pluridisciplinare, che si faccia carico immediatamente della complessa
problematica determinata dalla nascita di un bambino disabile, porta un
immediato aiuto, offrendo strumenti di conoscenza e di valutazione e attivando
gli interventi, anche assistenziali, necessari per sostenere adeguatamente la
situazione;
- creare opportunità dirette e indirette per
potenziare le risorse e il loro utilizzo costruttivo per un adattamento positivo
della persona handicappata e della sua famiglia (auto ‑ mutuo – aiuto,
Self ‑ advocacy);
- semplificare le procedure di accertamento
dell’invalidità civile;
- avviare il riordino delle provvidenze economiche
(pensioni, assegni ed indennità a favore di invalidi civili, invalidi per
servizio, ciechi civili e sordomuti) secondo i seguenti principi:
a)
le provvidenze economiche non possono essere considerate alternative all
b)
superare le attuali disparità di trattamento differenziando le prestazioni
sulla base della gravità, mantenendo l’indennità di accompagnamento al
titolo della minorazione;
c)
rideterminare gli importi delle pensioni di invalidità per un graduale
allineamento agli altri trattamenti sociali;
d)
riesame della normativa in materia pensionistica per gli invalidi per servizio.
- introdurre la figura dell’amministratore
di sostegno per la tutela
giuridica e della qualità della vita del disabile non autosufficiente e non in
grado di tutelare i propri interessi;
- verificare la possibilità di introdurre il Trust
nella normativa fiscale ed agevolazioni per le famiglie, in particolare in
materia di successione;
- istituire commissioni (servizi e rappresentanze
degli utenti) per il controllo della qualità della vita del disabile, ovunque
egli viva: in famiglia, in un centro, in una residenza, in una RSA ecc.;
- verificare la possibilità di usufruire di
agevolazioni in materia previdenziale da parte dei disabili gravi e dei
lavoratori genitori di disabili gravi di cui al comma 3 dell’art.3 della legge
104/92;
- promuovere iniziative per la tutela e interventi
nel campo degli abusi e dei maltrattamenti di minori e di persone adulte con
handicap;
- introdurre misure che incentivino il ruolo attivo del settore no-profit.
Residenzialità
Molto
spesso il disabile è costretto a restare con i genitori per diversi motivi: il
tipo di disabilità (ad es. una grave disabilità intellettiva) che non permette
una vita autonoma, la mancanza di servizi di aiuto personale per superare
problemi di non autosufficienza per i disabili socialmente integrati, la non
disponibilità di alloggi adeguatamente attrezzati.
La
programmazione di un progetto di residenzialità permetterebbe in molti casi l
Occorre
quindi progettare, sperimentare e consolidare un sistema di vita extra
familiare, individuato come idoneo non solo come risposta ai bisogni
assistenziali, ma anche come risposta ai bisogni esistenziali di quel singolo
disabile, costruendo un sistema di autonomia con i genitori stessi e con l
Interventi:
- determinare una quota pari al 2 per cento di
riserva di alloggi di edilizia residenziale pubblica per singoli disabili,
coppie o nuclei con disabili;
- determinare una quota pari al 1 per cento di
riserva di alloggi di edilizia residenziale pubblica per i servizi sociali degli
Enti locali da destinare alla costituzione di residenze per disabili non
autonomi;
- definire i criteri di accreditamento per le
strutture di riabilitazione estensiva e di mantenimento e per le RSA;
- definire le strutture a prevalente rilevanza
sanitaria e quelle a prevalente rilevanza sociale;
- istituire almeno una RSA (max 20 posti) o piccola
comunità (residenza protetta) ogni 50.000 abitanti. Tali strutture saranno a
carico prevalente del fondo sanitario, e saranno riservate a persone disabili
che hanno bisogno di interventi sanitari continuativi e/o sono affette da
malattie croniche e non più autosufficienti;
- realizzare progetti di residenzialità programmata
a carattere socio ‑ assistenziale ed educativo, istituendo almeno una
comunità alloggio ogni 50 mila abitanti per le persone handicappate con
limitata o nulla autonomia, da realizzarsi in contesti abitativi di civile
abitazione e con la previsione di max 8 posti letto (e due posti di pronto
intervento). La struttura deve essere collocata in un contesto sociale reale,
facilitando in tal modo i processi di integrazione sociale e la promozione di
relazioni interpersonali, deve far sentire a proprio agio ogni persona, ognuna
con un proprio spazio personale.