In Lombardia sono 757, la più nota è la Baggina
Ipab, l'accusa di Martinazzoli
"Troppo potere alla Regione"
Proposta di Tiziana Maiolo: "Va bene, ma gli enti locali indichino i
direttori generali"
I presidenti degli enti che decidono di restare pubblici saranno nominati
dal Pirellone
RODOLFO SALA
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Il caso Ipab arriva in consiglio regionale, dove maggioranza e opposizione
si preparano a un confronto che si annuncia durissimo. Oggi comincia in
commissione la discussione della proposta di legge del centrodestra, e tra
una paio di settimane il provvedimento verrà portato in aula per essere
votato. Le posizioni restano molto lontane: la maggioranza vuole infatti
riservare alla Regione la facoltà di nomina dei presidenti di quelle Ipab
che decideranno di restare pubbliche (controllate per lo più dai Comuni).
In Lombardia sono 757, quella più nota è la milanese Baggina: 114
operano come asili infantili, 221 come case di riposo, 59 sono enti
erogatori di beneficenza, 176 svolgono attività socio-assistenziale, 187
si occupano di istruzione, formazione e lavoro, moltissime hanno un
considerevole patrimonio immobiliare.
La nuova normativa regionale sulle Ipab si rende necessaria per applicare
quella nazionale - legge Turco numero 328 - che lascia ai consigli di
amministrazione degli enti di assistenza e di beneficenza la possibilità
di diventare privati, trasformandosi in Fondazioni. Una possibilità,
accusano le opposizioni, che in Lombardia diventerebbe quasi un obbligo,
dal momento che i presidenti nominati dal Pirellone non garantirebbero la
necessaria autonomia delle Ipab.
Sull´argomento ieri il gruppo regionale della Margherita ha tenuto un
convegno, lanciando una proposta: emendare il progetto di legge del
centrodestra, in modo che i presidenti di quelle Ipab che intendono
rimanere enti di diritto pubblico continui a essere nominato dai consigli
di amministrazione. «Se da parte del centrodestra - spiega il consigliere
Paolo Danuvola - arrivasse la disponibilità a discutere di questo aspetto
fondamentale della legge, il nostro atteggiamento al momento del voto
potrebbe cambiare». Del resto, aggiunge Danuvola, «Regioni di
centrodestra come il Piemonte e la Liguria hanno già deciso di attribuire
la completa autonomia di nomina agli amministratori delle Ipab che non
intendono diventare Fondazioni». Mino Martinazzoli, che ha concluso il
convegno, sembra pessimista: «Quello che è accaduto con le Asl, si sta
ripetendo ora con le Ipab: la Regione ha già il potere di nomina sui
direttori generali delle aziende sanitarie e adesso vuole appropriarsi
anche delle Ipab, a discapito degli enti locali».
È una preoccupazione condivisa anche a Palazzo Marino, soprattutto dall´assessore
ai Servizi sociali Tiziana Maiolo. Che tuttavia, dopo aver condotto una
polemica furibonda contro il «centralismo del Pirellone», ora appare più
cauta. «Diciamo che occorre essere realisti - corregge Maiolo - perché
la riforma del titolo V della Costituzione attribuisce alle Regioni una
competenza esclusiva su questa materia: però si può arrivare a un
compromesso». Eccolo: «La Regione nomini pure il presidente delle Ipab
che restano pubbliche, ma siano gli enti locali a indicare il direttore
generale». Proposta bocciata da Danuvola: «Che il Comune di Milano sia
disposto a farsi nominare il presidente della Baggina da Formigoni mi
sembra davvero il massimo». Ma il dibattito è solo all´inizio.
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