Quasi due mesi di
maratona in consiglio regionale. Con le opposizioni scatenate nel
presentare una valanga di emendamenti (tremila, di cui solo 71 approvati)
e di ordini del giorno (180, ne sono passati 29). E con la maggioranza a
fare muro, costretta per 14 lunghissime sedute a restare in aula per
respingere uno dei più massicci filibustering che il Pirellone ricordi.
Tutto finito: ieri pomeriggio l´Assemblea ha approvato con 45 voti a
favore (tutto il centrodestra), 21 contrari (centrosinistra e
Rifondazione) e 3 astenuti (i radicali) il piano socio-sanitario
regionale. Sono 200 pagine che, nell´interpretazione della maggioranza,
completano la riforma della sanità lombarda avviata dalla legge 31 del
1997. Per il presidente Roberto Formigoni, «il piano fa compiere un passo
importante alla Regione, conferma la libertà di scelta dei cittadini tra
strutture pubbliche e private e dà maggiori possibilità alle categorie
più deboli». Diametralmente opposto, e severissimo, il giudizio delle
opposizioni. Che contestano innanzitutto l´eccessiva genericità del
provvedimento approvato, considerandolo una sorta di delega in bianco data
dalla maggioranza alla giunta. Accusata, nel merito, di voler procedere in
modo ancora più spedito verso la privatizzazione della sanità, che
verrebbe trasformata «da diritto di tutti in merce».
Tra i punti salienti del piano c´è innanzitutto l´ingresso dei privati
negli ospedali pubblici. Ingresso graduale, limitato e da attuare,
precisano Formigoni e soci, in via sperimentale. Lo strumento individuato
è quello delle Fondazioni, cui verrebbe affidato il controllo gestionale
delle aziende ospedaliere: fondazioni a maggioranza pubblica, ma nelle
quali entrerebbero operatori privati profit e non profit. Via libera,
inoltre, all´esternalizzazione di alcuni servizi ora erogati dalle Asl e
che riguardano l´area della prevenzione: potranno essere affidati, sempre
in via sperimentale, a operatori privati. Poi c´è la mutua regionale,
che insieme alle assicurazioni, servirà a finanziare prestazioni
socio-sanitarie attualmente non coperte dal servizio pubblico. Queste
nuove forme mutualistiche riguarderanno soprattutto la popolazione
anziana, destinata a crescere e, quindi, a gravare maggiormente sui costi.
Il Piano prevede anche l´erogazione di buoni socio-sanitari e di voucher
per disincentivare i ricoveri ospedalieri di chi ha bisogno di lunghe
cure. Il buono va al malato assistito a domicilio da familiari o
volontari, il voucher a chi sceglie di farsi curare da personale
specializzato e accreditato presso la Regione. Prevista infine la
riorganizzazione della rete regionale ospedaliera. In sintesi: più posti
letto per la lungodegenza e la riabilitazione, si passa dagli attuali 1,1
a 1,5 posti ogni mille abitanti; diminuiscono invece quelli per gli acuti,
che scendono a 4 ogni mille abitanti. La novità, secondo Borsani, serve a
liberare posti letto nelle Residenze sanitarie assistite, che accolgono
soprattutto anziani e disabili; e a potenziare le strutture di ricovero e
di intervento sanitario giornaliero (day hospital e day surgery). E per l´alta
specialità si annuncia il blocco dell´accreditamento: le strutture
private già accreditate, si legge nel documento, bastano e avanzano per
soddisfare la domanda.
«Questo è un piano recessivo - accusa la vicepresidente diessina del
consiglio regionale Fiorenza Bassoli - perché taglia 5.400 posti letto e
non ne prevede in misura sufficiente per la riabilitazione e la
convalescenza sul territorio. Inoltre - prosegue - sanitarizza il sociale
penalizzando i servizi e pensando si risolvere i problemi solo attraverso
limitati trasferimenti economici alle famiglie». Più in generale, per le
opposizioni la filosofia del piano confermerebbe che nella Regione più
ricca d´Italia bisogna far fronte a un enorme buco sanitario, dovuto a
una «cattiva spesa», quella non necessaria, che avrebbe fatto lievitare
il numero delle prestazioni perché «si pensa più al business che alla
salute dei cittadini». Pronta la replica di Formigoni: «È vero, da
quando governo io la spesa sanitaria è cresciuta, e lo rivendico: prima
di noi c´erano una domanda largamente inevasa e 70 milioni di prestazioni
all´anno, che ora sono salite a 110 milioni. Riconosco che sono troppe -
conclude il presidente - e infatti proprio per questo stiamo predisponendo
controlli più accurati: ma non è vero che le prestazioni non necessarie
riguardino solo le strutture private». Che il piano serva anche a mettere
una pezza al deficit, lo conferma l´assessore Borsani: «L´alternativa
sarebbe stata imporre ai lombardi un ticket sanitario regionale, e questo
noi non lo vogliamo». E il suo collega Giancarlo Abelli (Solidarietà
sociale) parla di «giudizio positivo» delle associazioni all´impianto
del piano: «C´è stata solo qualche schermaglia iniziale e qualche
interpretazione impropria…».
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«È il Piano
sanitario dell´ideologia e del potere, ma non risponde alle domande
concrete dei cittadini. Aumenta le tasse e peggiora i servizi. E a
rimetterci saranno soprattutto bambini e anziani». Spara a zero, Mino
Martinazzoli, stroncando senza riserve il documento approvato ieri dal
Consiglio regionale. Una bocciatura totale, dei metodi e soprattutto dei
contenuti.
Perché lo giudica un piano "sgangherato"?
«Perché basta leggerlo, per capire che contiene pagine di ideologia, di
desideri, di enunciazioni di principio, ma zero elementi sulla tempistica,
zero risorse, solo una delega in bianco alla giunta regionale ad un puro
esercizio di potere. Non è un piano, ma una vaga ed enfatica
dichiarazione di intenti».
Formigoni, però, sostiene che i contenuti ci sono, che privatizzare serve
a migliorare la qualità delle cure e i conti della sanità.
«Ciò che è già accaduto in questi anni con il progressivo
accreditamento dei privati, mi sembra dimostri il contrario. I conti sono
peggiorati, le lacune nei livelli di assistenza essenziali si sono
allargate. E anziché destinare risorse per colmare queste lacune, si
strombazza solo una presunta rivoluzione all´americana, che a me sembra
solo una rivoluzione alla lombarda».
D´accordo, ma faccia qualche esempio concreto.
«Riducono di 2500 unità i posti letto per le patologie acute. Mi sembra
già un bel esempio».
Poi?
«Poi ci rimettono i bambini e soprattutto gli anziani, per i quali sarà
sempre più costoso farsi assistere».
Il voucher a chi decide di tenersi a casa l´anziano non le pare un valido
incentivo?
«Dipende dai punti di vista. Per alcuni potrà anche essere una
opportunità da prendere in considerazione, per altri no. Non tutti
possono tenere in casa l´anziano. Ci sono situazioni oggettivamente
pesanti».
Ad esempio?
«Penso a chi ha un parente che soffre del morbo di Alzheimer. Meglio che
lo faccia seguire in una struttura adatta, ma se le rette aumentano,
diventa un problema».
Però, la maggioranza osserva che grazie ai privati si potrà scegliere il
servizio, che il cittadino avrà più alternative.
«Mi sembra un altro esempio di enfasi fuori luogo. Ad una persona che non
sta bene, non gliene frega nulla di essere libera di scegliere, come
dicono loro. Chi è malato, vuole solo essere curato. Ciò che conta è la
qualità dell´assistenza sanitaria, non il numero di soggetti che la
erogano».
Due mesi di opposizione durissima a colpi di emendamenti e manifestazioni
hanno prodotto qualcosa?
«Sono convinto che siano serviti a sensibilizzare la coscienza civile dei
lombardi sui danni che questa giunta sta procurando alla nostra regione. I
cittadini si renderanno conto presto che il piano aumenta le tasse e
riduce i servizi. Un piano che è un pericoloso spartiacque per la nostra
sanità».
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