La mobilitazione dei
lavoratori del settore non ferma il provvedimento che verrà approvato
dopo un mese di battaglie in aula
Sanità, 2000 contro il piano
Oggi al voto il progetto di Formigoni
Critici volontariato, lavoratori e sindacato: "La giunta privatizza
gli ospedali, riduce i servizi e svuota le Asl di competenze"
Dopo 2.600 emendamenti e 400 sub-emendamenti si conclude la maratona che
ha visto impegnato il Consiglio regionale
ZITA DAZZI
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Dopo
2.600 emendamenti e 400 sub-emendamenti, dopo un mese di battaglia in
Consiglio regionale fra opposizione e maggioranza, oggi verrà
definitivamente approvato il nuovo piano socio sanitario della Lombardia.
Un piano che il centrodestra di Roberto Formigoni ha sostenuto
strenuamente, facendo muro in modo compattissimo per arginare l´ostruzionismo
in aula del centrosinistra e per respingere qualsiasi modifica all´impianto
generale del nuovo provvedimento. Un piano che ha ricevuto le critiche di
gran parte del volontariato e delle cooperative sociali che gestiscono i
servizi socio-sanitari per conto degli enti locali. Un piano che ancora
ieri è stato contestato duramente in piazza, dalla Cgil Lombardia che ha
portato sotto le finestre del Pirellone circa 2.000 lavoratori della sanità
regionale. Ma è stata l´ennesima manifestazione di protesta ignorata
dalla giunta Formigoni, anche se questa volta a conclusione del presidio
è partito un girotondo spontaneo attorno al grattacielo blindato dalla
polizia. Dentro, nel silenzio del sotterraneo, si concludeva senza
ostacoli la votazione degli ultimi articoli del nuovo ordinamento
sanitario disegnato dagli assessori Giancarlo Abelli (Forza Italia) e
Carlo Borsani (An).
Sono stati 181 gli ordini del giorno presentati sul piano e messi ai voti
ieri. Il numero legale non è mai mancato e a poco è servita la costanza
di Ulivo e di Rifondazione comunista per tentare di modificare almeno in
parte le linee generali del piano. Resta in piedi integralmente la novità
sostanziale che modificherà il volto della sanità lombarda, cioè la
possibilità che alcuni ospedali pubblici vengano gestiti da Fondazioni in
cui l´ente pubblico sia affiancato dai privati, profit e no profit, con
il progressivo abbandono da parte delle Aziende sanitarie locali della
gestione diretta dei servizi per passarli a operatori esterni e l´introduzione
del voucher a favore delle famiglie che assistono anziani o disabili.
Concetti contro i quali si sono sgolati ancora ieri mattina gli
ospedalieri arrivati da tutta la Lombardia sotto al Pirellone. «La sanità
è pubblica/non si tocca/la difenderemo con la lotta», scandivano gli
infermieri e i medici del Niguarda. E dall´altra parte, l´eco dei
lavoratori del Policlinico: «La salute/ non è un mercato/Il cittadino/
ha già pagato».
Slogan, campanacci e volantini che pochi dei consiglieri regionali hanno
potuto vedere, impegnati com´erano nelle operazioni conclusive del voto.
In strada c´era Carlo Monguzzi, consigliere dei Verdi, amareggiato per la
sconfitta. Al megafono Susanna Camusso, segretario regionale della Cgil.
«Non basta fare promesse e tagliare nastri, le bugie di Formigoni sono
davvero tante - ha detto - hanno ridotto le prestazioni riabilitative e
ambulatoriali, che saranno a pagamento e col nuovo piano privatizzeranno
gli ospedali pubblici, ridurranno i servizi, svuoteranno le Asl di
competenze». Accuse dure anche per il pregresso: «Il modello sanitario
di Formigoni è un fallimento: aumentano le prestazioni specialistiche e
ambulatoriali, senza ridurre le liste d´attesa. Intanto la spesa aumenta
in modo incontrollato, accumulando un deficit da 3 milioni di euro in
cinque anni dovuto alla scelta di favorire l´ingresso dei privati nella
sanità pubblica».
Concetti che in modo meno scientifico ripetono anche i medici e gli
infermieri che accerchiano il Pirellone in un grande girotondo. «Il
passaggio alle Fondazioni porterà una giungla lavorativa pericolosissima»,
dice Emiliano Zambarbieri, infermiere in Psichiatria all´ospedale di
Melegnano. «Siamo destinati a fare una brutta fine, con questa storia dei
privati: con tutte le promesse che avevano fatto, bella fregatura»,
aggiunge malinconico Giovanni Carbonaro, falegname all´ospedale Niguarda,
mentre inalbera una scatola di cartone portata via dal reparto, con le
foto di Formigoni e di Borsani appiccicate sotto la scritta «Contenitore
per rifiuti sanitari pericolosi a rischio infettivo».
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