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La mobilitazione dei lavoratori del settore non ferma il provvedimento che verrà approvato dopo un mese di battaglie in aula
Sanità, 2000 contro il piano
Oggi al voto il progetto di Formigoni
Critici volontariato, lavoratori e sindacato: "La giunta privatizza gli ospedali, riduce i servizi e svuota le Asl di competenze"
Dopo 2.600 emendamenti e 400 sub-emendamenti si conclude la maratona che ha visto impegnato il Consiglio regionale
ZITA DAZZI

 

da Repubblica - 13 marzo 2002

 

 

Dopo 2.600 emendamenti e 400 sub-emendamenti, dopo un mese di battaglia in Consiglio regionale fra opposizione e maggioranza, oggi verrà definitivamente approvato il nuovo piano socio sanitario della Lombardia. Un piano che il centrodestra di Roberto Formigoni ha sostenuto strenuamente, facendo muro in modo compattissimo per arginare l´ostruzionismo in aula del centrosinistra e per respingere qualsiasi modifica all´impianto generale del nuovo provvedimento. Un piano che ha ricevuto le critiche di gran parte del volontariato e delle cooperative sociali che gestiscono i servizi socio-sanitari per conto degli enti locali. Un piano che ancora ieri è stato contestato duramente in piazza, dalla Cgil Lombardia che ha portato sotto le finestre del Pirellone circa 2.000 lavoratori della sanità regionale. Ma è stata l´ennesima manifestazione di protesta ignorata dalla giunta Formigoni, anche se questa volta a conclusione del presidio è partito un girotondo spontaneo attorno al grattacielo blindato dalla polizia. Dentro, nel silenzio del sotterraneo, si concludeva senza ostacoli la votazione degli ultimi articoli del nuovo ordinamento sanitario disegnato dagli assessori Giancarlo Abelli (Forza Italia) e Carlo Borsani (An).
Sono stati 181 gli ordini del giorno presentati sul piano e messi ai voti ieri. Il numero legale non è mai mancato e a poco è servita la costanza di Ulivo e di Rifondazione comunista per tentare di modificare almeno in parte le linee generali del piano. Resta in piedi integralmente la novità sostanziale che modificherà il volto della sanità lombarda, cioè la possibilità che alcuni ospedali pubblici vengano gestiti da Fondazioni in cui l´ente pubblico sia affiancato dai privati, profit e no profit, con il progressivo abbandono da parte delle Aziende sanitarie locali della gestione diretta dei servizi per passarli a operatori esterni e l´introduzione del voucher a favore delle famiglie che assistono anziani o disabili.
Concetti contro i quali si sono sgolati ancora ieri mattina gli ospedalieri arrivati da tutta la Lombardia sotto al Pirellone. «La sanità è pubblica/non si tocca/la difenderemo con la lotta», scandivano gli infermieri e i medici del Niguarda. E dall´altra parte, l´eco dei lavoratori del Policlinico: «La salute/ non è un mercato/Il cittadino/ ha già pagato».
Slogan, campanacci e volantini che pochi dei consiglieri regionali hanno potuto vedere, impegnati com´erano nelle operazioni conclusive del voto. In strada c´era Carlo Monguzzi, consigliere dei Verdi, amareggiato per la sconfitta. Al megafono Susanna Camusso, segretario regionale della Cgil. «Non basta fare promesse e tagliare nastri, le bugie di Formigoni sono davvero tante - ha detto - hanno ridotto le prestazioni riabilitative e ambulatoriali, che saranno a pagamento e col nuovo piano privatizzeranno gli ospedali pubblici, ridurranno i servizi, svuoteranno le Asl di competenze». Accuse dure anche per il pregresso: «Il modello sanitario di Formigoni è un fallimento: aumentano le prestazioni specialistiche e ambulatoriali, senza ridurre le liste d´attesa. Intanto la spesa aumenta in modo incontrollato, accumulando un deficit da 3 milioni di euro in cinque anni dovuto alla scelta di favorire l´ingresso dei privati nella sanità pubblica».
Concetti che in modo meno scientifico ripetono anche i medici e gli infermieri che accerchiano il Pirellone in un grande girotondo. «Il passaggio alle Fondazioni porterà una giungla lavorativa pericolosissima», dice Emiliano Zambarbieri, infermiere in Psichiatria all´ospedale di Melegnano. «Siamo destinati a fare una brutta fine, con questa storia dei privati: con tutte le promesse che avevano fatto, bella fregatura», aggiunge malinconico Giovanni Carbonaro, falegname all´ospedale Niguarda, mentre inalbera una scatola di cartone portata via dal reparto, con le foto di Formigoni e di Borsani appiccicate sotto la scritta «Contenitore per rifiuti sanitari pericolosi a rischio infettivo».