Sono 83.400 gli anziani
a Milano con gravi problemi di salute, spesso non autosufficienti. Il loro
primo problema è la solitudine: il 41 per cento, infatti, vive da solo.
Poi bisogna fare i conti con il bilancio familiare: secondo un’indagine
Irer-Università Cattolica, uno su quattro con il proprio reddito fatica
ad arrivare alla fine del mese. In questo contesto si inserisce la riforma
regionale dei servizi socio-sanitari e socio-assistenziali. Che dal 2003
verranno «appaltati» ai privati. La novità vale per gli anziani, ma non
solo.
Il piano sociosanitario della Regione Lombardia, infatti, stabilisce che
dal primo gennaio dell’anno prossimo i servizi a domicilio garantiti
dalle Asl vengano «appaltati» all’esterno, a società accreditate
(pubbliche, private o non profit). A operare l’accreditamento sarà
direttamente l’unità sanitaria locale. La responsabilità passa alla
Regione su proposta dalle Asl, invece, nel caso dei servizi residenziali o
semiresidenziali (è il caso del ricovero degli anziani in case di
riposo).
Intanto il consiglio comunale di Milano si prepara ad approvare il Piano
di zona per le politiche sociali. Che comporterà anch’esso una forte
delega ai privati: il 70 per cento dei fondi gestiti da Palazzo Marino
verrà assegnato tramite buoni o voucher da spendere nelle strutture
convenzionate direttamente dal Comune.
Querzè e Vecchi a pagina 51
Centomila
anziani ogni giorno in difficoltà
Da gennaio
l’assistenza passa dalle Asl ai privati. I sindacati: i servizi oggi
sono insufficienti
Tantissimi, eppure
invisibili. Sono gli 83.400 anziani di Milano con seri problemi di salute.
Spesso non autosufficienti. Per loro l’appartamento è una tana in cui
chiudersi in solitudine: il 41 per cento, infatti, vive da solo. Con un
opprimente assillo a far da compagno: la difficoltà dell’arrivare alla
fine del mese. Il problema-anziani è molto sentito dall’assessore alle
Politiche sociali, Tiziana Maiolo. Che dice: «Continuo a sperare che il
taglio ai trasferimenti deciso dal governo non pesi su tutti gli
assessorati allo stesso modo. Il sindaco è molto sensibile a queste
problematiche...».
In questo contesto si inserisce la rivoluzione regionale dei servizi
assistenziali e sanitari per gli anziani (ma non solo). Dal 2003, infatti,
Regione e Comune passano la palla ai privati. Su questo risultato
convergono due provvedimenti. Da una parte la Asl di Milano, dal primo
gennaio dell’anno prossimo, sarà tenuta ad appaltare all’esterno i
servizi socio-sanitari. Meccanismo diverso ma stesso risultato per ciò
che riguarda i servizi socio-assistenziali garantiti dal Comune: una norma
regionale obbliga Palazzo Marino ad assegnare il 70 per cento dei fondi
direttamente ai cittadini tramite buoni o voucher. Da spendere presso
istituti convenzionati.
I SERVIZI DEL COMUNE - «A oggi il Comune fornisce servizi
socio-assistenziali a poco più di 4.500 persone. Un numero, secondo noi,
insufficiente. Vista la crescita degli over 65 in città, bisognerebbe
almeno raddoppiare», lamenta Ardemia Oriani, segretario generale dello
Spi-Cgil di Milano. La maggiore novità, per questo tipo di servizi,
riguarda il coinvolgimento dei privati. La prima tappa
dell’esternalizzazione sarà l’approvazione in consiglio comunale di
un «Piano di zona del Comune di Milano» per le politiche sociali.
Approvazione prevista entro il 15 novembre, pena il rischio di perdere i
fondi triennali stanziati dalla legge 328/ 2000. Una norma regionale ha
stabilito che la maggior parte di questi fondi (il 70 per cento, per
l’esattezza) siano garantiti ai cittadini attraverso buoni (assegni veri
e propri) o voucher che danno diritto a un servizio all’interno di
strutture accreditate. «Il processo di accreditamento deve ancora
partire, ma contiamo di essere pronti dal 2003», assicura l’assessore
Tiziana Maiolo.
I SERVIZI DELL’ASL - «A oggi sono circa 6.100 gli anziani che possono
contare sull’assistenza socio-sanitaria della Asl - continua Ardemia
Oriani dello Spi- Cgil -. Anche in questo caso, dal primo gennaio la
maggior parte del servizio sarà assegnato ai privati: lo stabilisce il
piano sociosanitario regionale della Lombardia». In concreto, sarà
direttamente la Asl di Milano ad accreditare le strutture che potranno
fornire l’assistenza a domicilio. Per quanto riguarda, invece, i servizi
residenziali o semiresidenziali (il ricovero all’interno di case di
riposo convenzionate, per intenderci) a portare a termine
l’accreditamento dovrà essere la Regione, su proposta della stessa Asl.
I SINDACATI - I sindacati dei pensionati lamentano a Milano
un’insufficienza dei servizi assistenziali e sanitari per gli anziani.
Secondo un’indagine dell’amministrazione comunale, in collaborazione
con Irer e Università Cattolica, il 30 per cento degli over 65, pari a
83.400 cittadini, hanno seri problemi di salute o non sono del tutto
autosufficienti. «A fronte di una domanda di assistenza in continua
crescita, nel piano che sarà approvato in questi giorni il Comune
mantiene il servizio offerto fino a oggi, senza accrescerlo in maniera
sostanziale come sarebbe necessario», lamenta Oriani.
«Ma c’è anche un’altra questione - si inserisce Luigia Alberti,
segretario generale della Fnp-Cisl di Milano -. La delega dei servizi al
privato presuppone un attento controllo della qualità. Il Comune sarà in
grado di assicurare queste verifiche? E ancora: la Regione si appella alla
libertà di scegliere dei cittadini. Ma non esiste libertà di scelta se i
cittadini non sono sufficientemente informati». «Per questo motivo
chiediamo al Comune di istituire uno "Sportello unico per
l’anziano" in ogni zona», conclude Oriani, dello Spi- Cgil.
COMUNE E REGIONE - L’assessore alle Politiche sociali del Comune,
Tiziana Maiolo, approva l’idea degli sportelli: «L’ho detto anche ai
sindacati, si può fare. Prima, però, vogliamo dare la precedenza a un
numero verde per informare i cittadini su tutti i servizi sociali comunali».
Le posizioni restano distanti, invece, per quanto riguarda l’apertura ai
privati. Sostiene l’assessore: «Su questo punto mi trovo d’accordo
con la Regione: una maggiore concorrenza porterà a un miglioramento del
servizio. La gente è perfettamente in grado di scegliere a seconda delle
proprie esigenze. E mi sorprende che siano proprio i sindacati e la
sinistra a sostenere il contrario».
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