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Mappe concettuali e
mappe mentali
Una
mappa rappresenta un territorio. Il territorio può essere una città, una
montagna, una regione. La mappa ne è la rappresentazione su un piano, in
scala diversa, con un sistema di simboli grafici e informazioni verbali e
numeriche. Una mappa può rappresentare un territorio intero (la carta
geografica d'Italia) o parte di esso (le pagine di un atlante stradale). Le mappe si usano anche per rappresentare territori virtuali e immaginari, o insiemi di conoscenze, come la distribuzione della popolazione sul planisfero, o la diffusione di internet. Per averne un'idea si può consultare il bel sito del Museo della Scienza e Tecnica di Milano, che contiene l'Atlante del Cyberspazio, una raccolta di numerose visualizzazioni di internet nel mondo. Anche gli antichi usavano le mappe per rappresentare fenomeni complessi, difficili da pensare e da vedere nel loro insieme.
Nel
nostro caso, il territorio è un processo di pensiero, la mappa è un modo
di rappresentarlo. Fin dall'antichità il pensiero si esprime con le
immagini, con la scrittura, con la musica e i canti, o con ragionamenti
filosofici o matematici. Gli antichi però erano più attenti ai risultati
del pensiero, che non ai suoi processi. Non erano neanche molto sicuri di
dove fosse collocato, nel cervello, nel cuore, in qualche ghiandola. I
moderni, con le scienze della psiche e il cognitivismo, hanno indirizzato
la ricerca verso meccanismi e processi mentali, dal riduzionismo della
trasmissione di impulsi fra neuroni, fino all'olismo della stretta
combinazione fra corpo e mente (psico-soma).
Quando
pensiamo a qualcosa, che succede? Da dove partiamo? Dove andiamo a finire?
Come si sviluppano i vari argomenti? Si va dal generale al particolare? Si
salta da un argomento all'altro per associazioni? Per somiglianze? Per
differenze? Quando ci mettiamo a scrivere qualcosa proviamo spesso la
sottile angoscia da foglio bianco: come cominciare? come andare avanti?
Vita
Sackville West nell'incipit del suo romanzo "La signora
scostumata" si pone e ci pone il problema di dove il romanziere può
irrompere nella vita del suo personaggio per iniziare la narrazione. |
E'
possibile rappresentare il pensiero? Una relazione, un racconto sono
prodotti del pensiero. Ma come si può rappresentare il processo che ha
portato a quei prodotti?
Leopardi
nel suo Zibaldone, Michelangelo nei disegni preparatori del Giudizio,
Parker con le sue improvvisazioni jazzistiche, ci mostrano il faticoso
procedere dell'immaginazione che pian piano arriva all'opera d'arte come
poi siamo abituati ad apprezzarla.
Ma
sono come testimonianze discontinue, reperti archeologici di qualcosa che
si è perduto per sempre, e che difficilmente possiamo ricostruire.
Le
mappe possono invece rappresentare il pensiero nella sua dinamica, nel suo
dispiegarsi, nelle sue associazioni, nella sua attività razionale,
deduttiva, induttiva, associativa, immaginativa. Ci possono guidare a
ripercorrere e ricostruire processi di pensiero che avevamo compiuto in
altri momenti, o che avevano fatto altri. Ci aiutano a condividere con
altri i processi di pensiero, rendendoli più potenti.
Per
fare una mappa di un processo di pensiero si parte da una prima idea da
cui spunta un ramo, e poi un altro, e pian piano si crea una struttura più
o meno complessa che possiamo seguire man mano, e modificare, e ampliare,
e contrarre. Come facciamo con il nostro pensiero, anche con una mappa
possiamo divagare o tornare sull'idea di partenza, possiamo sbrigliare la
fantasia o frenarla con le nostre censure, possiamo complicare i percorsi
o semplificarli riducendoli alle direttrici principali. |
Partendo
dal centro, dove collochiamo l'idea di base, per associazioni facciamo
partire un ramo, e poi un altro, e poi un sottoramo. E ancora creiamo un
legame fra un ramo e l'altro, fin che abbiamo costruito una ragnatela
complessa che rappresenta tutto il processo del nostro pensiero.
Guardando
la rappresentazione di fronte a noi, valutiamo se è essenziale ed
elegante, o se è contorta e ipertrofica. Allora possiamo mettere in
ordine i rami, sfrondandoli qua e là o facendoli fiorire ancora, come
sapienti giardinieri che invitano la natura a prendere le forme dell'arte.
La
mappa è la cristallizzazione di un processo. Se il processo è fluido,
magmatico, inquietante, la mappa è quieta, tranquillizzante, limpida. Se
il processo è un generatore di complessità, la mappa ne è un riduttore.
Se il processo avviene nella scatola nera del cervello, la mappa ne mette
in luce i percorsi. |
L'ascolto
è sequenziale, come il cammino o il respiro. Non posso respirare l'aria
tutta insieme, non posso saltare da un punto all'altro. Posso solo
camminare un passo dopo l'altro, andare prima qui, poi lì. Posso prima
ascoltare questo suono, poi quell'altro. Anche gli altri tre sensi,
olfatto, gusto e tatto, sono sequenziali. Posso annusare, gustare e
toccare una cosa dopo l'altra. La sensazione che provo esclude la
precedente. Solo con la vista posso comprendere una quantità di cose
nello stesso momento, con lo stesso "colpo d'occhio".
La
visione è istantanea e sinottica. Apro gli occhi e vedo qualcosa nel suo
insieme. Poi posso allontanarmi e percepire un insieme più ampio, o
avvicinarmi e percepire un insieme più minuto, ma la mia visione è
sempre istantanea e sinottica, nel senso che tutto quello che vedo, lo
vedo in quel momento.
La
mappa mentale trasforma un processo sequenziale come quello del pensare in
una rappresentazione visiva sinottica, dove vedo tutto nello stesso
momento, e ne percepisco la struttura, i rami, le derivazioni, le
relazioni.
Di
fronte ad una sequenza posso solo abbandonarmi al suo ritmo, ai suoi
tempi, seguirne gli sviluppi. Di fronte ad una mappa mi distacco dalla
sequenza, dalla storia, come un uccello che si alza in volo e vede le cose
dall'alto. La strada non è più un tubo in cui infilarsi per uscire
dall'altro lato, ma è un tracciato che congiunge due nodi, e che vedo
dall'alto in tutto il suo percorso e nelle sue diramazioni.
La
caratteristica visiva della mappa mette in giuoco la parte destra del
cervello e il pensiero laterale, che va ad integrarsi con la parte
sinistra dei processi logici lineari, potenziando la comprensione,
l'apprendimento, la comunicazione. |
In
un processo di pensiero sequenziale tutto quello che sto pensando ha lo
stesso valore, perché mi impegna totalmente. Lo sanno bene i romanzieri
che ci conducono alla scena madre passando per particolari insignificanti
come il petalo di un fiore che cade, o una mosca che tenta di uscire da
una finestra. Quando siamo del tutto intenti dietro alla mosca, arriva la
coltellata, il grido, e il protagonista muore.
Con
la mappa invece posso decidere a quale livello espandermi. Posso rimanere
ai primi livelli, dove si trattano gli affari più importanti, o allargare
le ramificazioni ai livelli più minuti, fino ai più piccoli particolari.
Posso perfino prendere un argomento secondario e farne il centro di una
nuova mappa che lo analizza in una molteplicità di sottoargomenti. Con la
mappa però, anche se mi avventuro lungo un ramo dalle mille derivazioni,
posso sempre tornare indietro e ritrovare il tronco. |
Le
mappe, proprio perché rappresentano qualcosa d'altro (il territorio), in
qualche modo ne rivelano una struttura, vera o presunta. Così come i
colori via via più marroni o più verdi mi fanno capire a colpo d'occhio
se la carta geografica rappresenta montagne o pianure, le mappe mentali mi
fanno capire se quell'argomento è essenziale o marginale, se ne contiene
altri o se è un caso isolato.
Le
strutture del pensiero sono gerarchiche, come un albero che parte dal
tronco e via via suddivide rami e fronde fino alle più piccole venature
delle foglie, o di rete, come una ragnatela o una rete di pescatori che
lega in una griglia una certa quantità di nodi, o in sequenza, come una
fila di processionarie o la doppia elica del DNA.
Le
mappe rappresentano queste strutture. Le semplificano nelle due dimensioni
di un foglio di carta o dello schermo del computer, ma rendono possibili
complessità tridimensionali con link ad altre mappe.
Oggi
che il testo non è più un mondo chiuso in se stesso, ma si apre a
combinazioni con altri testi in una struttura ipertestuale, le mappe ne
rappresentano bene la gerarchizzazione e l'organizzazione, dove ogni testo
è un nodo, e i legami fra un testo e l'altro ne sono i link ipertestuali. |
Negli
anni '60 Joseph D. Novak della Cornell University, muovendo dalle teorie
di David Ausubel, ha elaborato la metodologia delle concept maps,
come integrazione di nuove idee entro strutture cognitive preesistenti,
basandosi sulle proprietà associative del pensiero, le stesse che
ispirano la struttura ipertestuale.
Dice
Ausubel: "Il fattore che da solo influenza maggiormente
l'apprendimento è ciò che l'alunno sa già. Accertatevi di questo ed
insegnate di conseguenza". (Educazione e processi cognitivi, 1990). E
aggiugne che le conoscenze si organizzano in modo gerarchico, dove
concetti particolari sono inclusi in concetti generali. I concetti si
integrano fra loro con relazioni che generano nuovi significati. Concetti
e relazioni sono gli elementi costitutivi delle mappe concettuali. Queste
sono rappresentazioni grafiche di schemi concettuali, sono configurazioni
gerarchiche di concetti (eventi ed oggetti) e di relazioni (reti di
significati).
Lo
strumento "mappa concettuale" "costringe"
chi la prepara a riflettere sulle proprie conoscenze, a
correlare le idee e i dati a disposizione, a sforzarsi di essere preciso e
chiaro nella comunicazione.
Come
dice Marco Guastavigna, fra i più attenti studiosi delle mappe in
ambiente didattico, "la specificità formativa di una mappa...
risiede nel chiarimento e nella costruzione
progressivi di un ragionamento: il metodo infatti non richiede di
ricorrere a regole predefinite - come capita invece per diagrammi di
flusso, istogrammi e altri sistemi di rappresentazione
"universalmente" condivisi - , ma consente di individuare ed
esplicitare gradualmente il proprio percorso formale di
organizzazione delle informazioni, in funzione ... del progressivo
decantarsi e dispiegarsi dell'impianto concettuale e delle sue
connessioni. Il valore di una mappa concettuale di per sé non va
quindi misurato in riferimento al prodotto finale, ma agli aspetti
di rappresentazione dinamica del processo cognitivo che lo
ha reso possibile".
Gli
elementi costitutivi di una mappa sono il concetto inclusivo o
"parent", il concetto incluso o "child", il concetto
correlato o "jump". Il concetto inclusivo comprende il
concetto incluso, il concetto correlato si pone a lato come derivazione.
Per esempio "EQUINI" è concetto inclusivo di
"CAVALLO". "CAVALLO" è concetto incluso di
"EQUINI". "ZEBRA" è concetto correlato di
"CAVALLO" ma concetto incluso di "EQUINI". Se non è
chiaro proviamo a disegnare una mappa! :-)
Il
software Cmap serve a sviluppare mappe concettuali con il computer. |
Alla
fine degli anni '60
Toni Buzan
ha
semplificato e divulgato le idee di Novak con le sue mind maps
(mappe mentali).
La
mappa mentale serve per presentare in modo sintetico e sinottico una
struttura di pensiero anche complessa (un libro, un film, un progetto, un
problema). E' utile per organizzare e comunicare le idee, strutturare le
informazioni, sviluppare piani, supportare e facilitare il pensiero
creativo, il problem solving, le decisioni.
Le
mappe mentali ci aiutano ad organizzare le nostre idee, a trovare le
parole chiave, a sviluppare le associazioni fra idee diverse e le
relazioni fra idee simili, ad usare la memoria visiva con l'uso di colori,
simboli, icone, frecce, evidenziatori di testi, a partire da un'idea
centrale per svilupparla in più direzioni.
Le
mappe ci permettono di vedere con una sola occhiata tutto l'insieme e
anche i particolari.
In
alcuni casi si distinguono le mappe concettuali dalle mappe mentali. In
altri si tende a sottovalutarne la differenza. Comunque, diremo che la mappa
concettuale è una tecnica grafica usata per rappresentare la
conoscenza attraverso la strutturazione di una rete di concetti, interconnessa
e correlata (struttura reticolare, modello connessionista). La mappa
mentale è una tecnica grafica che serve a rappresentare i
concetti correlati ad un concetto centrale (struttura radiale, modello
associazionista). |
Dopo
aver letto il libro "Usiamo la testa" di Tony Buzan (Frassinelli,
1982), con una matita e un pezzo di carta possiamo cominciare a fare le
nostre mappe mentali. Oppure, se stiamo gestendo un gruppo o un'aula,
possiamo fare una bella mappa con la lavagna e i pennarelli di vari
colori.
Avremo
prodotto mappe utilissime al momento, ma difficilmente riutilizzabili o
modificabili. Se la nostra mappa non ci piace, dobbiamo farne un'altra.
Fortunatamente
oggi abbiamo il personal computer, con software dedicati a mappe
concettuali e mappe mentali.
Con
il computer possiamo fare una mappa dinamica, che si adatta alle
circostanze, che si estende e si contrae a seconda del livello di
approfondimento che ci serve. Possiamo inserire colori, immagini,
commenti, linee di raccordo trasversali. Possiamo spostare i rami come
vogliamo. Se un argomento si trova ad un livello troppo alto, possiamo
spostarlo ad un livello più basso, e viceversa. Con un link ipertestuale
attivo, possiamo collegare un argomento a qualsiasi altro documento, un
testo, un foglio di calcolo, un data base, un'altra mappa, un sito web. In
tal modo la nostra mappa diventa una ragnatela praticamente senza confini.
Le
mappe elettroniche si prestano al lavoro di gruppo in rete, perché sono
molto leggere e quindi possono essere spedite rapidamente in e-mail.
Nella
pagina dei
Link
a testi e siti interessanti si trovano i riferimenti ai software più
usati per le mappe mentali e concettuali. |
Possiamo
usare le mappe all'inizio di ogni nostro progetto, dall'iniziativa più
semplice alla più complessa. Possiamo esercitarci a rappresentare in
forma di mappa un racconto, un film, un luogo ben noto come una casa di
villeggiatura. Poi possiamo rappresentare in forma di mappa qualcosa che
vogliamo fare, un viaggio, una vacanza, un corso. Infine possiamo
applicare la mappa al nostro lavoro, ad una relazione, ad un progetto.
Possiamo
fare le mappe prima e dopo di un processo. Prima la mappa ci aiuterà a
rappresentare ciò che si sa. Dopo la mappa ci mostrerà ciò che si è
appreso.
Le
mappe sono molto utili nella formazione, dalla scuola elementare fino alla
formazione manageriale.
Con
i miei collaboratori, posso mettere a disposizione mappe dedicate al
project management, al marketing, alla comunicazione, alla creatività, ad
internet.
Oppure
posso aiutare chi vuole realizzare una mappa specifica. Umberto Santucci |