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GARBOLI CESARE (critico letterario e d'arte, traduttore di Molière e Shakespeare), RICORDI TRISTI E CIVILI,
EINAUDI, , 2001, p. 72-73
La vocazione del nostro
paese è una vocazione servile, nel bene e nel male. Non è solo una vocazione
ignobile, può anche essere di segno contrario. Noi abbiamo servito tutti i
popoli della terra. Greci, bizantini, barbari, francesi, spagnoli, inglesi,
austriaci, persino russi e infine i piemontesi.
Credo che sarebbe interessante decifrare che cosa c'è di unitario e di
profondamente culturale in questa vocazione.
FIORI Perché, c'è una nobiltà nell'essere servi?
GARBOLI II servilismo può avere due facce. Agisce in esso un conflitto
drammatico tra nobile e ignobile. Anche qui vorrei ricorrere a una metafora.
Il fondatore del nostro paese è un eroe che aspetta ancora di essere
scoperto. Si chiama Enea. E l'anello di congiunzione tra l'antichità e il
medioevo. Ha fondato la sede dell'Impero e del Papato ed è noto che lo
spirito unitario dell'italiano è dato molto di più dall'appartenenza alla
Chiesa che non dall'appartenenza allo Stato.
FIORI Ma che c'entra Enea?
GARBOLI Enea è il nostro archetipo nazionale: noi ne siamo la parodia, la
caricatura degradata. Mi segua con attenzione. Esistono due grandi testi in
cui si iscrive il mito di Enea, a parte l'Iliade: l'Eneide e quella specie
di Eneide rivisitata che è la Divina Commedia. Enea è il personaggio
straniero, il primo étranger di tutte le letterature. Un étranger da cui
discendono innumerevoli vizi derivati e torici del carattere degli italiani.
E un eroe passivo, che fonda un impero quasi a malincuore perché la storia è
già scritta e tutto è già avvenuto con la distruzione e l'incendio di Troia.
Nulla lo commuove e tutto lo commuove. Scetticismo, cinismo, religione,
pietà: uesto è il carattere di Enea e questa è l'antichità congenita al
carattere degli italiani e alla loro letteratura. L'italiano colto si
comporta come se tutto fosse già avvenuto.
FIORI Lei vuole dire che per gli italiani la storia rimane ferma, immobile?
GARBOLI Sta ferma perché il passato riempie il presente e questa eterna
ripetizione è sentita in termini provvidenziali, cioè servili. C'è anche un
aspetto sublime nel servilismo, congeniale a un popolo eternamente invaso da
eserciti stranieri. E questo aspetto su-
blime è la pietas, la religione di Enea. Figli di Enea, ci sentiamo
depositar di un messaggio universale ed ecumenico, superiore ai conflitti e
alle lacerazioni tra popoli e Stati.