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Eugenio Scalfari
Alla ricerca della morale perduta
Rizzoli, 1995, p. 170-172
Quando ci si riferisce ad oggetti o
a persone ridotte nella condizione di oggetti perché poste sotto il dominio
di altre persone, il valore esprime il grado di utilità che l'oggetto
fornisce al soggetto che lo usa. Se ci si riferisce invece ai comportamenti
di persone libere, il loro valore misura l'utilità sociale che una
determinata comunità può ricavarne. Passiamo così da una nozione
economicistica del valore ad una nozione morale.
Ma chi giudica l'utilità sociale dei comportamenti? Questa è una buona
domanda, credo, da porre a voi che siete e rappresentate la
classe dirigente di questa civiltà liberale, democratica, cristiana,
tecnologica, post-modema che si affaccia sul bordo del terzo millennio.
Risponderei così:
1) In punto di principio, a emanare quel giudizio dovrebbe essere la
società, cioè il complesso delle persone destinatarie degli effetti che i
comportamenti individuali provocano. Ma chi parla in nome della società?
Qual è la sua voce autentica e come si esprime? Attraverso la legge?
2) Le leggi hanno in realtà la funzione di stabilire divieti, cioè di
emettere giudizi negativi sui comportamenti individuali. Chi trasgredisce
riceve una sanzione, ma su tutta l'infinita gamma di azioni che non violano
le leggi perché riguardano attività, sentimenti, intenzioni, decisioni sui
quali esse non dispongono, il giudizio non viene emesso e la legalità
manifesta col silenzio la propria indifferenza.
3) La società in quanto tale - abbiamo detto - non ha una voce autentica che
possa esprimere giudizi di valore sui singoli comportamenti. Ma, onorevoli
Signori, esiste un'opinione pubblica. E che cos'è l'opinione pubblica se non
appunto quell'inafferrabi-
le, indefinibile e tuttavia potentissima fonte del giudizio sull'utilità
sociale dei comportamenti che parla in nome della società o, se volete, per
mezzo della quale la società si esprime?
4) Dunque, è l'opinione pubblica l'organo che definisce i valori, li
alimenta, li fa declinare, li rinnova e attraverso questo immane e
ininterrotto lavoro fornisce il metro sul quale apprezzare i comportamenti
degli individui, delinea una morale alla quale essi debbono riferirsi ed
esprimere un sistema coerente ed egemone che costituisce al tempo stesso la
forza vitale della società e il suo scudo protettivo.
Ma chi è l'opinione pubblica?
Eccellenze, non vi rivelo nulla che non vi sia già perfettamente noto:
l'opinione pubblica siete voi, unicamente e soltanto voi. Siete dunque voi i
produttori e gli amministratori dei valori e del sistema dentro il quale
ciascuno ritrova la sua giusta collocazione; siete voi che ne deducete le
leggi, voi che li materializzate in premi e in castighi anche in quella
vasta zona d'indifferenza legale dove non arrivano i codici ma arriva il
giudizio morale e la gestione politica.
Voi, insomma, siete i veri padroni. Eppure neanche siete liberi, ma servi di
qualche cosa che vi supera, vi agisce, e della quale siete strumenti.
Padroni e servi: Eccellenze, questa è la vostra condizione. È bene che ne
siate lucidamente consapevoli poiché quello è il solo modo per sviluppare la
vostra intelligenza e contenere - perdonatemi la franchezza — la vostra non
eliminabile stupidità.