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GIONO JEAN, L'UOMO CHE PIANTAVA GLI ALBERI,
SALANI
Arrivato dove
desiderava, cominciò a piantare la sua asta di ferro in terra. Faceva così un
buco nel quale depositava una ghianda, dopo di che turava di nuovo il buco.
Piantava querce.
Gli domandai se quella terra gli apparteneva. Mi rispose di no. Sapeva di chi
era?
Non lo sapeva. Supponeva che fosse una terra comunale, o forse proprietà di
gente che non se ne curava? Non gli interessava conoscerne i proprietari.
Piantò così le cento ghiande con estrema cura.
Dopo il pranzo di mezzogiorno, ricominciò a scegliere le ghiande. Misi, credo,
sufficiente insistenza nelle mie domande, perché mi rispose.
Da tre anni piantava alberi in quella solitudine. Ne aveva piantati centomila.
Di centomila, ne erano spuntati ventimila. Di quei ventimila, contava di
perderne ancora la metà, a causa dei roditori o di tutto quel che c'è di
imprevedibile nei disegni della Provvidenza.
Restavano diecimila querce che sarebbero cresciute in quel posto dove prima non
c'era nulla.