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Dai giornali. Una maestra di sostegno taglia la lingua a un piccolo
troppo ciarliero. Quatto punti. Un’altra, sempre “di sostegno”,
psicologa, si apparta in una classe isolata col bimbo affidatogli,
autistico, sgridandolo perché lui non la lascia preparare i suoi esami
in pace. Il bimbo fa pipì, e lei gliela fa leccare. Minacciandolo, la
prossima volta, di costringerlo a berla. In una biblioteca di quartiere,
periferia sud di Milano, ragazzini gridano, scorrazzano. Il vigilante,
invalido civile per cardiopatia grave, alla dodicesima ora di lavoro ne
prende uno per i capelli mentre si versa la cioccolata, e gli intima di
andarsene, estraendo una pistola, pare scarica. Un amichetto chiama il
113: bimbo traumatizzato, vigilante senza lavoro. Ancora. A Milano, in
viale Padova, una gazzella vede un bimbo rom con una telecamera in mano,
sospetta un furto, gli chiede chi gliel’ha data. Il bimbo dice: gli
amici al phone center. I carabinieri entrano, e vedono quattro ragazzini
che guardano un film pedopornografico. Dietro la cassa, una donna
cinese. La storia: i ragazzini chiedevano l’elemosina, e quando avevano
quattro euro andavano al phone center, dove la donna gli metteva su
quella roba, girata con bambini cinesi.
Spezzoni di inferno postmoderno. Con un tratto comune, però. L’assenza
di norma. Per tutti, per gli adulti, come per i bimbi.
L’antiautoritarismo è al potere da quasi quarant’anni. Questa realtà è
sua figlia. L’infanzia, è, in zone sempre più ampie, scivolata
dall’incanto allo stato selvaggio. L’aveva già descritto, prima del 68,
un bellissimo film di Peter Brook: Il Signore delle mosche
(Lord of the flies, 1963). Un aereo col suo carico di ragazzi di un
college inglese cade su un’isola in Oceania. Si dividono in due gruppi.
Uno tiene acceso il fuoco, prega, si attiene alle regole. L’altro
caccia, abolisce ogni norma, finisce con l’uccidere i più deboli. Solo
l’arrivo di una nave militare salva i sopravvissuti.
Un’infanzia senza norma è una mina vagante, distruttiva ed
autodistruttiva. Non ascolta, non percepisce, agisce automaticamente,
nel crescendo drammatico dell’iperattività che, a suo modo, cerca un
contenimento. Corre a perdifiato sperando (in fondo) di inciampare nel
piede dell’ufficiale che, nel film di Brook, ne arresta con fermezza la
corsa. Anche questi adulti sono cresciuti senza norma, tranne il proprio
interesse. Proprio per questo, possono fare qualsiasi sciocchezza,
stupidaggine, o cattiveria.
La norma, infatti, difende e protegge chi la fa propria. Consente di
organizzare in modo non distruttivo le proprie energie, e le proprie
emozioni. Senza di essa, non sei capace di vera azione, ma solo di
re/azione. Reagisci allo stimolo. Senza il confronto con una norma, non
costruisci nessuna moralità. Ti difendi, o ti affermi, sopraffacendo
l’altro, o cercando di farlo. Tagli la lingua, estrai la pistola, fai
bere la pipì, incassi i soldi delle elemosine in cambio di un DVD porno.
Allora, l’umanità è in pericolo.