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Claudio Risé, da “Tempi”, 8 marzo 2007, www.tempi.it

Dai giornali. Una maestra di sostegno taglia la lingua a un piccolo troppo ciarliero. Quatto punti. Un’altra, sempre “di sostegno”, psicologa, si apparta in una classe isolata col bimbo affidatogli, autistico, sgridandolo perché lui non la lascia preparare i suoi esami in pace. Il bimbo fa pipì, e lei gliela fa leccare. Minacciandolo, la prossima volta, di costringerlo a berla. In una biblioteca di quartiere, periferia sud di Milano, ragazzini gridano, scorrazzano. Il vigilante, invalido civile per cardiopatia grave, alla dodicesima ora di lavoro ne prende uno per i capelli mentre si versa la cioccolata, e gli intima di andarsene, estraendo una pistola, pare scarica. Un amichetto chiama il 113: bimbo traumatizzato, vigilante senza lavoro. Ancora. A Milano, in viale Padova, una gazzella vede un bimbo rom con una telecamera in mano, sospetta un furto, gli chiede chi gliel’ha data. Il bimbo dice: gli amici al phone center. I carabinieri entrano, e vedono quattro ragazzini che guardano un film pedopornografico. Dietro la cassa, una donna cinese. La storia: i ragazzini chiedevano l’elemosina, e quando avevano quattro euro andavano al phone center, dove la donna gli metteva su quella roba, girata con bambini cinesi.
Spezzoni di inferno postmoderno. Con un tratto comune, però. L’assenza di norma. Per tutti, per gli adulti, come per i bimbi. L’antiautoritarismo è al potere da quasi quarant’anni. Questa realtà è sua figlia. L’infanzia, è, in zone sempre più ampie, scivolata dall’incanto allo stato selvaggio. L’aveva già descritto, prima del 68, un bellissimo film di Peter Brook: Il Signore delle mosche (Lord of the flies, 1963). Un aereo col suo carico di ragazzi di un college inglese cade su un’isola in Oceania. Si dividono in due gruppi. Uno tiene acceso il fuoco, prega, si attiene alle regole. L’altro caccia, abolisce ogni norma, finisce con l’uccidere i più deboli. Solo l’arrivo di una nave militare salva i sopravvissuti.
Un’infanzia senza norma è una mina vagante, distruttiva ed autodistruttiva. Non ascolta, non percepisce, agisce automaticamente, nel crescendo drammatico dell’iperattività che, a suo modo, cerca un contenimento. Corre a perdifiato sperando (in fondo) di inciampare nel piede dell’ufficiale che, nel film di Brook, ne arresta con fermezza la corsa. Anche questi adulti sono cresciuti senza norma, tranne il proprio interesse. Proprio per questo, possono fare qualsiasi sciocchezza, stupidaggine, o cattiveria.
La norma, infatti, difende e protegge chi la fa propria. Consente di organizzare in modo non distruttivo le proprie energie, e le proprie emozioni. Senza di essa, non sei capace di vera azione, ma solo di re/azione. Reagisci allo stimolo. Senza il confronto con una norma, non costruisci nessuna moralità. Ti difendi, o ti affermi, sopraffacendo l’altro, o cercando di farlo. Tagli la lingua, estrai la pistola, fai bere la pipì, incassi i soldi delle elemosine in cambio di un DVD porno. Allora, l’umanità è in pericolo.