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LE
DONNE DIMENTICATE
MIRIAM MAFAI
No, i consultori non sono, come pensa il ministro Storace, luoghi nei quali
medici frettolosi distribuiscono alla leggera certificati che autorizzano le
donne a liberarsi di una gravidanza indesiderata. E le donne che si rivolgono a
quei medici non sono delle irresponsabili che pretendono quel certificato e
subito dopo si recano in un ospedale ad abortire. Il percorso che porta una
donna – spesso troppo giovane, spesso troppo sola, spesso troppo povera – a
varcare la porta di un consultorio è assai più complesso e doloroso di quanto
non pensi il ministro Storace.
Le donne dimenticate
E
assai più complesso e delicato di quanto non pensi ilministro Storace è anche il
lavoro di un medico e di un assistente che, dopo aver ascoltato quella donna, le
consegnerà, quando la donna confermi la sua decisione, il certificato richiesto.
L´aborto è questione troppo delicata per essere trasformata da chiunque, e tanto
meno da un ministro della Repubblica alla ricerca di voti, in strumento di
propaganda. Dietro ogni decisione di abortire c´è sempre un carico di
incertezze, di dubbi, di sofferenza che vanno rispettate. Ogni aborto è sempre e
comunque il venir meno di una speranza, la prova di un fallimento. Solo
apparentemente la decisione è il risultato di una libera scelta. Ogni donna
quando decide di abortire lo fa perché vi è costretta, dalle condizioni
familiari o economiche, dall´abbandono o dal rifiuto del partner, dalla paura
della solitudine o delle responsabilità. Ci piacerebbe che la donna fosse
davvero libera di decidere. Ma davvero questa libertà esiste nel nostro paese?
Non ci si accusi di demagogia se diremo che questa libertà non esiste in un
paese come il nostro nel quale il lavoro è sempre più scarso, i prezzi delle
case in spaventosa crescita da anni, e in diminuzione i posti disponibili negli
asili e nelle scuole materne. Bisognerà pur affrontare un giorno, anche in sede
politica in modo serio e non retorico, il discorso della condizione delle donne
nel nostro paese, della loro difficoltà di trovare un lavoro e di conservarlo
quando abbiano il desiderio di mettere al mondo un figlio, un desiderio che alle
volte viene considerato quasi alla stregua di un capriccio. Non è un caso dunque
che in Italia vengano al mondo meno bambini che in tutti gli altri paesi
europei, meno che in Svezia, dove l´aborto è consentito ma la maternità è
protetta assai più che da noi . E dove dunque esiste assieme alla libertà di
abortire anche, ed è più preziosa, la libertà di mettere al mondo un bambino.
In queste condizioni , nel nostro paese, il ricorso alla legge 194 non può
considerarsi una manifestazione di libertà, ma una decisione cui le donne sono
generalmente costrette dalla necessità. Per questo mettere sotto accusa le donne
che vi fanno ricorso è, dal punto di vista etico, insopportabile.
La proposta del ministro Storace di istituire una commissione d´indagine sul
funzionamento della 194 , proposta fatta propria dall´Udc e già presentata alla
Camera dei Deputati, appare, nel migliore dei casi, incomprensibile.
L´applicazione della legge infatti viene già monitorata anno per anno da ben due
ministeri, quello della Sanità e quello della Giustizia per la parte che si
riferisce alle minorenni. Sappiamo tutto delle donne che fanno ricorso alla 194:
l´età, la condizione familiare e professionale, la loro distribuzione regionale,
la presenza di minorenni, di nubili e di sposate, l´incidenza delle immigrate
(che nell´ultimo anno ammonta al 25% del totale).
Non si capisce dunque cosa dovrebbe accertare questa nuova indagine
parlamentare. Il grande clamore che attorno a questa iniziativa è stato
sollevato dallo stesso ministro della Sanità la fa apparire in realtà come un
puro strumento propagandistico. Con due obiettivi : acquisire allo stesso
ministro il consenso di una parte almeno del mondo cattolico e rivedere in senso
restrittivo e autoritario la legge 194 (che, ricordiamolo, ha abolito la piaga
della clandestinità e ha ridotto del 50% il numero degli aborti nel corso degli
ultimi anni). Siamo alla fine della legislatura e non sappiamo se l´iniziativa
dell´on. Storace e dell´Udc andrà in porto. Ma un primo risultato, comunque,
l´annuncio della nuova indagine lo ha raggiunto, mettendo sotto accusa non solo
le donne che fanno ricorso alla 194 ma anche, e forse in primo luogo, i medici
che lavorano nei consultori e autorizzano l´aborto. Sorprende che da parte di
questi non si sia avuta finora coscienza dell´offesa che una tale iniziativa del
ministro apporta alla loro attività e coscienza professionale.