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LA POLEMICA
Se l´embrione è più importante di una donna
STEFANO RODOTà
Con un parere assai
singolare, ma del tutto coerente con la impostazione sempre più ideologica delle
questioni riguardanti la vita, il Comitato nazionale per la bioetica ha proposto
di dare via libera all´ "adozione" degli embrioni attualmente congelati.
Singolarità e ideologia derivano dal fatto che questa proposta contraddice con
grande disinvoltura molti degli argomenti spesi appena ieri con aggressività
contro coloro che sostenevano il referendum per l´abrogazione della legge sulla
procreazione medicalmente assistita.
Ma, da parte cattolica, si dice esplicitamente che ogni mezzo è legittimo quando
si tratta di salvare embrioni altrimenti destinati alla distruzione. E, d´altra
parte, si può osservare che, comunque, questa ipotesi offre opportunità nuove a
chi, come le donne sole e le coppie fertili, sono pesantemente penalizzate dal
proibizionismo della legge attuale.
Ma proprio da qui deve partire la riflessione. Prendiamo il caso della donna
sola, esclusa per legge da ogni accesso alle tecnologie della riproduzione con
argomenti che vanno dalla condanna di un´etica del desiderio che vuole portare
la procreazione fuori dal "naturale" rapporto di coppia fino all´alluvione un
po´ terroristica di riferimenti alla tesi secondo la quale la personalità di chi
nasce sarebbe irreparabilmente danneggiata dalla mancanza della «doppia figura
genitoriale». Questi argomenti vengono ora disinvoltamente messi da parte, e si
potrebbe realisticamente concludere che è meglio l´apertura di uno spiraglio
alla chiusura totale. Ma il realismo deve pur fare i conti proprio con
l´inammissibilità etica, oltre che giuridica, di questo modo di considerare la
donna e il suo corpo.
L´embrione e la donna
Quando la donna sola pretende d´essere considerata un essere pensante, di cui va
rispettata l´autonomia di decisione in un ambito che davvero è suo, cala la
riproduzione e si vieta il suo accesso alla riproduzione assistita.
Quando, invece, ad essa si guarda come ad un puro contenitore, utilizzabile per
realizzare una finalità ritenuta socialmente rilevante, allora quell´accesso
diventa di colpo legittimo. Ancora una volta il corpo della donna viene
considerato come un "luogo pubblico" di cui il legislatore può impadronirsi,
regolandolo a proprio piacimento.
Così l´opportunità offerta alla donna sola viene pagata con la lesione della sua
dignità e con una impostazione sostanzialmente ricattatoria: o accetti la
degradazione a contenitore o rimarrai prigioniera del divieto. E questo modo di
impostare la questione rafforza i dubbi sulla legittimità costituzionale
dell´esclusione delle donne sole dall´accesso alle tecnologie della riproduzione
sulla base di una "condizione personale", in palese violazione del principio di
eguaglianza affermato dall´articolo 3 della Costituzione.
Consideriamo l´altro spiraglio, quello dedicato alle coppie fertili.
Permane la considerazione della donna come contenitore alla quale si accompagna
l´abbandono di un´altra premessa della legge, proclamata fin dall´articolo 1,
quella che considera la procreazione assistita esclusivamente come una terapia
della sterilità. Inoltre, dopo i mille anatemi contro la fecondazione eterologa,
si propone di imboccare una strada che va esattamente in questa direzione.
Si conferma così la fragilità dell´assetto sul quale poggia l´attuale legge, la
sua impostazione sostanzialmente ideologica e l´intenzione di modificarla solo
laddove premono ragioni altrettanto ideologiche. Su contraddizioni e forzature,
infatti, si passa sopra senza però considerare la vicenda procreativa nel suo
insieme e l´ineliminabile soggettività femminile che l´accompagna, ma facendo
solo leva sulla controversa affermazione della natura dell´embrione come
persona.
Uno sguardo alla tecnica giuridica adottata, al trasferimento in questa materia
della logica dell´adozione.
Qui sono due le questioni da considerare. In altri paesi, la Francia ad esempio,
è permesso in via generale ad una coppia di ricorrere ad un embrione creato con
i gameti di un´altra coppia, quando quest´ultima abbia già realizzato il proprio
"progetto procreativo" ed abbia dato il proprio consenso. Il riferimento
all´adozione nella proposta del Comitato di bioetica consente invece di
prescindere da queste due condizioni, in particolare dal consenso, dichiarando
gli embrioni in stato di abbandono ed espropriando così la coppia della
possibilità di far sentire la propria voce.
La seconda questione riporta alla condizione della donna sola. Si sa che, in via
generale, i single non possono adottare. L´eccezione prevista dalla proposta del
Comitato di bioetica prospetta una inquietante gerarchia di valori.
Tutto per l´embrione, purché nasca. Nulla a chi è già nato ai bambini
adottabili, che possono rimanere privi della possibilità di inserimento in un
nucleo familiare anche quando vi sia la richiesta di adozione da parte di una
persona sola.
Di tutto questo bisogna avere consapevolezza, perché si tratta di materie nelle
quali proprio la pesantezza delle scelte etiche e delle decisioni giuridiche
muta il quadro delle libertà e dei diritti, della stessa condizione
esistenziale. Accettando senza riserve la logica che sta alla base del parere
del Comitato di bioetica, ad esempio, si rischia di fornire una legittimazione
alla richiesta di chi vuole la presenza di rappresentanti del Movimento per la
vita nei consultori. Se si segue acriticamente la logica della tutela
dell´embrione ad ogni costo, infatti, quella richiesta diventa obiettivamente
più forte perché qui si è in presenza di un feto. La modifica della legge sulla
procreazione assistita può così divenire l´insidiosa premessa per manipolazioni
della legge sull´aborto.
Di nuovo alle donne si guarda con scarso rispetto. In un momento difficile e
drammatico, qual è appunto quello della decisione di interrompere la gravidanza
non si vuole offrire ad essa informazione e dialogo, ma imporre la presenza di
attivisti, pregiudizialmente ostili alla decisione che potrebbe essere presa,
con un inammissibile effetto di colpevolizzazione. Qui non è questione d´essere
laici o cattolici. E´ in gioco la dignità della persona, un valore davvero
inviolabile.