Bambine sfruttate per la prostituzione e bambini costretti all’accattonaggio.
Oppure considerati merce pregiata per il mercato delle adozioni illegali e
per il prelievo di organi. Un traffico che ogni anno coinvolge oltre 6000
bambini tra i 12 e i 16 anni che dai paesi dell’est arrivano in Europa,
e che nel mondo sfiora i due milioni di piccole vittime. Un’attività
lucrosa gestita dalla criminalità organizzata, soprattutto albanese. Che
vede l’Italia come porto e area di smistamento verso l’Europa. Qui
arrivano infatti bambini da Albania, Moldavia, Romania, Bulgaria, Ucraina
e Africa e qui vengono resi remissivi a suon di percosse, violenze fisiche
e psicologiche di ogni sorta. Solo dopo aver accettato questa condizione
di schiavitù vengono quindi ‘trasportati’ negli altri paesi Ue.
Spesso i bambini arrivano nel nostro paese con la promessa di un futuro
migliore, altre volte sono venduti dalle famiglie oppure adescati da bande
criminali. Il passo è breve: da una vita di miseria precipitano in una
condizione peggiore, dove viene negato qualsiasi diritto fondamentale: all’identità,
alla salute, alla famiglia e all’educazione.
Il traffico dei minori poi è particolarmente fiorente in alcune zone del
paese. Nel Triveneto (tra Padova e Venezia) ad esempio è concentrato il
20 per cento del traffico illegale di minori, rispetto al 5 per cento
delle altre zone del paese. Tra Modena e Rimini invece si registra il turn
over più alto di piccole schiave del sesso: qui ogni mese ne arrivano
circa 80. E i dati della ricerca condotta da Terres des Hommes, in
collaborazione con Save the children Italia e la fondazione Lelio Basso,
presentata a Roma, continuano. Evidenziando il ruolo della mafia albanese,
che in alcune zone ha un vero e proprio monopolio. Un primato che nella
loro sub–cultura è motivo di orgoglio: «giocare a farsi intercettare e
nel frattempo guadagnare molti soldi». Il rapporto spiega che il traffico
dei minori è un segno di "maturità professionale". In alcuni
casi le minorenni arrivano e soggiornano in Italia per un breve periodo,
perché sono dirottate con un passaporto falso verso altre capitali
europee. Non solo: con il tempo, i trafficanti hanno affinato la loro
strategia e per evitare di essere scoperti adesso organizzano la
prostituzione non in strada, ma in appartamenti, club e alberghi. Oppure
per scansare ogni sospetto, ogni due o tre settimane fanno cambiare città
alle bambine. Queste strategie complicano la raccolta di dati affidabili
sulle dimensioni del fenomeno.
In Italia le bambine costrette oggi a prostituirsi sono tra le 540 e le
670, una cifra che, secondo gli esperti, è sottostimata. Infine solo
poche minorenni che riescono a sottrarsi a questo regime carcerario oggi
beneficiano della legge 40 del 1998 in materia di immigrazione. Nel 2001,
su 5577 ex prostitute straniere che hanno chiesto permessi di soggiorno
per motivi sociali, c’erano solo 250 minorenni. E per di più la legge
contro il traffico dei bambini è in discussione in parlamento da due
legislature, senza essere mai approdata a una soluzione definitiva.
Secondo i rappresentanti dell’associazione Terres des Hommes
bisognerebbe velocemente approvare il testo. E allo stesso tempo
bisognerebbe realizzare alcuni emendamenti per aumentare le garanzia nei
confronti dei bambini coinvolti nei traffici illeciti. Non solo in sede di
processo penale ma anche dopo, quando si tirano le somme di lunghi periodi
di abusi, e il bambino inizia il recupero e il reinserimento sociale.
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