ROMA - È
stata la più massiccia sanatoria d´immigrati della storia italiana. Sono
state seicentomila le domande di legalizzazione consegnate agli uffici
postali entro la scadenza di ieri. Di tutti i documenti compilati - che
adesso devono essere sottoposti alla procedura d´accoglienza - 360mila
appartengono a colf e badanti, 240mila a lavoratori dipendenti. Roma e
Milano le città con il maggior numero di richieste, circa 100mila a
testa. La Uil prevede che una su 5 verrà rigettata, a rischiare sono
soprattutto i precari. Si prevedono comunque molti ricorsi per gli esclusi
dal provvedimento inserito nella legge Bossi-Fini. E Acli e Caritas hanno
chiesto una proroga dei termini.
CIRILLO e MOLA
ALLE PAGINE 12 e 13
DOSSIER
Sanatoria, record in Lombardia. Chiesta la proroga dei termini
Immigrati, la carica dei 600 mila
Mantovano: "La gran parte dei clandestini ora non sono più un
potenziale pericolo"
Tempo scaduto per le richieste di regolarizzazione Cifre ancora parziali
GIANCARLO MOLA
ROMA
- I numeri dicono seicentomila, almeno. Cioè la più massiccia sanatoria
di immigrati della storia italiana. La lunga maratona che si è chiusa
ieri ha infatti aperto le porte - teoricamente - a 360.000 colf o badanti
e a 240.000 lavoratori dipendenti. Cifre ancora non ufficiali, ma che
rendono comunque l´idea di una operazione di proporzioni gigantesche: la
legalizzazione inserita in extremis nella Bossi-Fini raggiunge quasi,
nelle dimensioni, le regolarizzazioni degli ultimi dodici anni. Messe
insieme. La legge Martelli ('90) aveva fatto emergere 215.000
extracomunitari, il decreto Dini ('95) 244.000 e la Turco-Napolitano ('98)
217.000.
La valanga di domande presentate a partire dal 10 settembre si è
ingrossata negli ultimi giorni. Ha pesato la minaccia di sanzioni per i
datori di lavoro che impiegano immigrati in nero (fino a un anno di
reclusione e 5.000 euro di ammenda). Ma anche la possibilità - introdotta
dal Viminale con la circolare della settimana scorsa - per gli stranieri
sfruttati di denunciare gli imprenditori che rifiutano la
regolarizzazione. Lo ha ricordato ieri Alfredo Mantovano: «Il bilancio di
quella che, non mi stanco di ribadire, non è una sanatoria, è
estremamente positivo», ha spiegato il sottosegretario all´Interno.
Sottolineando la sua soddisfazione per le centinaia di migliaia di
clandestini «riportati alla luce, identificati e dunque non più un
potenziale pericolo. Persone che avranno un lavoro e contributi regolari,
assistenza sanitaria e contribuiranno agli introiti fiscali dello Stato».
Il difficile, comunque, viene adesso. Le domande devono infatti essere
istruite, discusse ed eventualmente accolte. Le prefetture dovranno
convocare le parti, concludere la stipula del contratto di lavoro e
assegnare il permesso di soggiorno. L´iter potrebbe durare molti mesi,
soprattutto nelle città che più hanno approfittato della sanatoria, come
Roma e Milano, dove le richieste sarebbero vicine a quota centomila.
Secondo la Uil, però, una domanda su cinque è destinata al rigetto. Le
bocciature riguarderanno soprattutto i precari, quelli che non lavorano
con continuità.
Ancora peggiore la situazione dei vessati, quelli che proprio in queste
settimane sono stati licenziati per non essere regolarizzati. Proprio per
fronteggiare casi di questo tipo, il Viminale aveva pensato ad una
circolare che aprisse le porte della denuncia da parte dell´immigrato. I
tempi si sono rivelati troppo stretti però: anche per i ricorsi i termini
sono scaduti ieri. «Abbiamo consigliato a chi ne avesse titolo di spedire
una raccomandata agli uffici provinciali del lavoro e per conoscenza alle
prefetture: dovrebbe essere sufficiente per avere i sei mesi di permesso
speciale», spiega Alioune Gueye, responsabile immigrati della Cgil. La
Uil proverà invece a prendere altro tempo. «Stiamo valutando con i
legali - dice il segretario confederale Guglielmo Loy - di proporre cause
pilota per dare il diritto anche a chi fa la vertenza dopo l´11 novembre».
Non è finita, insomma. La sanatoria del centro-destra è destinata a
proseguire il suo cammino tra le polemiche. I Ds già rigirano il dito
nella piaga. «Seicentomila persone da regolarizzare, per Umberto Bossi
sono un bel rospo da ingoiare», dice il responsabile per l´immigrazione
Giulio Calvisi. Acli e Caritas, intanto, chiedono una proroga dei termini
che «dia possibilità a chi è stato escluso per colpe non sue, di
usufruire dei suoi diritti». Agli uni e agli altri risponde la Lega. Che
incassa il colpo. Ma minaccia il pugno di ferro contro i clandestini: «Non
ci sarà alcuna proroga per presentare le domande dei lavoratori
extracomunitari in nero», tuona il vicepresidente del Senato Roberto
Calderoli. Che conclude: «Da domani (oggi per chi legge, ndr) tolleranza
sottozero, anche se c è chi, intravedendo la possibilità di un giro d´affari
basata sulle regolarizzazioni ha chiesto espressamente questa proroga».
LE
STORIE
Milano: in coda tra gli immigrati che denunciano gli ex
"imprenditori"
"Tanto lavoro, pochi soldi e adesso ci mandano
via"
Una badante sudamericana "licenziata" da una coppia di anziani
A Cinisello i soci di una coop scomparsi dopo aver truffato 120
extracomunitari
ANNA CIRILLO
MILANO
- «Quella coppia di settantenni milanesi, benestanti, senza figli,
malati, li seguivo da più di un anno e mezzo. Non si erano mai lamentati.
Mi hanno mandato via poco dopo che è uscita la legge per la
regolarizzazione. Il fratello di lei ha tentato di tutto per convincerli a
farmi un contratto, non c´è stato niente da fare. Io gli ho spiegato che
volevo il permesso di soggiorno soprattutto per mia figlia, che ha cinque
anni, per la scuola e il resto. Non è servito. Per questo sono qui».
Maria è qui con altri cinquecento che ieri, sin dalle 8 del mattino,
hanno invaso il salone della Camera del Lavoro. Così numerosi nessuno se
li aspettava. Uomini, donne, bambini in braccio che dormono. Un flusso
inarrestabile per tutto il giorno. La lotta è contro il tempo, per
presentare prima che scadano i termini la vertenza contro i
"padroni" che si sono rifiutati di metterli in regola. Sono
lavoratori in nero, ora disoccupati. Se la sono sentita di uscire allo
scoperto da quando hanno saputo che una denuncia gli procurerà un
permesso di soggiorno temporaneo di sei mesi. Sei mesi per cercare un
altro lavoro, come succederà a Maria, quarantenne badante originaria dell´America
Latina, che la coppia di milanesi settantenni e benestanti ha licenziato.
Aspettano il loro turno, in fila, con il numero in mano. Vengono chiamati
e raccontano il loro caso in una fila che sembra non avere fine, eppure
ordinata, disciplinata.
«Sono musulmana, per questo porto il velo in testa». E per questo non si
fa neppure fotografare Mitran Rodica, 31 anni, ucraina, maestra di musica.
In Italia da un anno e 7 mesi, prima ha fatto assistenza a una anziana,
poi le pulizie («ogni giorno le scale di sei palazzi di cinque piani
senza ascensore»), fidandosi del suo datore di lavoro: «Mi ha detto fino
all´ultimo di non preoccuparmi, poi mi ha lasciata a piedi dicendomi:
"Sei libera, vai a casa, non posso fare niente per te." Mai e
poi mai mi sarei aspettata una cosa simile».
Sei euro all´ora erano, invece, stati promessi a Pop Viorel, 44 anni,
moglie e due figli lasciati in Romania a giugno, per un lavoro d´idraulico
in una ditta milanese. Dieci ore al giorno, domenica compresa. Vive in una
stanza con cucina e bagno, assieme ad altri otto: «Alla fine di soldi me
ne hanno dati meno della metà e anche la promessa di regolarizzazione è
sfumata».
Alcuni degli extracomunitari approdati qui non conoscono neppure il
cognome e l´indirizzo del loro datore di lavoro e per questi casi non si
può far nulla. «Orazio è scomparso – racconta William, 45 anni,
equadoregno, in Italia da due e mezzo. Lo stesso dice il connazionale
Luis, 33 anni. Orazio procurava lavori da fare anche fuori Milano, l´incontro
avveniva alla stazione della metropolitana di piazzale Lotto. Da quindici
giorni Orazio «non s´è visto più e noi non sappiamo più che cosa fare».
Top, 33 anni, un gigante, studi da avvocato interrotti in Senegal. Sta
compilando un modulo. La sua vita oltre allo sport – gioca per la Calcio
Longobarda - negli ultimi due anni è stata caricare e scaricare casse.
Tutti i giorni, sei, otto ore, per una ditta di trasporti milanese che lo
pagava a spanne. «Tanto lavoro, 50 euro, poco lavoro 30 euro. Due mesi fa
mi hanno mandato via».
Tra le tante storie che cercano ora una soluzione perché nessuno qui
vuole restare clandestino, c´è anche quella di una truffa che coinvolge
più di 100 persone, «almeno 120», dicono i funzionari Cgil. Sono
soprattutto equadoregni e peruviani che lavoravano per una cooperativa di
servizi di Cinisello, alle porte di Milano. Smistava lavoratori per
pulizie, traslochi, edilizia. I titolari mesi fa hanno chiesto agli
extracomunitari tra i mille e i duemila euro per la regolarizzazione,
rilasciando ricevute false. La settimana scorsa sono spariti. I 120 ora
sono qui, senza un soldo e fuorilegge
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