Ritirare le misure che possono avere una ricaduta negativa sugli enti
locali, unica condizione per la riapertura della discussione sulla nuova
legge Finanziaria. È questo quanto chiesto da Regioni, Comuni e Province
dopo lo strapppo seguito alla presentazione della legge di bilancio. Una
manovra che, sostengono i rappresentanti delle autonomie locali, rischia
di ingenerare una serie di preoccupanti tagli ai servizi erogati ai
cittadini, già falcidiati dal governo stesso. A contrapporsi alle misure
c’è un fronte compatto che ha visto unite tanto le amministrazioni di
destra quanto quelle di centro-sinistra, a riprova di un malumore che
supera la contrapposizione politica ed insiste sul rischio che quanto
previsto dalla Finanziaria 2003 possa rivelarsi un grave danno per i
cittadini e per l’autonomia degli enti locali.
Il rischio paventato dagli enti territoriali, infatti, è che le misure
previste dal governo portino a un «commissariamento» di fatto,
condizionando e svuotando le politiche economiche degli enti. Misure come
il congelamento delle addizionali fiscali, infatti, rischiano di lasciare
le autonomie senza una importante fetta di bilancio, essenziale per l’erogazione
della maggior parte dei servizi sociali, sopratutto nel campo dell’assistenza.
Il tutto abbinato alla riduzione (10%) dei trasferimenti dallo Stato e ai
corposi tagli nella sanità (innalazamento del coefficiente posti letto
ogni mille abitanti), nella scuola (drastiche riduzioni del personale) e
nella pubblica amministrazione (blocco delle assunzioni).
«Signor presidente - hanno scritto in una lettera indirizzata a Silvio
Berlusconi i rappresentanti delle autonomie - le autonomie sono parti
fondanti dello Stato. Non vogliono essere controparte, nè tanto meno
essere catalogate come "aguzzini spendaccioni" del sistema
pubblico. Siamo pronti ad assumerci le nostre responsabilità purchè si
ridiscuta la legge finanziaria, non condividendo le linee guida della
manovra per le ricadute sugli enti territoriali».
Una dura presa di posizione che non è cambiata di una virgola nemmeno
dopo le rassicurazioni di Follini, presidente dell’Udc, che ha ammesso
come «il governo possa intervenire nella parte della legge finanziaria
che riguarda gli enti locali». Stessa considerazione di Alemanno, di An,
che parla di «rimodulare la Finanziaria». «Assicurazioni del tutto
insufficienti» chiosano i rappresentanti degli enti locali.
Così le polemiche piovono sulle spalle del governo, e soprattutto del
ministro dell’Economia Tremonti. «Si tagliano i trasferimenti e si
tengono ferme le entrate - ha criticato il sindaco di Roma Walter Veltroni
- a questo punto vorrei sapere come facciamo a fare i bilanci», parole
cui si è associato anche il governatore della Lombardia Roberto Formigoni
secondo cui il taglio delle risorse «pone un tema che riguarda la qualita
e la quantità dei servizi proposti ai cittadini. Su questo dobbiamo
riflettere». Senza mezzi termini, invece, l’attacco sferrato alla legge
obiettivo da parte del Presidente della Regione Emilia Romagna: «siamo al
federalismo dei debiti - ha commentato Vasco Errani - è paradossale che,
dopo tante chiacchiere, Regioni e città si trovino addossati i costi di
una politica economica e finanziaria sbagliata sia nella forma, sia nella
sostanza». Parole cui si sono associati anche i governatori della Puglia
Raffaele Fitto e del Piemonte Enzo Ghigo. Dura, per certi versi
inaspettata e ancor più lancinante per la coalizione di governo, la
reazione del sindaco forzista di Parma Elvio Ubaldi che ha sottolineato
come le manovre previste in Finanziaria siano «un errore gravissimo, un
atto non condivisibile». Tanta la voglia di esprimere questo concetto che
il sindaco si è fatto sentire dalla Svezia, dove si trova per impegni
istituzionali: «Una violazione dell’autonomia degli enti. Venga
Tremonti ad amministrare i Comuni: se i cittadini soffriranno tagli di
servizi sociali, sappiano che la colpa è solo del governo».
«Sconcertato» invece il sindaco di Venezia Paolo Costa che ha
evidenziato i «tagli delle entrate. Tagli delle uscite. Tagli delle
assunzioni. Tagli dei trasferimenti dello stato. La scure di Tremonti - ha
spiegato il primo cittadino - sui conti di comuni e Regioni mette in
ginocchio le amministrazioni locali, ma sopratutto, rischia di ferire
seriamente la democrazia stessa». Con la Finanziaria allo studio, ha
concluso il vicepresidente dell’Anci Fabio Melilli, «il ministro
Tremonti commissaria, di fatto, finanziariamente e politicamente i Comuni.
Il blocco delle spese per i servizi - ha commentato Melilli - inciderà in
modo grave sull’efficienza dei servizi di rete nelle città, e il
sistema individuato per il blocco delle assunzioni impedirà le assunzioni
soltanto al Sud». Laconico invece il sindaco di Piacenza Roberto Reggi
che ha dichiarato: «Così ci legano le mani e i piedi. È come nuotare
legati: si rischia di affogare». |