ROMA - Berlusconi accusa il colpo e cambia rotta di fronte alla rivolta
delle Regioni e dei Comuni che parlano di «incostituzionalità» e
chiedono di «congelare» la Finanziaria. Dopo un giornata vissuta con
grandi tensioni all´interno della maggioranza e con fronti aperti con
quasi tutte le categorie sociali e istituzionali, la retromarcia del
governo è giunta dopo il lunghissimo vertice di maggioranza.
«Abbiamo svolto un esame approfondito delle alternative di spesa
presentate dal ministro dell´Economia - recita la nota del presidente del
Consiglio, diffusa dopo la burrascosa riunione - anche alla luce di quanto
emerso dal confronto con le Regioni, con gli enti locali e con la parti
sociali avviando in concreto il processo di federalismo fiscale».
Berlusconi ha assicurato inoltre che saranno rispettati il Patto di
stabilità e Patto per l´Italia «senza toccare la spesa sociale».
Il tono è quello di un ripensamento, ma contenuti della rettifica sono
ancora da chiarire, anche se alla fine del vertice Follini dell´Udc ha
annunciato che la Finanziaria «sarà rivista nella parte che riguarda gli
enti locali» e Alemanno di An ha assicurato che «il congelamento delle
addizionali Irpef sarà rimodulato».
La soluzione più probabile sembra quella annunciata da Mario Baldassarri:
il "vice" di Tremonti ha parlato di un «equivoco» con le
Regioni, ha confermato il blocco dell´addizionale Irpef al livello del
2002 per un anno ma ha aggiunto che, in cambio, si farà un passo avanti
nel federalismo passando dal sistema delle addizionali Irpef (imposte
autonomamente dagli enti locali), a quello della compartecipazione (agli
enti locali va una quota fissa delle entrate fiscali del proprio
territorio). Indiscrezioni ieri indicavano l´intenzione del governo di
accelerare la revisione completa del sistema con l´introduzione di una
compartecipazione Irpef del 2 per cento anche per le Province e con la
concessione di maggior margini di compartecipazione alle tasse ai Comuni
(salirebbe dal 4,5 al 6,5) e alle Regioni.
La reazione delle Regioni è cauta e ancora scettica. «Che dovessero
cambiare qualcosa era scontato, il sistema previsto non era sostenibile,
ora dobbiamo vedere nel concreto in cosa consiste questa disponibilità»,
ha detto il presidente dell´Emilia Romagna Vasco Errani.
Non poteva essere altrimenti dopo una giornata durante la quale sono
rullati i tamburi di guerra da ogni campanile d´Italia. Dopo una serie di
riunioni tutti i rappresentanti del sistema delle autonomie locali
italiane hanno scritto a Berlusconi protestando per la «incostituzionalità»
della Finanziaria. Firmatari: Ghigo (Regioni); Domenici (Anci); Ria
(Province); Borghi (Comunità montane).
Ora bisognerà vedere come e su quali punti inciderà il cambiamento di
rotta del governo che conta di recuperare risorse per 8 miliardi di euro
dai tagli. Fino a ieri la manovra sugli enti locali era piuttosto pesante:
le Regioni vengono colpite soprattutto sul fronte della sanità. Il
meccanismo prevede che per accedere alle risorse aggiuntive di 4,5
miliardi di euro per il 2003, già assegnate, le Regioni devono rispettare
una serie di parametri (penalizzazioni ai medici che sforano sulle
prescrizioni, licenziamento dei direttori delle Asl che non raggiungono il
pareggio di bilancio, taglio di circa 30 mila posti letto in tutta
Italia). A fronte di queste misure le Regioni non possono aumentare le
tasse nel 2003. Per i Comuni c´è una riduzione dei trasferimenti del 2
per cento, circa 450 miliardi di lire; il blocco delle spese per beni e
servizi sociali e delle assunzioni.
I COMUNI
Il sindaco di Firenze e presidente dell´Anci all´attacco del governo
Domenici: per gli enti locali
è strangolamento finanziario
Siamo disponibili ad un accordo per non aumentare la pressione fiscale, ma
servono risorse
MARZIO FATUCCHI
FIRENZE - «Uno strangolamento finanziario fatto tagliando i
trasferimenti e bloccando le entrate autonome. Chiediamo al presidente
Berlusconi che la parte relativa agli enti locali sia stralciata e
ridiscussa». Leonardo Domenici, presidente Anci e sindaco di Firenze
chiede al premier di rivedere completamente le indicazioni date dal
ministro Tremonti sulla Finanziaria. «C´era un temporale, qualcuno ha
fatto finta di non vederlo. Ma alla fine l´ombrello se lo sono tenuti
loro» dice Domenici.
Ossia?
«Conoscevamo la situazione difficile dei conti pubblici, come Anci
avevamo fatto delle proposte: eliminare il tetto sugli impegni di spesa e
il taglio del 2% dei trasferimenti statali, completare la
compartecipazione Irpef. Di queste proposte non è rimasto quasi niente. I
trasferimenti saranno tagliati di circa 200-220 milioni di euro rispetto
al 2001. Non arriveranno neanche i rimborsi dell´Iva sui servizi svolti
da aziende pubbliche. La compartecipazione all´Irpef viene aumentata, ma
in modo parziale. Ed aver tolto il tetto sugli impegni di spesa è
praticamente inutile, con i vincoli che sono stati introdotti».
Vi viene chiesto di risparmiare, di bloccare le assunzioni.
«Ma se dal 1998 al 2000 abbiamo perso 70.000 dipendenti! Abbiamo imparato
a gestire la spesa in modo consapevole».
Dite no anche al congelamento dell´addizionale Irpef: volevate aumentare
le tasse comunali?
«No. Siamo disponibili ad un accordo con il governo per non aumentare la
pressione fiscale. Ma per mantenere il livello dei servizi attuali,
abbiamo bisogno di risorse».
Quali servizi fra quelli erogati dagli enti locali rischiano di saltare?
«Praticamente tutti: il 70% del welfare italiano è gestito dagli enti
locali, dalla sanità agli asili nido. Per non parlare del trasporto
pubblico locale, dei rifiuti».
Pensa che anche i Comuni del centrodestra la seguiranno in questa
battaglia?
«Con il sindaco di Milano Albertini, abbiamo già deciso di lavorare
assieme: anche lui mi è preoccupato della situazione».
LE REGIONI
Il presidente del Lazio controcorrente: quei tagli non sono scandalosi
Storace: sacrifici per tutti
ma dateci una parte dell'Iva
Siamo abituati a stringere la cinghia, ora lo facciano anche gli altri. Ma
serve una più equa ripartizione delle risorse
LUCIO CILLIS
ROMA - «Il rigore
non è una scelta. È una necessità, vista la crisi internazionale. Ora
però dalle altre regioni mi aspetto, dopo le critiche, anche la richiesta
di compartecipazione al gettito dell´Iva...». Il governatore del Lazio,
Francesco Storace, non polemizza con l´esecutivo. Ma cerca di tracciare
la strada per una ripresa del dialogo che parta da una «più equa
ripartizione» delle risorse superando anche la fase delle addizionali,
girando a favore delle Regioni, una parte degli introiti derivanti dall´Iva.
Presidente Storace, lei non sembra molto preoccupato dalla stretta sulle
Regioni.
«Il "rubinetto chiuso"? Non è un problema. Perché ci sono
regioni, come il Lazio, che sono abituate a stringere la cinghia, grazie
anche alla passata gestione che ha prodotti guasti da record...».
Lei però, per tamponare le falle ha scelto un´arma impopolare come il
ticket...
«Guardi che il ticket è un contributo equo che ha ridotto drasticamente
la nostra spesa sanitaria invertendo la rotta. Ora il Lazio sta frenando
più di altri la spesa per i farmaci».
In ogni caso la Finanziaria metterà anche la regione da lei amministrata
sotto pressione. Non crede?
«E allora parliamone nel dettaglio. Primo, la questione dei direttori
delle Asl: dov´è lo scandalo? Se i manager sbagliano, se non rispettano
i vincoli dei bilanci, allora devono andare a casa. Secondo, l´Irpef:
posso dire con orgoglio di non averla toccata. Terza questione, il blocco
delle assunzioni: non ci cambierà nulla visto che già l´abbiamo fatto.
Sono altri i punti da rivedere...».
Per esempio?
«Il nodo delle ripartizioni: proprio domani (oggi - ndr) di fronte al Tar
si discuterà un nostro ricorso sulla ripartizione dei fondi per gli
incentivi alle imprese. Un caso di eclatante disparità tra regioni. E
presto bisognerà rivedere il meccanismo della distribuzione di tutte le
risorse».
Ora però ce ne saranno ancora meno per tutti.
«Per noi cambia poco: è come se dicessero ad un poveraccio di non poter
più andare in giro su un´auto di lusso. La regione Lazio la Mercedes non
ce l´ha mai avuta...».
IL VERTICE
Berlusconi rassicura il leghista: presto avrai la tua riforma. In An
critiche per Fini
L'ira di Bossi infiamma il
Polo
"Così uccidete il federalismo"
BARBARA JERKOV
ROMA - Tutti contro
tutti, con armistizio finale. Ecco, dunque, com´è andata ieri, come si
è concluso l´ultimo match nella Casa delle libertà sulla Finanziaria.
Bossi, furibondo per il congelamento dell´addizionale Irpef degli enti
enti locali, incassa la promessa del premier: «Entro sei mesi, parola d´onore,
avrai il tuo federalismo». Sul fondo unico per il Mezzogiorno che non si
fa più, partita vinta invece per il leader dell´Udc Follini. Tremonti
incamera comunque il principio a lui caro della flessibilità dei vari
capitoli di spesa. Fini, che pure non aveva esitato ad allearsi con
Tremonti mettendo in crisi l´asse con i centristi pur di portare a casa
la presidenza del fondo per il Sud, stavolta resta a zero, a meno di non
voler considerare la promessa futuribile del ministero della Funzione
pubblica ad An per quando Frattini traslocherà alla Farnesina.
In via della Scrofa stavolta non tutti hanno capito la strategia del
vicepremier: «Gianfranco si è fatto fregare», sibila un colonnello
campano. E durante il vertice Alemanno si è dissociato apertamente,
insistendo fino all´ultimo: «Secondo me il fondo unico ci vuole, state
sbagliando». Eppure, raccontano, è stato proprio Fini a collaborare
attivamente al compromesso finale, sin dall´altra sera. Giurando poi,
durante la riunione, di aver letto in questi giorni sul conto delle
pretese di An «dietrologie assolutamente false». «Se ho un problema
politico, sono solito dichiararlo apertamente», assicura, «e non è
questo il caso». Ma più tardi, riferendo ai fedelissimi il risultato del
vertice con gli alleati, Fini è altrettanto netto: il nodo della
presidenza del comitato è ancora tutto da sciogliere. «Spetta a Marzano»,
sostengono certi i centristi, forti del fatto che la commissione V Attività
produttive del Cipe è per legge presieduta dal ministro competente, cioè
Marzano. «Marzano può scordarselo, piuttosto lo va a presiedere il
presidente del Consiglio», replicano piccati in An. Nodo solo rinviato,
appunto.
L´idea di introdurre un comitato di indirizzo su cui far ricadere la
responsabilità dei diversi fondi contenuti nelle varie leggi di
agevolazione al posto del fondo unico per il Sud, la mediazione insomma,
è Berlusconi in persona ad avanzarla, quando il vertice volge al termine.
Marzano ha appena spiegato, ed è l´ennesima volta, il perché e il
percome lui al fondo unico è contrario. Follini pure. Il Cavaliere, con
un autentico colpo di teatro, sfodera un bigliettino: «Avrei qui una
proposta di soluzione...». Tocca a Letta spiegarla, nessuno obietta. E´
andata.
Tempesta, invece, quando si parla di enti locali. Bossi è sul piede di
guerra: «Guardate», dice agli alleati, «io il discorso che l´addizionale
locale finirebbe per essere percepita dalla gente come una partita di
giro, e che in questo momento non ci possiamo permettere il lusso di
deludere ancora le promesse elettorali, lo capisco. Capisco tutto. Ma pure
voi dovete capire me che sul federalismo fiscale mi sono esposto più di
tutti, e così voi il federalismo lo ammazzate». Ce l´ha con Tremonti,
il Senatur. «Entro sei mesi ci sarà la riforma, e il problema sarà
superato», provano a placarlo il superministro e lo stesso premier. E
Bossi: «Già, ma io in questi sei mesi ai miei che gli racconto, con gli
enti locali che sono già scesi sul piede di guerra?».
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