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Le ricette che fan male alla Sanità pubblica
ROSY BINDI
da Repubblica - 19 giugno 2003
Caro direttore, nel dibattito sul programma del centrosinistra ci sono ancora
molti aspetti da definire. Anche dentro l´Ulivo le questioni sanitarie non
sempre rivestono il giusto rilievo. Parlare di "riformismo zoppo",
come fa Mario Pirani, è però ingeneroso. In questi anni l´Ulivo ha
contrastato con energia le scelte sanitarie della destra e contestato il
razionamento delle risorse. Lo facciamo in modo credibile perché quando eravamo
al governo, malgrado l´ingresso nell´euro, abbiamo incrementato sensibilmente
i finanziamenti.
La perdita di competitività economica dell´Italia rende più difficile
risalire la china. Ma il semplice riequilibrio interno alla spesa sociale non è
la ricetta giusta.
La pretesa di risolvere il problema, serissimo e urgente, d´un finanziamento
adeguato alla sanità solo con interventi sulla previdenza mi pare in realtà
subalterna a quel pensiero unico racchiuso nella massima "it´s the
economy, stupid". Gli stupidi, per fortuna, sono un po´ meno e c´è chi -
per tutti Joseph Stiglitz e Martha Nussbaum - invita a rimettere al centro della
riflessione economica la tutela dei diritti delle persone. Tutela che non è
solo un principio etico-politico ma il motore d´un modello di sviluppo che non
si limita ad accrescere le ricchezze di chi nel pianeta è già ricco.
Sulle pensioni c´è ancora da lavorare per recuperare maggiore equità.
Contesto però un approccio che mette in concorrenza pensionati e malati. Come
se per tutelare la salute fosse necessario ridimensionare il reddito di chi andrà
in pensione tra dieci anni.
Se la coperta del sociale è corta dobbiamo allungarla, individuando nuove
priorità al tavolo delle scelte politiche che garantiscono lo sviluppo del
Paese. Cambiare l´ordine delle priorità non è un fatto tecnico, implica il
ritorno al primato della politica sull´economia. Questa sarebbe la vera
inversione di rotta, una svolta di metodo ma anche di merito. Non siamo così
ingenui da ignorare il problema delle compatibilità e sappiamo anche che i
costi in sanità non sono sempre comprimibili. È necessario dunque negoziare
una nuova agenda politica ed economica a partire dalla consapevolezza che la
spesa sociale e la sanità sono un investimento e non "un costo a
perdere". E siamo anche pronti ad aprire un confronto con i cittadini per
una tassa di scopo che finanzi un Fondo nazionale per la non autosufficienza,
affrontando in chiave solidale un problema che interessa tutte le famiglie e
liberando la sanità di alcuni costi impropri.
Berlusconi parla poco di sanità. Anche Sirchia limita i suoi interventi a pochi
messaggi, purtroppo assai contraddittori.
L´idea di trasferire alle assicurazioni private le visite specialistiche e i
ricoveri ospedalieri, non è un semplice aggiustamento di sistema, un modo di
razionalizzare la spesa e ridurre gli sprechi. Equivale a spezzare i principi
del Servizio sanitario nazionale. È il passaggio al sistema assicurativo.
Non ci sono vie di mezzo, né possibili compromessi tra la logica che ispira un
sistema di solidarietà pubblico e la logica delle assicurazioni. La prima
tutela la salute, la seconda rimborsa alcune malattie; la prima non discrimina
le persone per il reddito la seconda seleziona i malati e le prestazioni; la
prima pesa in termini finanziari molto meno della seconda.
Non siamo soddisfatti del nostro sistema pubblico e la difesa del Ssn non c´impedisce
di vederne distorsioni e lacune. Ma la ricetta Tremonti-Sirchia finirà per
ammazzare il paziente.
Il centrosinistra può avanzare un progetto riformatore nel quale la sanità non
sia una voce marginale ma recuperi la centralità che le spetta. È un settore
che misura la civiltà e la possibilità di futuro d´un paese, per salvarlo non
c´è bisogno di scatenare la guerra tra vecchi e malati.
l´autore è ex ministro della Sanità