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Un
libro molto bianco e tanti equivoci |
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"Nella
complessità insita nei processi di preparazione delle politiche e degli
strumenti e di esecuzione dei programmi, come è il caso della
programmazione partecipata, esiste una molteplicità di attori ciascuno
dei quali può essere responsabile di una certa fase. Esiste quindi
una" matrice degli attori" che agisce secondo canoni di
sussidiarietà verticale ed orizzontale; esiste, in definitiva, una
"matrice di sussidiarietà", dove sussidiarietà significa che
ciascun attore partecipa a creare le condizioni ottimali per
l’intervento dell’attore responsabile." Questo Governo - non diversamente da
quelli precedenti -- ha fatto sapere da lungo tempo che di riforma del
welfare si può e si deve parlare a volontà, ma che di soldi a
disposizione non ce ne sono. Quelli disponibili sono già stati
dirottati a proteggere le categorie con maggiore potere contrattuale e,
purtroppo per loro, i poveri, gli emarginati, i disabili, gli immigrati,
raramente sono membri influenti di Confindustria o sindacati. Date
queste premesse, l’unico risultato possibile dei vari piani, programmi
e proclami che si succedono da anni è, nel migliore dei casi, un elenco
di buone intenzioni; nel peggiore, è un insieme di parole altisonanti e
di pensieri contorti. La citazione di cui sopra dovrebbe offrire
un’idea abbastanza precisa della categoria cui appartiene il Libro
Bianco. Il fatto è che si alimentano alcuni pericolosi equivoci.
Vediamo i più gravi. Politiche sociali e riforma fiscale A più riprese, il Libro Bianco cerca
di "vendere" la riforma fiscale varata con la Finanziaria 2003
come un’efficace politica sociale. Si sostiene che la Finanziaria
aumenterà il reddito delle fasce più povere della popolazione, e che i
suoi effetti sull’offerta genereranno crescita economica a vantaggio
soprattutto di queste ultime. Ma qualsiasi simulazione seria degli
effetti della riforma ha mostrato che i benefici per i meno abbienti
saranno minimi; nè potrebbe essere altrimenti, visto che i meno
abbienti non pagano tasse e, quindi, non sono toccati dalla riduzione
delle imposte. Quanto agli effetti sulla crescita, neanche Ronald Reagan
o Arthur Laffer avrebbero mai sostenuto che una manovra praticamente a
costo zero avrebbe potuto generare degli effetti così importanti
sull’offerta. Ma il problema è più fondamentale
ancora: il welfare state esiste – o dovrebbe esistere - per prendersi
cura di chi "cade attraverso le crepe" della società; queste
persone esistono ed esisteranno sempre sia in periodi di crescita
sostenuta, che, a maggior ragione, in fasi recessive. Un Governo non
dovrebbe mai abdicare all’obbligo di fornire un welfare state decente,
appellandosi a proclami propagandistici e senza alcun supporto empirico
sulla propria capacità di generare crescita nell’economia. La famiglia come ammortizzatore
sociale Per molti aspetti, l’enfasi di
principio riposta dal Libro Bianco sul ruolo della famiglia è
condivisibile. Non lo è invece il tentativo di far passare la famiglia
come un secondo surrogato – in aggiunta al presunto rilancio
dell’economia -- di un efficiente sistema di ammortizzatori sociali.
In Italia la famiglia ha per decenni parzialmente ovviato
all’inesistenza di una rete di assistenza sociale di ultima istanza.
Ora lo sta facendo sempre meno, sia perché le famiglie diventano più
piccole (vedi Ranci),
sia perché cresce la disoccupazione in età adulta e, con essa,
aumentano le famiglie in cui nessuno lavora. Ma soprattutto, la redistribuzione
intrafamigliare comporta costi in termini di efficienza; presuppone, ad
esempio, la condivisione dell’abitazione, il che ostacola la mobilità
della forza lavoro. Un altro costo rilevante della "famiglia come
ammortizzatore sociale" è legato alla bassa partecipazione
femminile al mercato del lavoro, perche’ la redistribuzione famigliare
assegna alle "mogli" funzioni importanti nella produzione e
allocazione dei benefici in natura. Fertilità e detrazioni fiscali Il Libro Bianco intende incoraggiare
la fertilità con detrazioni fiscali per le famiglie più numerose.
Tuttavia, non c’è alcuna evidenza empirica robusta che la fertilità
risponda in modo significativo agli incentivi fiscali – peraltro anche
in questo caso di entità modestissima -- di cui parla il Libro Bianco.
Inoltre, le famiglie oggi potenzialmente più prolifiche sono quelle
degli immigrati che, spesso, non pagano le tasse e che, dunque, non
beneficeranno di questo trattamento. L’assistenza sociale a livello
regionale Dopo la sospensione della
sperimentazione del Reddito Minimo di Inserimento (decretata in
Finanziaria), il Governo prevede l‘istituzione di un "Reddito di
Ultima Istanza", un istituto completamente decentralizzato a
livello regionale. Ma la nozione di strumento di assistenza sociale di
ultima istanza finanziata a livello locale è una contraddizione in
termini, soprattutto in Italia. Il 70 per cento degli individui più
poveri in Italia è concentrato nelle regioni meridionali, che hanno una
bassa capacità contributiva ed hanno dimostrato, durante l’
esperimento del Reddito Minimo di Inserimento, di non avere la capacità
amministrativa per gestire questo strumento. La cultura dei programmi e delle
commissioni In sostanza il Libro Bianco finisce
per ingenerare la convinzione che si possano compiere grandi riforme
senza sostenerne i costi e senza affrontare scelte dolorose sul loro
finanziamento. E’ il trionfo della "cultura dei programmi
e delle commissioni", secondo cui affrontare un problema consiste
nel mettere i soliti "attori sociali" intorno a un tavolo e
scrivere un "programma straordinario"(1). Per questi motivi il
Libro Bianco non è soltanto un’occasione perduta: è un documento che
può ritardare per l’ennesima volta una discussione seria ed informata
sugli aspetti concreti della riforma del welfare state in Italia. (1) Ecco un elenco – che non ha la pretesa di essere esaustivo – di piani e tavoli concertativi che dovrebbero scaturire dal Libro Bianco. Si propone un "Piano straordinario per riconoscere il diritto al minore di vivere in famiglia" (ovviamente dopo estese consultazioni con Regioni e rappresentanti del privato sociale e dell’associazionismo familiare); un "tavolo di consultazione nazionale per la Gioventù"; un "piano programmatico di corsi di lingua italiana per minori ed adulti immigrati"; "un programma complessivo di intervento finalizzato all’integrazione dei soggetti deboli", beninteso "in stretto raccordo con le Regioni" e con l’obiettivo di "incrementare la quota percentuale delle politiche rivolte all’ inclusione sociale nell’ambito della riprogrammazione di medio termine del fondo sociale europeo"; un "Piano nazionale per la non-autosufficienza" da far partire entro il 2003 in via sperimentale in alcune regioni; e, infine, un "Programma straordinario per la disabilita’", da far partire nel 2004. |
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