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27 Novembre 2003
LA SANITA' AL PRONTO SOCCORSO
Articolo per L'Unità del 24/11/2003 di Livia Turco
Ministri
Sirchia e Maroni, se ci siete battete un colpo! Non è una battuta polemica ma
l’accorato appello di chi vuole mettere al primo posto il bene del paese e,
pertanto, considera una sciagura la morte lenta a cui stiamo assistendo del
servizio sanitario nazionale e lo sbriciolamento delle politiche sociali.
Entrambe falcidiate dalla scure di tremonti e abbandonate dai loro ministri
competenti. Sono i fatti, purtroppo, a dirlo. Il Servizio Sanitario nazionale si
trova ad affrontare una vera crisi finanziaria dovuta alla politica del governo
che lo sta strangolando attraverso una manovra a tenaglia. Essa combina la
sottostima del fabbisogno di risorse necessarie per soddisfare i livelli
essenziali di assistenza - da questa sottostima nascono i deficit e i disavanzi
e su di essi si innestano gli strumentali allarmismi sui conti in rosso nella
Sanità pubblica - con una manovra di cassa che non trasferisce alle Regioni le
risorse già pattuite nell’accordo governo-Regioni dell’8 agosto.
A tutt’oggi, tra sottostima e mancati trasferimenti, al Sistema Sanitario
nazionale mancano ben 26 miliardi di euro. Mentre nessuna risorsa è stata
stanziata per gli investimenti nell’edilizia, nell’ammodernamento delle
strutture e delle tecnologie. Il blocco delle piante organiche non consente
l'assunzione di personale e mancano le risorse per il rinnovo dei contratti
della dirigenza medica. Non a caso tutti i medici sono sul piede di guerra e
hanno indetto giornate di mobilitazione per denunciare l’abbandono del
Servizio Sanitario nazionale operato dalla legge finanziaria e le inadempienze
del governo nei confronti delle condizioni di lavoro dei medici e di tutti gli
altri operatori sanitari. Per promuovere la salute non basta un buon Servizio
Sanitario nazionale. È necessaria una forte e qualificata rete di servizi
sociali sul territorio. È la sfida di unire Sanitario e Sociale che con Rosy
Bindi avevamo intrapreso attraverso la legge 229 e la legge quadro sulle
politiche sociali 328/2000. Ora invece nella finanziaria le politiche sociali
vengono ulteriormente sbriciolate e impoverite. Dalla dignità si passa alla
miseria delle politiche sociali! Innanzitutto per la pesante decurtazione delle
risorse: meno 300 milioni di euro al fondo per le Politiche Sociali\, meno 2.600
milioni di euro di trasferimenti agli Enti locali. Ma ciò che colpisce e
preoccupa ancora di più è la qualità degli interventi proposti dal governo.
Essi non sono più orientati alla promozione e al sostegno delle capacità delle
persone ma si frantumano in un pulviscolo di misure perché si frantuma l’idea
cardine delle Politiche Sociali: la promozione della dignità e della globalità
della persona e del suo benessere. Qual è infatti il segno e il senso di una
legge sugli asili nido che promette nidi aziendali (senza prevederne risorse)
inaugurando la stagione dei nidi-fai-da-te, nidi-custodia, nidi-parcheggio, al
di fuori della rete dei servizi territoriali e della qualità dei medesimi? Qual
è il senso e il segno di un bonus-bimbo di mille euro elargito solo per un
anno, riconosciuto a prescindere dal livello del reddito, riconosciuto solo alle
italiane e alle comunitarie e non alle extracomunitarie e pagato utilizzando le
risorse già accantonate per aumentare l’indennità di disoccupazione? Qual è
il segno e il senso di risorse tolte dal finanziamento del reddito minimo di
inserimento per chi vive in condizioni di povertà per devolverle al
finanziamento della scuola privata? È la logica dello specchietto per le
allodole degli spot pubblicitari che strumentalizzano i problemi delle persone
per far credere loro che il governo li risolverà. È la logica dell’una
tantum al di fuori di un progetto di promozione della persona e di sostegno
delle sue capacità. È l’abbandono di una progettualità che aveva cominciato
a considerare le Politiche Sociali un investimento economico necessario per
rendere competitivo ed equo il nostro Paese. Perché la competitività è oggi
più che mai connessa con l’investimento sul capitale umano e la sua
valorizzazione. E oggi questo devono essere le Politiche Sociali: non solo aiuto
ai più deboli ma risorse per promuovere e valorizzare le persone e dunque per
promuovere l’investimento più significativo per la crescita economica del
Paese. Dunque dalla dignità delle Politiche Sociali si sta cadendo nella
miseria delle medesime e questo non a caso, ma perché il governo non ha
un’idea di futuro del Paese, non comprende che la risorsa più grande, più
redditizia e più moderna è la risorsa umana. Non si pensa al futuro ma ci si
limita a sfruttare fino in fondo l’esistente. Tutto ciò accompagnato con
l’etica tremontiana dei condoni, che invita ciascuno a farsi furbo ovunque
sia. Ciò che colpisce è in queste misure - asili nido, bonus-bimbo,
finanziamento della scuola privata - e la redistribuzione delle risorse a favore
dei redditi più alti. In continuità e coerenza con la politica fiscale di
Tremonti che favorisce i ceti medio-alti e con il totale disinteresse del
governo per l’aumento del costo della vita, per la perdita del potere di
acquisto di salari e di stipendi. C’è un fatto di questi giorni che
denunciamo come un vero e proprio scandalo. Riguarda la legge che istituisce un
fondo per incrementare la rete dei servizi e dei sostegni a favore delle persone
non autosufficienti, soprattutto le persone anziane. Si tratta di una emergenza
come hanno confermato le 7600 persone anziane morte la scorsa estate ma si
tratta anche di un aspetto strutturale della società presente e futura connessa
all’invecchiamento delle persone. Prevenire, rallentare, prendere in carico la
non autosufficienza è dunque un aspetto cruciale del nuovo Welfare che vogliamo
costruire. L’Ulivo, pur dall’opposizione, insieme a una forte mobilitazione
dei sindacati, ha presentato un disegno di legge che prevede il finanziamento di
tale fondo, in applicazione dell’articolo 14 e 15 della legge 328/2000, con
risorse aggiuntive in parte pubbliche in parte derivanti da una tassa di scopo.
Dall’opposizione abbiamo avanzato una proposta di governo, non a caso la
maggioranza in commissione Affari Sociali ha convenuto sul valore di quella
proposta dando il suo contributo e il suo consenso. In questi due anni, mentre
il Parlamento lavorava, il ministro Sirchia si dedicava quotidianamente a
interviste per annunciare, far promesse, creare l’allarme sulla condizione
degli anziani. E così ogni giorno per due anni ci siamo sentiti la promessa
della dentiera gratis agli anziani, degli ospedali a domicilio, di servizi nuovi
per le persone non autosufficienti. Curiosamente però il ministro non ha mai
trovato il tempo, né lui né il ministro Maroni, a venire nella Commissione
parlamentare per dare il suo contributo ed esprimere il suo parere. Ora il testo
di legge è all’esame dell’Aula ma l’iter si è già bloccato perché in
commissione Finanze, mentre Sirchia continua a rilasciare interviste e a fare
promesse e a disertare il Parlamento, il suo governo ha bloccato il
provvedimento. Nel frattempo Sirchia ha smesso di fare interviste ma ha taciuto
e tace sulla scelta del suo governo. Delle due l’una: o è complice di una
scelta che smentisce due anni di suoi proclami e promesse, oppure il ministro
non conta nulla confermando così l’impressione che da tempo abbiamo e cioè
che il ministero della Sanità sia stato sequestrato da Tremonti e si sia
tramutato in un ministero spot e propaganda. Con il ministro della Sanità che
non decide nulla sulle risorse da destinare al Servizio Sanitario nazionale ma
si dilunga invece sulle diete, sulle porzioni che gli italiani devono mangiare,
sugli stili di vita ecc. ecc. Tutto ciò è gravissimo. Desta in noi un
particolare allarme. Perché la salute dei cittadini è un bene primario. E il
Servizio Sanitario nazionale - universalistico, solidale, basato sulla fiscalità
generale - è un bene troppo prezioso perché sia abbandonato tra le furbizie
dei ministri e l’indifferenza della politica. Per questo siamo impegnati in
questi giorni in un’ampia e forte mobilitazione.