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Rapporto annuale del
Censis: Paese di edonisti e chiacchieroni, abbiamo perso la capacità di
rischiare e soffrire |
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dal Corriere - 7 dicembre 2002 |
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«Un’Italia con le pile
scariche che rischia la deriva». Un Paese di edonisti e chiacchieroni. E’ la
fotografia dell’ultimo rapporto Censis. La crescita del Prodotto interno
lordo è diminuita del 3,1%, l’occupazione dello 0,9%. Ma abbiamo speso oltre
271 miliardi di euro per beni di piacere e voluttà (quasi 48 miliardi per
l’abbigliamento, 12 miliardi per le scarpe). C’è crisi, dominano progetti a
breve termine. «Dieci anni fa sapemmo reagire, ora siamo forse troppo
borghesi» A pagina 9 Arachi e G. Caprara
«Edonisti e delusi, l’Italia ha le pile
scariche» ROMA - Siamo una
bella cartolina. Bei borghi antichi. Buon cibo. Vestiti eleganti. All’estero
ci ammirano. Di più, ci invidiano. Il quotidiano tedesco Frankfurter
Allgemeine ha raccontato che il cancelliere Schroeder prima delle elezioni
andava dicendo: «Per vincere dobbiamo promettere che li faremo vivere come
gli italiani». Ma il modello «rilassato» che attira tanto gli stranieri
pronti a trasferirsi in villaggi come Montegabbione nasconde appena la
realtà di un Paese che è comunque in declino. Non c’è sprint verso un futuro
che non riusciamo a programmare. Poche speranze. Poco lavoro. E’ più di un
campanello d’allarme l’ultimo rapporto del Censis. E’ una sirena che chiede
la sveglia: l’Italia è un paese con le pile scariche senza voglia di
reagire, prigioniero di uno stallo confermato dall’andamento degli
indicatori sull’occupazione, sui risparmi, sugli impieghi. Paghiamo la
delusione per il mancato ruolo innovativo che avrebbero dovuto esercitare
alcuni fattori di crescita: la new economy che non ha mantenuto le promesse,
la finanza facile e la nuova cultura capitalistica che non hanno funzionato
secondo le attese, mentre la stessa costruzione europea è rimasta più un
sogno che realtà. E così ci rifugiamo sempre più nel mito del «buon vivere»
e di un edonismo fine a se stesso. DOLCE VITA - Per capire: nell’ultimo anno
abbiamo speso oltre 271 miliardi di euro per tutti i beni di piacere e
voluttà (quasi 48 miliardi soltanto per l’abbigliamento, 12 miliardi per le
scarpe). Una spesa che negli ultimi tre anni è cresciuta del 6% a dispetto
di un Pil che nel 2002 ha visto la propria crescita diminuire del 3,1% a
inizio anno per arrivare allo 0,6 della fine. A dispetto di una crescita dei
posti di lavoro che da un anno all’altro è calata dello 0,9%. Crescono
soltanto le imprese che producono piacere: sono diventate ormai 580 mila, il
18% del totale. |