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Alcune delle novità contenute nel testo del disegno di legge Più soldi a Roma Capitale, premi per favorire unione tra comuni

La bozza sul federalismo fiscale
addio Ici, arriva tassa di scopo


 
ROMA - L'Ici sulla prima casa è stata abolita e non tornerà, neanche sotto altre spoglie: il disegno di legge delega sul federalismo fiscale, nella versione approvata in via preliminare oggi dal Consiglio dei ministri, cancella qualsiasi riferimento alle imposte sugli immobili in favore dei Comuni. Per questi ultimi però arriva la possibilità di introdurre la tassa di scopo.

La bozza è articolata in 22 articoli contenuti in otto capitoli. La riforma è spiegata in un'ampia relazione introduttiva: "Il tema del federalismo fiscale rappresenta per diversi aspetti - si legge - una pagina bianca della nostra storia repubblicana che attende ancora di essere scritta in modo da attuarne presupposti e potenzialità". Certo occorre tenere presente che si tratta di una delega e che quindi per i dettagli ci sono ampi margini di manovra. Di seguito alcune delle novità.

Obiettivo finale: giù le tasse. I decreti legislativi "individuano i meccanismi idonei ad assicurare che le maggiori risorse finanziarie rese disponibili a seguito della riduzione delle spese determinino una riduzione della pressione fiscale dei diversi livelli di governo".

Due anni di tempo per l'attuazione. L'articolo 2 del provvedimento prevede che "il governo sia delegato a adottare entro 24 mesi dalla data di entrata in vigore del ddl uno o più decreti legislativi... al fine di assicurare... l'autonomia finanziaria di Comuni, province, città metropolitane e Regioni".

Nessuna nuova Ici. Dall'ultima versione del testo è sparito qualsiasi riferimento "alla razionalizzazione dell'imposizione fiscale immobiliare per finanziare l'autonomia dei Comuni".

Arriva tassa di scopo. I Comuni e le Province avranno la facoltà di istituire un tributo di scopo per la realizzazione di opere pubbliche (misura prevista già nelle versioni precedenti del ddl). Sì anche ai premi per favorire le unioni e le fusioni tra Comuni. La proposta si ispira alla Francia, dove è già possibile allo Stato favorire l'unione di Comuni di piccole dimensioni.

Più soldi a Roma Capitale. Il ddl prevede che siano assegnate "alla città di Roma, in quanto capitale della Repubblica, specifiche quote aggiuntive di tributi erariali". Via libera anche al "trasferimento a titolo gratuito, al comune di Roma, dei beni appartenenti al patrimonio dello Stato e non più funzionali alle esigenze dell'amministrazione centrale".

Più autonomia per città metropolitane. Arrivano specifici tributi per garantire una più ampia autonomia di entrata e di spesa. Sparisce il tetto di 350mila abitanti per consentire anche ai comuni capoluogo di poter godere di tale autonomia.

Una commissione per vigilare. Sarà la sede per condividere le informazioni finanziarie e tributarie e svolgerà attività consultiva. Verrà istituita da un decreto del presidente del Consiglio e resterà in vita fino al momento in cui entrerà in vigore il primo decreto legislativo.

Nasce conferenza finanza pubblica. Si tratta di una struttura istituita nell'ambito della Conferenza Unificata. L'obiettivo è di "concorrere alla definizione degli obiettivi di finanza pubblica per comparto e delle procedure per accertare eventuali scostamenti dagli obiettivi di finanza pubblica".

Sparisce la Service tax. L'autonomia impositiva degli Enti locali sarà affidata alla "legge statale" che "individua i tributi propri dei Comuni e delle Province, per il finanziamento delle rispettive funzioni. Inoltre, agli Enti locali è riconosciuto il diritto di "modificare le aliquote dei tributi loro attribuiti, di introdurre agevolazioni, nonché di modificare le modalità di computo delle basi imponibili".

(11 settembre 2008)