Claudio Risé, da “Tempi”, 7 dicembre 2006, www.tempi.it
Non smettiamo di protestare contro il
raddoppio legalizzato della “dose personale”, e l’autorizzazione governativa
a farsi fuori raccontandosi che ci si sta semplicemente divertendo, o
rilassando un po’. Non posso smettere, perché chi fa una professione di
cura, non può lasciar passare la propaganda della malattia. Non sono, del
resto, solo. Non uno psicoanalista, ma uno psichiatra, e non uno qualsiasi,
ma il professor Giovanni Battista Cassano, docente all’Università di Pisa,
noto in tutto il mondo, avvisò già anni fa: «Noi registriamo un abbassamento
progressivo e drammatico dell’età media dei nostri pazienti psichiatrici.
Qualche anno fa avevamo i reparti pieni di vecchi. Oggi si moltiplicano i
ricoverati nella fascia fra i 18 e i 35 anni, con sintomi psicotici gravi…
fenomeno addebitabile all’abuso di sostanze stupefacenti diffuso tra i
ragazzi: di ecstasy e di marijuana…
Questa droga [la marijuana] agisce sulle stesse strutture del cervello
interessate dalla cocaina e dalla morfina, e costituisce uno step, un
gradino, sia per l’assunzione delle droghe “pesanti”, sia come attivatore di
patologie psichiatriche… di tipo paranoide… o crisi di depersonalizzazione…
Per quanto riguarda poi l’utilizzo frequente di questa droga, il consumatore
abituale può cadere in quello stato che gli studiosi americani definiscono “avolitional”,
“avolitivo”. È una situazione di compromissione grave della volontà e della
affettività, un appiattimento assoluto della persona».
Allora basta con la favola della cannabis che non è droga, quando le scuole,
le famiglie, le strade d’Italia sono segnate da sfortunati le cui capacità
cognitive, volitive, ed affettive sono ridotte dall’uso dei derivati della
cannabis a quelle di un preadolescente non tanto sveglio.
Anche educatori e genitori si accorgono del paradosso, di uno Stato che da
un lato chiede loro di sorvegliare e punire, e dall’altro, in prima persona,
corrompe e indebolisce. Nascono così appelli spontanei, spesso sul web, con
l’intenzione di raccogliere e far sentire la protesta. La democrazia diretta
delle vittime che protestano contro l’autoritarismo cinico dei detentori del
potere.
Così ad esempio sul sito
http://www.antonello-vanni.it/insegnanti_e_genitori_nodroga.htm
educatori e genitori chiedono «l’immediato ritiro del Decreto» del raddoppio
delle dosi. I firmatari sottolineano, tra l’altro, l’incoerenza del ministro
Turco che nella Relazione Annuale al Parlamento sullo stato delle
Tossicodipendenze in Italia del 1999 riteneva i derivati della cannabis
«veicolo (insieme all’alcol) mediante il quale i giovani assumono le c.d.
nuove droghe (anfetamine e pasticche) accedendo a percorsi di ulteriore
pericolosità» e chiedeva «impegno a procedere con un maggiore intervento
educativo e informativo».
Ma come possono genitori e insegnati educare e informare, se poi i ministeri
della Sanità e di Grazia e Giustizia sdrammatizzano tutto, autorizzando le
dosi per le stragi del sabato sera?