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LESSICO DELLE TOSSICODIPENDENZE
a cura di Paolo Ferrario, www.segnalo.it
vedi anche Lessico delle politiche dei servizi
ACCREDITAMENTO SANITARIO
PROCEDIMENTO AMMINISTRATIVO ATTRAVERSO IL QUALE LA REGIONE, SULLA BASE DI
REQUISITI STRUTTURALI, TECNOLOGICI ED ORGANIZZATIVI, RICONOSCE LE STRUTTURE
PUBBLICHE O PRIVATE QUALI ENTI EROGATORI DI PRESTAZIONI AL SERVIZIO SANITARIO
NAZIONALE.
L'ISTITUTO DELL'ACCREDITAMENTO SOSTITUISCE IL PRECEDENTE MODELLO DELLA
CONVENZIONE
I CRITERI PER L'ACCREDITAMENTO NELL'AREA SANITARIA RIGUARDANO L'ORGANIZZAZIONE
AZIENDALE, GLI INDICI DI QUALITA', LA SICUREZZA, IL PERSONALE E GLI STANDARD DELLE
STRUTTURE
AIDS HIV
(Human Immunodeficiency Virus): è il "virus dell'Immuno-deficienza umana" che determina la malattia
infettiva comunemente chiamata AIDS (Acquired Immune Deficency Syndrome - "Sindrome da
Immunodeficienza acquisita"). Si trasmette soprattutto attraverso il contatto di sperma e sangue. La
malattia impedisce alle difese immunitarie dell'organismo di fronteggiare adeguatamente le infezioni in
presenza delle quali si determina un irreversibile decadimento generale con effetti quasi sempre letali.
GIOVANI DISAGIO TOSSICODIPENDENZE
la devianza è preceduta da una condizione di disagio, di disorientamento, di frustrazione, di sofferenza. La
recente apparizione della categoria del "disagio" sembra la logica conclusione del processo di
"normalizzazione della devianza" (Durkheim E.) coniato in risposta all'esigenza di introdurre un approccio
più soft in grado di rendere conto dei comportamenti e degli atteggiamenti giovanili non riducibili alla
semplice riproduzione di norme e valori del sistema sociale degli adulti o non interpretabili come chiara
contrapposizione ad essi (...). Il termine disagio viene progressivamente utilizzato per descrivere la
condizione giovanile "come la fase in cui le nuove generazioni sono ormai pressoché socializzate e pronte
ad entrare nel mondo adulto, senza tuttavia avere ancora accesso al mondo adulto stesso". Se il sistema
sociale tende a esasperare il senso di incompletezza e di instabilità proprio della transitorietà che configura
la condizione giovanile, il disadattamento strutturale che la definisce rischia di trasformarsi in malessere
diffuso. Ma il fenomeno assume caratteristiche e proporzioni ancora più rilevanti nel momento in cui
l'aumento della complessità sociale trasforma il processo di transizione dall'infanzia alla maturità in un
cammino contrassegnato da indicazioni confuse, con scarsi punti di riferimento significativi, disseminato di
ostacoli ben dissimulati.
GIOVANI COMPORTAMENTI TOSSICODIPENDENZE il "RAVE"
in inglese sta per "delirio", entusiasmo sfrenato. A volte anche "estasi", dal verbo "to rave" che significa, fra
l'altro, andare in estasi. E qualcuno sostiene addirittura che la parola raver sia stata usata negli anni
Sessanta per descrivere gruppi di fans isteriche. Da circa un decennio si chiamano così le feste non stop in
luoghi non canonici per il ballo strapiene di gente e a base di musica techno suonata fino al mattino con
annessi cocktail di droghe di sintesi. Il fenomeno parte nella seconda metà degli anni Ottanta in Gran
Bretagna con il nome di Watehouse parties, feste in vecchie stazioni del metro, capannoni sfitti, fabbriche
rimaste inutilizzate, torri direzionali, aree industriali dismesse. Parties pensati con l'idea di entrare in luoghi
alienanti e al tempo stesso neutri, trasformabili e plasmabili a piacimento attraverso la musica e l'evento. Di
lì si passa ai primi raduni "da delirio", che ricordano da vicino quelli dei figli dei fiori degli anni Settanta:
nomadismo verso la campagna, musica ad alto volume, divertimento ininterrotto e sfrenato, consumo
generalizzato di stupefacenti. Negli anni Novanta parte la reazione: nel novembre 1994 con il Criminal
Justice Act and Pubblic Order Bill, in Inghilterra, i raves sono dichiarati illegali; stessa sorte in Germania,
con un'unica eccezione: dal 1989, nel primo week-end di luglio di ogni anno, si tiene a Berlino la "Love
Parade", un gigantesco rave on the road che vede affluire da ogni parte del mondo circa un milione di
"techno-folli". La manifestazione che dura alcuni giorni e che vede la partecipazione dei migliori artisti
techno-ambient avviene in un contesto di eccezionali misure di sicurezza e di contenimento. In Italia il
fenomeno esplode nel giugno 1990, ma lo spirito organizzativo è decisamente professionale: i luoghi sono
regolarmente affittati e la SIAE pagata. Gli avvenimenti, in sintonia con quegli anni, non si connotano mai in
termini alternativi o "controculturali". Nel settembre dello stesso anno una manifestazione è segnata da un
evento tragico: un giovane viene ucciso nel corso di una rissa. Da allora la situazione si deteriora e si
frammenta: furti e risse diventano usuali, scompare il pubblico femminile e i techno-raduni sono pervasi da
fremiti ultranazionalistici e di estrema destra. È il 1993: per i raves nostrani comincia il periodo decadente.
Da allora le feste rave si dividono in due filoni, quello commerciale e il circuito "off," e quello illegale che
riannoda i legami con le origini del fenomeno. Mentre i primi sono gestiti da gruppi di organizzatori
professionali (exogroove), e si tengono all'interno di enormi discoteche con l'impiego della musica techno
più dura (200 Bpm), gli avvenimenti del secondo genere si celebrano con occupazioni temporanee di spazi
proibiti (TAZ), senza il pagamento di tributi SIAE e del biglietto d'ingresso. Non ci sono D.J. che catalizzano
l'attenzione, la musica non supera necessariamente i 140 Bpm e, attraverso scenografie etniche, graffiti e
riti catartici, tutto si tinge di misticismo.
GIOVANI HIPPIES
sono i ragazzi della "beat generation", i giovani degli anni Settanta, quelli che consideravano l'uso di droghe
un gesto dal valore simbolico ed ideologico. Per gli hippy, il consumo di stupefacenti ha rappresentato
l'emblema della ribellione nei confronti della società che vietava e stigmatizzava la pratica di assumere
droga. Il fenomeno hippy era proprio fondato su queste basi. L'ingestione di LSD non era praticata soltanto
per accrescere la comunicazione ma anche in funzione iniziatica per riconoscersi come appartenenti ad un
gruppo che aveva una identità alternativa alla società. Gli hippies rifiutavano la competitività, l'esasperato
individualismo, il consumismo edonistico e tutti i valori fondamentali della società considerata ipocrita e
ingiusta. Essi cercavano di realizzarsi in una struttura sociale nuova in cui ciascuno avesse un ruolo
liberamente scelto. La vita comunitaria, la comunicazione con gli altri, il contatto con la natura, la libertà da
ogni obbligo, erano gli ideali degli hippies, i cui gruppi si componevano e scomponevano secondo la voglia o
l'estro dei momento
GIOVANI TOSSICODIPENDENZE "FUORI ORARIO"
nonostante il nome in inglese, il fenomeno è prettamente italiano, o meglio non conosce analoghi in Europa
per eccesso e fantasia. Gli afterhours sono "mondi senza limiti", locali aperti dalle sei del mattino fino a
pomeriggio inoltrato. Ci si arriva dopo essere stati tutta la notte in giro nei locali "usuali". Si svolgono
spesso in discoteche di montagna, night di paese, strani pub o grandi abitazioni private. L'afterhurs è
questo: iniziare quando gli altri vanno a dormire, ballare mentre gli altri stanno pranzando, essere avvolti dal
buio anche se fuori c'è luce, sfiorare l'apice dell'evento nello stesso istante in cui, per gli altri, l'evento
comincia. È il piacere, costruito, del sentirsi diversi. Sempre in Italia ha preso piede un'ulteriore originale
esperienza non comune nel panorama internazionale i cosiddetti after tea. In prosecuzione con la serata in
discoteca e il "fuori orario", queste feste iniziano nel pomeriggio e terminano alla mezzanotte della
domenica. Ancora uno spostamento in auto prima di affrontare questa ultima trance del week-end: a questo
punto l'uso di amfetamine ed ecstasy è praticamente inevitabile.
MARGINALITA'
indica una condizione statica o uno status sociale, cioè una condizione di fatto, che a volte implica o
presuppone l'emarginazione e a volte vi conduce. Marginalità ed Emarginazione non sono sinonimi.
L'emarginazione, infatti, indica un processo dinamico o un risultato di azioni che si attuano a livello sociale
o addirittura istituzionale. Marginali sono quegli status sociali che comportano, per persone o gruppi il vivere
in condizioni diverse e solitamente peggiori da quelle della società nel suo complesso; la marginalità
comporta riduzione delle aspettative di affermazione sociale, minore responsabilità sociale, minore
partecipazione alla vita e alle decisioni collettive. Il fenomeno della marginalità si osserva nei confronti di
certi status collettivi ed è in questo senso che vi rientrano i giovani, i vecchi, le donne, le persone di colore, i
"nuovi poveri" i pensionati ai limiti della sussistenza, gli handicappati fisici e psichici, gli sconfitti, chi è
inesorabilmente confinato nelle periferie più povere e degradate, coloro, in definitiva, che non hanno potuto
reggere alla corsa al benessere ed alla tensione della competitività della società attuale, o non hanno voluto
aderirvi o vi sono stati esclusi. Ancora, la marginalità è connessa a certi individui che, nella logica
dell'ideologia del profitto, non sono produttivi o hanno perduto la capacità di produrre beni economici: invalidi
e disoccupati. La marginalità esiste per certi malati, specialmente per i malati di mente. Infine, la
marginalità è connessa con la devianza e con la microcriminalità, nel senso che dai gruppi marginali più
facilmente - ma non certo esclusivamente - traggono origine certe devianze e certo tipo di delittuosità
minore: ma, mentre nei confronti dei devianti o dei delinquenti si manifesta la disapprovazione sociale e,
quindi, un giudizio morale negativo, nei confronti di altri marginali manca questo giudizio di valore
sfavorevole. Oggi la marginalità ha assunto nuovi nomi e nuovi volti. C'è una marginalità a livello economico,
che si esprime come precarietà occupazionale, instabilità remunerativa, debolezza sociale, inferiorità di
status; c'è una marginalità a livello psicologico, che si esprime come fragilità dell'Io e rigidità, apatia e
indifferenza, disinteresse e cinismo, assenza di progettualità e paura del futuro, mancanza di scopi e
insignificanza della vita, povertà di ideali e di livelli di aspirazione, distruttività e vittimismo. C'è una
marginalità a livello culturale, che significa assenza di radici, carenza di identificazione, reattività
esasperata al sistema, ma anche esplosione dell'alternativa, della creatività, dell'irrazionalità, della
espressività, della fantasia; c'è infine una marginalità a livello politico, che si traduce in scarsa adesione alle
regole, sfida alla centralità, delegittimazione delle norme, sfiducia nelle istituzioni, fanatismo e
"gregarismo", assenteismo e catturabilità verso obiettivi immediati, manipolabilità. Ecco, allora, che sulle
vecchie marginalità sono venute a costituirsi le "nuove" marginalità create da povertà, da disoccupazione,
da deprivazione scolastica e culturale, da mobilità sociale, da emarginazione, da devianza, da
tossicodipendenza, da frustrazione dei nuovi bisogni, da sballo.
TOSSICODIPENDENZE - CONVENZIONE DI VIENNA
firmata nel 1971, impose agli Stati di attuare un rigido controllo sulle nuove sostanze di sintesi con una
intensità differente in rapporto alla maggiore pericolosità dei diversi prodotti ad azione stupefacente
evidenziata, peraltro, dal loro inserimento in una delle quattro Tabella annesse al testo.
TOSSICODIPENDENZE - CONVENZIONE UNICA SUGLI STUPEFACENTI
fu adottata nel 1961 a New York al termine di una conferenza internazionale con lo scopo di rielaborare
tutta la normativa sovranazionale fino a quel momento esistente e riordinarla in un sistema giuridico
univoco. L'affacciarsi alla ribalta di nuove droghe sintetiche nel mercato clandestino non comprese tra quelle
indicate nelle quattro Tabelle allegate alla Convenzione spinse successivamente i rappresentanti delle
nazioni ad adottare un Protocollo di emendamento, firmato a Ginevra nel 1972, nel quale erano inserite
diffuse integrazioni al testo originario della convenzione.
TOSSICODIPENDENZE AGENZIE DI CONTROLLO SOCIALE
anche detti "Agenzie di riduzione dell'ansietà" (anxiety reducing agencies). Sono uno dei tanti mezzi che la
società utilizza per assicurare ai suoi membri la massima osservanza delle regole che caratterizzano la
sua cultura e, quindi, anche per contenere la criminalità. Ogni tipo di società impiegherà tutti gli strumenti
idonei ad evitare le tendenze devianti dai suoi valori fondamentali. Si distinguono in sistemi di controllo
formale o istituzionalizzati (leggi, codici, forze di polizia, sanzioni) che, organizzati e regolamentati da
specifici organismi, operano mediante l'intimidazione e l'effetto deterrente della minaccia della sanzione e
sistemi di controllo informale che, non avendo fini istituzionali, fungono da "agenzie di controllo del
comportamento e dei valori ". Queste concorrono a determinare l'adattamento degli individui agli schemi
della società in cui vivono apportando un effetto "stabilizzatore" sul presupposto che quanto più è stabile un
contesto sociale, tanto meno rilevanti sono le devianze dei singoli. Fanno parte di questa categoria oltre
alla famiglia e alla scuola, la chiesa, il sindacato, i servizi sociali, le comunità, i Sert, i consultori, i partiti e i
gruppi politici, i giornali, i mass-media, le associazioni giovanili, i movimenti culturali e religiosi. I loro
esponenti più eminenti funzionano come importanti diffusori di opinioni (opinion leaders) che influenzano in
modo significativo le scelte fondamentali e quindi la condotta degli associati. Vi è poi un altro sistema di
controllo informale, il "controllo di gruppo" che non si esercita mediante le istituzioni, ma da persona a
persona nel contesto stesso dei vari gruppi sociali. Si annoverano fra di essi: il vicinato, gli amici, i colleghi,
l'ambiente di lavoro. Ciascun individuo è costantemente sottoposto ad un fitto reticolo sociale attraverso il
quale è reso costantemente edotto del valore positivo o negativo della propria condotta. Occorre infine
considerare che i sistemi di controllo formale e informale sono efficienti quando vi è continuità e stabilità e
quando il sistema sociale che li informa è ampiamente accettato, condiviso e sostenuto dal consenso.
Viceversa, un ordinamento esprime anche con la maggiore criminalità la sua crisi, quando i suoi sistemi di
controllo perdono di credito e di efficacia, e quando i membri non sentono più come certe e giuste le sue
istituzioni: più genericamente può dirsi che una società è in crisi se si crea un "vuoto di valori", o se i valori
proposti non sono più introiettati. In tali condizioni si avrà espansione delle condotte criminose e devianti.
TOSSICODIPENDENZE CONSUMATORI
è l'individuo che usa la droga, qualunque essa sia, saltuariamente o in situazioni di eccezione oppure in
modo ripetuto, ma utilizzando dosaggi minimi e mantenendo sempre la possibilità di interrompere
l'assunzione senza risentirne la conseguenze. Questa modalità d'uso non comporta in genere significativi
disturbi dell'inserimento sociale.
TOSSICODIPENDENZE D.E.A. (DRUG ENFORCEMENT ADMINISTRATION)
è la principale agenzia statunitense impegnata, anche su scala mondiale, nella lotta contro il traffico di
sostanze stupefacenti. Dipende dal Dipartimento della Giustizia americano ed ha ramificazioni in tutto il
mondo allo scopo di armonizzare e potenziare la collaborazione con le varie polizie nazionali.
TOSSICODIPENDENZE DIPENDENZA
il termine ha una sua storia: nel 1931 Tatum e Seeverse introdussero quelli di "drug addiction" e "drug
habituation". Il primo intendeva una dipendenza fisica dalla sostanza usata, con conseguente sindrome
d'astinenza qualora l'uso della sostanza fosse ridotto o interrotto. Il secondo termine coinvolgeva soltanto
l'aspetto psichico e non fisico dell'organismo. Nel 1950 l'O.M.S. definì la "drug addiction" come "...uno stato
di periodica o cronica intossicazione, negativa per l'individuo e per la società, prodotto dalla ripetuta
assunzione di sostanze farmacologicamente attive". La stessa commissione dell'O.M.S. definì il termine
"drug habituation" come "...un desiderio di assumere ripetutamente la sostanza senza che si vengano a
creare le caratteristiche negative mostrate dalla addiction, né gli effetti deterioranti per l'individuo e per la
società...". I due termini furono tradotti in lingua italiana l'uno (drug addiction) con il termine "tossicomania"
e l'altro (drug habituation) con il termine "abitudine". Non esaurienti e chiari, nel 1964, furono sostituiti con
l'unico termine di "drug dependence" intendendo con ciò riferirsi ad "...uno stato psichico e qualche volta
anche fisico, risultante dall'interazione tra organismo e sostanza farmacologicamente attiva, caratterizzato
da un particolare comportamento e da altri fattori che spesso includono un desiderio di assumere la
sostanza sporadicamente o continuativamente al fine di ottenere effetti attivi sulla psiche e a provocare
sconforto per la sua assenza. La tolleranza può essere più o meno presente.
TOSSICODIPENDENZE DIPENDENZA FISICA
è un alterato stato fisiologico provocato dalle ripetute assunzioni di una sostanza, la cui deprivazione
provoca disturbi organici noti come "sindrome d'astinenza". È un fenomeno frequente e particolarmente
grave in quanto impedisce al tossicodipendente di poter interrompere l'assunzione di droga. Le ragioni per
cui si instaura, tuttavia, non sono molto chiare e conosciute. Dati sperimentali hanno messo in luce alcune
trasformazioni delle cellule e, quindi, dell'organismo intero, a seguito del contatto con particolari sostanze.
Come ciò avvenga è ancora oggi oggetto di studio: probabilmente si verificano modificazioni di alcuni
processi naturali del metabolismo delle cellule che possono poi verificarsi nuovamente solo in presenza del
farmaco o della droga.
TOSSICODIPENDENZE DIPENDENZA PSICHICA
è la sensazione di soddisfazione mentale provocata dall'assunzione sporadica o continua di una certa
sostanza, la cui privazione determina insoddisfazione, irrequietezza psichica. È il primo fenomeno che si
presenta nei soggetti che assumono, in modo costante, sostanze che modificano la normale funzionalità
del Sistema Nervoso Centrale. Questo fenomeno talvolta importante ai fini di un'insorgenza di una
tossicodipendenza è, però, completamente indipendente da quelli che sono gli effetti della sostanza
stessa. La dipendenza psichica, detta anche "dipendenza emotiva", si può verificare con qualunque
farmaco o sostanza da cui il soggetto si attende effetti particolari. Non è, dunque, un fenomeno legato agli
effetti della sostanza ingerita o iniettata quanto, piuttosto, ai particolari caratteri della personalità
dell'assuntore
TOSSICODIPENDENZE DOSE MEDIA GIORNALIERA
concetto giuridico inserito dalla legge n. 162 del 1990 (T.U. 309/90) in sostituzione di quello della "modica
quantità" (v.) previsto dall'art. 80 della legge n. 685 del 1975 che, in fase di applicazione, aveva portato ad
oscillanti interpretazioni giurisprudenziali ed a rilevanti eccessi di discrezionalità da parte dei giudici. La
dose media giornaliera, unitamente alla finalità dell'uso personale, ha caratterizzato, fino all'abrogazione
referendaria dell'aprile 93, la risposta sanzionatoria dell'Ordinamento ancorandola a due profili: la finalità e il
quantitativo di sostanze stupefacenti. Oltre il limite quantitativo massimo giornaliero di principio attivo,
determinato da un apposito D.M dell'Autorità amministrativa, l'uso (comunque illecito) di droga da violazione
di carattere amministrativo diventava un fatto di rilevanza penale. La citata, parziale abrogazione
referendaria degli artt. 72 e 75, intervenuta nel 1993, ha eliminato il principale parametro di riferimento per
distinguere l'illecito penale da quello amministrativo depenalizzando, di fatto, l'uso personale non
terapeutico di sostanze stupefacenti e psicotrope
TOSSICODIPENDENZE DROGHE PESANTI
termine che indica sostanze stupefacenti (v. eroina) che producono effetti sul Sistema Nervoso Centrale e
che hanno capacità di determinare dipendenza fisica e psichica nell'assuntore.
TOSSICODIPENDENZE FARMACO DIPENDENZA
stato psichico, a volte fisico, risultante dalla interazione tra un organismo vivente ed un farmaco.
TOSSICODIPENDENZE MODICA QUANTITA'
concetto giuridico cardine intorno al quale ruotava tutto il sistema sanzionatorio della legge n. 685 del 1975.
Le norme di quella legge prevedevano, infatti, il principio della non punibilità del detentore di una modica
quantità di stupefacente per uso personale non terapeutico (art. 80) sul presupposto che il
tossicodipendente (non spacciatore) fosse una vittima del fenomeno droga e la sua condotta inoffensiva per
l'Ordinamento. La formula però, a causa della sua estrema genericità e della mancanza di parametri di
riferimento, diede luogo a notevoli incertezze interpretative e spiragli di impunità per gli spacciatori tanto da
indurre il legislatore del 1990 a sostituirla con il concetto di "dose media giornaliera"
TOSSICODIPENDENZE Osservatorio europeo sulla droga e sulla
tossicodipendenza
è un'agenzia d'informazione della Unione Europea istituita con Reg. CEE 102/1993, con sede a Lisbona,
che si propone come fine quello di fornire ai 15 Stati membri dell'Unione Europea ed alla Comunità
"informazioni obiettive, affidabili e comparabili, a livello europeo, sul fenomeno delle droghe e delle
tossicodipendenze nonché sulle loro conseguenze attraverso una visione statistica, documentaria e tecnica
del problema".
TOSSICODIPENDENZE OVERDOSE
il significato letterale è "eccessiva dose" ed indica, appunto, l'assunzione di una quantità di sostanza
eccessiva per la resistenza dell'organismo tanto che, come effetto finale, si ha la morte dell'assuntore.
L'organismo è regolato da un delicato equilibrio tra le varie funzioni essenziali (ovvero respirazione e battito
cardiaco) e, in generale, l'assunzione della droga provoca solo una momentanea alterazione di questo
equilibrio; in occasione però dell'assunzione di una forte quantità di droga, l'alterazione dell'equilibrio è così
profonda da bloccare il respiro con il battito cardiaco, provocando così la morte.
TOSSICODIPENDENZE SINDROME D'ASTINENZA
stato caratterizzato da sensazioni dolorose diffuse dovuto alla mancata somministrazione di oppiacei. Mano
mano che gli effetti della droga svaniscono, ogni più leggero stimolo, come quello di una mano che sfiora il
braccio, diventa doloroso. L'agitazione si fa irrefrenabile e impedisce di riposare. Il tremore può tramutarsi in
un attacco epilettico. La sudorazione è copiosa, il corpo è freddo, scosso dai brividi. L'occhio è sbarrato, la
pupilla dilatata, il respiro affannoso, il controllo degli sfinteri spesso impossibile. Tutto ciò è dovuto ad un
meccanismo fisiologico. Quando gli oppiacei vengono assunti, l'organismo reagisce diminuendo la
produzione di encefaline essendo disponibili per la stessa funzione molecole di natura esogena, ottenendo
un risparmio energetico rilevante. L'equilibrio del sistema " trasmissione del dolore " viene, a questo punto,
assicurato solo grazie alla continua somministrazione di oppiacei. Al momento in cui essi vengono a
mancare, l'organismo impiega un certo tempo per ripristinare la normale produzione di encefaline e
compensare, quindi, la carenza di oppiacei. In questo periodo di tempo si ha, quindi, una carenza di
sostanze analgesiche, per cui le vie di trasmissione del dolore, non più inibite, trasmettono stimoli dolorosi
in maniera incontrollata. Si scatena, così, la crisi di astinenza, caratterizzata da sensazioni dolorose
diffuse.
TOSSICODIPENDENZE SOSTANZE PSICOTROPE
il termine viene coniato da Delay nel 1966 dando così inizio ad una nuova era della farmacologia: la
neuropsicofarmacologia. Con sostanza psicotropa egli intende "una sostanza capace di influire sui processi
psichici dell'uomo e sulla condotta degli animali, della quale si può abusare a scopo voluttuario". Si tratta,
praticamente, di una vasta categoria di sostanze, di costituzione chimica assai varia, accomunate dalla
proprietà preminente di modificare temporaneamente l'organizzazione neurobiochimica che regola
l'atteggiamento cosciente od incosciente dell'uomo normale e dei soggetti affetti da malattie mentali,
provocando manifestazioni sia di gruppo che specifiche proprie tanto dello psichismo fisiologico quanto di
quello patologico.
TOSSICODIPENDENZE TOLLERANZA
è la resistenza progressiva (e conseguente necessità di aumentare la dose per ottenere il medesimo
effetto) che si instaura, generalmente dopo più somministrazioni, agli effetti di una droga.
TOSSICODIPENDENZE TOSSICODIPENDENTE
(o, con dizione equivalente, farmacodipendente): è colui nel quale la dipendenza si è instaurata, a cagione
del protrarsi dell'uso. Costui ha la tendenza a continuare ad assumere la sostanza e a procurarsela anche a
costo di sacrifici, perché si è in lui creato il "bisogno". Il dipendente non è più libero oppresso com'è dalla
sudditanza psichica e, se la droga è idonea a provocarla, anche dalla dipendenza fisica
TOSSICODIPENDENZE TOSSICOMANE
è quella persona in cui, per essere diventata la tossicodipendenza così rilevante, l'assunzione di droga è
assurta a carattere di imperatività fino a rappresentare l'unica ragione di vita: tutti gli interessi ruotano
esclusivamente intorno alla droga ed essa diventa il nucleo fondamentale di ogni attività che viene pertanto
finalizzata a procurarsela a qualsiasi costo e con qualsiasi mezzo. Egli vive appagato soltanto e
pienamente dalle gratificazioni che la droga determina in lui; è pienamente soddisfatto dal piacere che ne
ricava, accetta la squalificazione sociale ("tossico") e il genere di vita logorante che la sostanza,
(specialmente l'eroina) lo obbliga a condurre. Il sollievo che lo stupefacente gli procura nel momento in cui
l'assume gli fa apparire irrilevante ogni conseguenza negativa; ma al cessare dell'effetto, il benessere
svanisce e il tossicomane, riprecipitando nella sua tragica e abituale situazione, si pone nuovamente alla
ricerca della droga e del momentaneo piacere che questa gli procura
TOSSICODIPENDENZE TOSSICOMANIA
(tossico+mania) condizione determinata dall'impiego ripetuto di sostanze psicoattive, caratterizzata da
assuefazione al farmaco, tolleranza progressiva ai suoi effetti e tendenza all'autointossicazione cronica.
Secondo l'Organizzazione Mondiale della Sanità (O.M.S.) per "tossicomania" deve intendersi " uno stato di
intossicazione, acuta o cronica, nocivo all'individuo e alla società, generato dal consumo abituale della
droga". La sua peculiare caratteristica consiste nel bisogno anormale e prolungato che certi soggetti
manifestano per sostanze tossiche delle quali abbiano conosciuto accidentalmente o cercato
volontariamente l'effetto sedativo o eccitante. Bisogno che diviene rapidamente abitudine che sfocia
normalmente nell'assuefazione. Il tossicomane, con l'andar del tempo, va incontro ad un progressivo
decadimento psichico e fisico per cui mentre da un lato la produzione intellettuale, l'attenzione e la
memoria non sono più all'altezza di prima, la volontà si indebolisce, i sentimenti etici si attutiscono, la
capacità di lavoro diminuisce ed il soggetto, privato dei suoi poteri critici, scende tutti i gradini della scala
sociale, manifestando contemporaneamente tremori, disturbi della parola, anoressia e rapido
dimagrimento.Tutte le droghe, leggere o pesanti che siano, sono in ogni caso da ritenere dannose per la
salute fisica e psichica dell'individuo.Vi è differenza sostanziale tra la tossicità che si instaura con l'uso
delle droghe e, ad es. l'alcool. Questo possiede una tossicità cronica più elevata della morfina e dell'eroina;
la tolleranza e l'assuefazione sono però di entità minore e si stabiliscono solo in una limitata percentuale
dei consumatori di bevande alcoliche. Soprattutto in base a questo elemento, alcuni individuano nell'impiego
abituale di certe sostanze voluttuarie (es. il vino) una condizione di "abitudine" differente dalla
tossicodipendenza perché: vi è desiderio ma non compulsione patologica (mania) nei confronti della
sostanza adoperata; manca o è modesta la tendenza ad aumentare la dose; si osserva un certo grado di
dipendenza psichica, ma non dipendenza fisica e non vi è quindi una vera e propria sindrome di astinenza.
E' interessante, altresì, notare che nonostante si manifesti in maniera negativa, la tossicodipendenza è
espressione dell'omeostasi, ossia di un meccanismo difensivo che è alla base della vita in tutte le sue
forme, anche le più elementari.Attualmente la tossicodipendenza è caratterizzata dall'uso simultaneo di
varie sostanze ed è anche accertato che essa non è più necessariamente associata a privazioni
economiche, a malattie inguaribili e a deficienze culturali, ma che la gran parte dei tossicomani sono
psicologicamente dei nevrotici.La tossicomania è dunque un chiaro sintomo psichiatrico di un disturbo
mentale, e, con l'uso progressivo di queste sostanze, i sintomi da psichici diventano fisici: l'organismo
contrae malattie sempre più gravi ed incurabili e l'epilogo è rappresentato, per tutti i tossicomani, dalla
morte precoce.Per il tossicomane la morte giunge, prima o poi, sotto tre forme distinte di patologie: AIDS,
overdose, cirrosi epatica da epatite virale di tipo B.Tuttavia prima di giungere a queste situazioni estreme di
"non ritorno", si assiste ad un progressivo decadimento fisico dell'organismo, dovuto alle numerose malattie
che colpiscono coloro che fanno uso di droghe. Alcune di queste sono legate alla sostanza assunta,
mentre altre sono in relazione al tipo di vita condotta dal tossicodipendente: alimentazione inadeguata, la
scarsa cura della propria igiene personale, la promiscuità sessuale, la facile associazione di alcool e droga
assunti contemporaneamente. Secondo alcuni studiosi dell'Università di Milano, la sopravvivenza media di
un tossicodipendente è di 8-10 anni.
TOSSICODIPENDENZE USO PERSONALE
la scelta di non punire la detenzione per uso personale di modiche quantità (v.) di sostanze stupefacenti,
fondata sulla convinzione che non può essere compressa la libertà di drogarsi, in quanto espressione della
sfera di libertà garantita ad ogni cittadino, risale al 1975 allorquando il legislatore, con la legge n. 685 (art.
80), sancì la non punibilità del consumatore tossicomane, non ritenendolo più un delinquente da perseguire
penalmente al pari dello spacciatore ma un "malato sociale" da curare e recuperare. Successivamente, la
legge 162 del 1990 (T.U. 309/90), pur tornando a considerare un comportamento vietato l'uso personale di
droghe, stabilì il limite, determinato dalla dose media giornaliera (v.), oltre il quale la detenzione di droga
costituiva un illecito penale e non una violazione amministrativa. La consultazione referendaria del 1993,
abrogando parzialmente alcuni articoli della legge n. 162/90 (tra cui il concetto stesso di dose media
giornaliera), ha, di fatto, depenalizzato l'uso personale non terapeutico di sostanze stupefacenti e
psicotrope.