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riduzione del danno

La strategia di riduzione del danno si individua in un'"ampia gamma di interventi mirati a ridurre i danni per la salute delle persone tossicodipendenti derivati da comportamenti caratteristici delle dipendenze". È di immediata percezione che, pur essendo i tossicodipendenti il "targhet" degli interventi operativi, i benefici, in termini di riduzione del danno alla salute, si misurano sulla popolazione generale. In campo internazionale, i primi accenni a tale strategia risalgono al 1986 quando membri del Gruppo di consulenza AIDS e droga dell'Organizzazione Mondiale della Sanità, individuando nell'infezione da HIV un pericolo anche maggiore di quello della diffusione delle droghe, chiedevano per la prima volta, che "ogni mezzo disponibile" fosse impiegato per combattere i comportamenti che determinano rischi di contagio da HIV. Successivamente, nel 1988, nel "Rapporto su AIDS e droga" dell'Agenzia Pubblica Britannica si tornava a chiedere con forza l'attuazione di strategie, politiche pubbliche, interventi sanitari capaci di affrontare la droga nella prospettiva della riduzione dei danni. In Italia se ne parla con cognizione dal 1993, con l'introduzione di un seminario sullo specifico argomento nel programma dei lavori della 1^ Conferenza Nazionale sulla droga tenutasi a Palermo. Prima di allora proposte di interventi di riduzione del danno non avevano sortito effetto alcuno, incontrando l'indifferenza delle autorità politiche e di sanità pubblica. Questo perché, per lungo tempo, le strategie in questione sono state considerate l'anticamera o il primo passo verso la liberalizzazione della droga. Viceversa sono strategie basate su politiche pubbliche, interventi sanitari complessi che consentono alle persone tossicodipendenti di sopravvivere fino a quando potranno "volere" di uscire dalla droga. C'è in esse un enorme potenziale di moltiplicazione dell'efficacia "possibile" degli interventi di recupero e di reinserimento sociale.
La strategia della riduzione del danno è assolutamente funzionale alla strategia di recupero. Considerando obiettivo irrinunciabile quello di trarre le persone fuori dalla dipendenza, tali iniziative diventano una condizione necessaria per il raggiungimento della meta. Qualunque Comunità Terapeutica, servizio o trattamento farmacologico che abbia come scopo quello di liberare le persone dalla schiavitù della droga, potrà dimostrare la propria efficienza solo se potrà sperimentarsi su persone che non siano morte prima di avere la possibilità o la volontà di scegliere di uscire dalla tossicodipendenza.
Sono numerose le iniziative che potrebbero trovare collocazione all'interno di un programma nazionale di attività tese alla riduzione del danno.
Presupposto sostanziale di questa strategia è l'attivazione delle cosiddette "unità di strada", cioè di gruppi di operatori che si occupano di quella parte della popolazione di tossicodipendenti che non si rivolge ai servizi. Non lavorano in ambienti protetti, né tantomeno gratificanti, ma nelle zone più degradate, pericolose, difficili, soprattutto delle aree metropolitane. Gli operatori si immergono profondamente nella realtà stessa dei tossicodipendenti, accreditando una propria immagine totalmente priva di connotazioni repressive ed offrendo loro un'assistenza che va dalla somministrazione del naloxone in caso di overdose alla fornitura di siringhe sterili, materiale per la disinfezione, profilattici e materiale informativo; dal semplice conforto umano, all'indirizzo verso altre strutture di supporto all'ascolto.
Fanno certo parte dei programmi di riduzione del danno anche le reti e i sistemi di attrezzature di scambiatrici o distributrici di siringhe pulite od altro materiale di prevenzione ma, tuttavia, queste macchine, se avulse da una strategia e da programmi completi ed integrati per la riduzione del danno, possono essere solo in parte efficaci nell'opera di prevenzione che necessita soprattutto della possibilità di stabilire un contatto umano e diretto con il tossicodipendente attraverso il quale far transitare altre e ulteriori opzioni di aiuto.
Altro cardine importante dei programmi di riduzione del danno sono gli interventi per diminuire la mortalità per overdose mediante la costituzione, nelle strutture pubbliche o negli ospedali, di efficienti centri di prima emergenza.
Servizi pubblici e comunità terapeutiche sono stati fino ad oggi fortemente caratterizzati dalla lotta alle conseguenze dell'assunzione di eroina. Sul mercato della droga sono ormai in netto incremento e diffusione altre sostanze, con diverse modalità d'assunzione, diversi effetti sulla salute, diversi canali di distribuzione. Sono le "designer drugs", le droghe di sintesi, fortemente legate alla produzione locale, con reti di spaccio molto più agili e capillari dell'eroina. Alcune di queste sostanze, che producono dipendenze farmacologiche estremamente variabili, sono caratterizzate da una elevata nocività anche in prima assunzione, con effetti soprattutto di tipo psichico e comportamentale. Trovano privilegiate occasioni di spaccio nel corso di momenti di aggregazione giovanile con inevitabile ripercussione in fenomeni, dei quali alcuni altamente drammatici, riguardano il mondo giovanile e sono la nuova frontiera con cui la riduzione del danno deve confrontarsi. Il sistema dei servizi, pubblici e privati, deve organizzarsi rapidamente per tenere dietro ai cambiamenti continui ed inaspettati che solcano il mercato della droga. Ciò richiede una grande capacità di identificare contenuti e modalità nuove di intervento, flessibilità nell'utilizzazione degli operatori e delle risorse.