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Paolo Ferrario – Docente di Politica sociale
Diploma
Universitario in Servizio Sociale dell’Università di Venezia
NEL
SISTEMA DEI SERVIZI
Introduzione
Il presente testo riprende in
forma scritta e sintetica i contenuti sviluppati in un ciclo di seminari, rivolti a dirigenti e funzionari dei
servizi sociali, realizzato dalla Lega delle autonomie locali nel 1998. Il tema
preso in considerazione era la valutazione della qualità con riferimento alle
forme di gestione dei servizi sociali.
I sistemi di welfare state
stanno attraversando una fase di transizione caratterizzata da:
-
diversificazione
dei bisogni
-
incrementi
della domanda sociale
-
frammentazione
dell’offerta
In questo quadro generale, la
cultura della qualità dei servizi pubblici si va affermando in diretta
relazione con la ricerca di nuovi modelli d’amministrazione che pongono il
cittadino al centro di nuovi e diversi rapporti con l’ente pubblico. Il concetto di qualità è comunemente adoperato con
riferimenti interni alla struttura che produce il bene o il servizio (strutture
organizzative, modalità operative, caratteristiche ambientali, ecc.) e ad
elementi esterni ad essa (qualità dei prodotti, tempi d’erogazione, ecc.).
Tutto questo comporta per i pubblici servizi la necessaria misurazione
dei risultati finali e la valutazione delle diverse fasi di produzione del
servizio delle quali i cittadini hanno diretta percezione.
Tali fasi riguardano in particolare i seguenti momenti:
-
Informazione
-
Accesso
ai servizi
-
Partecipazione
all’attività della pubblica amministrazione
-
Livelli,
modalità e tempi per l’erogazione di una prestazione o di un servizio
Nei sistemi dei servizi alla
persona, le strutture organizzative ed i processi di lavoro hanno
caratteristiche specifiche. Infatti, Il “prodotto socio-assistenziale”
dipende da un insieme di fattori multidimensionali che lo determinano. Un
aspetto cruciale dipende dal fatto che il sistema d’erogazione avviene
attraverso una pluralità di soggetti che si possono sinteticamente identificare
in:
-
servizi
erogati direttamente dal sistema pubblico (gestione diretta)
-
servizi
erogati indirettamente da soggetti privati o del privato sociale (gestione
indiretta)
-
attività
di sostegno, promozione, informazione autonomamente svolta dalle organizzazioni
di volontariato
-
attività
di produzione svolta con modalità imprenditoriali dalle cooperative sociali,
che tuttavia si configurano come interlocutori rilevanti e privilegiati degli
enti pubblici.
Da una parte, dunque, c’è
il pluralismo dei soggetti responsabili, dall’altra c’è la particolarità
del “prodotto-servizio”. Infatti, le caratteristiche fondamentali delle
organizzazioni che producono servizi sono le seguenti:
-
immaterialità:
i servizi sociali non hanno un alto grado di visibilità e riconoscimento
sociale. Tuttavia essi sono percepiti dai cittadini e dagli utenti in situazioni
di bisogno: il servizio esiste in quanto è percepito. Per tali motivi occorre sempre elaborare una rappresentazione
di quanto è stato prodotto ed un forte investimento relazionale per affermare
il significato delle politiche di servizio.
-
interattività:
la produzione dei servizi è contestuale al loro consumo. Il servizio si produce
solo nel momento in cui qualcuno lo utilizza. Pertanto se non c’è percezione
del servizio è come se non ci fosse neppure stata la sua produzione. Più in
particolare il servizio si produce nell’ambito dell' interazione fra gli
operatori (ed i contesti istituzionali entro i quali essi operano) ed i
destinatari degli interventi
-
soggettività:
nella produzione dei servizi giocano un ruolo rilevante le aspettative e
l’immagine che di esse hanno i cittadini e gli utenti. Con la presenza sempre
più significativa delle formazioni sociali intermedie (in particolare il
volontariato) tale caratteristica si è rafforzata.
Le aspettative dei cittadini
– utenti e i parametri in base ai quali valutano le prestazioni sono di
difficile identificazione.
L’apprezzamento dei risultati non dipende solo dalle effettive prestazioni
tecniche svolte, ma anche da problemi specifici, orientamenti culturali e di
valore, e altri condizionamenti ambientali spesso contingenti.
Di conseguenza, fornire un
servizio di qualità significa lavorare su più piani operativi: soddisfare
l’utente, conoscerne le aspettative individuando le esigenze prevalenti,
monitorare le azioni che si sviluppano nel tempo.
E’ possibile distinguere tre
dimensioni che condizionano la percezione di qualità da parte dell’utenza:
1.
validità tecnica delle
prestazioni di servizio
2.
tempi di intervento
3.
soggettività dei giudizi
Una prestazione di servizio è
percepita valida sotto il profilo tecnico se di fatto risponde al bisogno
specifico per il quale è stata predisposta e per la cui erogazione
l’organizzazione si è impegnata.
La percezione legata al tempo
di intervento consiste nel giudizio relativo alla capacità dell’erogatore di
porre in atto un intervento tecnico in seguito a richieste specifiche o a
bisogni cui l’organizzazione deve far fronte.
La soggettività viene
influenzata instaurando relazioni significative tra organizzazione ed utente,
ovvero stabilendo un corretto rapporto di comunicazione con i soggetti
utilizzatori, nel cui ambito diventi possibile una piena comprensione delle
relative esigenze. La relazione non si esaurisce nel solo momento di contatto,
ma viene influenzata da altri elementi, come ad esempio l’organizzazione degli
spazi, gli strumenti utilizzati, gli sforzi per rendere accessibile
l’organizzazione e completamente fruibili i suoi servizi, la pubblicazione di
opuscoli informativi, la razionalizzazione delle procedure amministrative, la
predisposizione di efficaci servizi telefonici.
Negli anni ’90 la
legislazione nazionale e regionale ha raccolto e accompagnato queste tensioni di
trasformazione che si manifestano nella realtà dei servizi (Grafico 1).
Grafico 1.
Reti locali dei servizi
sociosanitari: fattori della trasformazione negli anni ‘90
L’orientamento alla qualità
dei servizi pubblici è recentemente sostenuto e ribadito dalla legislazione.
Nella direttiva del Presidente del Consiglio dei Ministri del 27.1.1994
“Principi sull’erogazione dei servizi pubblici” vengono fissati i principi
generali cui deve uniformarsi l’azione gestionale delle organizzazioni che
realizzano servizi pubblici. I principi individuati sono: eguaglianza,
imparzialità, continuità, diritto di scelta, partecipazione, efficienza ed
efficacia.
Occorre sottolineare che ai
principi della direttiva sono tenuti ad uniformarsi non soltanto le pubbliche
amministrazioni, ma anche i soggetti non pubblici che comunque erogano servizi,
come quelli resi in regime di concessione o mediante convenzione.
Un tale contesto normativo
determina la necessità di definire:
1.
i fattori di qualità
che occorre individuare nella erogazione del servizio
2.
gli indicatori di qualità
3.
gli standards di qualità e
quantità per ciascuno degli indicatori individuati.
La definizione analitica di
tali strumenti può avvenire già nella fase programmatoria e di progettazione.
In proposito, attraverso la documentazione normativa sulle carte dei servizi, è
possibile riferirsi ad uno schema generale elaborato dal Ministero della
Funzione Pubblica e rappresentato nella tabella seguente.
Tabella
1. Qualita’ dei servizi pubblici
OBIETTIVI
GENERALI |
OBIETTIVI SPECIFICI
|
MODALITÀ DI EROGAZIONE |
Facilitare
l’accesso ai servizi |
-
far
conoscere i servizi -
accogliere
e orientare l’utenza -
garantire
la conoscenza dell’iter |
INFORMAZIONE ACCOGLIENZA TRASPARENZA |
Migliorare
la fornitura del servizio |
-
rendere
più rapidi i servizi -
agevolare
l’utente negli adempimenti -
usare
un linguaggio comprensibile -
rendere
meno gravosa l’attesa -
adeguare
il servizio alle esigenze delle persone |
VELOCITA’ COMODITA’ CHIAREZZA GESTIONE DELLE ATTESE PERSONALIZZAZIONE |
Controllare
e correggere il servizio |
-
ridurre
e prevenire gli errori -
assicurare
la costanza qualitativa del servizio -
gestire
i disservizi e gli imprevisti -
ascoltare
l’utente e fargli valutare il servizio |
AFFIDABILITA’ PRONTEZZA DI RISPOSTA STANDARD ASCOLTO |
Innovare
e far evolvere il servizio |
-
allargare
l’utenza e arricchire il servizio -
potenziare
il servizio per le fasce deboli -
far
evolvere il ruolo del servizio pubblico |
ARRICCHIMENTO UTENZE PARTICOLARI INNOVAZIONE |
Fonte: Dipartimento Funzione
Pubblica 1996
Quanto detto richiama
l’importanza e la necessità di effettuare le seguenti operazioni
organizzative orientate alla progettazione della qualità:
-
articolare
i processi di erogazione del servizio
-
costruire
un sistema di indicatori per la
misurazione dell’offerta, della domanda, dei risultati, dei processi
-
elaborare
una documentazione delle attività di
servizio pertinente al monitoraggio delle azioni organizzative di servizio
-
procedere
alla verifica dei risultati delle
azioni di servizio
-
istituire
il sistema di vigilanza e controllo,
riferibile non solo agli aspetti di legittimità, ma anche alla verifica
dell’attitudine a produrre servizi secondo i livelli quantitativi e
qualitativi prefissati
-
effettuare
la valutazione dei servizi,
coinvolgendo i soggetti pubblici e sociali in tale attività.
L’oggetto di un processo di
valutazione cambia in relazione all’obiettivo che si propone, dando luogo a
criteri di valutazione diversi. Due
sono i concetti fondamentali che si utilizzano in queste operazioni:
-
Efficacia:
è un concetto di ordine qualitativo che serve a valutare in quale misura un
sistema organizzativo raggiunge gli obiettivi che gli sono assegnati
-
Efficienza:
è un concetto più quantitativo rispetto a quello di efficacia, poiché è un
rapporto tra i risultati ottenuti da un sistema organizzativo e i mezzi
necessari.
La valutazione di efficacia di
un intervento misura la capacità dello stesso di determinare il raggiungimento
dell’obiettivo. Con riferimento ai servizi personali, è la capacità di
rispondere ad una domanda potenziale e reale, oppure la capacità di modificare
positivamente l’evoluzione naturale di uno stato di disabilità o di disagio.
Si può distinguere tra efficacia
interna ed efficacia esterna.
La valutazione di efficacia
interna misura quale grado di realizzazione del prodotto si ottiene, facendo
riferimento alle capacità dell’apparato tecnico-professionale di sviluppare
la sua azione. Posto l’obiettivo di benessere, si valuta se è stato
conseguito.
La valutazione di efficacia
esterna prende in considerazione la validità delle scelte
politico-amministrative relative al prodotto e alle alternative d’azione
seguite per incidere nel modo desiderato sul problema che è all’origine della
scelta: in altre parole, si valuta se l’obiettivo posto era pertinente ed
adeguato rispetto al problema sociale o sanitario che si voleva affrontare.
La problematicità della
valutazione dell’efficacia degli interventi assistenziali deriva dalla
difficoltà di asserire se il cambiamento verificatosi in una determinata
situazione sia imputabile all’intervento messo in atto.
La valutazione di efficienza
riguarda la capacità del servizio di raggiungere gli obiettivi prefissati con
il minimo di risorse materiali ed umane: nell’area dei servizi esprime il
grado di utilizzazione delle risorse disponibili. Questo, per diventare un dato
espressivo, deve essere incrociato con la variabile costi da una parte e con la
valutazione d’efficacia dall’altra.
Le operazioni di carattere
programmatorio ed organizzativo che sono state sinteticamente richiamate
avvengono in un contesto amministrativo che negli anni ’90 sta profondamente
cambiando.
La legislazione riconosce al
Comune la piena e diretta titolarità di tutte le funzioni amministrative che
riguardino la popolazione ed il territorio comunale, con preciso riferimento
anche ai servizi sociali (art. 9 della L. n. 142/90).
Tuttavia, la gestione dei
servizi sociali può avvenire in varie forme. Una prima scelta è relativa ai
rapporti inter-istituzionali con le Aziende sanitarie locali. In base alla
legge, l’USL può assumere la gestione di
attività o servizi socioassistenziali su delega dei singoli enti locali con
oneri a totale carico degli stessi (Dlgs n. 502/1992 e 5171993 art. 3 comma 3).
Si tratta di una forma soggetta ad una negoziazione fra i due enti.
A fronte
di questa forma amministrativa, i comuni (singoli o fra loro associati) possono
avvalersi di altri strumenti:
-
in economia,
cioè servendosi di proprio personale
-
mediante
concessione a terzi, nei casi in cui
si riscontrino valide motivazioni di ordine tecnico, economico e di opportunità
sociale
-
mediante
la creazione di una “istituzione”
finalizzata all’esercizio di servizi sociali senza rilevanza imprenditoriale
-
attraverso
la creazione di un’azienda speciale
-
costituendo
una società per azioni, con
azionariato comunale di maggioranza, sulla base del servizio da erogare,
attraverso il coinvolgimento di altri soggetti pubblici o privati
Tra tutte queste modalità,
solamente due sono quelle che meglio si adattano alla problematicità dei
servizi sociali: da un lato la creazione di un’istituzione (ma questo modello
ha trovato poche realizzazioni), dall’altro una forma mista di gestione
diretta, consistente nella concessione di parte del servizio a terzi o a figure
professionali esterne alla pianta organica dell’ente.
E’ proprio in relazione a
quest’ultima eventualità che la tematica della valutazione di qualità si
pone in modo esplicito. Infatti, il comune o l’azienda USL che erogano il
servizio devono raggiungere alcuni obiettivi di fondo:
1)
governare un volume di spesa in coerenza con le risorse disponibili
2)
aumentare il volume delle attività, in rapporto alle risorse date
3)
controllare la qualità reale e percepita
Ognuna
di queste strategie mira a equilibrare tutti gli obiettivi citati, ma di fatto
ne favorisce o ne rafforza alcuni e ne trascura altri. Ad esempio a strategia
dell’acquisto di risorse professionali esterne con gare d’appalto al massimo
ribasso rafforza l’obiettivo 1) e indebolisce quello 3). All’opposto,
impostando gare d’appalto a prezzi fissi, basati sull’aggiudicazione della
migliore qualità attesa, rafforzano l’obiettivo 3) e indeboliscono quello 2).
Per definire la migliore strategia occorre fare un’attenta analisi degli
strumenti e dei modi con cui si precede all’esternalizzazione dei servizi.
Solo
recentemente le pubbliche amministrazioni cominciano ad attrezzarsi sul piano
tecnico e metodologico per effettuare queste operazioni amministrative. In
precedenza l’appalto era prevalentemente utilizzato per la fornitura di beni e
servizi. Nel caso dei servizi sociali ci sono aree di attenzione che vanno
particolarmente curate. Qui è cruciale la centralità delle risorse
professionali umane, cioè degli operatori che costituiscono il fattore
fondamentale e condizionante del processo produttivo.
Vi
sono vari segnali di una progressiva consapevolezza attorno a questi
problematiche: in bibliografia si indicano alcune fonti di documentazione che
testimoniano questa nuova attenzione. In buona sostanza questi contributi mirano
a meglio definire la relazione contrattuale fra ente pubblico, che mantiene la
titolarità giuridica e gli obiettivi di servizio e il soggetto esterno, che ha
la responsabilità della erogazione dei servizi contrattati (Grafico 2).
Grafico
2. Esternalizzazione
della produzione dei servizi
La
gestione diretta del servizio tende a:
-
sottrarre
l’erogazione dei servizi alla logica dei mercati e a valutare il vantaggio per
i cittadini utenti
-
creare
una propria rete di monitoraggio
-
semplificare
i processi di valutazione e controllo, perché appartengono alla stesso soggetto
amministrativo
Nella
gestione indiretta si hanno altri tipi di situazioni organizzative:
-
maggiore
flessibilità nell’uso delle risorse finanziarie ed umane
-
la
valorizzazione e promozione del sistema di responsabilità costituito dal
privato sociale
-
la
necessità di distinguere i momenti di programmazione, controllo, valutazione,
vigilanza
Per
attivare un determinato servizio socio-assistenziale deve esserci alla base una
forte progettualità per comprendere le reali esigenze della comunità locale:
-
analisi
del contesto territoriale per ricercare i bisogni emergenti e le problematiche
in via di sviluppo
-
individuazione
della domanda sociale e delle risposte da fornire
-
identificazione
dei modi con cui raggiungere gli obiettivi
-
attenzione
ai momenti logici del processo di erogazione, con particolare riferimento a:
-
accesso
al servizio
-
presa
in carico
-
definizione
dei progetti individuali
-
erogazione
delle componenti del servizio
-
verifiche
in itinere
Il
capitolato di appalto diventa quindi
lo strumento fondamentale per garantire la gestione del servizio. Il capitolato
è il documento in cui è contenuto il sistema di erogazione del servizio: si
tratta di codificare ed elaborare in modo scritto tutto ciò che è connesso
alla produzione del servizio ed alle sue modalità di gestione.
Certamente
esso non può essere sostitutivo delle capacità professionali degli operatori
impegnati nel lavoro relazionale. Tuttavia costituisce una traccia visibile e
confrontabile sulla cui base possono essere programmati incontri di verifica e
momenti di confronto sulla cultura organizzativa dei servizi.
I
capitolati sono strumenti di tale importanza che si giustificherebbe la
creazione e sviluppo di forme organizzate inter-istituzionali (fra comuni,
distretti sociosanitari) centrate sulla reciproca informazione e sul loro
miglioramento qualitativo.
Conclusioni
Per
concludere, la principale scelta strategica consiste nell’individuare
l’“arbitro prevalente” della qualità: l’utente e i suoi familiari o
l’ente erogatore (comune o Asl).
Le
due alternative hanno vantaggi e svantaggi simmetricamente opposti. Il giudizio
dell’utente rischia di basarsi prevalentemente sulla qualità percepita, che
non sempre coincide con quella sostanziale del servizio. All’opposto, il
giudizio dell’ente pubblico può essere più attento agli elementi sostanziali
e non a quelli della qualità percepita. Più il servizio diventa complesso,
maggiore è il rischio del divario fra qualità reale e qualità percepita.
Quindi se i servizi sono di semplice esecuzione, il giudizio dell’utente, o
dei suoi familiari, può ritenersi valido. Ma quando il servizio diventa
complesso si rende necessaria la valutazione da parte di operatori competenti.
Dunque,
un nuovo obiettivo per lo sviluppo dei servizi sociali consiste nel disegnare
tali ruoli organizzativi e nel formare il personale tecnico che svolgerà questi
compiti
Alcuni
riferimenti bibliografici
Negro G., Susio B., La
qualità totale nella pubblica amministrazione – modelli ed esperienze, Il
Sole 24 Ore, Milano 1998, p. 212
La
convenzione tra enti pubblici e soggetti privati in ambito assistenziale (a
cura di Alessandro Battistella), in Prospettive sociali e sanitarie n. 12-13
1998, p. 2-37
Vesperini G., Battini S., La
carta dei servizi pubblici – erogazione delle prestazioni e diritti degli
utenti, Maggioli Editore, Rimini 1997, p. 456
Regione Marche Dgr n. 52 Ma/sso
del 19/1/1998, Atto di coordinamento
relativo all’affidamento alle cooperative sociali e loro consorzi – da parte
delle amministrazioni pubbliche e degli organismi privati – dei servizi
socio-sanitari, assistenziali ed educativi e per la fornitura di beni e servizi
diversi. Approvazione del tariffario regionale e dei corrispettivi e degli
schemi di convenzione tipo (pubblicato anche su Autonomie locali e servizi
sociali n. 1 1998, editore Il mulino)
Regione Emilia Romagna, Dgr 22
ottobre 1997 n. 1997, Direttiva, ai sensi
dell’art. 10 della L.R., Direttiva, ai sensi dell’art. 10 della L.R. 4
febbraio 1994 n. 7, così come sostituito dall’art. 2 della L.R. 18 marzo 1997
n. 6 (sulle cause di esclusione dalle gare di appalto)
Coordinamento nazionale
comunità di accoglienza – area Lombardia,
La gara d’appalto nei servizi alla persona: considerazioni e orientamenti,
Segreteria regionale C.N.C.A., 1997
Maccapani Achille, L’appalto dei servizi sociali – i relativi capitolati, Editrice
Apollonio/Editrice ICA, Brescia 1994, p. 93