Www.segnalo.it

Home page

Formazione

Biblioteca e Cineteca

Politiche e Leggi 

Tracce e Sentieri

 

TORNA A:  POLITICHE DEI SERVIZI: saggi ed articoli

 

La Stampa del 7/7/2002

IN SPAGNA I PADRI MUSULMANI CHIEDONO IL «CERTIFICATO» PER LE FIGLIE

Il partito della verginità

 


NEGLI ultimi tempi stanno accadendo strane cose che ci dovrebbero far riflettere sulla tradizionale distinzione politica fra destra e sinistra. Ma quello che è più strano è che a queste cose si sta dando poca importanza dal punto di vista dell'informazione, forse per nascondere le inevitabili perplessità che esse suscitano. Penso ad esempio a quanto è successo recentemente in Andalusia a proposito del certificato di verginità delle figlie che alcuni padri musulmani richiedono ai medici e che, apparentemente, pretendono che sia pagato dalla mutua. Ma perché diavolo - si tratti di diavolo cristiano, musulmano o multiculturale - un padre può voler disporre di un certificato che attesti che sua figlia, di sedici o diciassette anni, è vergine, se non per poterla vendere in matrimonio a qualche pretendente altrettanto superstizioso e maschilista di lui? Dato che alcuni medici di buon senso si sono rifiutati di eseguire una simile umiliante operazione, che non ha niente a che vedere con la loro funzione di assistenza ai malati, una rappresentante del Partido Popular, partito di destra, ha proposto nel parlamento Andaluso che i medici siano esonerati da questo tipo di attività e che si dichiari illegale questo genere di inquisizione discriminatoria. Ebbene, qui arriva la stranezza: se i pochi giornali nazionali che hanno ripreso la notizia non mentono, la proposta è stata respinta con i voti convergenti del Partido Socialista e di Izquierda Unida. Evidentemente, hanno votato contro perché considerano questa usanza di certificare la verginità, antica come le peggiori pratiche patriarcali, una delle sacrosante manie religiose di quei biliosi genitori che merita lo stesso rispetto dovuto a qualsiasi peculiarità etnica: denunciarla come abuso contro l'intimità di quelle donne verrebbe a configurare una specie di xenofobia, un indebito attacco contro una cultura minoritaria. Il fatto è che adesso, nel Parlamento Andaluso, è la destra a difendere i diritti fondamentali della persona, senza distinzione di genere, mentre la presunta sinistra ne protegge la violazione in nome di cannibaleschi diritti collettivi legittimati su base religiosa. Questo si scontra frontalmente con la recente condanna da parte del Parlamento Europeo di quelle forme di integralismo religioso che pretendono di introdurre la discriminazione della donna nella legislazione - una mozione approvata su proposta di una deputata del gruppo socialista... alla quale si sono opposti, colmo dei colmi, i deputati del Partito Popolare Europeo e, ovviamente, il Vaticano! Che attualmente vi sia gente di sinistra disorientata su molti temi è cosa che non sfugge a nessuno. La crescita della destra in Europa è dovuta anche a questo, e non soltanto alla intrinseca perversità di Aznar, Berlusconi e compagnia bella. E la cosa peggiore che può fare la sinistra, nel tentativo di superare il proprio disorientamento su temi universali che nel ventunesimo secolo toccheranno politicamente tutti i paesi, è ripiegare su posizioni che in realtà, per quanto si vogliano presentare come «antisistema», sono etniciste e atavistiche. In questo campo, i consiglieri più nefasti in cui ci possiamo imbattere sono quegli antropologi che vivono della esaltazione delle differenze folkloriche e che considerano la cittadinanza democratica come una delle tante varianti delle usanze arbitrarie che riscontriamo nei gruppi umani. Costoro sono soliti muoverci il seguente rimprovero: Che diritto abbiamo noi a respingere come negative usanze o pratiche religiose che non condividiamo, quasi che noi fossimo superiori? Il passo successivo di questo relativismo sarà contestare l'autorità morale di quelli che pretendono sedurre il proprio partner sessuale con la tenerezza e la gentilezza e condannano quelli che optano per lo stupro, oppure dubitare che quelli che lavorano in una banca siano moralmente superiori a quelli che la rapinano. Se non è lecito dare un giudizio razionale sulle usanze culturali dei diversi gruppi umani, perché dovrebbe esserlo valutare i comportamenti dei singoli, se non per osservare che coincidono con la norma stabilita, o se ne discostano? La democrazia, basata sui diritti umani individuali, è anch'essa una cultura, ma non è una cultura come le altre. È una cultura per tutte le persone che si considerano libere ed uguali, quali che siano le origini e le fedi religiose, una cultura che ammette la diversità di forme di vita, ma non qualsiasi forma di vita. È ampia, ma non vuota: quelli che la svuotano di qualsiasi contenuto, sia per superstizioni teocratiche o per ansia di lucro economico, non la ampliano, ma la rendono perversa. Se non siamo capaci di difenderla ideologicamente e giuridicamente, allora dovremmo prepararci a vederla dissolversi domani stesso, anche nei paesi in cui sembra più radicata. E non certo per essere sostituita da qualcosa di meglio. traduzione a cura del Gruppo LOGOS