STRASBURGO - Chissà se al ministero degli Esteri e al ministero della
Giustizia il documento della Commissione contro il razzismo e
l’intolleranza, organismo «composto da membri indipendenti» e
riconosciuto dal Consiglio d’Europa, è stato letto con la dovuta
attenzione. E se è stato letto, chissà chi lo ha letto. Chissà poi come
i due rappresentanti italiani nella Commissione, l’ambasciatore Claudio
Moreno fino al primo gennaio e l’ambasciatore Vitaliano Esposito dopo,
entrambi di designazione governativa, hanno mandato giù il boccone amaro
del punto 73.
C’è da chiederselo per due buoni motivi. Primo: perché questo
documento «aggiornato al 22 giugno 2001» ma che oggi acquista ufficialità
a Strasburgo con la presentazione ai parlamentari di 44 Paesi, il secondo
rapporto sull’Italia che porta il timbro di una istituzione europea -
conviene sottolineare che la Commissione lavora in nome e per conto del
Consiglio d’Europa - chiama in causa un movimento, la Lega, che con tre
ministri nell’esecutivo è parte importante dell’attuale maggioranza e
lo chiama in causa per dire che è «razzista e xenofobo». Secondo
motivo: perché sia il ministero degli Esteri sia il ministero della
Giustizia (quali uffici?) avrebbero potuto bloccarne con il veto la
adozione da parte del Comitato dei ministri d’Europa, invece da Roma
sono state suggerite parziali modifiche allegate come «osservazioni» e
nulla più. Anzi: «il seguente allegato (le osservazioni del governo
italiano) non costituisce parte integrante dell’analisi e delle proposte
dell’Ecri (la Commissione Europea contro il razzismo e l’intolleranza)».
Che sia un autogol (superficialità nei ministeri?), che sia un atto
d’accusa sfuggito o non portato al vaglio dei responsabili politici dei
due ministeri, resta la considerazione che su un documento con il timbro
di una istituzione europea ci sono affermazioni imbarazzanti per
l’Italia. Punto 73, stilettata numero uno: «Gli esponenti della Lega
Nord hanno fatto un uso particolarmente intenso della propaganda razzista
e xenofoba, quantunque si debba notare che anche dei membri di altri
partiti hanno ugualmente utilizzato un discorso politico xenofobo o in
altra maniera intollerante. L’Ecri (la Commissione) esprime la propria
inquietudine di fronte alla influenza esercitata da tali partiti su tutta
la sfera politica». Punto 73 stilettata numero due: l’Ecri (European
Commission against Racism and Intolerance) «teme a tal proposito che i
politici, nella speranza di ottenere il sostegno di fasce importanti della
popolazione ritenute ostili agli stranieri, possano essere tentati di
allontanarsi sempre di più dal concetto di società basata sui principi
della giustizia e della solidarietà per tutti i suoi membri». Punto 73,
stilettata numero tre: «L’Ecri è allarmata dalla partecipazione alle
coalizioni governative di partiti politici i cui membri hanno fatto
ricorso alla propaganda xenofoba e intollerante». Punto 73 stilettata
numero quattro, la più grave in quanto formalmente arriva dal Consiglio
d’Europa seppure attraverso una Commissione: «L’Ecri si dichiara
preoccupata per la nuova coalizione di governo costituita in Italia nel
giugno 2001».
Incidente di percorso? Caso politico ? Mancato controllo? Il senatore
leghista Fiorello Provera, presidente della Commissione Esteri di Palazzo
Madama presente a Strasburgo per la seconda sessione plenaria del
Consiglio d’Europa e tenuto fino all’ultimo all’oscuro del rapporto
parla di possibili «diffamazioni e persecuzioni ai danni di partiti di
governo» e minaccia di aprire una vertenza oltre che politica anche
giudiziaria. Contro chi? Certo è che qualcosa nei rituali politici,
amministrativi e diplomatici, che accompagnano questi atti non ha preso
per il governo italiano la piega giusta e l’indirizzo corretto. Persino
nell’allegato dal titolo «osservazioni presentate dalle autorità
italiane» (osservazioni che non modificano di una virgola la stesura
originale del testo perché l’assenza di un veto le ha relegate a una
sorta di appendice) in ultima pagina vi è una «dimenticanza». Le «autorità
italiane» (quali?) sottolineano che «nessun partito politico in Italia,
nel suo programma o nel suo comportamento, si ispira alla intolleranza
razziale e xenofoba». Le «autorità italiane» chiedono una nuova
formulazione del punto 73 e la soppressione di ogni riferimento alla Lega
Nord ma scivolano, nel senso che non si accorgono e dunque non ne
sollecitano un cambiamento, sulla stilettata numero quattro, quella
politicamente più pesante e impegnativa: la Commissione «si dichiara
preoccupata per la nuova coalizione di governo costituita in Italia».
Alla Farnesina hanno letto? E chi ha letto?
Fabio Cavalera
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