LEZIONI.
PERCHÉ HANNO FALLITO I MODELLI EUROPEI FINORA IMITATI NELL
'
ISLAM
E
'
possibile la democrazia in Medio
Oriente Ma a piccole dosi, per non uccidere il paziente
Dopo
il nazional-socialismo di Saddam, l’Iraq avrà una speranza. Come
evitare il rischio della deriva algerina
È possibile una democrazia in Medio Oriente? La parola democrazia
può assumere diversi significati; vorrei però utilizzarla nel suo
senso tradizionale: democrazia è quella forma di governo che si è
diffusa, con diversi gradi di successo, in tante parti del mondo
occidentale, con varianti diverse. Vi sono due paure comunemente
avvertite riguardo alla possibilità di costruire una democrazia in
Medio Oriente in generale e in modo più specifico nell
'
Iraq
del dopo-Saddam. Alcuni dicono che la democrazia non può funzionare
in quel paese. Ma c
'
è anche un
'
altra
paura: che invece la democrazia funzioni, sia un successo e possa
mettere a rischio le autocrazie che vengono oggi considerate amiche,
alleate.
Due considerazioni
Come professore in pensione, posso anche permettermi di parlare in
questi termini. Come storico, sostengo che ci sono due punti in
particolare da tenere a mente quando si considera il Medio Oriente:
il primo è che si tratta di una regione che ha una forte
consapevolezza della propria storia. Nell
'
America di oggi, ad esempio, quando si
dice: «That
'
s history», «Si tratta di storia», si
intende qualcosa che non riveste più un grande interesse nel
presente. Nei paesi mediorientali accade il contrario. Durante la
guerra tra Iran e Iraq, entrambe le parti utilizzavano
argomentazioni storiche per propagandare la propria posizione. E
ricorderete una memorabile dichiarazione di bin Laden: «Da ottanta
anni ormai soffriamo umiliazioni». Che cosa voleva dire Osama? Si
riferiva al 1918, alla sconfitta del grande impero ottomano; si
richiamava allo scontro tra due mondi, quello cristiano e l
'
Islam.
È molto importante ricordare questo. Un politico europeo, invece,
preferirebbe sostenere le sue tesi con argomenti di attualità. L
'
altro
elemento di cui occorre tener conto è che si sono verificati
cambiamenti molto importanti con l
'
introduzione
degli strumenti di comunicazione. Oggi più che mai in Medio Oriente
la gente sa che ci sono differenze tra il proprio mondo e fuori, sa
quali sono le differenze all
'
interno
del proprio mondo; la gente è conscia del proprio stato di
"sottosviluppo", non soltanto in confronto ai paesi
avanzati dell
'
Occidente,
ma anche in confronto alle società emergenti dell
'
Asia
e talvolta anche dell
'
Africa. Questo crea naturalmente nelle
popolazioni mediorientali un senso di forte frustrazione, alimentato
quotidianamente.
I tiranni amici
È possibile sviluppare una democrazia autentica nei paesi
mediorientali? Le risposte comunemente date ricadono in due
categorie. Da una parte si ritiene che questi paesi non sono come i
nostri, non possono essere valutati con gli standard di un
'
Europa
civilizzata; sono incapaci di qualsiasi forma di governo, salvo un
governo autocratico. Non saprebbero neanche come far funzionare una
democrazia. Qualsiasi cosa facessimo, saranno sempre governati da
tiranni. L
'
unica
politica possibile è assicurare che siano governati da tiranni
amici piuttosto che da tiranni ostili. Questo è un punto di vista
che rivela un certo disprezzo per la storia araba; non è
effettivamente pro araba ed è anche un
'
impostazione
che non si preoccupa del presente e del futuro dei paesi arabi. C
'
è
poi un altro punto di vista, secondo cui essi sì, hanno la loro
civiltà e le loro tradizioni, che sono diverse dalle nostre, ma con
un po
'
di
aiuto possono creare una democrazia. Questo è un punto di vista di
solito definito imperialista: è praticamente il metodo che inglesi
e francesi hanno adottato verso i protettorati nati dallo
smembramento dell
'
impero
ottomano. Gli inglesi hanno creato delle monarchie costituzionali,
mentre i francesi hanno creato delle repubbliche instabili. Però
nessuno di questi modelli ha funzionato particolarmente bene; sono
stati infatti spazzati via e sostituiti da un altro modello europeo,
su cui tornerò tra poco.
Esempi possibili
È possibile insegnare la democrazia? Ci sono esempi in cui è stato
possibile. Un esempio di democrazia imposta dai vincitori di una
guerra è quanto realizzato dai colonialisti, quando la democrazia
è stata un po
'
concessa al popolo nel momento in cui si sono allontanati dal paese:
si pensi all
'
India
nel 1947.
Teoria e pratica
Quando ci chiediamo se la democrazia può funzionare, possiamo
affrontare la questione dal punto di vista teorico o da quello
pratico: in teoria, occorre chiedersi se la democrazia e le
organizzazioni di tipo religioso sono compatibili. Sotto un profilo
storico, ci sono risposte diverse da dare a seconda delle religioni.
Rispetto all
'
Islam,
le prospettive non sembrano molto promettenti. Vi sono più di 50
Stati musulmani, 20 dei quali sono arabi; la democrazia in questi
Stati non ha funzionato affatto. L
'
unico
paese in cui c
'
è stata democrazia è la Repubblica turca,
dove, anche dal punto di vista costituzionale, vi è stata una
separazione netta tra religione e Stato, e il governo è cambiato più
volte attraverso tornate elettorali. Nel mondo arabo la situazione
è alquanto peggiore, ma non facciamoci fuorviare. Le forme di
governo che noi vediamo in paesi quali l
'
Iraq e la Siria non hanno le radici nell
'
islamismo,
nell
'
arabismo;
sono modelli europei, purtroppo sbagliati, ma ciononostante modelli
senz
'
altro
di stampo europeo. Vorrei ricordare un capitolo della storia: nel
1940, il governo francese decise di emanare delle disposizioni per i
protettorati di Siria e Libano. In quel periodo c
'
è
stata in Siria la fondazione di un partito di stampo nazista, il Bat,
rimasto il partito dominante in Siria e in Iraq fino ad oggi. Dopo
la sconfitta del Terzo Reich, e un intervallo temporale, non è
stato troppo difficile rimodellare il Bat da un modello nazista a un
modello sovietico. I due avevano molto più in comune di quanto non
fossero le differenze. Questo modello continua ad esistere, anche se
è qualche cosa di completamente estraneo alla tradizione di governo
del Medio Oriente, di tipo sicuramente autoritario, ma mai dispotico
o dittatoriale. Ad esempio, nel 1786 l
'
ambasciatore
francese a Istanbul scriveva al suo governo: «Qui le cose non sono
come in Francia, dove il Re è l
'
unico
padrone, qui il Sultano deve consultarsi con gli alti funzionari,
con coloro che hanno qualche carica e con coloro che l
'
hanno
avuta in precedenza». Questo è un esempio di governo autoritario,
che vede coesistere comunque un sistema di consultazioni. Oggi l
'
autoritarismo
è stato trasformato in dittatura in due modi diversi: in primo
luogo, rafforzando il potere del sovrano, dandogli un apparato
moderno di repressione e sorveglianza; in secondo luogo, indebolendo
o eliminando tutti quei poteri intermedi che in precedenza avevano
limitato la potenza del governante.
La politica estera
Il cambiamento dal periodo nazista a quello sovietico ha avuto anche
delle conseguenze in termini di politica estera. Vi è un proverbio
arabo che contiene una certa verità: «Il nemico del mio nemico è
mio amico». La principale lotta degli arabi in Medio Oriente è
stata contro l
'
Occidente;
tant
'
è
che Gran Bretagna e Francia per un certo periodo hanno utilizzato i
palestinesi nella zona d
'
Israele
e si sono a loro volta affidati al Terzo Reich per portare avanti la
loro politica. Con il crollo, nel 1945, del Reich, c
'
è
stato un periodo di vuoto, il momento in cui gli israeliani sono
riusciti a creare il loro Stato e a sconfiggere i popoli arabi. Poi
c
'
è
stato il periodo in cui l
'
Urss si è andata a sostituire al Terzo
Reich, come sua erede, in alcune zone: la situazione è andata
abbastanza bene per un certo periodo, poi di nuovo col crollo dell
'
Urss
tutto è cambiato, e tra i nazionalisti laici c
'
è
stata la ricerca di una sostituzione, per trovare qualcuno che
potesse prendere il posto che era stato lasciato libero dai nazisti
prima e dai sovietici dopo.
Nazionalismi illiberali
Torniamo però alla domanda iniziale, se la democrazia può
funzionare. Come ho detto in precedenza, nel 1918 le cose andavano
malissimo. Mustafa Kemal Atatürk raggiunse l
'
indipendenza
della Turchia, cacciò gli invasori occidentali, ma allo stesso
tempo adottò un modello di tipo occidentale. Pur rifiutando l
'
ingerenza
occidentale (stile di vita, forma di governo, ecc.), agli occhi dei
musulmani tradizionalisti questa scelta è stata la più grande
sconfitta. Nel 1945, alla fine della seconda guerra mondiale le cose
sembravano andare un po
'
meglio: la dominazione imperialista
finiva, e sembrava che si aprisse la strada ai popoli e ai governi
del Medio Oriente per creare un nuovo mondo. Nella seconda metà del
XX secolo c
'
erano
due idee che prevalevano, importate entrambe dall
'
Europa.
Da un lato il nazionalismo e dall
'
altro
il socialismo, oltre ovviamente al nazional-socialismo. Il
nazionalismo andava alla ricerca dell
'
indipendenza
sottraendosi al giogo imperialista, ma fu compiuto un errore grave:
l
'
indipendenza
era considerata sinonimo di libertà, ma presto questi popoli
scoprirono che in molte regioni questi due concetti si sarebbero
esclusi vicendevolmente. In alcuni paesi il nazionalismo ha
raggiunto il suo obiettivo, ma piuttosto che la libertà, il
risultato è stata la sostituzione dei precedenti signori stranieri
con dei tiranni interni, che possono fare molto più facilmente
quello che vogliono. In quei paesi quindi vi è molta meno libertà
di quanto non vi fosse sotto i regimi imperialisti. Il nazionalismo
ha dimostrato di essere una delusione completa e tragica.
Socialismi vari
L
'
altra nozione è quella di socialismo. Nel
1945 il socialismo sembrava essere la strada del futuro e fu
adottato ideologicamente dagli Stati sovrani emergenti, nelle sue
varie forme. Alcuni adottarono un socialismo arabo, cioè adattato
alla cultura specifica del mondo arabo; altri un socialismo islamico
(i principi sauditi dicevano che l
'
unico vero socialismo era quello descritto
nel Corano); poi c
'
è
stato il socialismo scientifico, quello moscovita e le sue varianti.
Sono stati fatti vari esperimenti, ma il risultato è che una serie
di tiranni governano paesi con economie in uno stato disastroso. Dal
punto di vista economico, il socialismo non è riuscito a produrre
ricchezza: la povertà, la tirannia e la rabbia del popolo sono
state il risultato. Tutti gli indicatori economici dimostrano che il
risultato in quei paesi è il peggiore di tutti gli altri Stati nel
mondo, anche rispetto ai paesi dell
'
Africa,
dell
'
Asia,
dell
'
America
centrale, persino dei paesi sub-sahariani. Sono statistiche che
mostrano in maniera drammatica le conseguenze delle politiche
socialiste.
L
'
Arabia e il Wahabismo
Quindi c
'
è sempre maggior rabbia contro queste idee
di nazionalismo e di socialismo importate dall
'
Europa
e poi etichettate come bene importato dall
'
estero.
Tutto questo ha portato a risposte diverse, una delle quali è
quella islamica. C
'
è
chi ritiene che l
'
aver abbandonato le proprie tradizioni per
seguire i modi importati dagli infedeli, ha portato a una
distruzione della propria civiltà. Per questo l
'
unico
rimedio è il ritorno al vero e puro Islam. Questa è una
impostazione che conosce diverse varianti. Pensiamo alla Rivoluzione
islamica in Iran, che all
'
inizio
ha suscitato una risposta molto forte, così come nelle epoche della
Rivoluzione francese e di quella d
'
Ottobre.
Qual è il confronto che si può fare tra queste rivoluzioni?
Sicuramente si possono fare dei paralleli con i giacobini della
Rivoluzione francese; ma abbiamo anche altri esempi di movimenti
abbastanza forti in Islam, come il Wahabismo, che ha le sue origini
nel XVIII secolo e ha acquistato una grande importanza nel XX secolo
a causa di due circostanze: la prima, la creazione del Regno
saudita, con i governanti sauditi che adottarono i principi wahabiti
diffondendoli culturalmente nell
'
area.
La seconda circostanza è la scoperta del petrolio in Arabia
Saudita, che naturalmente ha portato grande ricchezza e ha permesso
ai regnanti di promuovere ancora maggiormente la versione wahabita
saudita tra le minoranze islamiche. Il movimento è cresciuto anche
in Europa e in America del Nord, e questo chiaramente è un segnale
piuttosto allarmante. In Germania, in America è naturale che gli
islamici trasmettano le proprie tradizioni religiose ai figli; ma si
tratta molto spesso della versione wahabita dell
'
Islam,
quella che prevale tra le minoranze di altri paesi. Un dato che si
riscontra anche in Pakistan, dove molto spesso i wahabiti
controllano le forme di istruzione disponibili per i giovani
musulmani. Per essere chiari, pensate ad una organizzazione che
detiene il controllo delle fonti petrolifere del Texas e utilizzi i
proventi per finanziare college che propaghino una forma distorta di
cristianesimo: ecco che abbiamo al Qaeda, un movimento islamico
radicale e violento associato ai proventi del petrolio.
L
'
Urss e al Qaeda
Parlavo prima dell
'
effetto
del crollo dell
'
Urss tra i nazionalisti secolari. In al
Qaeda l
'
effetto è stato diverso. La sconfitta dell
'
Urss
è stata vista come una vittoria dell
'
Islam,
dopo l
'
umiliazione
dell
'
Afghanistan.
Questa è la spiegazione del crollo sovietico data da al Qaeda: è
dichiarato in modo molto chiaro nei loro vari manifesti. Per cui,
delle due grandi superpotenze di infedeli ne è rimasta soltanto
una. Al Qaeda pensa che combattere contro la rimanente potrebbe
essere facile, anche perché gli Usa si sono un po
'
indeboliti e dunque c
'
è la possibilità di sconfiggerli. Questa
è la litania che si sente ripetere soprattutto dopo le sconfitte
degli Stati Uniti a Beirut e in Somalia. Questa è l
'
aspettativa
alla base della politica di al Qaeda, che si rafforza col passare
del tempo.
Libertà e paura
Per coloro che vivono sotto una dittatura è difficile capire quali
sono i processi che possono condurre a una democrazia. Nelle società
libere c
'
è un
dibattito libero, invece per questa gente la democrazia può portare
debolezza. Il problema è dunque l
'
occidentalizzazione
agli occhi dell
'
Islam,
la ricaduta sulla sua visione religiosa. Tra gli islamici c
'
è
però anche chi ritiene che il motivo per cui i paesi islamici sono
in cattive condizioni non dipende dall
'
introduzione
del modo di vedere occidentale, piuttosto il contrario: dal fatto,
cioè, che non c
'
è stato un sufficiente avvicinamento alla
"libertà" occidentale. Perché impaurite, non sono molte
le persone che si esprimono in questi termini. Personalmente ho però
una certa speranza che sarà possibile incoraggiare la costruzione
di un mondo più democratico, più aperto, regimi più democratici
in questi paesi.
Il caso algerino
Vorrei concludere con il caso specifico dell
'
Iraq.
Perché credo che ci siano speranze? Innanzitutto perché
probabilmente il popolo non avrà più voglia di provare un nuovo
regime autocratico. L
'
Iraq
aveva fatto buon uso in passato del reddito proveniente dal
petrolio: erano state costruite università, adottate misure
importanti, anche al di là di alcuni paesi europei, ad esempio
sulle donne. Molto, purtroppo, è stato disfatto dal tiranno, ma
esiste ancora una classe media istruita, persone che capiscono che
cos
'
è la
democrazia e sanno come funziona. Esiste un
'
opposizione
organizzata, che è ancora capace, ricevendo un certo aiuto, di
assumere il potere e di formare un governo. È chiaro che l
'
Iraq
non diventerà la Svezia dall
'
oggi
al domani; sappiamo bene che cosa può succedere quando la
democrazia viene introdotta prematuramente in un paese. Si pensi all
'
Algeria:
dopo anni di tirannia di stile fascista, di stile stalinista, si è
cercato di introdurre la democrazia. I fondamentalisti religiosi
hanno assunto il governo; l
'
esercito ha risposto instaurando un governo
militare, la Costituzione è stata sospesa. C
'
è,
insomma, una situazione di perdurante guerra civile. La dittatura
militare in Algeria è proprio quello che vogliamo evitare che
accada in Iraq. Ma io credo che esista la possibilità della
democrazia: è una lezione forte che deve essere insegnata a piccole
dosi, gradualmente, altrimenti si rischia di uccidere il paziente,
per così dire. Credo che valga la pena di tentare.
L
'
articolo è un ampio estratto della
conferenza che lo storico Bernard Lewis, professore emerito della
Princeton University, ha tenuto il 10 marzo 2003 al Senato italiano.
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