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IL RIFORMISTA, 23 Marzo 2003

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BERNARD LEWIS

LEZIONI. PERCHÉ HANNO FALLITO I MODELLI EUROPEI FINORA IMITATI NELL ' ISLAM
E
' possibile la democrazia in Medio Oriente Ma a piccole dosi, per non uccidere il paziente
Dopo il nazional-socialismo di Saddam, l’Iraq avrà una speranza. Come evitare il rischio della deriva algerina

È possibile una democrazia in Medio Oriente? La parola democrazia può assumere diversi significati; vorrei però utilizzarla nel suo senso tradizionale: democrazia è quella forma di governo che si è diffusa, con diversi gradi di successo, in tante parti del mondo occidentale, con varianti diverse. Vi sono due paure comunemente avvertite riguardo alla possibilità di costruire una democrazia in Medio Oriente in generale e in modo più specifico nell
' Iraq del dopo-Saddam. Alcuni dicono che la democrazia non può funzionare in quel paese. Ma c ' è anche un ' altra paura: che invece la democrazia funzioni, sia un successo e possa mettere a rischio le autocrazie che vengono oggi considerate amiche, alleate.

Due considerazioni
Come professore in pensione, posso anche permettermi di parlare in questi termini. Come storico, sostengo che ci sono due punti in particolare da tenere a mente quando si considera il Medio Oriente: il primo è che si tratta di una regione che ha una forte consapevolezza della propria storia. Nell
' America di oggi, ad esempio, quando si dice: «That ' s history», «Si tratta di storia», si intende qualcosa che non riveste più un grande interesse nel presente. Nei paesi mediorientali accade il contrario. Durante la guerra tra Iran e Iraq, entrambe le parti utilizzavano argomentazioni storiche per propagandare la propria posizione. E ricorderete una memorabile dichiarazione di bin Laden: «Da ottanta anni ormai soffriamo umiliazioni». Che cosa voleva dire Osama? Si riferiva al 1918, alla sconfitta del grande impero ottomano; si richiamava allo scontro tra due mondi, quello cristiano e l ' Islam. È molto importante ricordare questo. Un politico europeo, invece, preferirebbe sostenere le sue tesi con argomenti di attualità. L ' altro elemento di cui occorre tener conto è che si sono verificati cambiamenti molto importanti con l ' introduzione degli strumenti di comunicazione. Oggi più che mai in Medio Oriente la gente sa che ci sono differenze tra il proprio mondo e fuori, sa quali sono le differenze all ' interno del proprio mondo; la gente è conscia del proprio stato di "sottosviluppo", non soltanto in confronto ai paesi avanzati dell ' Occidente, ma anche in confronto alle società emergenti dell ' Asia e talvolta anche dell ' Africa. Questo crea naturalmente nelle popolazioni mediorientali un senso di forte frustrazione, alimentato quotidianamente.

I tiranni amici
È possibile sviluppare una democrazia autentica nei paesi mediorientali? Le risposte comunemente date ricadono in due categorie. Da una parte si ritiene che questi paesi non sono come i nostri, non possono essere valutati con gli standard di un
' Europa civilizzata; sono incapaci di qualsiasi forma di governo, salvo un governo autocratico. Non saprebbero neanche come far funzionare una democrazia. Qualsiasi cosa facessimo, saranno sempre governati da tiranni. L ' unica politica possibile è assicurare che siano governati da tiranni amici piuttosto che da tiranni ostili. Questo è un punto di vista che rivela un certo disprezzo per la storia araba; non è effettivamente pro araba ed è anche un ' impostazione che non si preoccupa del presente e del futuro dei paesi arabi. C ' è poi un altro punto di vista, secondo cui essi sì, hanno la loro civiltà e le loro tradizioni, che sono diverse dalle nostre, ma con un po ' di aiuto possono creare una democrazia. Questo è un punto di vista di solito definito imperialista: è praticamente il metodo che inglesi e francesi hanno adottato verso i protettorati nati dallo smembramento dell ' impero ottomano. Gli inglesi hanno creato delle monarchie costituzionali, mentre i francesi hanno creato delle repubbliche instabili. Però nessuno di questi modelli ha funzionato particolarmente bene; sono stati infatti spazzati via e sostituiti da un altro modello europeo, su cui tornerò tra poco.

Esempi possibili
È possibile insegnare la democrazia? Ci sono esempi in cui è stato possibile. Un esempio di democrazia imposta dai vincitori di una guerra è quanto realizzato dai colonialisti, quando la democrazia è stata un po
' concessa al popolo nel momento in cui si sono allontanati dal paese: si pensi all ' India nel 1947.

Teoria e pratica
Quando ci chiediamo se la democrazia può funzionare, possiamo affrontare la questione dal punto di vista teorico o da quello pratico: in teoria, occorre chiedersi se la democrazia e le organizzazioni di tipo religioso sono compatibili. Sotto un profilo storico, ci sono risposte diverse da dare a seconda delle religioni. Rispetto all
' Islam, le prospettive non sembrano molto promettenti. Vi sono più di 50 Stati musulmani, 20 dei quali sono arabi; la democrazia in questi Stati non ha funzionato affatto. L ' unico paese in cui c ' è stata democrazia è la Repubblica turca, dove, anche dal punto di vista costituzionale, vi è stata una separazione netta tra religione e Stato, e il governo è cambiato più volte attraverso tornate elettorali. Nel mondo arabo la situazione è alquanto peggiore, ma non facciamoci fuorviare. Le forme di governo che noi vediamo in paesi quali l ' Iraq e la Siria non hanno le radici nell ' islamismo, nell ' arabismo; sono modelli europei, purtroppo sbagliati, ma ciononostante modelli senz ' altro di stampo europeo. Vorrei ricordare un capitolo della storia: nel 1940, il governo francese decise di emanare delle disposizioni per i protettorati di Siria e Libano. In quel periodo c ' è stata in Siria la fondazione di un partito di stampo nazista, il Bat, rimasto il partito dominante in Siria e in Iraq fino ad oggi. Dopo la sconfitta del Terzo Reich, e un intervallo temporale, non è stato troppo difficile rimodellare il Bat da un modello nazista a un modello sovietico. I due avevano molto più in comune di quanto non fossero le differenze. Questo modello continua ad esistere, anche se è qualche cosa di completamente estraneo alla tradizione di governo del Medio Oriente, di tipo sicuramente autoritario, ma mai dispotico o dittatoriale. Ad esempio, nel 1786 l ' ambasciatore francese a Istanbul scriveva al suo governo: «Qui le cose non sono come in Francia, dove il Re è l ' unico padrone, qui il Sultano deve consultarsi con gli alti funzionari, con coloro che hanno qualche carica e con coloro che l ' hanno avuta in precedenza». Questo è un esempio di governo autoritario, che vede coesistere comunque un sistema di consultazioni. Oggi l ' autoritarismo è stato trasformato in dittatura in due modi diversi: in primo luogo, rafforzando il potere del sovrano, dandogli un apparato moderno di repressione e sorveglianza; in secondo luogo, indebolendo o eliminando tutti quei poteri intermedi che in precedenza avevano limitato la potenza del governante.

La politica estera
Il cambiamento dal periodo nazista a quello sovietico ha avuto anche delle conseguenze in termini di politica estera. Vi è un proverbio arabo che contiene una certa verità: «Il nemico del mio nemico è mio amico». La principale lotta degli arabi in Medio Oriente è stata contro l
' Occidente; tant ' è che Gran Bretagna e Francia per un certo periodo hanno utilizzato i palestinesi nella zona d ' Israele e si sono a loro volta affidati al Terzo Reich per portare avanti la loro politica. Con il crollo, nel 1945, del Reich, c ' è stato un periodo di vuoto, il momento in cui gli israeliani sono riusciti a creare il loro Stato e a sconfiggere i popoli arabi. Poi c ' è stato il periodo in cui l ' Urss si è andata a sostituire al Terzo Reich, come sua erede, in alcune zone: la situazione è andata abbastanza bene per un certo periodo, poi di nuovo col crollo dell ' Urss tutto è cambiato, e tra i nazionalisti laici c ' è stata la ricerca di una sostituzione, per trovare qualcuno che potesse prendere il posto che era stato lasciato libero dai nazisti prima e dai sovietici dopo.

Nazionalismi illiberali
Torniamo però alla domanda iniziale, se la democrazia può funzionare. Come ho detto in precedenza, nel 1918 le cose andavano malissimo. Mustafa Kemal Atatürk raggiunse l
' indipendenza della Turchia, cacciò gli invasori occidentali, ma allo stesso tempo adottò un modello di tipo occidentale. Pur rifiutando l ' ingerenza occidentale (stile di vita, forma di governo, ecc.), agli occhi dei musulmani tradizionalisti questa scelta è stata la più grande sconfitta. Nel 1945, alla fine della seconda guerra mondiale le cose sembravano andare un po ' meglio: la dominazione imperialista finiva, e sembrava che si aprisse la strada ai popoli e ai governi del Medio Oriente per creare un nuovo mondo. Nella seconda metà del XX secolo c ' erano due idee che prevalevano, importate entrambe dall ' Europa. Da un lato il nazionalismo e dall ' altro il socialismo, oltre ovviamente al nazional-socialismo. Il nazionalismo andava alla ricerca dell ' indipendenza sottraendosi al giogo imperialista, ma fu compiuto un errore grave: l ' indipendenza era considerata sinonimo di libertà, ma presto questi popoli scoprirono che in molte regioni questi due concetti si sarebbero esclusi vicendevolmente. In alcuni paesi il nazionalismo ha raggiunto il suo obiettivo, ma piuttosto che la libertà, il risultato è stata la sostituzione dei precedenti signori stranieri con dei tiranni interni, che possono fare molto più facilmente quello che vogliono. In quei paesi quindi vi è molta meno libertà di quanto non vi fosse sotto i regimi imperialisti. Il nazionalismo ha dimostrato di essere una delusione completa e tragica.

Socialismi vari
L
' altra nozione è quella di socialismo. Nel 1945 il socialismo sembrava essere la strada del futuro e fu adottato ideologicamente dagli Stati sovrani emergenti, nelle sue varie forme. Alcuni adottarono un socialismo arabo, cioè adattato alla cultura specifica del mondo arabo; altri un socialismo islamico (i principi sauditi dicevano che l ' unico vero socialismo era quello descritto nel Corano); poi c ' è stato il socialismo scientifico, quello moscovita e le sue varianti. Sono stati fatti vari esperimenti, ma il risultato è che una serie di tiranni governano paesi con economie in uno stato disastroso. Dal punto di vista economico, il socialismo non è riuscito a produrre ricchezza: la povertà, la tirannia e la rabbia del popolo sono state il risultato. Tutti gli indicatori economici dimostrano che il risultato in quei paesi è il peggiore di tutti gli altri Stati nel mondo, anche rispetto ai paesi dell ' Africa, dell ' Asia, dell ' America centrale, persino dei paesi sub-sahariani. Sono statistiche che mostrano in maniera drammatica le conseguenze delle politiche socialiste.

L
' Arabia e il Wahabismo
Quindi c
' è sempre maggior rabbia contro queste idee di nazionalismo e di socialismo importate dall ' Europa e poi etichettate come bene importato dall ' estero. Tutto questo ha portato a risposte diverse, una delle quali è quella islamica. C ' è chi ritiene che l ' aver abbandonato le proprie tradizioni per seguire i modi importati dagli infedeli, ha portato a una distruzione della propria civiltà. Per questo l ' unico rimedio è il ritorno al vero e puro Islam. Questa è una impostazione che conosce diverse varianti. Pensiamo alla Rivoluzione islamica in Iran, che all ' inizio ha suscitato una risposta molto forte, così come nelle epoche della Rivoluzione francese e di quella d ' Ottobre. Qual è il confronto che si può fare tra queste rivoluzioni? Sicuramente si possono fare dei paralleli con i giacobini della Rivoluzione francese; ma abbiamo anche altri esempi di movimenti abbastanza forti in Islam, come il Wahabismo, che ha le sue origini nel XVIII secolo e ha acquistato una grande importanza nel XX secolo a causa di due circostanze: la prima, la creazione del Regno saudita, con i governanti sauditi che adottarono i principi wahabiti diffondendoli culturalmente nell ' area. La seconda circostanza è la scoperta del petrolio in Arabia Saudita, che naturalmente ha portato grande ricchezza e ha permesso ai regnanti di promuovere ancora maggiormente la versione wahabita saudita tra le minoranze islamiche. Il movimento è cresciuto anche in Europa e in America del Nord, e questo chiaramente è un segnale piuttosto allarmante. In Germania, in America è naturale che gli islamici trasmettano le proprie tradizioni religiose ai figli; ma si tratta molto spesso della versione wahabita dell ' Islam, quella che prevale tra le minoranze di altri paesi. Un dato che si riscontra anche in Pakistan, dove molto spesso i wahabiti controllano le forme di istruzione disponibili per i giovani musulmani. Per essere chiari, pensate ad una organizzazione che detiene il controllo delle fonti petrolifere del Texas e utilizzi i proventi per finanziare college che propaghino una forma distorta di cristianesimo: ecco che abbiamo al Qaeda, un movimento islamico radicale e violento associato ai proventi del petrolio.

L
' Urss e al Qaeda
Parlavo prima dell
' effetto del crollo dell ' Urss tra i nazionalisti secolari. In al Qaeda l ' effetto è stato diverso. La sconfitta dell ' Urss è stata vista come una vittoria dell ' Islam, dopo l ' umiliazione dell ' Afghanistan. Questa è la spiegazione del crollo sovietico data da al Qaeda: è dichiarato in modo molto chiaro nei loro vari manifesti. Per cui, delle due grandi superpotenze di infedeli ne è rimasta soltanto una. Al Qaeda pensa che combattere contro la rimanente potrebbe essere facile, anche perché gli Usa si sono un po ' indeboliti e dunque c ' è la possibilità di sconfiggerli. Questa è la litania che si sente ripetere soprattutto dopo le sconfitte degli Stati Uniti a Beirut e in Somalia. Questa è l ' aspettativa alla base della politica di al Qaeda, che si rafforza col passare del tempo.

Libertà e paura
Per coloro che vivono sotto una dittatura è difficile capire quali sono i processi che possono condurre a una democrazia. Nelle società libere c
' è un dibattito libero, invece per questa gente la democrazia può portare debolezza. Il problema è dunque l ' occidentalizzazione agli occhi dell ' Islam, la ricaduta sulla sua visione religiosa. Tra gli islamici c ' è però anche chi ritiene che il motivo per cui i paesi islamici sono in cattive condizioni non dipende dall ' introduzione del modo di vedere occidentale, piuttosto il contrario: dal fatto, cioè, che non c ' è stato un sufficiente avvicinamento alla "libertà" occidentale. Perché impaurite, non sono molte le persone che si esprimono in questi termini. Personalmente ho però una certa speranza che sarà possibile incoraggiare la costruzione di un mondo più democratico, più aperto, regimi più democratici in questi paesi.

Il caso algerino
Vorrei concludere con il caso specifico dell
' Iraq. Perché credo che ci siano speranze? Innanzitutto perché probabilmente il popolo non avrà più voglia di provare un nuovo regime autocratico. L ' Iraq aveva fatto buon uso in passato del reddito proveniente dal petrolio: erano state costruite università, adottate misure importanti, anche al di là di alcuni paesi europei, ad esempio sulle donne. Molto, purtroppo, è stato disfatto dal tiranno, ma esiste ancora una classe media istruita, persone che capiscono che cos ' è la democrazia e sanno come funziona. Esiste un ' opposizione organizzata, che è ancora capace, ricevendo un certo aiuto, di assumere il potere e di formare un governo. È chiaro che l ' Iraq non diventerà la Svezia dall ' oggi al domani; sappiamo bene che cosa può succedere quando la democrazia viene introdotta prematuramente in un paese. Si pensi all ' Algeria: dopo anni di tirannia di stile fascista, di stile stalinista, si è cercato di introdurre la democrazia. I fondamentalisti religiosi hanno assunto il governo; l ' esercito ha risposto instaurando un governo militare, la Costituzione è stata sospesa. C ' è, insomma, una situazione di perdurante guerra civile. La dittatura militare in Algeria è proprio quello che vogliamo evitare che accada in Iraq. Ma io credo che esista la possibilità della democrazia: è una lezione forte che deve essere insegnata a piccole dosi, gradualmente, altrimenti si rischia di uccidere il paziente, per così dire. Credo che valga la pena di tentare.
L
' articolo è un ampio estratto della conferenza che lo storico Bernard Lewis, professore emerito della Princeton University, ha tenuto il 10 marzo 2003 al Senato italiano.