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Salman Rushdie,
un tentato omicidio multiculturale
2004/02/18 ora 15:06
Nuova minaccia per Rushdie. A quindici anni dalla 'fatwa' dell'ayatollah Komeini,
in seguito parzialmente revocata dalle autorità religiose ma mai del tutto
cancellata, lo scrittore anglo-indiano Salman Rushdie (autore di "Versetti
satanici") sarebbe bersaglio di un'altra minaccia. La notizia, riportata
dell'agenzia Misna, proviene dal quotidiano iraniano "Yumhuri Islami". La
formazione integralista iraniana 'Gruppo per la glorificazione dei martiri'
avrebbe invitato "tutti i volontari musulmani a registrarsi sul suo sito
Internet per uccidere" lo scrittore. La Fondazione Jordad, una delle
organizzazioni di carità più importanti del Paese mediorientale, ha ricordato
che, come riportato sempre dal Misna, "nonostante i tentativi del presidente
iraniano Mohamed Khatami di cancellare in modo definitivo la 'fatwa', i tre
milioni di dollari di taglia sulla testa di Rushdie sono sempre a disposizione
di chi vorrà uccidere il romanziere; a riprova di quanto sia forte, in questo
momento, il potere degli ultraconservatori iraniani, mentre i riformisti si
dibattono in una grave crisi, a due giorni appena dalle elezioni generali in
Iran del 20 febbraio".
Itinerari letterari/Salman Rushdie:
l'anatema continua
Andrea Lilli Smith
E’ sembrato durare un attimo a chi non lo ha vissuto. Ma deve essere parso un’eternita’ al personaggio principale di questo brutto racconto, che ha compiuto da poco dieci anni. Il protagonista involontario di questa vicenda si chiama Salman Rushdie oggi cinquantaduenne scrittore di fama internazionale. Era il 1989 quando l’Ayatollah Khomeini, massima figura della rivoluzione islamica iraniana rendeva noto al mondo dei fedeli musulmani il suo giudizio di condanna a morte per lo scrittore indiano, nato a Bombay. La fatwa, come è stata da quel giorno la sentenza conosciuta dal mondo, utilizzando la corrispondente espressione tratta dal linguaggio giuridico coranico, è divenuta cosi’ quasi un’immagine retorica, simbolo di un nuovo cruento scontro fra pensiero e religione. L’infamante, e mortale accusa che da quel giorno pesa su Rushdie e’ la bestemmia della figura del Profeta, la distorsione del significato religioso del Corano, la ridicolizzazione infine dell’Islam intero nella sua opera ad oggi piu’ conosciuta, " The Satanic Verses" – "I versi satanici".
E cosi’ è in quel giorno del 1989, che comincia per Salman Rushdie, quel racconto ancora senza fine: la fuga continua, braccato dal terrore che ogni persona possa nascondere il braccio dell’esecuzione. E la fama internazionale, ma quel tipo di notorieta’ che nessuno vorrebbe mai sperimentare, che sposta l’attenzione dalle opere di un autore alla sua vita. Quella fama che non gli permette di presenziare ad un qualsiasi evento, perche’ non puoi presentarti con 100 agenti di Scotland Yard al seguito e dire salve, sono qui. O che non gli permette di leggere in pubblico un suo libro, perche’ rappresenti un pericolo non solo per te stesso, ma anche per chi volesse ascoltarti. Quella che in fondo non gli ha permesso di scendere in strada, comprare un giornale, prendere un caffe’, passeggiare con qualcuno come ogni persona normale per dieci lunghi anni. Perche’ Salman Rushdie diviene da quel lontano momento quello che i latini chiamavano un "homo sacer". Condannato come violatore delle norme piu’alte, quell’uomo non era piu’ un individuo ma un essere che non poteva avere piu’ rapporti col mondo umano. Chiunque poteva disporre della sua vita a piacimento. Salman Rushdie è questo oggi: un moderno homo sacer.
Tutto cio’ nonostante che Mohammad Khatami presidente della repubblica islamica iraniana in visita nel nostro paese in questi giorni, abbia confermato quanto gia’ noto al mondo dallo scorso anno. Che cioe’, l’Iran non fara’ nulla per eseguire o incoraggiare la messa in atto della fatwa. Nulla per incoraggiarla, ma nulla, ovviamente, per impedirla. Ed è sembrato quasi uno scherzo del destino, che invece, proprio nello stesso momento, Rushdie ritirasse una laurea honoris causa in letteratura all’Università di Torino, causando quasi un incidente diplomatico. Nessuno nel gran cerimoniale di ricevimenti aveva messo infatti in conto un’eventualità del genere: sottovalutando il fatto che il pensiero libero, proprio perche’ tale, e’ dotato da sempre, di un suo grado di imprevedibilità. E nessuna condanna al mondo ha mai potuto nella storia umana, scalfire questa sua unica ma splendente natura.
Salman Rushdie nasce a Bombay nel 1947. Si trasferisce a Londra a quattordici anni. Figlio di una generazione di scrittori indiani emigrati dal loro paese, rappresenta oggi uno dei punti di riferimento sostanziali per le nuove leve letterarie indiane che stanno ottenendo in questo momento importanti riconoscimenti internazionali. Da Vikram Seth ad Arundhati Roy da Gita Metha a Vikram Chandra fino a Kirin Narayanan, tutti sono debitori verso Salman Rushdie di uno stile letterario affascinante e coinvolgente dalle mille sfumature, che inserisce nel mondo moderno quegli aspetti della letteratura classica indiana per troppo tempo obliati, nella ricerca di una scrittura piu’ in linea con i gusti del mercato mondiale del libro. Arundhati Roy ha avuto modo di dire in un’intervista recente che il merito dello scrittore di Midnight’s Children è stato di fare in modo che il mondo non chiedesse piu’ all’India di essere una caricatura di se’ stessa e della sua cultura millenaria. Ma di poter semplicemente alzare il viso e dire: io sono cosi’.
Vincitore del prestigioso Booker Prize, premio riservato alla migliore opera in lingua inglese nel 1981 con il suo Midnight’s Children (it. I figli di mezzanotte) e nel 1992 del riconoscimento allo stesso quale migliore racconto degli ultimi venticinque anni nella storia del premio inglese, Rushdie è conosciuto in molti paesi piu’come autore del controverso "I versi satanici", racconto a cavallo fra religione e modernita’, che come quello stupendo affabulatore che si è dimostrato in quasi venti anni di scrittura. Tante le sue opere importanti: dal primo e bellissimo "Midnight’s children" ("I figli della mezzanotte" - 1981 ), che lega in un arcano intreccio i bambini nati la notte della dichiarazione d’indipendenza indiana al futuro del loro Paese, al fiabesco "Harun e il mare delle storie (1991) in cui Rushdie riunisce tradizioni fantastiche diverse come l'araba e l’indiana. Senza dimenticare "Shame" - ("La Vergogna"), "L’ultimo sospiro del moro" o il recente "Est/Ovest", in cui l’autore si rende mediatore fra due mondi cosi’diversi ma cosi’ bisognosi l’uno dell’altro.
Presidente del Parlamento internazionale degli scrittori, Salman Rushdie rappresenta oggi con la sua vicenda personale, tutti quegli autori nel mondo, conosciuti o sconosciuti, soffocati e ridotti al silenzio da ideologie o integralismi religiosi a causa delle loro idee.
Scrittore divenuto famoso per il libro "maledetto"
"Versetti satanici", Salman Rushdie è in realtà l'autore di un numero
considerevole di romanzi, fra cui si incontrano veri e propri capolavori, come
"I figli della mezzanotte".
Nato a Bombay(India) nel 1947, si è trasferito a Londra quando aveva 14 anni. Ha
studiato all'Università di Cambridge. Tra le sue prime pubblicazioni includono
le novelle "Grimus" (1974), i già citati "I figli della mezzanotte" (1981) e
"Vergogna" (1983). Con "I figli della mezzanotte", complesso romanzo costruito a
incastro attorno alle vicende di Saleem Sinai e altri mille personaggi nati
appunto attorno alla mezzanotte del 15 agosto 1947 (giorno della dichiarazione
dell'indipendenza dell'India), ha vinto il Booker Prize nel 1981 e ha ottenuto
un inaspettato successo popolare e critico.
Dal 1989 ha vissuto in clandestinità, dopo la condanna a morte decretata da
Khomeini e dal regime degli ayatollah (condanna sospesa solo
recentemente, ma non in modo cristallino) seguita alla pubblicazione del libro
"Versetti satanici", ritenuto "blasfemo" (anche se, a ben vedere, lo scrittore
non fa altro che trasformare la rivelazione coranica in un racconto). A causa di
queste minacce assai concrete (il traduttore giapponese del libro, ad esempio, è
stato assassinato), Rushdie è stato costretto a vivere in clandestinità per anni
nel timore che la sentenza fosse eseguita dai vari "fedeli" islamici
sguinzagliati allo scopo. Il suo divenne un caso internazionale, emblematico
dell'intolleranza religiosa della fine del millennio.
I "Versetti satanici" è comunque un romanzo di alto livello, al di là del vasto
impatto che ha avuto a seguito della condanna, ed è diviso in nove capitoli, in
cui si alternano il racconto delle vicende di Gibreel e Saladin, e la
rivisitazione romanzesca di alcuni aspetti della cultura islamica, riconducibili
al nucleo tematico dei legami e conflitti tra mondo laico e religiosità.
In seguito, ha pubblicato una relazione sui suoi viaggi in Nicaragua, "Il
sorriso del giaguaro" (1987), e nel 1990 il libro per bambini "Harun e il mar
delle storie". Nel 1994 è stato nominato primo presidente del Parlamento
Internazionale degli Scrittori, di cui attualmente è vicepresidente.
Come sagacemente ha scritto un critico, Rushdie è uno "straordinario inventore
di storie, in cui mescola l'affabulazione degli "story tellers" indiani, capaci
di raccontare storie che durano intere giornate, piene di digressioni e riprese,
percorse da una vena fantastica che ingigantisce il reale pur restando ancorata
a esso, e una padronanza letteraria sterneiana: ciò che gli permette di muoversi
all'interno della forma letteraria romanzesca rivelandone gli artifici, i
trucchi, le trovate, avvertendo il lettore della natura fictional del racconto.
Ciò permette di scardinare i criteri della verosimiglianza, ponendo sullo stesso
piano realtà e sogno, narrazione realistica e invenzione mitica".
Da alcuni anni è in lizza per il Premio
Nobel della Letteraura.
Bibliografia
Harun e il mar delle storie, Mondadori, 1981
I figli della mezzanotte, Garzanti, 1987
Il sorriso del giaguaro, Garzanti, 1989
La vergogna, Garzanti, 1991 (Mondadori, 1999)
Il mago di Oz, Linea d'Ombra, 1993 (Mondadori, 2000)
Versetti satanici, Mondadori, 1994
Patrie immaginarie, Mondadori, 1994
L'ultimo sospiro del moro, Mondadori, 1995
Est, Ovest, Mondadori, 1997
La terra sotto i suoi piedi, Mondadori, 1999