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Non si capisce se si tratta di una flessione momentanea o di sfinimento. È un fatto che l'onda di violenza a Parigi è calata. Ieri per incendiare, i farabutti hanno incendiato. Però non hanno ammazzato passanti, ed è già qualcosa. In compenso, mentre si spegneva qualche fiamma nella capitale francese, se ne accendevano alcune a Berlino. Ciò dimostra che il peggio è contagioso. Non ci stupiremmo che nel giro di giorni, settimane o mesi mezza Europa fosse trascinata nel caos. Dobbiamo prendere atto della nostra decadenza. Siamo una civiltà intimamente rassegnata a farsi corrompere, non reagiamo, non abbiamo voglia di grane e siamo disposti, per non vederle, a nascondere il capino sotto la classica sabbia. I pochi decisi nel sollecitare l'intervento delle Forze dell'ordine o addirittura dell'esercito, sono tacciati di fascismo. L'orientamento della maggioranza è ispirato dal politicamente corretto. La predica ricorrente è un invito alla tolleranza. Già, bisogna comprendere, analizzare i problemi da cui nasce il disagio sociale e risolverli; bisogna eliminare le cause della disperazione; bisogna qui e bisogna là. I soliti spiccioli di sociologia, cascami di economia politica, polvere di saggezza buonista. Banalità ammantate di retorica sinistreggiante. Sono talmente idioti i ribelli di Parigi da menarsi tra loro, distruggere le proprie case, le proprie automobili. E quando avranno costatato quanto sia facile spaccare tutto e renderlo cenere, usciranno dai ghetti e trasformeranno la città (le città) in un immane rogo. Chi l'ha detto che l'Italia è immune da certe forme di rabbia devastatrice? È vero, Milano e Roma e Torino e Genova e Bologna non sono Parigi, altra storia, altre caratteristiche, altri drammi. Ma che importanza ha tutto ciò se l'infezione non si ferma? Anche Berlino è diversa da Parigi, ma il seme della violenza è germogliato pure lì. Che importanza hanno le distinzioni sottili fra una tipologia di ribelli e un'altra tipologia di ribelli? Il fuoco non distingue, distrugge in qualsiasi luogo venga appiccato. Con identici risultati. Che importanza ha se la tua macchina, la tua casa sono state bruciate da un marocchino o da un disubbidiente indigeno? D'altronde i francesi, i tedeschi (e domani magari gli italiani) pagano errori antichi cui ora è quasi impossibile porre rimedio. Pagano la faciloneria con cui hanno favorito una indiscriminata immigrazione di massa. L'Europa è stata invasa. Non ha disciplinato gli ingressi in base alle esigenze di manodopera, ma ha subito per cedimento un assalto di musulmani i quali, in vari casi, hanno rifiutato l'integrazione e conservato la loro identità a costo dell'esclusione, dell'isolamento, e costituito negli Stati ospiti piccoli stati dove le leggi democratiche non hanno diritto di cittadinanza, schiacciate come sono da quelle islamiche. Milioni e milioni di immigrati che non rispettano ma odiano chi li ha accolti. L'imperativo per loro è metterci la mordacchia e buttarci a terra. Abbiamo sbagliato a non selezionare gli arrivi e a non essere rigorosi nelle espulsioni. Abbiamo sbagliato per egoismo, per interesse, pressappochismo e incoscienza. Adesso siamo al redde rationem. Ma non ce ne rendiamo ancora conto.