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Magdi Allam,
Ha un regista il filmato a orologeria
Il singolare tempismo dei messaggi mostra la regia politica del terrore


 

17 febbraio 2005  
Déja vu. Chi avesse ancora dubbi sulla realtà della doppia cabina di regia dei sequestri di nostri connazionali in Iraq è servito. All'opposto dobbiamo prendere atto che l'organizzazione terroristica è sempre più precisa. Ora è in grado di stabilire addirittura l'ora esatta in cui far recapitare il suo messaggio intimidatorio.

Non è certamente un caso che le strazianti suppliche e le commoventi lacrime della collega Giuliana Sgrena ci siano state offerte proprio nel momento in cui il Parlamento si apprestava a votare la proroga del rifinanziamento della missione italiana in Iraq.

Una coincidenza che da un lato accredita la preoccupazione per la capacità di penetrazione e di interferenza del terrorismo di matrice islamica nei nostri affari interni; dall'altro lancia un messaggio di disponibilità alla trattativa mostrandoci la Sgrena viva anche se fortemente turbata. Per un altro verso tutto ciò riconferma la stretta compenetrazione esistente sul terreno tra il terrorismo politico e la criminalità organizzata, sia perché lo impone la condivisione del controllo territoriale sia perché entrambe le attività eversive sono sempre più nel mirino delle autorità di sicurezza irachene e multinazionali.

«È un video a orologeria sintonizzato sui tempi della politica italiana in modo assai preoccupante. E questo ci induce a riflessioni profonde anche su possibili collegamenti italiani di questo terrorismo». Il commento del presidente della Camera Casini al video inviato il 31 maggio 2004, all’epoca del sequestro di Salvatore Stefio, Umberto Cupertino e Maurizio Agliana, risulta oggi più che mai attuale. In esso si ingiungeva agli italiani di manifestare contro il presidente americano Bush in visita a Roma il 4 giugno. Anche Giuliano Amato sottolineò che «c'è un singolare pedinamento nelle vicende politiche che accadono in Italia da parte dei rapitori dei nostri connazionali».

Da allora i professionisti dei sequestri e del terrore hanno perfezionato i loro odiosi strumenti di ricatto e di morte. Dopo essersi dotati di carcerieri e video-operatori che conoscono la nostra lingua, sono arrivati a elaborare dei messaggi su Internet in italiano che attestano una buona conoscenza della nostra realtà politica, sociale, religiosa e culturale. Anche ieri il sedicente «Amante dei due shaikh, Il tunisino», si è rifatto vivo all'indirizzo [SOPPRESSO PER NON DARE PUBBLICITA' ] per fornire ai mujahidin islamici la traduzione in arabo del messaggio della Sgrena, nonché della dichiarazione resa dal suo compagno Pier Scolari su SkyTv, e dare loro un macabro consiglio: «Sulla base della mia conoscenza della realtà del confronto politico in Italia vi dico: date un ultimatum a breve scadenza e poi giustiziate Sgrena tagliandole la gola. I cani dell'Italia resteranno scioccati e le loro forze fuggiranno dall'Iraq».

Teniamo presente che le indagini dei servizi segreti e i processi dei tribunali italiani hanno evidenziato il flusso di centinaia di emigrati che dall'Italia vanno a fare i combattenti e i kamikaze islamici in Iraq. E che in parte rientrano nel nostro Paese come quinta colonna della rete internazionale del terrorismo di matrice islamica.

Già il 26 aprile 2004, quando in un video fu permesso a Stefio di parlare direttamente in italiano, si pose l'interrogativo se tra i terroristi ci fosse qualcuno che conosce bene la nostra lingua. Il quesito si ripropone ora dopo la diffusione del video in cui la Sgrena parla prima in italiano e poi in francese. Perché mai in francese? Forse perché tra i rapitori c'è qualcuno che conosce il francese e in questo modo lanciano un messaggio alla Francia: trattate con noi per la restituzione della giornalista di Libération Florence Aubenas.

Un altro «video a orologeria» è stato quello del 29 agosto 2004 in cui l'Esercito islamico dell'Iraq ingiunse al governo francese di revocare entro 48 ore la legge che mette al bando anche il velo islamico nelle scuole pubbliche, pena la condanna a morte dei giornalisti Georges Malbrunot e Christian Chesnot. Era proprio la vigilia dell'inaugurazione dell'anno scolastico. Ebbene i due giornalisti hanno poi rivelato che dietro a quella sigla si celano ex agenti dei servizi segreti di Saddam, militanti di Al Qaeda e manovalanza della criminalità organizzata.

Questa è la realtà sul terreno testimoniata da colleghi che hanno sperimentato sulla propria pelle l'atrocità del sequestro e delle deposizioni dettate e imposte dai terroristi davanti a una telecamera. Più o meno come è avvenuto con il video che ci mostra l'angoscia e la disperazione della nostra Sgrena. Dovremmo far tesoro di questa realtà per affrancarci da un ideologismo che ci porta a immaginare che in Iraq esisterebbe una categoria di terroristi che sequestra e uccide nel nome della nobile causa della «resistenza», che sarebbe permeabile ai nostri principi etici.