Déja vu. Chi avesse ancora dubbi sulla realtà della doppia cabina di
regia dei sequestri di nostri connazionali in Iraq è servito.
All'opposto dobbiamo prendere atto che l'organizzazione terroristica
è sempre più precisa. Ora è in grado di stabilire addirittura l'ora
esatta in cui far recapitare il suo messaggio intimidatorio.
Non è certamente un caso che le strazianti suppliche e le commoventi
lacrime della collega Giuliana Sgrena ci siano state offerte proprio
nel momento in cui il Parlamento si apprestava a votare la proroga
del rifinanziamento della missione italiana in Iraq.
Una coincidenza che da un lato accredita la preoccupazione per la
capacità di penetrazione e di interferenza del terrorismo di matrice
islamica nei nostri affari interni; dall'altro lancia un messaggio
di disponibilità alla trattativa mostrandoci la Sgrena viva anche se
fortemente turbata. Per un altro verso tutto ciò riconferma la
stretta compenetrazione esistente sul terreno tra il terrorismo
politico e la criminalità organizzata, sia perché lo impone la
condivisione del controllo territoriale sia perché entrambe le
attività eversive sono sempre più nel mirino delle autorità di
sicurezza irachene e multinazionali.
«È un video a orologeria sintonizzato sui tempi della politica
italiana in modo assai preoccupante. E questo ci induce a
riflessioni profonde anche su possibili collegamenti italiani di
questo terrorismo». Il commento del presidente della Camera Casini
al video inviato il 31 maggio 2004, all’epoca del sequestro di
Salvatore Stefio, Umberto Cupertino e Maurizio Agliana, risulta oggi
più che mai attuale. In esso si ingiungeva agli italiani di
manifestare contro il presidente americano Bush in visita a Roma il
4 giugno. Anche Giuliano Amato sottolineò che «c'è un singolare
pedinamento nelle vicende politiche che accadono in Italia da parte
dei rapitori dei nostri connazionali».
Da allora i professionisti dei sequestri e del terrore hanno
perfezionato i loro odiosi strumenti di ricatto e di morte. Dopo
essersi dotati di carcerieri e video-operatori che conoscono la
nostra lingua, sono arrivati a elaborare dei messaggi su Internet in
italiano che attestano una buona conoscenza della nostra realtà
politica, sociale, religiosa e culturale. Anche ieri il sedicente
«Amante dei due shaikh, Il tunisino», si è rifatto vivo
all'indirizzo [SOPPRESSO PER NON DARE PUBBLICITA' ] per fornire ai
mujahidin islamici la traduzione in arabo del messaggio della Sgrena,
nonché della dichiarazione resa dal suo compagno Pier Scolari su
SkyTv, e dare loro un macabro consiglio: «Sulla base della mia
conoscenza della realtà del confronto politico in Italia vi dico:
date un ultimatum a breve scadenza e poi giustiziate Sgrena
tagliandole la gola. I cani dell'Italia resteranno scioccati e le
loro forze fuggiranno dall'Iraq».
Teniamo presente che le indagini dei servizi segreti e i processi
dei tribunali italiani hanno evidenziato il flusso di centinaia di
emigrati che dall'Italia vanno a fare i combattenti e i kamikaze
islamici in Iraq. E che in parte rientrano nel nostro Paese come
quinta colonna della rete internazionale del terrorismo di matrice
islamica.
Già il 26 aprile 2004, quando in un video fu permesso a Stefio di
parlare direttamente in italiano, si pose l'interrogativo se tra i
terroristi ci fosse qualcuno che conosce bene la nostra lingua. Il
quesito si ripropone ora dopo la diffusione del video in cui la
Sgrena parla prima in italiano e poi in francese. Perché mai in
francese? Forse perché tra i rapitori c'è qualcuno che conosce il
francese e in questo modo lanciano un messaggio alla Francia:
trattate con noi per la restituzione della giornalista di Libération
Florence Aubenas.
Un altro «video a orologeria» è stato quello del 29 agosto 2004 in
cui l'Esercito islamico dell'Iraq ingiunse al governo francese di
revocare entro 48 ore la legge che mette al bando anche il velo
islamico nelle scuole pubbliche, pena la condanna a morte dei
giornalisti Georges Malbrunot e Christian Chesnot. Era proprio la
vigilia dell'inaugurazione dell'anno scolastico. Ebbene i due
giornalisti hanno poi rivelato che dietro a quella sigla si celano
ex agenti dei servizi segreti di Saddam, militanti di Al Qaeda e
manovalanza della criminalità organizzata.
Questa è la realtà sul terreno testimoniata da colleghi che hanno
sperimentato sulla propria pelle l'atrocità del sequestro e delle
deposizioni dettate e imposte dai terroristi davanti a una
telecamera. Più o meno come è avvenuto con il video che ci mostra
l'angoscia e la disperazione della nostra Sgrena. Dovremmo far
tesoro di questa realtà per affrancarci da un ideologismo che ci
porta a immaginare che in Iraq esisterebbe una categoria di
terroristi che sequestra e uccide nel nome della nobile causa della
«resistenza», che sarebbe permeabile ai nostri principi etici.