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I rappresentanti sbagliati
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Male hanno fatto il prefetto di Milano, Bruno
Ferrante, e il direttore scolastico regionale, Mario
Dutto, a invitare al tavolo dei negoziati Ali Sharif,
direttore della scuola islamica di via Quaranta, e
Abdelhamid Shaari, presidente della moschea di viale
Jenner, la più inquisita e collusa con il terrorismo
islamico in Italia.
Pur apprezzando la loro determinazione a chiudere una
struttura che da 14 anni opera senza alcuna
autorizzazione e a favorire l'integrazione di circa 500
ragazzi egiziani nella scuola pubblica italiana, è stato
un grave errore individuare in chi ha violato la legge
un interlocutore istituzionale dello Stato. Se un
italiano desse vita a un centro di formazione a
un'ideologia religiosa o di altra ispirazione, sotto
l'insegna di una scuola confessionale priva di alcuna
autorizzazione, cooptandovi centinaia di ragazzi
italiani sottratti alla scuola dell'obbligo, verrebbe
sanzionato a norma di legge, insieme ai genitori.
E
se i militanti islamici egiziani si fossero azzardati a
fare in Egitto ciò che è stato consentito loro a
Milano, sarebbero finiti diritti in galera. Invece nel
Belpaese dove i predicatori islamici nelle loro lezioni
inneggiano alla «morte che sconfigge i piaceri terreni»,
abbiamo consentito di creare una zona extraterritoriale
dove la legge è stata ignorata e calpestata. Poi ci
siamo arresi, con quel fare ingenuo e ideologico diffuso
tra gli islamologi, i religiosi e i politici
multiculturalisti, offrendo loro denaro e docenti per
impartire qualche ora d'italiano ai ragazzi che, al
termine delle medie, erano diventati dei perfetti
disadattati e senza alcuna prospettiva di inserimento
nella società italiana.
Infine si è fatto balenare loro l'ipotesi di una
sanatoria, a spese della collettività, per dar
vita a una nuova scuola italiana parificata dove
reinserire i predicatori islamici riciclati alla
legalità, ricreando di fatto un nuovo ghetto di studenti
musulmani con l'avvallo dello Stato. Per fortuna il
ministro dell'Istruzione Moratti ha posto fine a questo
comportamento indecoroso e controproducente, chiarendo
che non ci sarà alcuna scuola parificata con i
predicatori islamici di via Quaranta.
Tuttavia si continua a sbagliare e a lanciare dei
messaggi errati agli italiani e ai musulmani. È
stato un errore riabilitare e nobilitare i gestori di
una scuola islamica illegale e i loro sponsor
pluri-inquisiti, invitandoli al tavolo dei negoziati e
consentendo loro di dettare delle condizioni e lanciare
dei moniti allo Stato. Così come è stato un errore
annunciare la chiusura della scuola islamica, non perché
palesemente illegale, ciò che avrebbe riscattato il
primato della legge, ma per inagibilità dei locali, un
sotterfugio che lascia trasparire la debolezza delle
istituzioni.
Il mio auspicio è che nell'ultima fase di questa
cruciale vicenda lo Stato abbia la lucidità e il
coraggio di affermare appieno la propria sovranità e il
rispetto della legge. I nostri interlocutori sono i
genitori di questi 500 ragazzi, non i gestori della
scuola islamica che li hanno sottratti al dovere della
scuola dell'obbligo e indottrinati a un'ideologia
anti-occidentale. Questi 500 ragazzi e le loro famiglie
non costituiscono né possono costituire una comunità a
se stante, una sorta di setta, così come i gestori della
scuola islamica non possono essere considerati i loro
rappresentanti. Si è invece commesso l'errore di
accreditarli come gli intermediari tra le famiglie e lo
Stato.
Il ministero dell'Istruzione ha il dovere e il diritto
di contattare direttamente queste famiglie e persuaderle
a avviare i loro figli in un percorso in seno alla
scuola pubblica che consenta di recuperare il terreno
perduto sulla via di una autentica integrazione. Che
deve essere intesa come un dovere, non un optional per
chi risiede in Italia. Comprendo che ci possa essere una
gradualità nell'applicazione della legge, ma non ci deve
essere alcun cedimento o compromesso sul rispetto della
legge. Guai se lo Stato dovesse cedere sul piano della
sovranità e del diritto. Rischieremmo nell'immediato di
avere altre decine di casi simili alla scuola islamica
di via Quaranta e, in prospettiva, di accreditare
un'entità teocratica islamica in seno al nostro Stato di
diritto.
Magdi Allam
14 settembre 2005
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