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Guerra santa: il tour italiano
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E' possibile che uno dei più pericolosi predicatori
dell'odio islamico contro l'Occidente e Israele, dopo
aver incredibilmente ottenuto un regolare visto
d'ingresso, diffonda i suoi veleni in pubbliche
assemblee di militanti islamici indette in ben sei
città, tra il silenzio e l'indifferenza del governo,
dell'opposizione, della magistratura e dei mezzi
d'informazione? Sì, in Italia. E' possibile che questa
sconcertante campagna di indottrinamento allo scontro di
religione e di civiltà possa essere stata promossa
dall'organizzazione che controlla la gran parte delle
moschee e viene accreditata da taluni come
rappresentante dei musulmani? Sì, in Italia.
Dobbiamo ringraziare la coraggiosa collega Cristina
Giudici del Foglio, che sabato scorso si è intrufolata
tra i circa 600 partecipanti all' incontro con Wagdy
Ghoneim, questo il nome del «professore», svoltosi al
Palasesto di Sesto San Giovanni, gli uomini davanti e le
donne dietro separate da un tendone. Ci ha così riferito
della sua apologia del terrorismo suicida («Morire per
una causa è importante, significa andare in Paradiso»),
della sua negazione del diritto di Israele all'esistenza
(«Un nemico che non ha patria »), dei suoi anatemi
contro l'integrazione in seno alla società italiana («il
destino di tutti gli uomini è essere musulmani,
altrimenti si diventa come gatti o topi»), contro
l'emancipazione delle donne («il compito delle mogli è
restare a casa e accudire i figli»).
Queste sono le fonti spirituali e ideali a cui si
abbeverano i militanti dell'Ucoii (Unione delle comunità
e organizzazioni islamiche in Italia), che ha
ufficialmente invitato in Italia Ghoneim. E' il caso di
dire che predicano bene e razzolano male.
Come è possibile che l'Ucoii annunci pubblicamente a
luglio la sua condanna del terrorismo, per poi ad agosto
sponsorizzare un apologeta del terrorismo e, infine,
indire a settembre una manifestazione nazionale contro
il terrorismo? Eppure, è possibile.
Semplicemente ricorrendo all'arte della taqiya, della
dissimulazione, un precetto sciita fatto proprio dai
Fratelli Musulmani a cui fanno riferimento sia l'Ucoii
sia il loro mentore Ghoneim.
Questa dissimulazione ideologico- religiosa è stata
impiegata recentemente dall'Ucoii per occultare la loro
legittimazione del jihad, inteso come guerra santa, e
per relativizzare il concetto e la condanna del
terrorismo. Nella versione integrale della fatwa,
responso giuridico islamico, emessa all'indomani delle
stragi di Londra e Sharm el Sheikh, l'Ucoii affermò la
legittimità del «Jihad fi sabilillah, sforzo sulla via
di Dio, inteso anche come fisico, vuoi militare». Ebbene
proprio la denuncia del Corriere indusse l'Ucoii a
togliere i due paragrafi legittimanti il jihad dal testo
consegnato alla stampa il 31 luglio scorso.
L'altro esempio di taqiya è nel paragrafo della fatwa
relativo al terrorismo che viene condannato in quanto
fitna, intesa come «eversione malefica», e quindi
accomunato a «ogni forma di terrorismo, guerra civile e
aggressione contro le creature innocenti». E' così che
l'Ucoii, da un lato, mette sullo stesso piano gli
attentati terroristici suicidi di Londra, le
rappresaglie israeliane e le incursioni americane contro
le basi di Al Qaeda, dall'altro considera legittima
resistenza gli attentati suicidi che massacrano gli
israeliani o gli occidentali in Iraq. Una dissimulazione
che sottintende il doppio binario etico nella
valutazione dello stesso terrorismo islamico a secondo
dell'identità delle vittime.
Tutto ciò avviene in Italia. Alla luce del sole. Ma i
più non vedono, non sentono, non parlano. E quando
vedono, sentono, parlano finiscono per schierarsi dalla
parte degli apologeti del jihad e dei praticanti della
taqiya.
Magdi Allam
01 settembre 2005
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