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Fanatico e minaccioso, voleva la Guerra santa
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Bene ha fatto il ministro dell’Interno Pisanu ad
allontanare uno dei più focosi e attivi apologeti della
Guerra santa islamica e del terrorismo suicida in
Palestina, Afghanistan, Iraq, Cecenia e Kashmir, nonché
uno dei più spietati e cinici dispensatori di condanne
di apostasia nei confronti dei musulmani che non
condividono la sua interpretazione estremistica e
terroristica dell’islam.
Attuando per la prima volta la nuova normativa in
materia di anti- terrorismo, che ha raccolto il consenso
dell'intero Parlamento, il ministro dell’Interno Pisanu
ha salvaguardato l'interesse dell'insieme della
collettività, italiana e musulmana.
«Il bello in Italia è che la magistratura non è scema,
non condanna la persona per dei sospetti o per apologia
di reato», mi disse Bouriqui Bouchta il 27 giugno 2002
nel corso di una lunga intervista concessami in una
delle tre macellerie di cui è diventato rapidamente e
misteriosamente proprietario, contemporaneamente alla
gestione di tre moschee a Torino. Per nostra fortuna,
facendo tesoro della catastrofica esperienza britannica
che ha partorito gli attentati dello scorso 7 luglio, il
Parlamento ha finalmente introdotto il reato di
«istigazione o apologia di terrorismo o crimini contro
l'umanità» (articolo 414, 1-bis). I molti predicatori
dell'odio che hanno trasformato le moschee d'Italia in
centri di indottrinamento ideologico al jihad e al
«martirio» islamico ora sanno che lo Stato non li
tollererà più.
Bouchta era riuscito a trasformare Piazza della
Repubblica, nel cuore del quartiere-casbah di
Porta Palazzo, in un proprio feudo personale. Riverito e
temuto per un potere religioso accreditato da mass-media
e politici ingenui e ideologici che l'avevano elevato al
rango di «imam di Torino», quasi fosse una sorta di
«vescovo islamico», in una religione dove il rapporto
tra il fedele e Dio è diretto, dove non esiste un clero
né tantomeno un papa.
«Anch'io credo nel jihad come sesto pilastro della fede:
nel Corano ci sono circa 300 versetti che parlano del
jihad e del combattimento, si tratta dunque di un dovere
religioso », sostenne Bouchta, «l'Europa vorrebbe
imporci un islam senza jihad, ma questo è un islam
ambiguo, è un islam americanizzato». Che non si
trattasse di mera libertà di espressione, ma del primo
tassello di una struttura organica del terrorismo
islamico, fu evidenziato dall'accertamento di
un'attività di reclutamento di combattenti islamici
all'interno delle moschee gestite da Bouchta.
Tra loro figura il marocchino Mohamed Aouzar,
arruolato in seno alla moschea Al Tawhid di Porta
Palazzo dopo l'11 settembre 2001, andato a combattere in
Afghanistan e poi catturato e trasferito a Guantanamo.
Così fu sottolineato dall'attività intimidatoria da
«boss islamico» nei confronti di tanti musulmani di
Torino. Tra loro spiccaAhmedCherkaoui,imam della Moschea
della Pace, anch'essa a Porta Palazzo, colpevole di aver
osato cacciare Bouchta dalla sua moschea proprio perché
predicava la guerra santa. Ebbene figuratevi che nel
novembre del 1998 Bouchta tappezzò i muri di Porta
Palazzo con un manifesto in arabo contenente una fatwa,
un responso giuridico islamico, di condanna di apostasia
di Cherkaoui, ciò che comporta la sua condanna a morte.
Bouchta, dopo aver definito Cherkaoui «spia e
informatore», nonché «nemico dei prediletti di Dio», lo
apostrofò: «Chi invita all'islam globale, che include la
purezza e il jihad, e non nasconde la verità qualunque
sia il prezzo, si chiama terrorista?».
La risposta per Bouchta è ovviamente «no». Così
come, dopo l'11 settembre, affermò che «Osama bin Laden
è innocente secondo la legge islamica, ma anche secondo
quella internazionale, perché fino ad ora non sono state
trovate le prove della sua colpevolezza». In più «sono
in molti a pensare che l'America sia stata colpita da
una maledizione divina, perché in qualchemodose lo
meritava ».
Fino a ieri Bouchta ha detto e fatto tutto ciò
pubblicamente e impunemente. Dobbiamo ringraziare Pisanu
anche per l'onda lunga che il suo provvedimento
provocherà, costringendo i musulmani, ma anche gli
italiani ideologicamente collusi, a schierarsi in modo
inequivocabile da una parte o dall'altra: o con lo Stato
e la legge o con l'eversione e il terrorismo.
Magdi Allam
07 settembre 2005
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