A pagina 3 di L'Opinione del 2005-11-06, Pier Paolo Pasolini firma un
articolo dal titolo «Contro i miti antisraeliani della sinistra»
I dittatori arabi fanno orrore. Comunisti italiani svegliatevi².
Un'invettiva ormai dimenticata del poeta assassinato il 2 novembre 1975
contro i miti antiisraeliani della sinistra. Fu scritta all'indomani della
"guerra dei sei giorni" sulla rivista "Nuovi Argomenti", aprile-giugno 1967
diretta da Alberto Moravia.
La pubblicazione dell'articolo di Pasolini è a cura di Dimitri Buffa.
Ecco il pezzo:
Perché pubblico questi
versi esclusi dalla sezione Israele, in Poesia
informa di rosa (1964)? Li pubblico perché non si dica che, adesso, ho
facilmente ragione di pensarla in un certo modo. E inoltre, poiché il
lettore è giustamente pigro, alla pubblicazione di questi inediti rifiutati
per ragioni puramente letterarie, aggiungo la citazione di altri versi di
quel capitolo, che non pretendo che il lettore vada a rileggersi da solo.
(........)
Giuro sul Corano che io amo gli arabi quasi come mia madre. Sono in
trattative per comprare una casa in Marocco e andarmene là. Nessuno dei miei
amici comunisti lo farebbe, per un vecchio, ormai tradizionale e mai ammesso
odio contro i sottoproletariati e le popolazioni povere. Inoltre forse tutti
i letterati italiani possono essere accusati di scarso interesse
intellettuale per il Terzo Mondo: non io. Infine, in questi versi, scritti
nel '63, come è fin troppo facile vedere, sono concentrati tutti i motivi di
critica a Israele di cui è ora piena la stampa comunista.
Ho vissuto dunque, nel '63, la situazione ebraica e quella giordana di qua e
di là del confine. Nel Lago di Tiberiade e sulle rive del Mar Morto ho
passato ore simili soltanto a quelle del '43, '44: ho capito, per mimesi,
cos'è il terrore dell'essere massacrati in massa. Così da dover ricacciare
le lacrime in fondo al mio cuore troppo tenero, alla vista di tanta
gioventú, il cui destino appariva essere appunto solo il genocidio. Ma ho
capito anche, dopo qualche giorno ch'ero là, che gli israeliani non si erano
affatto arresi a tale destino. (E così, oltre ai miei vecchi versi, chiamo
ora a testimone anche Carlo Levi, a cui la notte seguente l'inizio delle
ostilità, ho detto che non c'era da temere per Israele, e che gli israeliani
entro quindici venti giorni sarebbero stati al Cairo.) È dunque da un misto
di pietà e di disapprovazione, di identificazione, e di dubbio, che sono
nati quei versi del mio diario israeliano. Ora, in questi giorni, leggendo
l'«Unità» ho provato lo stesso dolore che si prova leggendo il più bugiardo
giornale borghese. Possibile che i comunisti abbiano potuto fare una scelta
così netta? Non era questa finalmente, l'occasione giusta per loro di
«scegliere con dubbio» che è la sola umana di tutte le scelte? Il lettore
dell'«Unità» non ne sarebbe cresciuto? Non avrebbe finalmente pensato - ed è
il minimo che potesse fare - che nulla al mondo si può dividere in due? E
che egli stesso è chiamato a decidere sulla propria opinione? E perché
invece l'«Unità» ha condotto una vera e propria campagna per «creare»
un'opinione? Forse perché Israele è uno Stato nato male? Ma quale Stato, ora
libero e sovrano, non è nato male? E chi di noi, inoltre, potrebbe garantire
agli Ebrei che in Occidente non ci sarà più alcun Hitler o che in America
non ci saranno nuovi campi di concentramento per drogati, omosessuali e...
ebrei? 0 che gli ebrei potranno continuare a vivere in pace nei paesi arabi?
Forse possono garantire questo il direttore dell'«Unità», o Antonello
Trombadori o qualsiasi altro intellettuale comunista? E non e logico che,
chi non può garantire questo, accetti, almeno in cuor suo, l'esperimento
dello Stato d'Israele, riconoscendone la sovranità e la libertà? E che aiuto
si dà al mondo arabo fingendo di ignorare la sua volontà di distruggere
Israele? Cioè fingendo di ignorare la sua realtà? Non sanno tutti che la
realtà del mondo arabo, come la realtà della gran parte dei paesi in via di
sviluppo - compresa in parte l'Italia - ha classi dirigenti, polizie,
magistrature, indegne? E non sanno tutti che, come bisogna distinguere la
nazione israeliana dalla stupidità del sionismo, così bisogna distinguere i
popoli arabi dall'irresponsabilità del loro fanatico nazionalismo? L'unico
modo per essere veramente amici dei popoli arabi in questo momento, non è
forse aiutarli a capire la politica folle di Nasser, che non dico la storia,
ma il più elementare senso comune ha già giudicato e condannato? 0 quella
dei comunisti è una sete insaziabile di autolesionismo? Un bisogno
invincibile di perdersi, imboccando sempre la strada più ovvia e piú
disperata? Così che il vuoto che divide gli intellettuali marxisti dal
partito comunista debba farsi sempre più incolmabile?
Se escludiamo il riferimento alla "stupidità" del sionismo, scusabile se
consideriamo il testo nel suo insieme, possiamo tranquillamente affermare
che Pasolini, ad di là di qualunque giudizio letterario, fu un intellettuale
onesto e profetico.
Invitiamo i nostri lettori ad inviare questo articolo, largamente
sconosciuto, a giornali, amici, diffonderlo il più possibile,
particolarmente in questi giorni nei quali ricorrono i trent'anni dalla
uccisione di Pasolini. |