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Lite sui
valori. Rutelli accusa il leader dello Sdi di «scarsa coerenza». La
replica: non accetto lezioni da un ex anticlericale ora cattolico
integralista
«Nel programma
dell'Unione addio al Concordato»
La proposta di
Boselli. E i Radicali criticano Prodi, i Ds e i Dl: snobbano il nostro
congresso
Livia Michilli
ROMA — L'annuncio è
destinato a fare molto rumore: «Sono convinto che il Concordato tra Chiesa
cattolica e Stato italiano vada superato», dichiara Enrico Boselli. La questione
sarà un punto centrale del progetto liberal-radical-socialista, ma non solo:
«Nel programma dell'Unione inseriremo il tema fondamentale della rigorosa
laicità della Repubblica — avvisa il segretario dello Sdi, ospite della
trasmissione
Otto e mezzo di Giuliano Ferrara — e il problema del Concordato ne fa parte».
ACCORDO A RISCHIO — Ce n'è abbastanza per mandare all'aria il fidanzamento del
centrosinistra col nuovo soggetto politico che Boselli e i Radicali (e forse il
Nuovo Psi, quando la diatriba interna si sarà risolta) stanno mettendo su. Emma
Bonino infatti manifesta «preoccupazione» per l'atteggiamento dell'Unione che
ricorda i veti del passato e che potrebbe acuirsi dopo le parole del segretario
dello Sdi. Lui comunque fa spallucce: «Non intendo rinunciare alle mie posizioni
perché potrebbero creare problemi alla Margherita o all'Udeur», dice lasciando
gli studi tv de La7. Certo, anche Romano Prodi giusto ieri ammetteva che su
alcuni temi le distanze con Pannella e compagni sono marcate (e l'abolizione del
Concordato è uno dei loro cavalli di battaglia) e che quindi sarà necessario un
«rigoroso confronto». Il segretario dello Sdi però confida nel Professore:
«Finora si è sempre comportato in maniera corretta, da cattolico liberale: è
andato a votare al referendum sulla fecondazione assistita, ha sostenuto i
diritti delle coppie di fatto. Insieme discuteremo di cosa inserire nel
programma dell'Unione». Compresa, appunto, la questione dei rapporti
Stato-Chiesa.
LA CEI ATTORE POLITICO — «Il Concordato ha fallito il suo obiettivo
fondamentale, cioè risolvere la questione vaticana — ribadisce Boselli —. Oggi
ci ritroviamo con una religione di Stato, finanziata come tale, e con le
gerarchie d'Oltretevere che svolgono un ruolo politico, intervenendo sulle leggi
che il Parlamento sta approvando». Nessuno vuol mettere il bavaglio alla Cei,
precisa il segretario dello Sdi: «Siamo un Paese democratico, ognuno può dire
quel che crede. Ma che ci sia una libera Chiesa in un libero Stato: il Vaticano
deve rinunciare ai privilegi del Concordato». Tanto per essere chiaro, Boselli
fa il caso della scuola: «Se la Cei vuole finanziamenti per le strutture
cattoliche, rinunci allora ai mille miliardi che lo Stato le versa per
l'insegnamento della religione nelle scuole pubbliche».
SCARSA COERENZA — Concordato sì o no, comunque l'aria nell'Unione resta
elettrica. Ieri Francesco Rutelli è andato all'attacco proprio di Boselli:
mentre benediceva la lista unitaria alla Camera (pur difendendo la scelta
contraria fatta a maggio), il presidente della Margherita accusava lo Sdi di
scarsa «coerenza» per aver abbandonato il partito riformista in favore del polo
radical-socialista. «Non accetto lezioni da chi ha cominciato da radicale e
anticlericale fino a trasformarsi in un cattolico neo-integralista con sembianze
post-democristiane», gli ha risposto gelido Boselli, definendo la lista «una
scelta meramente elettorale». Segue controreplica del diellino Renzo Lusetti:
«La smetta di fare polemiche. Non si capisce perché chi si sente libero di
criticare debba poi piccarsi se vengono richiamati i numerosi mutamenti di
posizione assunti dallo Sdi».
IL TIMORE DEI VETI — I Radicali assistono preoccupati a quella che Marco
Pannella definisce una vera e propria «aggressione» ai danni di Boselli:
«Evidentemente la scelta che stiamo facendo viene vissuta con fastidio da parte
di certi settori del centrosinistra». Oggi a Riccione si aprirà il Congresso
della Rosa nel pugno, col timore che la conventio ad excludendum
sia ancora tutt'altro che superata. Emma Bonino mette in fila i segnali
negativi: le polemiche Sdi-Rutelli, l'assenza di Prodi e della Margherita alla
quattro giorni di lavori, la delegazione ds composta dai soliti «compagni
referendari». E allora «non vorremmo dover rifare i conti con veti nei nostri
confronti, fino all'ostracismo».
GLI
ALLEATI
Il
gelo della Quercia: grazie, non avevamo abbastanza grane
Stop
anche dalla Margherita. Franceschini: altre le priorità. Bindi: non perdiamo i
cattolici
Fabrizio Roncone
ROMA — «Bravo,
bravissimo il nostro Boselli! Eccellente! Siccome non avevamo già abbastanza
problemi, siccome l'Unione, questa nostra tribolata coalizione viaggia
tranquilla, tranquillissima verso le elezioni, ecco, ci serviva proprio
quest'altro problemino sul tavolo... Perfetto, va benissimo: grazie, Boselli.
Grazie e ancora grazie... Apriamo pure un altro fronte, e apriamolo pure con il
mondo cattolico...».
Sorpreso e ironico, esausto, nervoso e polemico Vannino Chiti, il coordinatore
dei Ds. Voglia di spingere il dito sul telecomando, voglia di cambiare canale.
«Io non dico che la questione posta dal segretario dello Sdi, nella trasmissione
di Giuliano Ferrara, arrivi diritta dall'altro mondo — spiega Chiti —. Non v'è
dubbio alcuno che il Concordato possa infatti avere ormai dei tratti un poco
datati, vecchi, quasi antistorici. Ma io chiedo a Boselli: è questo il modo di
porre un tema di dibattito così delicato? Sono questi i tempi? E comunque, va
bene: se ne può parlare, si può avviare un dibattito culturale. Ma per
modificare trattati di questa portata occorre, se lo ricordi Boselli, che
entrambi i soggetti siano d'accordo. E la Chiesa, ecco, non mi pare ancora per
niente pronta...».
Rosy Bindi (Margherita) il telecomando non può nemmeno sfiorarlo. È impegnata in
Abruzzo, per un'iniziativa politica. Ma il tono della voce è eloquente. «Cosaaa?
Cos'è che ha detto Boselli?». Silenzio. Un sospiro. «L'avevo immaginato...».
Cosa aveva immaginato, onorevole? «Aver interrotto il processo di costruzione
dell'Ulivo, a maggio, avrebbe avuto conseguenze terribili». Di che tipo? «Di
quelle a cui ha dato voce, nella sua trasmissione, Giuliano Ferrara. I
socialisti che vanno a braccetto con i radicali. Con Boselli che pone una
questione, quella del superamento del Concordato, che messa così, che detta
così, già ci mette in pessima luce con il mondo cattolico. Un mondo dal quale
non si può prescindere».
Cellulari che squillano. Voci, stranite, che rispondono. Quelli della Margherita
piuttosto seccati. Sentite Dario Franceschini, il coordinatore dell'esecutivo:
«Mi spiace per Boselli, ma credo che l'agenda dell'Unione abbia altre
priorità... Non abbiamo alcuna intenzione di impantanarci su una faccenda
delicata come il Concordato. Naturalmente, se invece Boselli si limitasse a
ragionare sulla laicità dello Stato e del nostro, eventuale, auspicabile
governo, beh, è chiaro che saremmo tutti molto, molto d'accordo».
Su questo, però, ha dubbi forti Gabriele Polo, il direttore de
il manifesto. «D'accordo? Ma chi? Ma fatemeli vedere e ascoltare... Forza,
usciamo fuori dalla retorica e diciamolo che il centrosinistra, qualora vincesse
le elezioni, avrebbe forse un solo, grande avversario: la laicità». Appunto...
«Boselli fa bene a porre subito, fin da adesso, il problema. Perché la Chiesa,
che non ha più partiti di riferimento, ha già cominciato da tempo a ragionare e
a porsi come forza partito, ed è da lei, soprattutto, è dalla Chiesa che dovrà
guardarsi Romano Prodi...».
Non casualmente, con il Professore e i leader della coalizione, una diessina
problematica e vicina al cosiddetto Correntone, come Gloria Buffo, ammette: «Sul
punto, come dire? politico della "laicità dello Stato", ecco, arrivo a
pretendere dalla coalizione dell'Unione un impegno definitivo fin da ora. La
grande partita del nostro governo si gioca infatti intorno a questo concetto».
Quanto, invece, al superamento del Concordato? «Boselli affronta una questione
che certamente c'è, attuale, che trovo del tutto condivisibile. Non fosse altro
perché è stata la stessa Chiesa a determinare le prime crepe...». Sta pensando,
onorevole, alla posizione assunta da alcuni vescovi alla vigilia del recente
referendum sulla fecondazione assistita? «Esatto: sto pensando proprio a quegli
alti prelati che si sono esposti, che hanno consigliato e se non addirittura
obbligato... E questo, ecco, il Concordato non lo prevedeva assolutamente».
Discorsi mentre la trasmissione
Otto e Mezzo va avanti. Con Boselli che parla e con Pannella che annuisce.
Ferrara, sguardo molto divertito. «In effetti, l'argomento introdotto da Boselli
è politicamente assai ghiotto e, in linea teorica, condivisibile — ammette il
leader dei Verdi, Alfonso Pecoraro Scanio —. Tuttavia a Boselli ricordo che in
nome della laicità, se mai dovessimo riuscire a governare questo Paese, dovremmo
occuparci di altro». Per esempio? «Della scuola pubblica. Della sua tutela. È
abbastanza laico, per Boselli, questo argomento?».
LA NOTA
La
religione è un pretesto
Il Professore deve mediare
di MASSIMO FRANCO
I n superficie,
sembra molto uno «scontro di personalità» tra Francesco Rutelli ed Enrico
Boselli, con l'alleanza fra socialisti e radicali sullo sfondo: il presidente
«papalino» della Margherita contro il segretario «laicista» dello Sdi e
viceversa; con corredo di insulti politici reciproci. Ma a guardar bene, la
polemica emersa fragorosamente ieri nell'Unione segnala un malessere meno
congiunturale: anche perché non nasce da una nuova presa di posizione dirompente
del Vaticano o della Cei. Lo scontro si è aperto quasi a freddo. Viene
esasperato proprio nel momento in cui Ds e Margherita vanno verso la lista
unitaria; e mentre Rifondazione addita il rischio di «una deriva neocentrista».
Insomma, alla fine la questione promette di rimbalzare su una leadership
prodiana emersa trionfante dalle primarie del 16 ottobre; e di trasformarsi in
una diatriba scivolosa per il futuro dell'Unione, fino a investire lo stesso
Romano Prodi. Quando Boselli annuncia che «nel programma dell'Unione metteremo
la rigorosa laicità della nostra Repubblica». E aggiunge che il Concordato fra
Chiesa e Stato italiano «va superato», solleva volutamente una questione che
divide il centrosinistra. E mette in una posizione delicata il capo
dell'opposizione. Alla fine, a tornare a galla con prepotenza sono l'identità
dell'Unione e l'atteggiamento verso le gerarchie vaticane. La conferma viene
dalle parole arrivate ieri dal leader radicale Emma Bonino. Con una sincronia
nella quale qualcuno ha visto un perfetto gioco di sponda, la Bonino ha
attaccato l'Unione. Si è lamentata perché Prodi non andrà al congresso di
Riccione né invierà osservatori; i Ds spediranno soltanto i «compagni
referendari»; e la Margherita di Rutelli intanto polemizza con Boselli. Dire che
l'inserimento dei radicali nel centrosinistra non è più scontato probabilmente
sarebbe prematuro. Ma la vicenda sta assumendo contorni pesanti.
Anche perché non tira aria di chiarimento fra Margherita e Sdi. L'accenno di
Rutelli alla volubilità della politica socialista ha provocato una reazione che
covava da tempo. «Non accetto lezioni di coerenza da lui», gli ha risposto
Boselli. «Da radicale e anticlericale si è trasformato... in un cattolico
neointegralista con sembianze post dc». Non solo: lo Sdi, ma anche alcuni
settori della Margherita imputano a Rutelli di avere fatto saltare la lista
ulivista nel luglio scorso: un fallimento che ha favorito l'intesa Sdi-radicali.
Sono accuse appesantite dalle tensioni al referendum sulla fecondazione
assistita del giugno scorso, vinto dall'astensionismo appoggiato dalla Cei e
sottoscritto, nell'Unione, da Rutelli.
È come se un tema rimosso per proteggere l'alleanza di centrosinistra, venisse
ora riproposto quasi con intenzione. Per di più, in un modo così traumatico e
con una carica conflittuale così esplicita, da farlo diventare elemento non di
dibattito, ma di contrasto. Dalle parole di Emma Bonino si intuisce la
diffidenza verso una Margherita considerata «clericale»; e qualche sospetto nei
confronti degli stessi diessini, che da mesi stanno cercando affannosamente di
ricostruire un ponte con le gerarchie cattoliche. Boselli dice di confidare
nella correttezza dimostrata sempre da Prodi, «cattolico liberale». Ma per il
Professore, si tratta di un nuovo cerchio da far quadrare.