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LA REPUBBLICA, DOMENICA, 26 FEBBRAIO 2006
 
Pagina 38 - Varie
 
 
 
Tzvetan Todorov: "Difendere quei valori significa anche liberarli da alcuni dogmatismi: è sbagliato, per esempio, imporre la tolleranza con la forza"
 
FABIO GAMBARO

parigi
«Oggi abbiamo più che mai bisogno di ripartire dall´illuminismo». Tzvetan Todorov non ha dubbi:

«Dopo l´11 settembre, in un mondo in cui proliferano i conflitti religiosi e l´oscurantismo, ricordare i grandi principi di libertà, autonomia e tolleranza enunciati da Rousseau, Voltaire, Montesquieu, Kant o Hume è diventato indispensabile».

Per questo, il celebre studioso francese - nel cui percorso coesistono gli interessi per la letteratura, la storia delle culture e delle idee, la filosofia morale e politica - ha accettato volentieri di curare, insieme a Yann Fauchois, il progetto dell´interessantissima mostra che la Bibliothèque Nationale de France, nella sua moderna sede sulle rive della Senna, nel quartiere di Tolbiac, dedica oggi all´illuminismo. Due anni di lavori, discussioni, letture e ricerche, per presentare a un pubblico che si spera numeroso un movimento complesso, ricco di sfaccettature e implicazioni diverse, che però in passato è stato spesso imprigionato entro coordinate eccessivamente rigide e riduttive. La mostra parigina, invece, prova a sottrarsi ad ogni facile schematismo, proponendo una lettura originale fin dalla prima sala. Qui Rousseau e Mozart, entrambi considerati come figure esemplari dello spirito dell´illuminismo, sono celebrati sullo sfondo di una mappa dell´Europa del Settecento. Scelta che mira a sottolineare il carattere europeo - e non solo esclusivamente francese - di un movimento che fu filosofico, ma anche artistico, letterario e musicale.
La mostra, che s´intitola significativamente Illuminismo! Un´eredità per il futuro, grazie a duecentocinquanta tra quadri, stampe, manoscritti, libri e oggetti, ricostruisce l´universo d´idee e discussioni affrontate dall´illuminismo, spaziando dalla religione alla politica, dalla scienza all´educazione, dalla pluralità del mondo alla libertà dell´individuo. E se il risultato finale, oltre che pedagogicamente efficace, è pure molto affascinante, lo si deve anche all´immenso patrimonio della Bibliothèque Nationale che ha messo a disposizione dei curatori alcuni manoscritti eccezionali, tra cui quelli della Nuova Eloisa di Rousseau, dello Spirito delle leggi di Montesquieu e delle Relazioni pericolose di Choderlos de Laclos. O ancora quello del Testamento del curato Meslier, il cui materialismo ateo aveva tanto affascinato Voltaire. Sono moltissime poi le edizioni originali e rare delle opere del tempo, tra cui un esemplare dello Spirito di Helvetius annotato personalmente da Rousseau, la Critica del giudizio di Kant o le Riflessioni sulla schiavitù dei negri di Condorcet, senza dimenticare l´Enciclopedia di Diderot e D´Alambert, opera monumentale da sempre considerata come la più compiuta espressione del progetto illuminista.
Per Todorov - già autore di studi importanti come La conquista dell´America, Noi e gli altri, Le morali della storia e Memoria del male, tentazione del bene - presentare la ricchezza e la varietà della stagione illuminista significa ribadirne innanzitutto l´attualità, a conferma della quale egli ricorda anche l´interesse suscitato qualche anno fa dal dibattito sull´illuminismo lanciato da Eugenio Scalfari proprio sulle pagine di questo giornale (un dibattito i cui interventi sono stati di recenti tradotti in francese in un volume intitolato Les Lumières aux XXIe siècle: un débat européen). «Quella discussione collettiva fu molto importante e noi vorremmo proseguirla», spiega lo studioso, che, oltre ad aver curato il bel catalogo della mostra, pubblica un saggio intitolato L´esprit des Lumières (Robert Laffont, pagg. 133, in Italia in traduzione da Garzanti). «La differenza, forse, è che Scalfari manteneva il discorso sul piano del dibattito intellettuale, mentre all´origine della mostra c´è una motivazione più politica che filosofica. Il nostro progetto, infatti, è nato in un contesto in cui l´intolleranza, il fanatismo e l´oscurantismo, che sono i tradizionali nemici dell´illuminismo, conquistano ogni giorno nuovi spazi. Naturalmente, ci siamo anche resi conto che non si poteva difendere l´illuminismo in maniera cieca e monolitica. Difendere l´illuminismo significa anche criticarlo. Gli irrigidimenti e gli stravolgimenti del progetto illuminista vanno combattuti, perché certo dogmatismo si ritorce inevitabilmente contro l´illuminismo stesso».
Può fare qualche esempio?
«La scienza è certamente figlia dell´illuminismo, perché incarna la nostra liberazione dal peso delle tradizioni e delle credenze. Ma quando essa vuole essere padrona del mondo, quando pretende di dettare le finalità della società, allora le sue conseguenze diventano negative. La scienza che diventa scientismo, proponendosi come unica regola morale della società, può avere effetti disastrosi. Un´altra deriva pericolosa è quella di chi, in nome dell´universalismo, pensa di poter imporre con la forza un ideale generoso come quello dell´illuminismo. In passato, lo pensava il dispotismo illuminato, che impediva al popolo di fare le proprie scelte. Oggi, lo pensano coloro che s´illudono d´imporre la democrazia e la tolleranza con la forza».
Nonostante queste derive, per lei l´illuminismo resta una pagina essenziale della nostra storia.
«Il secolo dei lumi ha rimesso in discussione i principi che fino ad allora avevano retto la società. In passato, l´umanità si era sempre sottomessa a leggi e ordini, sui quali non poteva intervenire, in quanto provenienti da un altrove. L´illuminismo invita gli uomini a formulare e a scegliere da soli le norme a cui aderire. Questo passaggio dalla sottomissione all´emancipazione rappresenta una svolta senza precedenti, che ancora oggi è bene tenere a mente. È la grande novità dell´illuminismo».
Un movimento di cui lei sottolinea molto la dimensione europea.
«L´illuminismo nasce essenzialmente da quattro culture europee: la francese, l´inglese, la tedesca e l´italiana. In seguito, anche altre nazioni, dalla Polonia alla Russia, dall´Ungheria alla Svezia, parteciperanno al grande fermento d´idee e forme. Tuttavia, va ricordato che l´illuminismo rappresenta un momento di sintesi più che d´innovazione. In fondo, molte delle idee proposte erano già emerse in passato, nel Rinascimento e nell´antichità, in Europa ma anche nelle culture extraeuropee. L´illuminismo però le ha elaborate e sistematizzate, trasformandole in forze ideali per intervenire nel vivo della società».
Perché ciò è avvenuto proprio nell´Europa del Settecento?
«Naturalmente i fattori che hanno permesso la cristallizzazione dell´illuminismo sono molteplici. Ma va soprattutto ricordato che l´Europa è un continente frammentario, con molti stati, ciascuno con le proprie tradizioni, culture e religioni. Sono mondi simili, ma differenti. Per Hume, tale pluralismo ha abituato gli europei all´osservazione e alla critica degli altri, ma anche di se stessi. Inoltre, nella tradizione europea c´è un riconoscimento dell´individuo all´interno della società. Ciò ha consentito la nascita della democrazia, che è figlia dell´illuminismo, vale a dire un ordine politico che riconosce contemporaneamente l´autonomia del popolo e quella dell´individuo. Naturalmente, il progetto illuminista non è monolitico. Al suo interno si discute molto e le posizioni sono spesso distanti. All´epoca, ad esempio, Rousseau era percepito come un nemico degli enciclopedisti. Anche Gian Battista Vico era considerato un anticartesiano, quindi lontano dai principi dell´illuminismo. Di fronte a questa varietà, noi abbiamo cercato di evidenziare soprattutto gli aspetti di quella stagione che consideriamo più vivi e utili».
Una tematica centrale della mostra - per altro, oggi di grande attualità - è quella del rapporto con le religioni. Quali erano le posizioni degli illuministi?
«Dal principio d´autonomia che rifiuta le tutele esterne deriva la critica della religione, intesa come forza che controlla lo spazio sociale. Voltaire, infatti, attacca la Chiesa perché è un´istituzione che tortura e condanna chi si allontana dal dogma. Egli non è però ateo. Come non lo sono Lessing, Kant o Rousseau, il quale ad esempio combatte contro il materialismo determinista di chi nega la dimensione spirituale dell´uomo. Per gli illuministi, che spesso si rifanno alla religione naturale, è però importante liberare la società dalla tutela delle religioni, sul terreno della conoscenza, che deve essere sempre libera, come su quello dell´educazione o della giustizia. In pratica, preparano la separazione tra Stato e Chiesa. Per quanto riguarda la religione come esperienza interiore, essi difendono la più completa tolleranza religiosa».
Per gli illuministi, tutte le religioni vanno rispettate?
«Assolutamente. Per loro, non esiste più un´unica religione data da Dio una volta per tutte. Essi affermano la libertà di scelta e di coscienza. Nel mondo esistono numerose credenze e tutte meritano rispetto. Nella mostra abbiamo messo in luce la curiosità e l´apertura di spirito degli illuministi nei confronti di altre religioni e culture. Dall´Islam alla Cina».
Il riconoscimento della singolarità non esclude l´universalità dei diritti dell´uomo. Come si articolano i due principi?
«Anche su questo piano l´illuminismo ha anticipato una problematica con la quale oggi siamo costretti a confrontarci spesso. Lo spirito delle leggi di Montesquieu esemplifica questa doppia attenzione per la pluralità e l´unità. Da un lato, egli adotta una posizione relativista, che, senza giudicare, prova a comprendere le ragioni delle diverse leggi, dall´altro però fa una riflessione generale sui valori che ispirano i diversi regimi politici. Per gli illuministi, occorre riconoscere la diversità delle culture, ma preservando l´unità delle categorie e dei valori con i quali affrontiamo e giudichiamo il mondo. L´illuminismo, quindi, non si stanca mai di denunciare l´intolleranza e l´oscurantismo ovunque si manifestino».
La battaglia contro l´intolleranza religiosa deve porsi dei limiti?
«L´illuminismo si oppone sempre al fanatismo religioso. Chi vuole impedire la critica delle religioni va contro un principio fondamentale dell´illuminismo, per il quale tutto deve poter essere criticato. Tuttavia, lo stesso illuminismo c´insegna che non possiamo imporre i nostri valori agli altri con la violenza, perché ciò significa rifiutare agli altri quella libertà che rivendichiamo per noi stessi. Così, quando oggi qualcuno cerca d´imporre con tutti i mezzi le caricature di Maometto al mondo musulmano, magari in nome della laicità e del diritto alla critica delle religioni, in realtà si allontana dall´illuminismo. La libertà di coscienza non può essere imposta senza domandarsi cosa pensino gli altri. All´intolleranza si risponde con la tolleranza. È una posizione difficile, ma è la sola coerente. Non possiamo comportarci come coloro che condanniamo. Ciò è purtroppo avvenuto molte volte in passato. Anche nel secolo dei lumi, quando gli europei nelle colonie non rispettavano assolutamente i principi di libertà e uguaglianza proclamati nei loro paesi, mantenendo i colonizzati in uno stato d´inferiorità. Oggi dobbiamo stare attenti a non rifare gli stessi errori».