parigi
«Oggi abbiamo più che mai bisogno di ripartire dall´illuminismo». Tzvetan
Todorov non ha dubbi:
«Dopo l´11 settembre, in un mondo in cui proliferano i conflitti
religiosi e l´oscurantismo, ricordare i grandi principi di libertà,
autonomia e tolleranza enunciati da Rousseau, Voltaire, Montesquieu, Kant o
Hume è diventato indispensabile».
Per questo, il celebre studioso francese - nel cui percorso coesistono
gli interessi per la letteratura, la storia delle culture e delle idee, la
filosofia morale e politica - ha accettato volentieri di curare, insieme a
Yann Fauchois, il progetto dell´interessantissima mostra che la Bibliothèque
Nationale de France, nella sua moderna sede sulle rive della Senna, nel
quartiere di Tolbiac, dedica oggi all´illuminismo. Due anni di lavori,
discussioni, letture e ricerche, per presentare a un pubblico che si spera
numeroso un movimento complesso, ricco di sfaccettature e implicazioni
diverse, che però in passato è stato spesso imprigionato entro coordinate
eccessivamente rigide e riduttive. La mostra parigina, invece, prova a
sottrarsi ad ogni facile schematismo, proponendo una lettura originale fin
dalla prima sala. Qui Rousseau e Mozart, entrambi considerati come figure
esemplari dello spirito dell´illuminismo, sono celebrati sullo sfondo di una
mappa dell´Europa del Settecento. Scelta che mira a sottolineare il
carattere europeo - e non solo esclusivamente francese - di un movimento che
fu filosofico, ma anche artistico, letterario e musicale.
La mostra, che s´intitola significativamente Illuminismo! Un´eredità per il
futuro, grazie a duecentocinquanta tra quadri, stampe, manoscritti, libri e
oggetti, ricostruisce l´universo d´idee e discussioni affrontate
dall´illuminismo, spaziando dalla religione alla politica, dalla scienza
all´educazione, dalla pluralità del mondo alla libertà dell´individuo. E se
il risultato finale, oltre che pedagogicamente efficace, è pure molto
affascinante, lo si deve anche all´immenso patrimonio della Bibliothèque
Nationale che ha messo a disposizione dei curatori alcuni manoscritti
eccezionali, tra cui quelli della Nuova Eloisa di Rousseau, dello Spirito
delle leggi di Montesquieu e delle Relazioni pericolose di Choderlos de
Laclos. O ancora quello del Testamento del curato Meslier, il cui
materialismo ateo aveva tanto affascinato Voltaire. Sono moltissime poi le
edizioni originali e rare delle opere del tempo, tra cui un esemplare dello
Spirito di Helvetius annotato personalmente da Rousseau, la Critica del
giudizio di Kant o le Riflessioni sulla schiavitù dei negri di Condorcet,
senza dimenticare l´Enciclopedia di Diderot e D´Alambert, opera monumentale
da sempre considerata come la più compiuta espressione del progetto
illuminista.
Per Todorov - già autore di studi importanti come La conquista
dell´America, Noi e gli altri, Le morali della storia e
Memoria del male, tentazione del bene - presentare la ricchezza e la
varietà della stagione illuminista significa ribadirne innanzitutto
l´attualità, a conferma della quale egli ricorda anche l´interesse suscitato
qualche anno fa dal dibattito sull´illuminismo lanciato da Eugenio Scalfari
proprio sulle pagine di questo giornale (un dibattito i cui interventi sono
stati di recenti tradotti in francese in un volume intitolato Les Lumières
aux XXIe siècle: un débat européen). «Quella discussione collettiva fu molto
importante e noi vorremmo proseguirla», spiega lo studioso, che, oltre ad
aver curato il bel catalogo della mostra, pubblica un saggio intitolato
L´esprit des Lumières (Robert Laffont, pagg. 133, in Italia in
traduzione da Garzanti). «La differenza, forse, è che Scalfari manteneva il
discorso sul piano del dibattito intellettuale, mentre all´origine della
mostra c´è una motivazione più politica che filosofica. Il nostro progetto,
infatti, è nato in un contesto in cui l´intolleranza, il fanatismo e
l´oscurantismo, che sono i tradizionali nemici dell´illuminismo, conquistano
ogni giorno nuovi spazi. Naturalmente, ci siamo anche resi conto che non si
poteva difendere l´illuminismo in maniera cieca e monolitica. Difendere
l´illuminismo significa anche criticarlo. Gli irrigidimenti e gli
stravolgimenti del progetto illuminista vanno combattuti, perché certo
dogmatismo si ritorce inevitabilmente contro l´illuminismo stesso».
Può fare qualche esempio?
«La scienza è certamente figlia dell´illuminismo, perché incarna la nostra
liberazione dal peso delle tradizioni e delle credenze. Ma quando essa vuole
essere padrona del mondo, quando pretende di dettare le finalità della
società, allora le sue conseguenze diventano negative. La scienza che
diventa scientismo, proponendosi come unica regola morale della società, può
avere effetti disastrosi. Un´altra deriva pericolosa è quella di chi, in
nome dell´universalismo, pensa di poter imporre con la forza un ideale
generoso come quello dell´illuminismo. In passato, lo pensava il dispotismo
illuminato, che impediva al popolo di fare le proprie scelte. Oggi, lo
pensano coloro che s´illudono d´imporre la democrazia e la tolleranza con la
forza».
Nonostante queste derive, per lei l´illuminismo resta una pagina essenziale
della nostra storia.
«Il secolo dei lumi ha rimesso in discussione i principi che fino ad allora
avevano retto la società. In passato, l´umanità si era sempre sottomessa a
leggi e ordini, sui quali non poteva intervenire, in quanto provenienti da
un altrove. L´illuminismo invita gli uomini a formulare e a scegliere da
soli le norme a cui aderire. Questo passaggio dalla sottomissione
all´emancipazione rappresenta una svolta senza precedenti, che ancora oggi è
bene tenere a mente. È la grande novità dell´illuminismo».
Un movimento di cui lei sottolinea molto la dimensione europea.
«L´illuminismo nasce essenzialmente da quattro culture europee: la
francese, l´inglese, la tedesca e l´italiana. In seguito, anche altre
nazioni, dalla Polonia alla Russia, dall´Ungheria alla Svezia,
parteciperanno al grande fermento d´idee e forme. Tuttavia, va ricordato che
l´illuminismo rappresenta un momento di sintesi più che d´innovazione. In
fondo, molte delle idee proposte erano già emerse in passato, nel
Rinascimento e nell´antichità, in Europa ma anche nelle culture
extraeuropee. L´illuminismo però le ha elaborate e sistematizzate,
trasformandole in forze ideali per intervenire nel vivo della società».
Perché ciò è avvenuto proprio nell´Europa del Settecento?
«Naturalmente i fattori che hanno permesso la cristallizzazione
dell´illuminismo sono molteplici. Ma va soprattutto ricordato che l´Europa è
un continente frammentario, con molti stati, ciascuno con le proprie
tradizioni, culture e religioni. Sono mondi simili, ma differenti. Per Hume,
tale pluralismo ha abituato gli europei all´osservazione e alla critica
degli altri, ma anche di se stessi. Inoltre, nella tradizione europea c´è un
riconoscimento dell´individuo all´interno della società. Ciò ha consentito
la nascita della democrazia, che è figlia dell´illuminismo, vale a dire un
ordine politico che riconosce contemporaneamente l´autonomia del popolo e
quella dell´individuo. Naturalmente, il progetto illuminista non è
monolitico. Al suo interno si discute molto e le posizioni sono spesso
distanti. All´epoca, ad esempio, Rousseau era percepito come un nemico degli
enciclopedisti. Anche Gian Battista Vico era considerato un anticartesiano,
quindi lontano dai principi dell´illuminismo. Di fronte a questa varietà,
noi abbiamo cercato di evidenziare soprattutto gli aspetti di quella
stagione che consideriamo più vivi e utili».
Una tematica centrale della mostra - per altro, oggi di grande attualità - è
quella del rapporto con le religioni. Quali erano le posizioni degli
illuministi?
«Dal principio d´autonomia che rifiuta le tutele esterne deriva la critica
della religione, intesa come forza che controlla lo spazio sociale.
Voltaire, infatti, attacca la Chiesa perché è un´istituzione che tortura e
condanna chi si allontana dal dogma. Egli non è però ateo. Come non lo sono
Lessing, Kant o Rousseau, il quale ad esempio combatte contro il
materialismo determinista di chi nega la dimensione spirituale dell´uomo.
Per gli illuministi, che spesso si rifanno alla religione naturale, è però
importante liberare la società dalla tutela delle religioni, sul terreno
della conoscenza, che deve essere sempre libera, come su quello
dell´educazione o della giustizia. In pratica, preparano la separazione tra
Stato e Chiesa. Per quanto riguarda la religione come esperienza interiore,
essi difendono la più completa tolleranza religiosa».
Per gli illuministi, tutte le religioni vanno rispettate?
«Assolutamente. Per loro, non esiste più un´unica religione data da Dio
una volta per tutte. Essi affermano la libertà di scelta e di coscienza. Nel
mondo esistono numerose credenze e tutte meritano rispetto. Nella mostra
abbiamo messo in luce la curiosità e l´apertura di spirito degli illuministi
nei confronti di altre religioni e culture. Dall´Islam alla Cina».
Il riconoscimento della singolarità non esclude l´universalità dei diritti
dell´uomo. Come si articolano i due principi?
«Anche su questo piano l´illuminismo ha anticipato una problematica con la
quale oggi siamo costretti a confrontarci spesso. Lo spirito delle leggi di
Montesquieu esemplifica questa doppia attenzione per la pluralità e l´unità.
Da un lato, egli adotta una posizione relativista, che, senza giudicare,
prova a comprendere le ragioni delle diverse leggi, dall´altro però fa una
riflessione generale sui valori che ispirano i diversi regimi politici. Per
gli illuministi, occorre riconoscere la diversità delle culture, ma
preservando l´unità delle categorie e dei valori con i quali affrontiamo e
giudichiamo il mondo. L´illuminismo, quindi, non si stanca mai di denunciare
l´intolleranza e l´oscurantismo ovunque si manifestino».
La battaglia contro l´intolleranza religiosa deve porsi dei limiti?
«L´illuminismo si oppone sempre al fanatismo religioso. Chi vuole
impedire la critica delle religioni va contro un principio fondamentale
dell´illuminismo, per il quale tutto deve poter essere criticato. Tuttavia,
lo stesso illuminismo c´insegna che non possiamo imporre i nostri valori
agli altri con la violenza, perché ciò significa rifiutare agli altri quella
libertà che rivendichiamo per noi stessi. Così, quando oggi qualcuno cerca
d´imporre con tutti i mezzi le caricature di Maometto al mondo musulmano,
magari in nome della laicità e del diritto alla critica delle religioni, in
realtà si allontana dall´illuminismo. La libertà di coscienza non può essere
imposta senza domandarsi cosa pensino gli altri. All´intolleranza si
risponde con la tolleranza. È una posizione difficile, ma è la sola
coerente. Non possiamo comportarci come coloro che condanniamo. Ciò è
purtroppo avvenuto molte volte in passato. Anche nel secolo dei lumi, quando
gli europei nelle colonie non rispettavano assolutamente i principi di
libertà e uguaglianza proclamati nei loro paesi, mantenendo i colonizzati in
uno stato d´inferiorità. Oggi dobbiamo stare attenti a non rifare gli stessi
errori». |