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ROMA - Oltre tre milioni di votanti alle primarie sono quasi tre volte gli
iscritti dei partiti dellŽUnione. Si badi bene: degli iscritti, non dei
militanti attivi che rappresentano solo il 35 per cento del totale. Almeno nei
Ds. Tre milioni di votanti è una cifra di gran lunga superiore alle previsioni
dellŽIstituto Cattaneo che fissava il successo fra un minimo di 350.000 votanti
e un massimo di un 1.350.000.
Tre milioni di votanti, inoltre rappresentano circa il 18 per cento dei voti che
il centrosinistra ha raccolto nella parte proporzionale alle elezioni politiche
del 2001. Allora lo schieramento guidato da Francesco Rutelli aveva infatti
raccolto 16.400.000 voti. Tanto per fare un raffronto negli Stati Uniti, alle
ultime elezioni, è andato a votare alle primarie il 16 per cento degli elettori
democratici.
Dunque da qualunque lato si guardi il risultato delle primarie lŽimpressione è
che il centrosinistra questa volta ha fatto centro. I partiti dellŽUnione
possono contare infatti su 1.150.000 iscritti. Una cifra che, secondo i calcoli
del Cattaneo, va divisa fra iscritti e militanti. I ricercatori dellŽistituto
bolognese hanno infatti verificato che allŽultimo congresso dei Ds su 561.193
iscritti hanno partecipato al voto interno in 200 mila.
Una percentuale pari al 35 per cento che, secondo il Cattaneo, può essere estesa
ai 260 mila iscritti della Margherita, ai 97 mila di Rifondazione, ai 60 mila
dellŽUdeur, ai 40 mila dellŽItalia dei valori, ai 32 mila dei Verdi, ai 35 mila
del Pdci e ai 60 mila dello Sdi. Sulla base di questo dato era prevedibile
attendere davanti ai seggi delle primarie 350 mila persone. Il buon successo
dellŽiniziativa è confermato anche dal raffronto con la precedente esperienza
della Puglia.
Facendo un calcolo rispetto al voto delle europee, nella disputa fra Vendola e
Boccia aveva votato il 9 per cento degli elettori del centrosinistra: 79.296
pugliesi. La proiezione di questo dato su scala nazionale portava a prevedere
una partecipazione al voto di ieri di 1.350.000 persone.
Insomma un ottimo risultato. Confermato anche da quanto accaduto per esempio, in
Toscana, dove prima delle regionali si sono svolte primarie previste dalla nuova
legge elettorale. «LŽaffluenza anche rispetto alle recenti primarie svoltesi
nella regione - spiega infatti il socialista Riccardo Nencini, presidente del
Consiglio regionale toscano - è più che raddoppiata. Ci eravamo posti
lŽobbiettivo di superare i 200 mila votanti; saranno molti di più». E in effetti
alle 19, secondo i dati dellŽUnione, in Toscana avevano votato circa 300 mila
persone.
la
polemica
Il segretario del Pdci ancora scettico, tanto che è volato in Cina senza votare.
Ma anche Cofferati, Mussi e Cento le criticavano
Da Diliberto a Marini, tutti quelli che non le volevano
ROMA
-Una data di nascita: il 16 giugno 2005. Fu allora che Prodi e Arturo Parisi
incassarono il via libera di Fassino e DŽAlema alle primarie dellŽUnione. I Ds
scioglievano la riserva avendo avuto assicurazioni che il progetto di una lista
del Professore (a cui i prodiani stavano già lavorando dopo lo stop della
Margherita alla lista unitaria riformista) non sarebbe andato avanti. Quattro
mesi orsono gli scettici delle primarie non si contavano.
Anzi, nel centrosinistra le primarie di Prodi piacevano assai poco. Agli altri
leader soprattutto. «Una cosa finta, una bizzarria tutta italiana», ha ripetuto
fino allŽultimo Oliviero Diliberto. Scetticismo mai abbandonato, al punto che
lui, il segretario del Pdci, non ha votato ieri perché era a Pechino. Un viaggio
in Cina programmato a cui non ha potuto davvero dire di no: fanno sapere al
partito. Dimentico dello scetticismo iniziale Franco Marini (Margherita),
quando, allŽindomani della stravittoria delle regionali, sosteneva: «Non vedo
lŽesigenza delle primarie, Prodi ha già forza e credibilità». Neppure il sindaco
di Bologna, Sergio Cofferati le apprezzava: «LŽunica candidatura è quella di
Prodi, le primarie programmatiche sono unŽipotesi per me incomprensibile». Per
non parlare del fuoco di fila di critiche da parte di Clemente Mastella durato
fino a ieri. A febbraio ironizzava su Prodi: «Tu vuoi faŽ lŽammericano...». Non
gradiva il Verde Paolo Cento, che poi si è speso per Pecoraro Scanio. Il leader
del Correntone, Mussi: «Noi staremo con Prodi ma non sono un rito pentecostale
salvifico». Persino Di Pietro, che è stato poi uno sfidante corretto e
agguerrito, chiedeva ad aprile: «Romano, ma che cŽazzecca? Rinunciaci».
(g.c.)