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Berlusconi:
vince solo nella sinistra. Parisi: basta vecchi contenitori. Rutelli
frena. Lista unica, no di Bertinotti e Boselli
Quattro
milioni al voto.
Un trionfo per Prodi
Primarie, il
Professore sfiora il 75%: «Ora lavorerò per un vero Ulivo»
dal Corriere - 17 ottobre 2005
Le primarie per la scelta del candidato premier del centrosinistra hanno
registrato un'affluenza ben oltre le aspettative: lunghe code ai seggi, quattro
milioni di votanti, trionfo per Romano Prodi che sfiora il 75%. «Una risposta
incredibile, un sogno — ha commentato il Professore —. Ora lavorerò per un vero
Ulivo e una grande Unione». Il presidente del Consiglio Berlusconi ha commentato
con una battuta: «Solo così Prodi può vincere le elezioni: facendo votare solo
quelli di sinistra». Arturo Parisi, ulivista e promotore delle primarie in
Italia, auspica il superamento dei vecchi contenitori. Il leader della
Margherita, Rutelli, cauto: «Al dopo penseremo dopo». Sull'ipotesi di una lista
unica, no di Bertinotti e Boselli.
• Da pagina 2 a pagina 9 Biondani, Capponi, Fregonara, Fuccaro, Guerzoni,
Piccolillo, Mannheimer, Michilli, Roncone, Verga
«Adesso lavorerò per
un vero Ulivo»
«Con questi dati è chiaro chi fa il programma, ho margini per agire»
Una
domenica che resterà nel calendario della politica. Le primarie che fanno bingo.
Il Professore che riacquista i tratti del capo incontrastato: «Ora è chiaro chi
farà il programma». E perfino un’inaspettata resurrezione: «Lavorerò per un vero
Ulivo in una grande Unione» è il proclama prodiano che chiude la giornata e
apre, figuriamoci, nuove fibrillazioni nel cantiere dell’Unione. Inizia tutto
sotto il sole mattutino di Bologna, con uno sbuffo del Professore e una luce
d’incredulità nello sguardo: «E diciamolo, perbacco, sta succedendo una cosa
grossa, siamo oltre ogni sogno...». Una coda di persone ostruisce la sala del
Baraccano, seggio numero 38, cuore di Bologna. E tre sms fanno vibrare il
cellulare prodiano: «Finite le schede in molte zone dell’Emilia», «Pure
Lombardia e Veneto vanno forte», «Ci siamo, Prof». Ed è allora che il Prof, al
secolo Romano Prodi, si guarda intorno, gli ride perfino la montatura degli
occhiali, cerca e trova registratori e taccuini e dice quello che fino a qualche
giorno fa non pensava, non sperava, di poter dire: «Sta arrivando dalla gente
una risposta forte e netta all’arroganza del centrodestra, è una bellissima
prova di democrazia: sono in tanti a dire che Berlusconi deve andare a casa».
Poi si mette in fila, prende sottobraccio la moglie Flavia e, al suo turno,
appone il voto meno segreto della storia: numero 6, Romano Prodi.
Il resto, tra un Eurostar che corre verso Roma, un incontro con il presidente
brasiliano Lula e la festa notturna nel quartier ulivista di piazza Santi
Apostoli, è un intrecciarsi di umano stupore e fredde analisi politiche. Perché
non c’è alcun dubbio che «quattro milioni di votanti sono un’enormità» e che, di
questi, più di due terzi ha scelto il Professore. Che va all’incasso. Comincia
con il dire che «una tale mobilitazione è anche la risposta della nostra gente
al blitz del centrodestra sulla riforma elettorale». Ricorda «la grande
sofferenza di questi ultimi tempi», con gli avversari rianimati dal voto della
Camera sul proporzionale e loro, l’Unione, condannati dai numeri a sperare in
defezioni che non ci sono state: «La gente ha voluto dimostrare di non accettare
il cambio delle regole in corsa: e noi eravamo lì, con le primarie...».
Pare facile, ora. E invece mai parto fu più faticoso di questa consultazione
interna «unica in Europa»: Prodi la sognava da quando ancora era presidente
della Commissione europea, la accantonò dopo il trionfo alle Regionali, salvo
poi ripescarla a parziale indennizzo quando Rutelli, Marini e De Mita gli
affossarono l’amato Ulivo. «Eppure lo sentivo che il popolo del centrosinistra
avrebbe promosso questo strumento». E mentre lo dice, circondato da una parte
del suo staff e da un Arturo Parisi che delle primarie è una specie di
sacerdote, la gente alla stazione di Bologna lo indica: foto di gruppo con
scolaresca di Agrigento, stretta di mano con un carabiniere, gridolini e
irriferibili parole verso il Cavaliere.
Da oggi il Palazzo filosofeggerà sul dove e come e perché si candiderà il
Professore, ora che le truppe berlusconiane gli hanno smantellato l’impianto
maggioritario. Lui: «Calma, c’è tempo...». Nel suo staff qualcuno sussurra: «E’
vero che non ha un partito: ma nei momenti che contano la gente lo vota...». Ed
è un modo per materializzare quella che è la tentazione più forte: mettere in
piedi la Lista Prodi, cannibalizzare magari qualche alleato (leggi Margherita),
ma togliersi una volta per tutte l’etichetta di generale senza truppe. Difficile
oggi turbare la totale felicità prodiana. Ricordargli le accuse lanciate da
Mastella sul Corriere della Sera (fine dell’Unione, presunti brogli alle
primarie) significa prendersi una gelida occhiata: «Unione finita? Parlano le
primarie... Uffa, oggi nessuna polemica può essere considerata seria, parlano i
fatti!». Ci prova pure Berlusconi ad annebbiare il successo dell’antagonista:
«Prodi vince solo se vota la sinistra...». Ma la replica del Professore («Stia
zitto, non ne ha avuto abbastanza per oggi?») non si capisce se è indirizzata al
Cavaliere o, invece, a un giornalista troppo insistente. Quisquilie. A
mezzanotte, in piazza Santi Apostoli, c’è il Tir giallo, i prodiani doc fanno
festa, c’è chi canta Bella ciao e chi le musiche di Barry White. Girano
bicchieri pieni. E quando Bertinotti e Prodi si abbracciano, e Fausto il Rosso
saluta il leader con un «ciao, bulgaro», sono risate. Il Professore è euforico:
«A quanto pare il candidato premier sono io...». Poi cala l’asso del «vero
Ulivo». Ed è già un’altra partita.
Francesco Alberti
IL
CENTROSINISTRA ALLE URNE. I RISULTATI
Alle primarie in 4 milioni Prodi sfiora il 75 per cento
Il popolo del centrosinistra in coda, schede esaurite Secondo Bertinotti al 14,6
per cento, Mastella al 4,4
Monica Guerzoni, Virginia Piccolillo
ROMA
— Un milione e 300 mila all'ora di pranzo, due milioni al tramonto quando il Tir
giallo di Romano Prodi approda a Santi Apostoli e si piazza lì, come un monito
ai nemici ma anche agli alleati. Oltre quattro milioni alla chiusura dei seggi,
un incasso di circa dieci milioni di euro e un successo per Prodi che fa
sbiadire il più inconfessabile dei sogni: 74,5 per cento dei voti contro il 14,6
di Fausto Bertinotti, quando il 92% dei seggi è stato scrutinato e lo sfidante
di Berlusconi stappa lo champagne, «il candidato premier sono io». Mastella non
è ultimo ma terzo al 4,4, quarto Di Pietro con il 3,3, Pecoraro Scanio è al 2,1,
Scalfarotto sesto con lo 0,6 e ultima Simona Panzino con lo 0,4.
Una marea di tesserati, lavoratori, studenti, massaie e anche religiosi in
tonaca, sotto al Cupolone come al Cairo. Un'onda che si riversa nelle
bocciofile, nelle sezioni di partito, nei centri sociali e costringe gli
organizzatori a fotocopiare le schede e posticipare la chiusura dei seggi,
spazza via, se non le tensioni, il timore di brogli e gli umori antiprodiani che
covavano nella Margherita come tra i Ds. «Qualcosa di grosso sta accadendo»,
giunge le mani il Professore quando la valanga di contatti manda in tilt
l'Unione web. Tutti in fila, anche 40 minuti, per le primarie all'americana
volute dall'ideatore dell'Ulivo, Arturo Parisi: «Questo è quello che siamo
riusciti a fare noi. Adesso ci provino loro, a fare le primarie...».
ARIA DI VITTORIA — L'aria che tira, al quartier generale di Prodi, è quella
della riscossa dopo i giorni della «tristezza», è l'aria di una vittoria che si
avvicina. Non tanto la vittoria scontata contro i sei sfidanti, quanto il
successo alle Politiche del 2006. «Comincia la marcia verso la vittoria», guarda
a Palazzo Chigi Luciano Violante. E non è il solo. Convinzione dei dirigenti
dell'Unione è che alle urne delle prime primarie d'Europa siano arrivati
tantissimi delusi della Cdl che hanno voluto, come dice Pecoraro, assestare un
«gigantesco schiaffo alla destra».
C'è euforia a Santi Apostoli, soddisfazione per il successo della macchina
organizzativa e anche un filo di arroganza nel buttare in faccia ai leader del
centrodestra il buonumore ritrovato. «Questo è l'antipasto, il resto gli
italiani glielo daranno con le elezioni di aprile» manda a dire a Berlusconi il
segretario ds Piero Fassino, che dentro ogni microfono riversa l'emozione per
«la vitalità e il radicamento» espressi dal suo mobilitatissimo partito: «Molto
ha pesato l'arroganza con cui Berlusconi ha gestito il passaggio della legge
elettorale».
L'era di bello guaglione è davvero chiusa e ora Francesco Rutelli parla di
risultato enorme, dice che a votare «non ci sono andati gli infiltrati ma i
delusi del centrodestra» e che il «risultato enorme di Prodi risolve il problema
della leadership e della linea riformista». Le posizioni massimaliste saranno
pure rispettabili, ma «sono minoritarie».
A D'Alema domandano di Berlusconi, e lui: «Ma lasciatelo stare... Abbiamo
vissuto tutti uno straordinario evento democratico». Bertinotti consiglia al
premier di rassegnare le dimissioni e poi presentarsi da Ciampi, «si convochino
le Politiche e vediamo chi ha ragione». Rutelli scherza sul Cavaliere («Voleva
mandare a votare i suoi, non gli è riuscito») ed Enrico Boselli tira il fiato
per la «straordinaria prova» che «tonifica» il centrosinistra. Quanto a
Mastella... «Poverino, non poteva sapere», lo liquida D'Alema.
AFFLUENZA RECORD — Prodi ne attendeva «centinaia di migliaia» e così, dopo tanta
prudenza, la sorpresa è grande. «Dato notevolissimo, ma andate ancora a votare»
sprona il coordinatore dell'ufficio di presidenza Vannino Chiti quando 2.661.349
elettori hanno già sottoscritto la carta d'intenti dell'Unione. Milano esaurisce
prestissimo le schede e le regioni rosse fanno il pieno, 419 mila votanti in
Emilia Romagna alle 19 e 460 mila in Toscana alle 22. Alle sette della sera la
Lombardia è a quota 361 mila, l'effetto-Vendola spinge la Puglia, che alla
stessa ora ha infilato nell'urna 122 mila schede. I duemila elettori di Parigi
sorprendono almeno quanto i 400 mila cittadini del Lazio, uno ogni quattro
elettori del centrosinistra. E Veltroni è contento: «Tutto il Paese deve essere
orgoglioso». Oggi, alle 12.30, i risultati ufficiali.